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Centrosinistra

OSTINATAmente sMODERATI: regole per l’uso

Schermata 2013-01-06 alle 12.33.08Abbiamo scelto la frase che ci rappresenta: OSTINATAmente sMODERATO.

Perché c’è dentro l’ostinazione con cui abbiamo lavorato in questi due anni e mezzo per tenere alto l’argine dell’opportunità nel fare politica in Lombardia dalle nomine al lavoro, dall’antimafia alla sanità, dall’ambiente alla cultura presidiando quotidianamente l’attività consiliare e in commissione.

C’è la parola mente che non è solo un organo svilito da alcune compagnie dell’ultimo Consiglio Regionale lombardo ma è un tenere a mente che l’impegno è bellezza se portato avanti con memoria della responsabilità e con la disciplina e con l’onore richiesti dall’articolo 54 della nostra Costituzione.

C’è la smoderatezza che sta nel sapere esattamente da che parte stare con coraggio, nella nostra idea di sinistra e nel volere uscire da questa rincorsa al centro che non ci piace, non ci assomiglia e ci puzza di banalizzazione per trovare posto. Vogliamo una Lombardia smodata perché innovativa e in discontinuità, davvero.

Nonostante in queste ultime settimane mi sia letto sui quotidiani in una decina di liste diverse per il Parlamento continuiamo il nostro lavoro in Regione Lombardia. Credo che ci sia la possibilità di costruire un’alternativa politica e di modi lontana dai danni del formigonismo di questo ultimo ventennio e credo che la coalizione di centrosinistra (SEL, PD, IDV, lista Di Stefano e gli altri) abbia una grande possibilità per disegnare scenari migliori e futuri anche su scala nazionale. E mi candido perché questi due anni “dentro” la Regione ci hanno fatto capire che ci sono gli strumenti amministrativi per declinare le nostre idee oltre alla  mera propaganda: tutte le declinazioni sono nelle nostre mozioni, negli ordini del giorno e nelle nostre proposte di legge che l’asse Formigoni-Lega ha lasciato nel cassetto senza discussione.

In molti mi stanno chiedendo (e vi ringrazio tutti) come poterci dare una mano, le regole sono poche e semplici:

– mi candido come consigliere regionale a Milano e provincia. Chiunque abiti qui può essere un nostro volontario nelle iniziative che metteremo in campo.

– chi non abita qui può essere un nostro volontario sul web e comunque avere un ruolo attivo nella nostra officina delle idee.

Nei prossimi giorni racconteremo l’organizzazione e il resto. Chi vuole darci una mano può segnalare la propria disponibilità semplicemente scrivendomi a giulio@giuliocavalli.net

Le volte che ti vergogni di stare qui (al Pirellone)

gallery_4b54dd9e37094_PirelloneAl posto dei pacchetti di natale quest’anno in Regione Lombardia sono arrivati gli “spacchetti“:

Grazie alla nuova legge elettorale della Regione Lombardia, approvata il 26 ottobre, il medesimo giorno in cui fu sciolto il Consiglio regionale, i gruppi presenti in Consiglio possono evitare la faticosa corsa alla ricerca delle firme per presentare la lista alle elezioni. Bastano tre consiglieri per formare un gruppo consigliare e così è accaduto che alcuni consiglieri abbiano “spacchettato” i vecchi gruppi e, uscendosene, hanno dato vita a nuove formazioni.

Dal Pdl sono nati “Lombardia popolare” di area formigoniana con Doriano Riparbelli, Angelo Gianmario, e Marcello Raimondi, questi ultimi due indagati per peculato: tutti e tre in appoggio a Gabriele Albertini. Ancora dal Pdl nasce ”Centrodestra nazionale” che ospita gli ex An Roberto Alboni, Romano La Russa e Carlo Maccari, tutti ex An.

Poi ci sono i gruppi autonomi nati dal Carroccio: si tratta di “Tremonti – 3L Lista, Lavoro e Libertà“, di cui fanno parte Massimiliano Romeo, Jari Colla e Roberto Pedretti. Ancora leghisti sono Angelo Ciocca, Ugo Parolo, entrambi indagati per i presunti rimborsi illeciti, e l’inquisito ex presidente del Consiglio, Davide Boni. Hanno creato il nuovo gruppo “Popolo della Lombardia“.

Infine il quinto gruppo, il “Centro popolare lombardo – I moderati“, è stato costituito dagli Udc Enrico Marcora e Valerio Bettoni e dall’Idv Franco Spada. Questo gruppo è in appoggio al candidato presidente di centrosinistra Umberto Ambrosoli.

