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Ambiente

Ti ricordi Fukushima?

La notizia in televisione e sui giornali sembra essere sparita. Eppure l’IAEA ha dato gli ultimi aggiornamenti che meriterebbero almeno mezza pagina. Cortesemente ci informa che l’incidente nucleare giapponese fa impallidire Chernobyl e che l’incidente (e questo è un bene ricordarlo a tutti ma proprio tutti) non è ancora concluso. Non si sa con chiarezza quale sia lo stato reale dei reattori e sta finendo lo spazio per stoccare l’acqua irradiata. Con i referendum (confermati proprio poche ore fa) non possiamo spegnere Fukushima ma almeno raffreddare i bollori lobbystici dei soliti noti. Per chi è indeciso qui può sedersi a vedere in diretta quanto vale la pena dire no (scrivendo sì) al nucleare oggi.

Ripensare l’energia

Mentre in Italia ci si tappa le orecchie per non sentire il frastuono del vociare politico fioriscono in silenzio e nell’ombra esperimenti (riusciti, quindi esperienze) di comuni virtuosi che ripensano la sostenibilità energetica. A Colorno (PR) rimettono in agenda riutilizzo e risparmio, a Roma è possibile spedire risparmiando 150 tonnellate di CO2, a Torraca (SA) si sperimentano i LED. Milano ha l’occasione di diventare il laboratorio internazionale delle ‘buone pratiche’ nei prossimi anni. Azioni banali ma rivoluzionarie. Come vorremmo che fosse l’EXPO.

Villa Reale è anche mia!

In tempo di affittopoli nella Lombardia della privatizzazione al potere succede di tutto. Succede che con poche centinaia di euro ti ritrovi con uno spazioso appartamento in una delle zone più prestigiose di Milano oppure succede che il fu PAT (Pio Albergo Trivulzio) diventi l’acronimo di Parenti Amici e Tangenti. In Lombardia c’è una vasta cittadinanza che tutti i giorni combatte per stare al passo con la dignità e un’altra (nemmeno troppo) sommersa che le regole se le scambia come al tavolo del Monopoli: senza soldi finti però, preferibilmente con i soldi degli altri. Eppure nella Lombardia che rende cavalieri i più furbi oggi c’è un bando che concede il lusso di un esoso e prestigioso scaccomatto all’uguaglianza: 30000 euro per 9000 metri quadrati (un canone da periferia del mondo) con ampio giardino e vista mozzafiato, inclusi qualche secolo di storia e fauna e flora a volontà da tenere tra i gioielli di famiglia. Non importa che quella villa sia il cuore di un parco con duecento anni di storia e che il Piano Regolatore della città di Monza fin dal 1964 recita “nel Parco nessuna nuova costruzione”: oggi a Monza Villa Reale e il suo Parco sono in bella vista nella bancarella per pochi dell’intoccabile (e illegittimo, per firme) Governatore Roberto Formigoni. A controllare l’operazione c’è il braccio lungo “dell’assessorato al cemento” Infrastrutture Lombarde SPA, la società di matrice ciellina attraverso cui passa tutta la cementificazione lombarda. Antonio Cederna diceva che ““tutta l’Italia va trattata come un parco e alla rigorosa salvaguardia dei vailori del suo territorio va rigorosamente subordinata ogni ipotesi di trasformazione e sviluppo: perchè non venga definitivamente distrutta l’identità culturale l’integrità fisica del nostro Paese”, oggi in Lombardia un Parco è come il maiale: non s butta via niente. Come nelle migliori tradizioni padane.

APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA PER LA VILLA REALE DI MONZA

Egregio Signor Presidente,
la Villa Reale di Monza, insieme al suo Parco, rappresenta un gioiello del periodo neoclassico di valore mondiale. Dopo essere stata abbandonata dai Savoia all’inizio del XX secolo è rimasta per la gran parte inutilizzata fino ad oggi, manifestando nel corso del tempo un progressivo degrado solo parzialmente contenuto.
All’inizio di questo anno il Consorzio pubblico che la gestisce – composto da Ministero dei Beni culturali, Regione Lombardia, Comune di Monza, Comune di Milano – ha deciso di affidarne la ristrutturazione e la gestione a un soggetto privato, da individuare attraverso un bando di gara indetto in data 17 marzo da Infrastrutture Lombarde, la S.p.A. che presiede alla valorizzazione, la gestione, l’alienazione e la manutenzione del patrimonio immobiliare di Regione Lombardia.
Questo bando di gara permetterà al privato che lo vincerà:
– Di poter utilizzare le ingenti risorse pubbliche da stanziarsi per un importo di 19 milioni di euro, a fronte di un impegno del vincitore di soli 5 milioni, al fine di ristrutturare il corpo centrale dell’edificio.
– Di predisporre il progetto esecutivo per la ristrutturazione della stessa, senza adeguate indicazioni da parte del Consorzio proprietario.
– Di gestire la Villa Reale per un periodo di ben 30 anni con un canone di affitto di soli 30.000 euro all’anno.
– Di lasciare la Villa Reale in uso al Consorzio pubblico proprietario per soli 36 giorni all’anno, mentre per tutto il resto dell’anno il privato gestirà il complesso di propria iniziativa.