I cinque nuovi gruppi peseranno sulle casse pubbliche per 100mila euro e l’indennità di un capogruppo è più alta rispetto a quella di un consigliere: fino a 1.300 euro in più al mese. Per i tre mesi che mancano per le elezioni si calcolano uscite supplementari per altri 70mila euro.

Dispiace che Umberto Ambrosoli non abbia speso una parola, una parola una, sul Centro popolare lombardo e sulle dinamiche del parto. Peccato.

Le secondarie in Lombardia

A-N-jEZCQAEoUfy.jpg-largeSono le elezioni che ci interessa vincere: le secondarie in Lombardia. Ieri hanno votato 150.000 persone (a pochi passi dal Natale, sotto la neve e poco dopo una chiamata ai seggi per le primarie nazionali): il dato è più alto delle aspettative e si assesta circa ad un terzo del dato delle primarie nazionali. Nonostante la milanocentricità che tutti prevedevano queste primarie (che siano state civiche, politiche o qualsiasi altra cosa) consegnano alla Lombardia un candidato costruito su un consenso reale e spesso nelle percentuali. Forse alla fine avevamo ragione a chiedere le primarie come passo indispensabile per una candidatura che fosse realmente riconosciuta.

Il risultato di Di Stefano non è una sorpresa, no: i temi dell’ambiente, dell’intollerabile privatizzazione di scuola e sanità, del reddito minimo garantito sono argomenti sentiti e veri anche qui dove il centrodestra (e il centrocentrocentrosinistra) ha finto di non sentirci ed è inevitabile che l’alternativa al formigonismo debba passare da politiche sociali, sanitarie, di infrastrutture e di lavoro che siano realmente diverse. L’augurio che ci possiamo fare per la prossima Lombardia è che i temi dei candidati rimangano tutti in campo (lo scrivevo ieri).

Ora è il caso di uscire dall’autismo di coalizione e ripartire da quei 150,000 voti e dai volontari sui territori: sono il capitale “sociale” su cui costruire la Lombardia.

Buon lavoro, Umberto e buon lavoro a noi.

(mi concedo un post scriptum polemico perché mi piaccio così: ho appoggiato Umberto con convinzione per l’amicizia che ci lega, per la discontinuità che può garantire in Lombardia e per quello che scrivevo qui,  e perché questa è la posizione nazionale del partito che mi onoro di rappresentare in Consiglio Regionale. Avete letto bene: posizione nazionale. Poi in queste ultime settimane ho visto di tutto: chi appoggiava Pizzul perché era vicino ai temi di SEL che è passato dal sostenere Ambrosoli al dichiarare il “liberi tutti” per poi tornare ad essere ambrosoliano e da ieri distefaniano innamorato. Insomma, vale tutto per ritagliarsi un posto al sole: l’accusa che “qualcuno” soffiava nelle orecchie riferendosi a me e Pippo Civati. Ora li vedrete tutti come cavallette nella postura del scendiletto per una manciata di voti in più.

Poi se vogliamo confrontarci sul ruolo che SEL può avere nel quadro che va delineandosi, ben venga. Perché la politica è dibattito pubblico e aperto e le piccole beghe di bottega smazzate tra pochi fanno sorridere. Ma davvero.)

 

#primarieparlamentari

NQstWPVeEYDzKFK-556x313-noPadForse ce la facciamo. Il dado sembra essere tratto (nel PD voci molto interne lo danno per vicinissimo) e viene da immaginare che SEL non sia da meno. Si moltiplicano gli appelli che raccontano perfettamente perché non ci si può permettere di non farle, tra cui la petizione di Pippo e Vassallo che vi invito a sottoscrivere. Per democrazia, mica per niente.

A: 
Anna Maria Cancellieri, Pierluigi Bersani, Nichi Vendola 
La repentina crisi del Governo Monti ha già messo a repentaglio la stabilità finanziaria e la credibilità internazionale che l’Italia aveva faticosamente ricostruito negli ultimi mesi. Ma il rapido ricorso alle elezioni, senza che sia stato rimosso il vulnus delle liste dei nominati, rischia di produrre un ulteriore disastro: di mortificare ancora la legittimità del Parlamento e con esso di chi sarà chiamato a governare nella prossima legislatura. Non possiamo permetterlo!

1. Qualora la data delle elezioni sia fissata per il 17/18 febbraio, chiediamo al Presidente della Consiglio e al Ministro dell’Interno di stabilire con decreto che la presentazione delle liste possa avvenire, anziché fino al 34°, fino al 31° giorno antecedente alla data delle elezioni, anche al fine di rendere più agevole lo svolgimento di elezioni primarie per la scelta dei candidati. 

2. Chiediamo al segretario Bersani e alla Direzione Nazionale del PD di convocare in ogni caso primarie per i parlamentari, aperte a tutti i nostri elettori, per il 13 gennaio o, qualora non sia emanato il decreto di cui sopra, per il 12 gennaio, e di adottare il regolamento già presentato alla Assemblea Nazionale all’inizio di quest’anno, qui di seguito riproposto con pochi adattamenti che lo rendono immediatamente applicabile.

3. Auspichiamo che Nichi Vendola e i leader delle altre forze politiche della coalizione “Italia Bene Comune” che intendano presentare proprie liste decidano di convocare, per la stessa data, elezioni primarie per la scelta dei loro candidati, in modo che tutti gli elettori di centrosinistra, ciascuno per le liste del proprio partito, possano partecipare in un’unica giornata e negli stessi luoghi a questa necessaria e fondamentale prova di democrazia, che completa il percorso avviato insieme con le primarie per il candidato comune a Presidente del Consiglio.

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Regolamento per le primarie dei candidati PD al Parlamento

1. fatta eccezione per la candidatura del Segretario Nazionale, i candidati al Parlamento del PD per la XVII legislatura vengono selezionati per mezzo di elezioni primarie convocate per il giorno 13 gennaio 2013;

2. a tal fine, ogni provincia costituisce un collegio; su proposta della Direzione provinciale e delibera della Direzione regionale, nelle province con più di 1.000.000 abitanti possono essere costituiti collegi sub-provinciali eventualmente corrispondenti ad unioni territoriali del PD, quelle con popolazione inferiore a 500.000 abitanti possono essere aggregate a collegi territorialmente contigui;

3. al fine di assicurare un leale e corretto rapporto dei candidati con il partito, la presentazione delle candidature è accompagnata dalla sottoscrizione di almeno il 5% dei componenti della Direzione provinciale ovvero di almeno il 3% degli iscritti al partito nel medesimo ambito territoriale;

4. i candidati si impegnano a rispettare lo Statuto, il Codice etico, il Regolamento per le primarie ed a presentare un rendiconto dettagliato dei contributi e delle spese sostenute per la propaganda elettorale delle primarie, i quali non potranno comunque superare il limite di 20.000 euro; è fatto in ogni caso divieto ai dirigenti e ai quadri del PD di utilizzare risorse finanziarie e organizzative, mezzi di comunicazione interna o personale dipendente del partito per promuovere specifiche candidature; il mancato rispetto di tali norme comporta l’esclusione dalla candidatura al Parlamento nelle liste del Partito Democratico;

5. le candidature sono presentate in maniera indistinta per la Camera e per il Senato;

6. possono votare tutti i cittadini che il giorno delle primarie si recano al seggio del territorio in cui risiedono, esibiscono il loro certificato elettorale ed un valido documento di identificazione, sottoscrivono un documento in cui dichiarano di essere “Elettori del Partito Democratico”, autorizzano l’inclusione dei loro dati anagrafici nel relativo “Albo degli elettori”, versano la somma minima di un euro come contributo alle spese delle primarie e della campagna elettorale del PD;

7. ciascun elettore può esprimere fino ad un massimo di due voti, purché siano espressi per candidati di genere diverso;

8. per stabilire l’ordine in cui, nell’ambito di ciascuna regione, i candidati alle primarie hanno diritto ad essere inseriti in lista, si suddivide innanzitutto il totale dei voti validamente espressi in ciascun collegio a favore del PD in occasione delle elezioni per la Camera dei Deputati del 2008 per 1, 3, 5, 7 e così via ottenendo una serie di quozienti di entità decrescente; la prima candidatura viene assegnata al collegio che dispone del primo quoziente più alto e, nell’ambito del collegio, al candidato alle primarie che ha ricevuto il maggior numero di voti; le successive candidature sono assegnate al collegio con il quoziente non ancora utilizzato più alto e, all’interno del collegio, al candidato alle primarie non ancora selezionato che ha ottenuto il maggior numero di voti;

9. i candidati esercitano l’opzione per la Camera o per il Senato nell’ordine in cui sono stati selezionati e vengono quindi collocati nella lista prescelta immediatamente dopo il candidato che aveva esercitato prima di loro l’opzione per la medesima lista.