Noi sottoscritti pensiamo che questo bando sia inaccettabile

– Perché cederà un monumento di enorme importanza storica e culturale, e le ingenti risorse pubbliche necessarie per ristrutturarlo, senza adeguate garanzie sul futuro del bene, sui suoi utilizzi e sulla sua fruibilità pubblica.
– Perché questo bando di gara porterà a una ristrutturazione – e non a un restauro conservativo – della Villa Reale, ristrutturazione rivolta principalmente alla sua valorizzazione economica e non al suo recupero come monumento storico, comportando eventualmente anche profonde modifiche strutturali.
– Perché questo bando di gara porterà a una gestione della Villa Reale con lo scopo principale di remunerare l’investimento del privato vincitore e non l’utilizzo del monumento come bene pubblico.
Pensiamo inoltre che le risorse necessarie al restauro possano essere reperite dagli enti proprietari componenti il Consorzio e a esso affidata la gestione senza un intervento privato il cui oggettivo interesse di trarre profitto dai propri investimenti confligge con le esigenze di tutela del patrimonio artistico nazionale garantite dall’art. 9 della Costituzione.
Pensiamo quindi che il bando di gara vada immediatamente ritirato, per individuare una soluzione adeguata, che permetta di restaurare la Villa Reale e di restituirla ai cittadini come museo di se stessa, polo didattico, sede di eventi espositivi di livello internazionale e di alta rappresentanza istituzionale.
Signor Presidente, nel poco tempo che ci separa da decisioni pregiudizievoli dell’integrità e della dignità di un bene tra i più preziosi dell’architettura e dell’arte nazionali, ci rivolgiamo a Lei con fiducia affinché sia fatto ogni sforzo per trovare soluzioni alternative a quella prospettata e la Villa Reale di Monza conservi intatto il proprio patrimonio di  ricchezze architettoniche, artistiche e culturali.

TRA GLI ADERENTI:

Natalia Aspesi
Stefano Benni
Giulio Cavalli
Luigi Ciotti
Lella Costa
Chiara Cremonesi
Enrico Deaglio
Elio De Capitani
Monica Frassoni
Don Andrea Gallo
Giovanna Melandri
Franco Oppini
Giuliano Pisapia
Corrado Stajano
Oliviero Toscani
Walter Veltroni
Nichi Vendola

VISITA IL SITO DELL’INIZIATIVA

Mantenere le promesse: dopo la legge-legalità, il consumo di suolo

Mentre proseguono i lavori per vigilare l’attuazione della recente legge sull’educazione alla legalità licenziata dal Consiglio pochi giorni fa, tra i punti fondamentali affrontati durante la campagna elettorale c’è il progetto di legge (di iniziativa popolare) presentato da Legambiente Lombardia per normare il contenimento del consumo di suolo e la disciplina della compensazione ecologica preventiva. La legge si propone di limitare il consumo di suolo, riqualificare i suoli non edificati, dare primato alla formazione di natura e paesaggio, compensazione ecologica preventiva, promuovere un’urbanizzazione sostenibile e responsabile: obbiettivi che nella Regione regina della cementificazione sembrerebbero utopia.

Eppure c’è una buona notizia. Piccola ma che accende un lume e intanto pone la questione in termini politici. Elaborare una legge bipartisan che raccolga norme per il contenimento del suolo e fissi regole di mitigazione ambientale per le nuove attivita’ di edificazione è l’orizzonte di lavoro del gruppo tecnico nato all’interno della commissione Territorio e che si riunira’, per la prima volta, giovedi’ prossimo. Un comitato ristretto che ricalca le modalità di lavoro per la “legge-legalità” e che vede al proprio interno un rappresentante per ogni partito (e di cui, ovviamente, faccio parte anch’io) per velocizzare il percorso di analisi e di costruzione.

Un primo passo.

Per approfondire http://it.wikipedia.org/wiki/Consumo_di_suolo

Per dire no all’autostrada nel Parco agricolo Sud

Domani sarò alla manifestazione indetta da Legambiente contro l’ennesimo progetto di ingorgo irrisolto lombardo. Intanto è già pronta la nostra mozione:
NO ALLA NUOVA AUTOSTRADA NEL PARCO AGRICOLO SUD MILANO

 

 Martedì al Pirellone verrà presentato, con 5 mesi di ritardo, il progetto definitivo della tangenziale Est Esterna di Milano (TEM): 32 km di autostrada a tre corsie nel cuore del Parco Agricolo Sud Milano, a cui si aggiungono 40 km di nuove viabilità complementari. 

Una autostrada dai costi proibitivi – oltre 53 milioni a km, per un totale di 1700 milioni di euro – che, per essere pagati, avranno bisogno di un traffico di almeno 70.000 veicoli paganti al giorno. Un’autostrada che, dunque, dovrà generare nuovo traffico, con tutto quello che ne consegue in termini di emissioni, inquinamento, rumore, congestione da traffico sul resto della rete stradale, con costi e danni a carico di tutti i cittadini. 

Un’autostrada che, nonostante queste esorbitanti previsioni di traffico, deve implorare un aiutino dalle casse vuote dello Stato, perchè il piano finanziario ha un buco di 100 milioni di euro, che comporterà tagli alle poche misure di compensazione e mitigazione richieste dai comuni attraversati dall’opera. 

Un’autostrada che i comuni e le province direttamente interessate hanno dovuto subire, in cambio della promessa di contropartite per la mobilità pubblica dei pendolari che si troveranno bloccati nel traffico impazzito: promesse NON MANTENUTE, perchè non ci sono nè soldi, nè progetti, nè garanzie per realizzare il prolungamento Cologno-Vimercate della M2, nè per quello San Donato – Paullo della M3. 