Pippo Civati – Salvatore Vassallo
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Su Twitter #primarieparlamentari

Il centrosinistra secondo Ken Loach

“In Gran Bretagna si prepara a vincere, ma non credo che il centrosinistra esista: se si è a favore del mercato e della deregulation si è di destra, se si crede nell’economia pianificata e nella proprietà comune si è di sinistra, chi rimane al centro della strada di solito viene investito. Non so in Italia, ma da noi il centrosinistra si dice d’accordo a mantenere le misure di austerità e a proseguire le privatizzazioni, solo più lentamente. Ma se dovete essere comunque strangolati, il tempo non fa la differenza”. (Ken Loach)

Domande sulla scienza: hanno risposto

Avevo ripreso qui l’interessante dibattito sulla scienza nei programmi dei candidati alle primarie del centrosinistra. Hanno risposto (ed è un punto da segnare per i proponenti, sicuramente) e tutto quello che pensano lo trovate qui.

Per partigianeria (e nettezza) vale la pena leggere il pensiero di Nichi Vendola sulla Legge 40 e testamento biologico:

Io credo si debba cancellare una delle leggi più oscurantiste, pericolose e ingiuste nei confronti delle donne. I limiti della legge 40, bocciata anche dalla Corte Europea dei Diritti Umani, sono continuamente confermati dai tanti ricorsi vinti da quelle coppie che si rivolgono ai tribunali per vedersi riconoscere un principio fondamentale di libertà e di giustizia. Abbiamo con urgenza bisogno di una nuova legge di civiltà, moderna, giusta e umana.
Sostengo con convinzione il rispetto della libertà di scelta per il fine vita. L’obbligo di soffrire per legge non è umano e dignitoso, non è più rinviabile una legge sul testamento biologico.

Primarie nazionali: sei domande per la scienza

E la scienza? Nel recente confronto televisivo tra i cinque candidati alle primarie del centrosinistra, i problemi della scienza e della ricerca non sono comparsi, né trovano particolare spazio nel dibattito politico in corso a dispetto della loro centralità per lo sviluppo nazionale.

Un gruppo di giornalisti scientifici, blogger, ricercatori e cittadini, constatata la mancanza di domande ai candidati alle primarie del centrosinistra sulle loro posizioni politiche in materia di scienza e ricerca, e ritenendo invece che da queste politiche dipenderà il futuro sociale ed economico a medio e lungo termine del paese, ha quindi deciso di chiedere ai candidati di rispondere a sei temi di grande respiro, in modo da offrire ai cittadini un panorama più completo della loro proposta politica.

1. Quali politiche intende perseguire per il rilancio della ricerca in Italia, sia di base sia applicata, e quali provvedimenti concreti intende promuovere a favore dei ricercatori più giovani?

2. Quali misure adotterà per la messa in sicurezza del territorio nazionale dal punto di vista sismico e idrogeologico?

3. Qual è la sua posizione sul cambiamento climatico e quali politiche energetiche si propone di mettere in campo?

4. Quali politiche intende adottare in materia di fecondazione assistita e testamento biologico? In particolare, qual è la sua posizione sulla legge 40?

5. Quali politiche intende adottare per la sperimentazione pubblica in pieno campo di OGM e per l’etichettatura anche di latte, carni e formaggi derivati da animali nutriti con mangimi OGM?

6. Qual è la sua posizione in merito alle medicine alternative, in particolare per quel che riguarda il rimborso di queste terapie da parte del SSN?

Sinistra, centrosinistra e #cosaseria: intervista per Byoblu

di Valerio Valentini (pubblicato su Byoblu.com)

A distanza di qualche settimana, torno a fare quattro chiacchiere con Giulio Cavalli, regista e autore teatrale, scrittore – il suo ultimo libro s’intitola L’innocenza di Giulio (Andreotti, non Cavalli), nonché consigliere Regionale Lombardia per SEL. Parliamo di quella strana cosa che è oggi la Sinistra italiana, all’indomani dell’inizio del viaggio elettorale di Matteo Renzi, deciso a mandare a casa la gerontocrazia del partito. Questa è la sua lettura degli scenari politici attuali e futuri.

Dopo essere stato eletto nel consiglio regionale lombardo nelle liste dell’IDV, hai deciso di passare tra le file di SEL. Motivasti quella scelta dicendo che avevi voglia di contribuire a costruire il cantiere di una nuova sinistra. Viene da pensare che ti sei lanciato in un’impresa titanica!