Un’autostrada che NON E’ una alternativa alla tangenziale est attuale, che resterà imbottigliata come ora, perchè gli studi di traffico certificano che meno del 7% del traffico attuale della tangenziale est si sposterà sulla nuova tangenziale. 

Un’autostrada che dilanierà la campagna e colpirà a morte decine di aziende agricole che da secoli coltivano la fertilissima terra dell’est milanese. 

SONO TUTTI D’ACCORDO? NOI NO! 

CHIEDIAMO CHE LA LOMBARDIA SI DIA ALTRE PRIORITA’ PER LA MOBILITA’ DI PASSEGGERI E MERCI 

CHIEDIAMO AI SINDACI DELL’EST MILANESE DI DISDIRE L’ACCORDO TRUFFA, FIRMATO IN CAMBIO DI PROMESSE NON MANTENUTE 

CHIEDIAMO CHE LA LOMBARDIA INVESTA IN MOBILITA’ COLLETTIVA, NUOVI TRENI, PIU’ SERVIZI, PIU’ FERROVIE E METROPOLITANE 

FACCIAMOLO SAPERE ALL’ASSESSORE CATTANEO E ALL’AMMINISTRATORE DELEGATO DI TEM TERRAGNI: 

SE LE FACCIANO LORO LE INALAZIONI CON I TUBI DI SCARICO DEI TIR 

NOI DICIAMO DI NO ALL’INCUBO AUTOSTRADALE PER LA LOMBARDIA: 

DI SMOG E TRAFFICO CI BASTA QUELLO CHE ABBIAMO, NON NE VOGLIAMO DI PIU’! 

TROVIAMOCI MARTEDI’ MATTINA, 15 FEBBRAIO ALLE ORE 10.30 DAVANTI AL PALAZZO PIRELLI IN VIA FILZI, CON STRISCIONI E CARTELLI CONTRO LA TEM, PER IL PARCO SUD E PER LE METROPOLITANE 

Novità sul Lambro e gli olii

Il vergognoso disastro ambientale che ha colpito qualche mese fa il fiume Lambro comincia a vedere galleggiare delle risposte. Ne abbiamo fatto una battaglia in Regione e oggi la Procura comincia a disegnare un quadro inquietante. Ecco l’articolo del Corriere di oggi:

MILANO – Non l’avvertimento della ‘ndrangheta, il sabotaggio della concorrenza, la vendetta di un dipendente. Ci sono due indagati nell’inchiesta sui veleni nel Lambro e nel Po, 2.600 tonnellate stimate di idrocarburi finite nella notte tra il 23 e il 24 febbraio scorso prima nell’affluente poi nel Grande Fiume. Un disastro ambientale, per giorni in mondovisione, causato da uno sversamento nella Lombarda Petroli, a Villasanta. Gli indagati sono Giuseppe e Rinaldo Tagliabue, 54 e 49 anni, gli stessi proprietari della società. I petrolieri. L’accusa: sottrazione all’accertamento o al pagamento dell’accisa sugli oli minerali. Ma attenzione: non è solo cosa di evasione. Partendo da qui si potrebbe chiudere il caso, con il reato di disastro ambientale. Senza dover andar lontano. Nel senso di luoghi e anche di persone.

AMMANCHI E INTERROGATORI – Da raffineria con 300 operai, la Lombarda Petroli si era trasformata in centro di stoccaggio con una decina di dipendenti. Eppure non c’era stato totale ridimensionamento. Continuavano a entrare enormi quantità tenute in deposito per conto terzi. Carburante, oli industriali. Le quantità, a detta degli accertamenti, non trovavano corrispondenza nei registri contabili e soprattutto nelle tasse versate. Si ipotizza che in quel febbraio controlli dell’Agenzia delle dogane avrebbero potuto comportare milioni di euro di multe e conseguenze penali. Le pm di Monza, Emma Gambardella e Donata Costa, condurranno altri interrogatori. I carabinieri di Monza e del Nucleo operativo ecologico hanno depositato i risultati di un intenso anno di indagini. Sarà la Procura a valutare ulteriori provvedimenti nei confronti dei Tagliabue. Secondo la ricostruzione, avrebbero favorito lo sversamento. Forse servendosi di qualche operaio. La fuoriuscita, se non provocata da un guasto, necessita di numerose manovre in sequenza. Difficile improvvisare.

GLI ONASSIS BRIANZOLI – Dopo un ricco passato (i Tagliabue sono chiamati «gli Onassis della Brianza»), l’azienda era in dismissione. Su buona parte dei terreni dovrebbe sorgere una zona residenziale costruita dal gruppo Addamiano. Scherzo dei nomi: la – costosa bonifica permettendo – nuova area si chiamerà Ecocity. Giuseppe Tagliabue era stato già indagato per aver violato la normativa Seveso che consente di stoccare un massimo di 2.500 tonnellate di materiale inquinante.

La marea nera era arrivata all’Adriatico. C’erano stati errori ed eccessive, a detta degli ambientalisti, rassicurazioni dalle istituzioni. Gli errori: ritardi nei soccorsi (sversamento alle 2.30, segnalazione alla sala operativa della Protezione civile regionale alle 10.25). Le rassicurazioni: il grosso delle tonnellate era stato recuperato, dunque i danni per l’ambiente erano stati contenuti. Vero o falso?