Viste le ultime notizie direi che scivoliamo nell’utopia in effetti. Vanno fatte però alcune precisazioni: sono stato eletto nelle liste dell’IDV come indipendente e sono molto grato ad Antonio Di Pietro e ai dirigenti (anche locali) che mi hanno accompagnato senza risparmiarsi in questa entusiasmante avventura. Con Luigi De Magistris e Sonia Alfano abbiamo pensato che la nostra presenza potesse essere un valore aggiunto al partito; poi alcune dinamiche ci hanno fatto prendere strade diverse: per le posizioni politiche, per le diverse vedute di gestione dei meccanismi interni e per gli obiettivi che intendevamo perseguire. Credo che non sia un caso che oggi io, Sonia e Luigi siamo usciti dall’Italia dei Valori. Ma bisogna precisare una cosa: il mio rapporto con IDV e Di Pietro è rimasto integro: credo che il mio è uno dei rarissimi casi in cui da entrambe le parti abbiamo convenuto che lasciarsi fosse la decisione migliore da prendere. Ricordo il comunicato stampa di IDV: “continueremo a lavorare sui nostri punti comuni”. SEL è una forza giovane che nasce per ricostruire una sinistra credibile e per prendersi la responsabilità di governare questo Paese. Era inevitabile che alla fine fossi qui.

E questi continui giri di valzer in vista delle elezioni, come li valuti? Non credi che un po’ tutti, Nichi Vendola in primis, farebbero bene ad essere più espliciti nel proporre le alleanze e indicare le coalizioni anziché lasciarsi sempre qualche spiraglio aperto per eventuali ripensamenti? Non si rischia di disorientare, e in definitiva di deludere, un elettorato troppo vasto ed eterogeneo?

Quelli che tu chiami giri d valzer sono sicuramente un problema. Ma credo che si tratti di un problema poliforme: politico e di comunicazione. In un momento così fluido (tra primarie del centrosinistra che sembrano congressi anticipati, cuciture di rapporti politici tenute sottotraccia e questa anomala alleanza che sostiene Monti) si tende a essere molto morbidi nella comunicazione sfumando le posizioni. Ed è incredibile come le segreterie dei partiti non si rendano conto che in questo momento i cittadini voglio ascoltare e riconoscere posizioni nette e riconoscibili. Certo esiste un’ala – in cui mi inserisco con molta convinzione – che crede che la ripresa e lo sviluppo dell’Italia passi da un’agenda completamente diversa da quella montiana e europea di questo momento, e anzi riconosce di dovere ripristinare alcuni diritti acquisiti che negli ultimi mesi sono stati rimessi in discussione; mentre c’è una componente (soprattutto nel PD) che ritiene di dovere continuare ciò che sta andando in scena in questi mesi a Roma. Per questo noi abbiamo voluto definire gli argini programmatici nel nostro appello “Facciamo la Cosa Seria” in cui chiedevamo a SEL e una parte consistente del PD di essere netti nei rapporti con l’UDC, di coinvolgere l’IDV nella coalizione e di aprirsi a sinistra e a tutti i movimenti che vedono uno sviluppo possibile uscendo dai dettami di Monti e Merkel. E, viste le ultime dichiarazioni di Vendola, direi che qualche risultato l’abbiamo ottenuto. Certo il percorso è lungo.

In effetti, nella politica e nella comunicazione, le scelte nette e chiare, spesso anche estreme, purché dotate di una certa coerenza, sembrano pagare. A tuo avviso il PD, che continua a barcamenarsi tra tendenze a volte inconciliabili, non l’ha ancora capito?

Il PD tiene insieme anime opposte su alcuni punti programmatici. Funziona finché la sintesi è una mediazione, quando diventa prevaricazione di una delle due parti o accordo in cambio dell’autopreservazione dimostra la sua faccia peggiore.

E in uno scenario simile, che primarie dobbiamo aspettarci, secondo te? Non si rischia un collasso definitivo a causa del conflitto non più latente tra queste “anime opposte”?

Le primarie funzionano quando sono conciliabili con un programma di fondo. Mi sembra che manchi la discussione proprio su questi punti. Così rischiano di diventare un corso di bellezza o una vendetta interna che interessa proco alla gente. La partecipazione si costruisce sui bisogni, sugli scenari e sul disegno di futuro che si vuole proporre. Oggi direi che le primarie stanno mostrando la faccia peggiore: quella dell’utilitarismo delle fazioni per riposizionarsi. Ogni tanto ho il sospetto che le antenne dei dirigenti del centrosinistra si siano sclerotizzate e abbiano perso il contatto con la realtà; e mi auguro che l’autunno caldissimo che ci aspetta sui temi dell’economia e del lavoro non comporti bruschi risvegli.