GOMORRA E PARLAMENTO – Renato Vismara, docente di Ingegneria sanitaria ambientale al Politecnico, aveva subito detto: «Dei veleni alcuni viaggiano in superficie e possono essere fermati; altri viaggiano sott’acqua e non c’è niente da fare». Quale quantità di idrocarburi è rimasta ancorata? Quale si è depositata sugli argini? In questi mesi i Tagliabue, difesi dall’avvocato Giuseppe Bana, si sono professati innocenti. Semmai, in questa storia, hanno detto di essere soltanto vittime. Qualcuno ha evocato una Gomorra nostrana, in un territorio, tra Milano e Monza, infestato di discariche abusive. Di questo chiederanno conto, stamane, i membri della Commissione parlamentare (presidente Gaetano Pecorella) sulle attività illecite nel ciclo dei rifiuti. In programma audizioni. A cominciare dalla Procura brianzola.

Federico Berni e Andrea Galli

08 febbraio 2011

http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/11_febbraio_8/lambro-onda-nera-due-indagati-lombarda-petroli-villasanta-181421369560.shtml

La mia posizione (chiara) nella seduta sull’acqua pubblica

Poche parole per chiarire. Come da me auspicato oggi il mailbombing a noi consiglieri regionali sta mettendo nero su bianco le posizioni politiche che verrano assunte in Consiglio Regionale nella seduta in cui discuteremo (e voteremo) il progetto di legge sulla gestione idrica regionale.

Dopo aver analizzato le segnalazioni giunte dal Coordinamento Regionale Lombardo dei Comitati per l’Acqua Pubblica, ho deciso di farmi carico dei seguenti emendamenti che presenterò domani alla seduta del Consiglio Regionale e del seguente Ordine del Giorno. Ai miei elettori (ma anche no) le opinioni del caso:

EMENDAMENTO

AL PROGETTO DI LEGGE N.57

Modifiche alle l.r. 12 dicembre 2003, 26 in attuazione dell’art.2, comma 186 bis della Legge 23 dicembre 2009 n.191

Il comma 1 dell’articolo 47 è sostituito dal seguente:

“ 1. Il servizio idrico integrato, inteso quale insieme delle attività di captazione, adduzione e distribuzione di acqua a usi civili, fognatura e depurazione delle acque reflue, è organizzato sulla base di ambiti territoriali ottimali (ATO) corrispondenti ai bacini idrografici. Nel rispetto dei criteri di cui al titolo I, in merito all’efficacia, efficienza ed economicità del servizio, le Autorità d’ambito interessate possono tuttavia apportare modifiche alle delimitazioni degli ATO, dandone comunicazione alla Regione. La Giunta regionale stipula opportuni accordi con le regioni e le province autonome limitrofe, per l’organizzazione coordinata del servizio idrico integrato, che possono comprendere la costituzione di ambiti interregionali.”.

EMENDAMENTO

AL PROGETTO DI LEGGE N.57

Modifiche alle l.r. 12 dicembre 2003, 26 in attuazione dell’art.2, comma 186 bis della Legge 23 dicembre 2009 n.191

Il comma 1 dell’articolo 48 è sostituito dal seguente:

“ 1. In attuazione dell’articolo 2, comma 186 bis, della legge 23 dicembre 2009, n. 191 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – legge finanziaria 2010), dal 1 gennaio 2011 le funzioni già esercitate dalle

Autorità di ambito, come previste dall’articolo 148 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale) e dalla normativa regionale, sono attribuite, per ciascun ATO, ai Comuni, riuniti in Consorzi di bacino, come definiti al successivo comma 1 bis. A partire da tale data, i Consorzi di bacino subentrano in tutti i rapporti giuridici attivi e passivi, compresi i rapporti di lavoro in essere alla data del 30 settembre 2010, facenti capo alle Autorità di ambito di cui all’articolo 148 del d.lgs. 152/2006. Riguardo ai rapporti di lavoro di cui al precedente periodo, è garantita la salvaguardia delle condizioni contrattuali, collettive e individuali, in godimento..”.

EMENDAMENTO

AL PROGETTO DI LEGGE N.57

Modifiche alle l.r. 12 dicembre 2003, 26 in attuazione dell’art.2, comma 186 bis della Legge 23 dicembre 2009 n.191

Dopo il comma 1 dell’articolo 48 è inserito il seguente comma:

1 bis. In ragione del rilevante interesse pubblico all’organizzazione e attuazione del servizio idrico integrato e nel rispetto del principio di leale collaborazione, i Consorzi di bacino, di seguito indicati quali enti responsabili degli ATO, sono costituiti, senza aggravio di costi per gli enti locali, in ciascun ATO, e sono dotati di personalità giuridica e di autonomia organizzativa e contabile. L’ente responsabile dell’ATO prevede nel consiglio di amministrazione dei Consorzi di bacino una rappresentanza dei sindaci eletti nei comuni appartenenti all’ATO, facendo in modo che siano rappresentati i comuni con un numero di abitanti inferiore a 3.000, i comuni con un numero di abitanti compreso tra 3.000 e 15.000 e i comuni con un numero di abitanti superiore a 15.000. Il presidente, i consiglieri di amministrazione e i revisori dei conti dei Consorzi di bacino svolgono la loro attività a titolo onorifico e gratuito”.

EMENDAMENTO

AL PROGETTO DI LEGGE N.57

Modifiche alle l.r. 12 dicembre 2003, 26 in attuazione dell’art.2, comma 186 bis della Legge 23 dicembre 2009 n.191

L’articolo 49 è sostituito dal seguente:

Art. 49

(Organizzazione del servizio idrico integrato)

1. I Consorzi di bacino organizzano il servizio idrico integrato a livello di ATO nel rispetto del piano d’ambito e deliberano la forma di gestione fra quelle previste dalla disciplina comunitaria per i servizi pubblici locali di interesse generale,

ovvero affidando la gestione a soggetti di diritto pubblico, di proprietà degli enti locali ricadenti nel territorio compreso nell’ATO di appartenenza. Il servizio è affidato ad un unico soggetto per ogni ATO e per un periodo non

superiore a venti anni.

2. Allo scopo di cui al comma 1, gli enti locali possono costituire una società di ambito ai sensi dell’articolo 114, del d.lgs. 267/2000, a condizione che questa sia unica per ciascun ATO e vi partecipino, direttamente o indirettamente, i comuni

rappresentativi di almeno i due terzi del numero dei comuni dell’ambito.

3. Al fine di ottemperare nei termini all’obbligo di affidamento del servizio al gestore unico, l’ente responsabile dell’ATO, effettua:

a) la ricognizione delle gestioni esistenti in ciascun ATO;

b) l’individuazione delle gestioni esistenti che sono salvaguardate in base al successivo comma 4;

c) la definizione dei criteri per il trasferimento dei beni e del personale delle gestioni esistenti.

4. Sono salvaguardate, fino a scadenza naturale delle rispettive concessioni, le gestioni esistenti al 30.10.2010 che siano state affidate a società a capitale totalmente pubblico, secondo le modalità dell’affidamento “in house””.

Proporrò, inoltre, il seguente ordine del giorno:

ORDINE DEL GIORNO

AL PDL 57

MODIFICHE ALLA LEGGE REGIONALE 12 DICEMBRE 2003, N. 26 “DISCIPLINA DEI SERVIZI LOCALI DI INTERESSE ECONOMICO GENERALE. NORME IN MATERIA DI GESTIONE DEI RIFIUTI, DI ENERGIA, DI UTILIZZO DEL SOTTOSUOLO E DI RISORSE IDRICHE” IN ATTUAZIONE DELL’ARTICOLO 2, COMMA 186 BIS, DELLA LEGGE 23 DICEMBRE 2009, N. 191

IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA

PRESO ATTO CHE

La Regione Lombardia ha previsto la decadenza anticipata rispetto alle gestioni esistenti al fine di affidare il tutto ad un gestore unico;

VERIFICATO CHE

Il progetto di legge in oggetto, all’articolo 6 comma 2 lettera b) dispone che l’ente responsabile dell’ATO tramite l’ufficio d’ambito effetua: “l’individuazione delle gestioni esistenti che decadono anticipatamente rispetto alla loro naturale scadenza ai sensi della normativa statale e regionale, in quanto affidate in contrasto con le normative sulla tutela della concorrenza o sulla riorganizzazione per ambiti territoriali ottimali del servizio idrico integrato”;

IMPEGNA IL PRESIDENTE E LA GIUNTA REGIONALE

ad attivarsi affinché siano salvaguardate, fino a scadenza naturale delle rispettive concessioni, le gestioni esistenti al 30.10.2010 che siano state affidate a società a capitale totalmente pubblico, secondo le modalità dell’affidamento “in house”.

Presidio: non mollare l’acqua pubblica!

Ciao, vi ricordo il presidio di sabato alle 10 in Fabio Filzi sotto il pirellone, perchè nonostante il milione e 400 mila firme per il referendum contro la privatizzazione dell’acqua, delle quali ben 237 mila raccolte nella sola Lombardia, la giunta regionale il 26 ottobre ha approvato un progetto di legge (http://www.circoloambiente.org/acqua/pdl_acqua_lombardia_26102010.pdf) che anticipa i tempi di appl…icazione del decreto Ronchi, in pratica obbliga a privatizzare le gestioni del servizio idrico lombardo prima del referendum, che dovrebbe svolgersi la primavera prossima.

Qui potete trovare il video della conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa svoltasi oggi pomeriggio e il comunicato stampa diffuso

http://www.youtube.com/watch?v=_neFvd68M8o

COMUNICATO STAMPA

I Comitati lombardi per l’acqua pubblica si mobilitano contro il progetto di legge regionale sui servizi idrici

La Lombardia manifesta per bloccare la legge che privatizza l’acqua!