Si tratta più di una paura o più di una speranza? C’è un’alternativa concreta che possa evitare che questi risvegli avvengano in maniera pericolosamente traumatica?

Paura e speranza. Nel momento in cui i bisogni dei cittadini non trovano rappresentanza il rischio del cortocircuito è evidente. E l’incapacità di lettura di questa classe politica è conclamata. Secondo te al cittadino che tra qualche settimana non avrà più nemmeno la cassa integrazione può interessare l’alchimia algebrica di sigle per le prossime politiche? Credo di no.

Una classe politica, insomma, ottusamente rintanata nel Palazzo, per dirla con Pasolini. E sul Movemento 5 Stelle, qual è la tua idea?

Non condivido questo accanimento nei loro confronti. Questo elitarismo per cui si decide quale movimento sia democratico e quale no mi sembra un’insulsa pratica che non giova alla dialettica politica. E mi stupisce che nel Parlamento che ospita un partito incostituzionale come la Lega (perché la secessione è incostituzionale, per dire) si arrivi a strepitare contro il Movimento 5 Stelle. Io non ne condivido alcune posizioni e credo nell’importanza dei partiti ma in Consiglio Regionale in Lombardia mi sono ritrovato spesso a portare avanti alcune loro istanze (visto che non hanno rappresentanti). I politici si sono lamentati per anni della mancata partecipazione e oggi la condannano perché non è come la vorrebbero loro. Forse sarebbe il caso di aprire un’analisi seria sul perché così tante persone hanno deciso di affidarsi al Movimento 5 Stelle, capire cosa ha sgretolato la credibilità dei partiti, osservare quali risposte gli elettori credono di potere trovare nel movimento di Beppe Grillo e non da noi. Si dovrebbe fare così la politica, no?

Secondo te queste domande i leader degli attuali partiti non se le sono fatte per miopia, oppure semplicemente non vogliono cercare una risposta per paura di dover ammettere l’esistenza di una realtà dei fatti che non li vede più ai posti di comando?

La seconda che hai detto, direbbe una trasmissione di qualche anno fa.

E voi no: le critiche che ci meritiamo

Un commento che merita di essere un post. Scritto da Patty sotto questo articolo. E che dovremmo leggere e rileggere, stampare per le nostre scrivanie, per i dirigenti e per rispondere che sì, riusciamo a farle subito e portarle a compimento in tempi certi quelle proposte che sono nel nostro dna e che sembra ci facciano così tanta paura da rinunciare a farne una bandiera politica. Di solito si propagano e si mettono in evidenza i complimenti, che fanno curriculum. Questa è una critica che spiega molto di più di tanti sondaggi:

Posso dirti, caro Giulio, che le tue sono domande pleonastiche?
Possibile, davvvero possibile, che anche i migliori tra voi, persone di tutto rispetto come te, Civati, Chiara Cremonesi, la Alicata, Ignazio Marino, non percepiate che noi elettori PD o (come me ) ex PD delusi dal PD che hanno votato Sel, o magari Idv, siamo più avanti, molto più avanti di questi dirigenti del Pd e ora anche di Sel?
Com’è possibile che ancora vi e ci chiediate queste cose così ovvie? Noi vorremmo andare avanti. Siamo già, credimi, molto avanti. Molto oltre. Spaesati, però, e con il cerino in mano. Una bella collezione, di cerini:
Pronti a votare per il MATRIMONIO delle coppie omosessuali, oltre alle unioni civili. E voi, d’un tratto, NO.
Pronti a votare lo ius soli, ma voi, tutti al completo, NO.
Decisi, anzi, ferrei, nel non volere alleanze con l’UDC, a costo di NON governare, perché noi non vogliamo saperne PIU’, MAI PIU’ delle BInetti, dei Formigoni, dei Buttiglione, dei Giovanardi, dei Casini, dei CL e dei cilici e persino dei boyscout e voi, NO. Pensa un pò, Giulio, noi faremmo anche piazza pulita delle giovani marmotte alla Letta Enri, sai, quello che sponsorizzò Ferrandelli? Si accomodi fuori, prego, a casa Casini in Caltagirone, Letta Enri. Che prima o poi tradisce, ci puoi giurare, e noi, nel nostro centrosinistra ideale, ne facciamo anche a meno. Ci portiamo avanti. Siamo avanti. Ma voi no.
Noi, sai, eravamo pronti a REALIZZARE misure concrete per le PARI OPPORTUNITA’, ma voi, boh?
Eccoci, qui, invece, nel 2012, a dover gridare che la legge 194 NON si tocca. E si rispetta. Che il n. dei medici obiettori deve essere reso pubblico e PUBBLICATO in ogni H e NON deve essere superiore a quello dei NON obiettori.
Che la pilloa del giorno dopo NON può essere negata da nessun farmacista. Dei farmacisti obiettori?! Ma siamo matti? E’ illegale! E voi? Boh? Ragazze, donne, intanto, arrangiatevi.
Noi strapronti a votare le donne, tante donne. E dove sono? Dov’è, Giulio, la canditata donna alle primarie del centrosinistra? Dove?
Dove sono le proposte e le leggi nuove e al passo con questi tempi maledetti contro la violenza sulle donne?
Dove sono gli interventi, duri, quotidiani del PD e di Sel, sui Femminicidi giornalieri e sul linguaggio offensivo dei media nei confronti delle donne?
E potrei continuare per giorni.
Sai, siamo molto stanche, noi donne, degli uomini. Dei politici. Di questo paese.
Per dire, noi donne, se avessimo un nostro partito, per prima cosa andremmo avanti, certo, che lo siamo già, di natura, avanti. Siamo nate molto, molto multi tasking noi donne, per forza di cose, ma prima, caro Giulio, torneremmo anche indietro a riprenderci rapide, due o tre cose fondamentali che quando c’erano e funzionavano abbastanza bene, prima dell’osceno governo dei lanzichenecchi del PDL, prima delle Moratti, delle Minetti, delle Gelmini, ci servivano. Ci aiutavano. Tutti.
Sai? quelle due o tre cose PUBBLICHE e garantite a tutti i cittadini che ne determinano il benessere fisico e l’apprendimento. L’Abc di uno stato civile. La salute, l’istruzione e la cultura. Quando il liberismo sfrenato vuol scipparle ai cittadini in nome del profitto, di solito comincia con i soldi ai privati. Poi con i tagli. Poi con le assicurazioni(ne ha appena parlato Monti ) Poi, con i cittadini fuori dal welfare.
Loro, sono andati molto avanti, caro Giulio.
Noi, che una volta votavamo centrosinistra, sai, quegli ingenui che stanno ancora aspettando la legge sul conflitto di interessi, noi, lo sappiamo.

Facciamo La Cosa Seria

Altro che Cosa Bianca.

Facciamo la Cosa Seria.

Un movimento aperto a quel 99 per cento di cittadini che non vive di rendite e di finanza: che siano giovani o anziani, deboli o forti – perché anche i forti possono prendere con onore la responsabilità di essere garanzia degli altri.

Un movimento laico di quella laicità che è la più intelligente garanzia della solidarietà senza esegesi politica.

Nella Cosa Seria le porte sono aperte a tutti coloro che si riconoscono nelle priorità di programma che sono poche e chiare. Nella Cosa Seria ci si impegna ad essere includenti nel senso più pieno: quello che combatte le oligarchie, le iniquità, le rendite di posizione e le corporazioni.

Nella Cosa Seria la memoria è un punto di programma: la memoria della Storia di questo Paese (la migliore come stimolo e la peggiore come vaccino) e la memoria delle scelte politiche delle persone che vogliono starci. I liberisti smodati sono liberisti smodati, perché ne abbiamo memoria. I sostenitori prostituiti ai berlusconismi in tutte le sue salse sono incompatibili con noi, perché ne abbiamo memoria. I fiancheggiatori politici di persone condannate per mafia sono avversari politici senza mediazioni, perché ne abbiamo memoria.

Chi ha votato in Parlamento la sistematica distruzione della scuola, della magistratura, dei diritti dei lavoratori, delle emergenze per sfamare gli appalti, del suolo trasformato in appetitoso margine di monetizzazione, delle infrastrutture utili dimenticate, della sicurezza idrogeologica in nome del profitto, della sanità pubblica e di tutto ciò che è stato confiscato ai diritti, nella Cosa Seria non ha posto perché la memoria è il primo ingrediente della democrazia e i ravveduti dell’ultimo minuto sono alchimisti che ormai sappiamo riconoscere.

Nella Cosa Seria anche la verità è un punto di programma: la verità giudiziaria, la verità storica e la verità politica. Non si parteggia per questo o quel potere: si pretende l’emersione totale dei fatti e si difende chi lavora per questo. Senza calcoli elettorali e posizionamenti da patetico risiko politico.