Il 13 novembre una Manifestazione davanti al Pirellone
Milano, 11 novembre 2010 – “Alt alla legge regionale che rischia di privatizzare l’acqua della Lombardia”. È questo lo slogan della Manifestazione organizzata per sabato 13 novembre a Milano dal Coordinamento Regionale Lombardo dei Comitati per l’Acqua Pubblica. L’intento della protesta è quello di bloccare l’approvazione in Consiglio
Regionale del progetto di legge votato dalla Giunta Formigoni lo scorso 26 ottobre che, applicando il cosiddetto Decreto Ronchi, obbligherebbe a cedere ai privati la gestione dei servizi idrici. Il rischio è che l’acqua di tutta la Lombardia finisca nelle mani di poche imprese private interessate solo a fare profitto; in tal modo si porrebbe fine alle virtuose gestioni pubbliche che, in particolare nella città e nella provincia di Milano, risultano all’avanguardia a livello europeo.
La Manifestazione per l’acqua pubblica si terrà sabato 13 novembre dalle ore 10 alle ore 13 a Milano in via Fabio Filzi, davanti al Pirellone. Parteciperanno i comitati per l’acqua pubblica di tutta la Lombardia, oltre alle associazioni, sindacati, consiglieri regionali, sindaci; ci
saranno anche momenti di divertimento con la partecipazione di alcuni artisti, tra cui: Diego Parassole, Renato Sarti, Gianluca De Angelis, Flavio Pirini, Eugenio Chiocchi, Luca Klobas, Luca Bassanese e le incursioni della Contrabbanda.
All’“Appello per l’acqua pubblica in Lombardia”, lanciato dal Coordinamento regionale, hanno già aderito decine di associazioni, oltre a sindaci, consiglieri regionali, sindacati (in particolare CGIL Lombardia) e centinaia di cittadini. Sono infatti i cittadini lombardi a chiedere che l’acqua non venga mercificata: a sostegno dei 3 Referendum contro la privatizzazione dell’acqua, in Lombardia sono state raccolte ben 237 mila firme, su un totale nazionale di 1
milione e 400 mila (www.acquabenecomune.org).
I Comitati per l’acqua pubblica chiamano alla mobilitazione anche tutti i Comuni lombardi, che rischiano, con l’approvazione della legge regionale, di perdere le competenze in materia di acqua. Infatti se passasse il progetto di legge così come elaborato dalla Giunta Regionale, le competenze sui servizi idrici, che ora sono in mano ai Comuni (riuniti negli A.T.O. – Ambiti Territoriali Ottimali), verrebbero affidate alle sole Province. In tal modo i Comuni, ovvero gli Enti più vicini ai cittadini, verrebbero esautorati dalle decisioni su un
bene vitale qual è l’acqua, cancellando il tanto sbandierato Federalismo comunale.

Coordinamento Regionale Lombardo dei Comitati per l’Acqua Pubblica

La strafottenza della Giunta Lombarda: l’acqua è privata!

Alla fine, quatti quatti ce l’hanno fatta (per ora, prima che si passi in Commissione): l’acqua lombarda ora è privata per Progetto di Legge. Lo scrive bene e ce lo spiega Roberto Fumagalli del Contratto Mondiale sull’Acqua

Salve,

nonostante la mobilitazione dei Comitati Acqua della Lombardia e le oltre 7 mila e-mail inviate ieri agli Assessori regionali, oggi pomeriggio la Giunta della Regione Lombardia ha approvato il Progetto di Legge sulla gestione dell’acqua, che di fatto consegnerà ai privati la gestione dell’acqua di tutta la Lombardia!

La Giunta Formigoni con la solita mistificazione respinge le accuse di privatizzazione, intitolando il proprio comunicato stampa (che potete leggere qui sotto): “Riforma del servizio idrico: l’acqua rimane un bene pubblico”.

La verità è invece che l’affidamento della gestione dei servizi idrici (che nel comunicato appare solo alla fine con 2 righe) avverrà secondo i dettami del Decreto Ronchi, cioè tramite gara europea o tramite società miste pubblico-private, quindi di fatto sarà una vera e propria svendita degli acquedotti ai privati e alle multinazionali!

Inoltre le competenze in materia di servizio idrico vengono consegnate alle Province (ma resta l’ATO della città di Milano, ) e pertanto sottratte ai Comuni, i quali si dovranno accontentare di esprimere un parere alla loro Provincia.

Il progetto di legge passa ora al vaglio del Consiglio Regionale, che dovrà votarlo il prossimo 23 novembre.

L’invito è quindi quello di partecipare numerosi sabato 13 novembre (dalle ore 10) alla manifestazione a Milano in piazza Duca D’Aosta (Pirellone), organizzata dal Coordinamento Regionale dei Comitati Acqua, col sostegno della Cgil Lombardia.

Saluti fraterni,

Roberto Fumagalli

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LN-LOMBARDIA.RIFORMA SERVIZIO IDRICO: L’ACQUA RIMANE PUBBLICA

LA GIUNTA REGIONALE HA APPROVATO OGGI IL PROGETTO DI LEGGE

RAIMONDI:FALSI ALLARMI DA CHI URLA A SCANDALO PRIVATIZZAZIONE

(Ln – Milano, 26 ott) L’acqua è e rimane un bene pubblico, le

tariffe non aumentano, le Province assumono le competenze delle

ex AATO (Autorità di Ambito Territoriale Ottimale) e i Comuni

vanno ad acquisire un ruolo di fondamentale importanza

all’interno della Consulta nella quale saranno inseriti. Questi,

in sintesi, i contenuti del Progetto di legge di riforma del

Servizio idrico integrato, approvato dalla Giunta regionale

lombarda, su proposta del presidente Roberto Formigoni, di

concerto con l’assessore all’Ambiente, Energia e Reti Marcello

Raimondi. Il testo, prima di essere definitivamente trasformato

in legge, dovrà passare al vaglio del Consiglio regionale.

L’intervento legislativo, che è nato da un lungo e serio

confronto con i Comuni e le Province durato tutta l’estate, si è

reso necessario per adeguare l’organizzazione del Servizio

idrico integrato agli obblighi normativi che derivano dalle

nuove disposizioni statali e dalle sentenze della Corte

costituzionale: “Prima di tutto – ha spiegato Raimondi – dalla

legge nazionale 42/2010, la finanziaria dello scorso anno, che

ha decretato la soppressione – a partire dal 1 gennaio 2011 –

delle AATO e ha imposto l’obbligo di attribuire le loro funzioni

ad altri soggetti, da individuarsi con legge regionale”. “Senza

di questo – ha aggiunto l’assessore – si arriverebbe alla

paralisi dei servizi idrici, perché gli eventuali atti adottati

dalle ex AATO, dal 2011, saranno illegittimi e come tali

perseguibili. Compreso il pagamento degli stipendi ai

dipendenti”.

La legge non è dunque un’attuazione del cosiddetto “decreto

Ronchi”, come falsamente sostenuto da alcuni.

Il progetto di legge fa anche chiarezza circa due sentenze della

Corte Costituzionale: la 307/2009 e la 142/2010.

A questo punto la Regione ha scelto di attribuire le funzioni

amministrative delle soppresse AATO alle Province e,

limitatamente all’ambito della città di Milano, al Comune.

La riforma in pillole:

1)LA GESTIONE TRAMITE L’UFFICIO D’AMBITO DELLA PROVINCIA –

L’organizzazione del servizio idrico integrato sarà gestita

dalle Province tramite una struttura apposita, l’Ufficio

d’Ambito, costituito come Azienda speciale (cioè soggetto dotato

di personalità giuridica), che può operare con una contabilità

separata rispetto a quella della Provincia e pertanto non

influire sul Patto di Stabilità di quest’ultima. L’istituzione

dell’azienda speciale deve avvenire “senza aggravio di costi per

l’ente locale”. Gli incarichi di presidente, consigliere e

revisore dei conti devono essere svolti a titolo meramente

onorifico e gratuito.

Un’importante novità riguarda i rapporti di lavoro: saranno

infatti garantite le condizioni contrattuali, collettive e

individuali, in godimento.

Per assicurare un coinvolgimento concreto ed operativo dei

Comuni nell’organizzazione del servizio, nel CdA dell’Azienda

speciale deve essere garantita una rappresentanza significativa

(di maggioranza, cioè almeno 3 consiglieri su 5) dei Comuni

dell’ambito.

2)LA CONSULTA DEI COMUNI – Come detto, i Comuni avranno un ruolo

di primo piano, grazie anche alla costituzione della Consulta:

ne faranno parte tutti i sindaci dei Comuni dell’ambito. La

Consulta deve rendere un parere preventivo e obbligatorio su

tutti gli atti della Provincia relativi alla pianificazione

d’ambito e alla determinazione della tariffa.

3) LA SOCIETÀ PATRIMONIALE – Gli enti locali hanno la facoltà di

costituire una società patrimoniale (proprietaria delle reti),

cui spettano le funzioni di progettazione preliminare per nuovi

interventi programmati dal Piano d’Ambito, le attività di

collaudo delle nuove infrastrutture e l’affidamento del

servizio.

Il nuovo modello di società patrimoniale è coerente con la

sentenza della Corte Costituzionale n. 307/2009, che ha

dichiarato incostituzionale il modello regionale di separazione

tra gestione delle reti ed erogazione del servizio. Infatti le

società patrimoniali non svolgeranno compiti connessi alla

gestione delle reti, che restano di competenza esclusiva del

gestore unico affidatario del servizio.

La società patrimoniale potrà reperire risorse economiche a

tasso agevolato, come è possibile a soggetti pubblici,

mettendole poi nella disponibilità del soggetto realizzatore

degli investimenti e delle manutenzioni straordinarie delle reti

e degli impianti, che ne hanno grande necessità. Ciò consentirà

di tenere le tariffe a carico dell’utente a livelli più bassi.

4) L’ESAME REGIONALE DEL PIANO D’AMBITO – Prima della loro

approvazione, i Piani d’Ambito dovranno essere inviati alla

Regione, che ne verifica la coerenza con gli atti di

programmazione e pianificazione regionale (Piano di tutela delle

acque e Piano di distretto di bacino).

Tutto ciò consentirà alla Regione di esercitare le proprie

competenze in materia di tutela della salute e del governo del

territorio, soprattutto a fronte delle diffuse criticità del

servizio di depurazione delle acque reflue sul territorio

regionale.

5) L’AFFIDAMENTO DEL SERVIZIO E LE TARIFFE – Il servizio si

prevede sia affidato ad un unico gestore per ogni ambito, in

modo da poter meglio beneficiare della grandezza del soggetto,

per ottenere maggiori economie di scala nella gestione del

servizio, specialmente nel settore degli investimenti e, quindi,

ridurne l’impatto sulle tariffe.

“Chi dunque grida a un presunto ‘scandalo privatizzazione’ –

conclude Raimondi – altro non fa che seminare falsi allarmi. In

Lombardia l’acqua resta un bene pubblico”. (Ln)

Formigoni e l’acqua pubblica: nuovo blitz, di nuovo in piazza!

Sottovoce ci riprovano. Ad agosto (come un topo d’appartamenti in calzamaglia) aveva tentato il blitz per privatizzare l’acqua lombarda sfruttando (o meglio, credendo) le coscienze in vacanza a costruire castelli di sabbia. Adesso ci riprova sfruttando il torpore del freddo entrante e l’oblubinamento da Grande Fratello. L’allarme arriva da Roberto Fumagalli che, ostinato e dietro le file, continua a tessere una battaglia che non si può permettere respiro. Questo il suo appello:

Salve,  dopo che ad agosto (con la mailbombing e il presidio davanti al Pirellone) siamo riusciti a bloccare le intenzioni della Regione Lombardia, il 26 ottobre la Giunta Formigoni intende di nuovo mettere in votazione il Progetto di Legge sulla gestione dell’acqua, in applicazione del Decreto Ronchi, lo stesso di cui si chiede l’abrogazione attraverso il Referendum nazionale che ha raccolto 1 milione e 400 mila firme in Italia, di cui ben 237 mila in Lombardia.

Quindi anche il Progetto di Legge della Giunta Regionale porterà a consegnare ai privati la gestione dell’acqua.
Vi invitiamo quindi a mandare un’
EMAIL agli Assessori Regionali per dire NO alla privatizzazione dell’acqua in Lombardia.

Concentriamo la spedizione delle email il giorno LUNEDI’ 25 OTTOBRE, in modo da intasare la posta degli Assessori.
In fondo vi riportiamo gli indirizzi e il testo dell’appello (se volete modificate l’oggetto, per evitare che cancellino l’email come spam).
Vi ricordiamo che il Coordinamento Regionale dei Comitati Acqua sta organizzando per sabato 13 novembre una manifestazione a Milano.
Saluti fraterni,
Roberto Fumagalli

______________________________

INDIRIZZI:

roberto_formigoni@regione.lombardia.it,

marcello_raimondi@regione.lombardia.it,

andrea_gibelli@regione.lombardia.it,

giulio_decapitani@regione.lombardia.it,

romano_colozzi@regione.lombardia.it,

domenico_zambetti@regione.lombardia.it,

stefano_maullu@regione.lombardia.it,

massimo_buscemi@regione.lombardia.it,

Giulio_Boscagli@regione.lombardia.it,

raffaele_cattaneo@regione.lombardia.it,

gianni_rossoni@regione.lombardia.it,

romano_la_russa@regione.lombardia.it,

Luciano_Bresciani@regione.lombardia.it,

carlo_maccari@regione.Lombardia.it,

Alessandro_Colucci@Regione.Lombardia.it,

monica_rizzi@regione.lombardia.it,

daniele_belotti@regione.lombardia.it

p.c.  roberto@circoloambiente.org

OGGETTO: NO alla privatizzazione dell’acqua in Lombardia.

TESTO:

Agli Assessori della Giunta Regionale della Lombardia

Egregio Assessore,
ci riferiamo alle intenzioni della Giunta Regionale di approvare un Progetto di Legge inerente la gestione dei servizi idrici integrati (S.I.I.), in applicazione del cosiddetto Decreto Ronchi (art. 23 bis della Legge 133/2008, così come modificato dall’art. 15 della Legge 166/2009).
Le anticipazioni sui contenuti del PDL riguardo le modalità di affidamento dei S.I.I. ci preoccupano, poichè obbligherebbero alla privatizzazione della gestione dell’acqua.
Infatti con l’applicazione del Decreto Ronchi, l’affidamento della gestione dei S.I.I. a soggetti privati – ovvero a imprese italiane o straniere interessate solo a fare profitto – diventa la modalità ordinaria di assegnazione del servizio; in tal modo si porrebbe fine alle virtuose gestioni pubbliche che, in alcune province della Lombardia, risultano all’avanguardia a livello europeo.

Ricordiamo in questa occasione che a sostegno del Referendum per l’abrogazione del Decreto Ronchi e per la ripubblicizzazione del servizio idrico, in Italia sono state raccolte 1 milione e 400 mila firme, delle quali ben 237 mila nella sola Lombardia (www.acquabenecomune.org).
Si rammenta inoltre che ben cinque Regioni hanno impugnato per incostituzionalità l’art. 23 bis (così come modificato dall’art. 15 del Decreto Ronchi), ritenendo la norma lesiva delle prerogative delle Regioni stesse in materia di servizio idrico.

E’ inopportuno che vengano adottati provvedimenti fintanto che la Corte Costituzionale non si esprima sui ricorsi delle Regioni e sull’ammissibilità dei Referendum abrogativi sottoscritti da 1 milione e 400 mila cittadini.

Inoltre è utile ricordare che negli scorsi anni in Lombardia si è attivata una vasta mobilitazione popolare contro le precedenti Leggi Regionali in materia di servizi idrici, in particolare contro le  L.R. n. 21/1998 e n. 18/2006, per le parti che imponevano la privatizzazione dell’erogazione dell’acqua. A sostegno di tali mobilitazioni si sono attivati i Comuni; nel 2007 ben 144 Consigli Comunali della Lombardia hanno deliberato contro la L.R. 18/2006; con la successiva L.R. 1/2009, “concordata” coi sindaci referendari, è stata reintrodotta la possibilità dell’affidamento diretto ad aziende totalmente pubbliche.

A tale proposito, ci preoccupa l’eventuale attribuzione delle competenze del governo dei S.I.I. alle Province, che di fatto esautorerebbe i Comuni (ovvero gli Enti più vicini ai cittadini) dalle decisioni su un bene vitale e di interesse per tutti i cittadini qual è l’acqua, cancellando il federalismo rappresentato dai Comuni stessi.

Alla luce di quanto sopra, si chiede di non approvare il suddetto Progetto di Legge per le parti in cui si applica il Decreto Ronchi (che di fatto consegnerà ai privati la gestione dell’acqua) e in cui si esautorano i Comuni delle decisioni in materia di governo dei servizi idrici.
Certi che prenderete in considerazione le nostre richieste, porgiamo distinti saluti.

COMITATO _________ oppure NOME COGNOME

rif.: Coordinamento Regionale Lombardo dei Comitati per l’Acqua Pubblica – email: roberto@circoloambiente.org