Nella Cosa Seria si dialoga con il cuore dei partiti: i militanti, gli amministratori, le tante persone serie e per bene che fanno politica con impegno e passione in giro per l’Italia. Perché il sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, era un politico, Pio La Torre era un politico, Peppino Impastato era un attivista politico: la politica in Italia per molti è stata ed è una Cosa terribilmente e meravigliosamente Seria.

Nella Cosa Seria l’equità non è un spot europeista di macroeconomia ma passa attraverso un ridistribuzione dei diritti e dei doveri, dei costi e dei benefici e soprattutto delle opportunità. Opportunità garantite a tutti: la meritocrazia passa per forza da qui.

Nella Cosa Seria vincere le elezioni è un mezzo e non un fine. E anche governare dopo averle vinte è un mezzo e non un fine.

Nella Cosa Seria i diritti civili non sono più negoziabili con nessuno, né rinviabili, né assoggettabili a compromessi al ribasso o a diktat provenienti da chi fa della propria fede un elemento di divisione e non di fratellanza. E per questo, anche per questo, non sono alternativi ma al contrario strettamente connessi con i diritti sociali.

Nella Cosa Seria si pensa che i cinque miliardi di euro spesi finora per bombardare l’Afghanistan siano stati rubati al welfare, agli ospedali, agli asili nido, alla scuola pubblica. E che le spese in aerei da guerra o in supercannoni tecnologici siano solo un furto ignobile ai danni dei  pensionati come dei precari.

Nella Cosa Seria si sta insieme, perché un’alleanza politica non è un matrimonio e quindi non divorzi se il tuo alleato urla troppo quando parla o è maleducato. Nella cosa seria conta la politica vera, il programma da realizzare, non le simpatie.

Nella Cosa Seria quando dici «ce lo chiede l’Europa» pensi alla legge anticorruzione mai fatta, al salario minimo garantito in Francia, al congedo parentale obbligatorio per i papà della Svezia, al reddito minimo di cittadinanza garantito da tutti gli stati europei tranne che da noi, in Spagna, Portogallo e in Grecia. Pensi a un modello di previdenza sociale che tuteli anche i lavoratori precari e le donne che devono lasciare il posto di lavoro in gravidanza, pensi a una legge sulla procreazione assistita che non ti costringa ad andare all’estero per fare un figlio, pensi al pluralismo dell’informazione e alla diffusione della rete.

Nella Cosa Seria siamo europeisti convinti, per questo pensiamo che l’Europa unita non sia quella delle banche ma quella dei cittadini, e che i mercati finanziari debbano essere controllati e le speculazioni scoraggiate con misure come la Tobin Tax per privilegiare gli investimenti sul lavoro e l’impresa.

Nella Cosa Seria ci si batte per un’Europa matura e solidale con un indirizzo comune, un esercito comune, liste comuni al parlamento europeo e una banca centrale in grado di mettere al riparo i singoli stati dall’attacco della speculazione finanziaria.

Nella Cosa Seria pensiamo che ciascuno sia cittadino del Paese in cui nasce, che l’immigrazione sia una risorsa e non una minaccia.

Nella Cosa Seria vogliamo che il carcere serva a rieducare e non a umiliare e che la detenzione sia l’ultima opzione dopo il ricorso a pene alternative.

Nella Cosa Seria siamo convinti che la lotta all’evasione si combatta abbassando la soglia del pagamento in contanti e tracciando i pagamenti. E che sia ingiusto aumentare il prelievo fiscale ricorrendo all’aumento dell’Iva e non alla patrimoniale.

Nella Cosa Seria immaginiamo città liberate dal traffico e dall’inquinamento grazie alle piste ciclabili, al car sharing, con un trasporto pubblico più efficiente e meno macchine.

Nella Cosa Seria crediamo che l’Italia meriti una politica industriale che punta a un modello di sviluppo sostenibile; nella Cosa Seria pensiamo che si cresca riconvertendo e non cementificando, puntando sulle energie alternative e non sulle grandi opere.

Nella Cosa Seria si fanno le primarie, si scelgono i parlamentari, non si decide mai soli, né in due o in tre.

Nella Cosa Seria sappiamo che la parola “sinistra” nel Paese ha ancora un senso diffuso che non appartiene a ceti politici né a gruppi dirigenti. È un sentimento, un modo di stare al mondo, un’appartenenza ideale e concreta che richiede coerenza e che non può ridursi in piccoli e particolari interessi di bottega, antiche inimicizie e gelosie d’appartenenza.

Per questo chiediamo che Sinistra Ecologia e Libertà e una parte consistente del Partito Democratico siano il motore di una coalizione che sia una Cosa Seria. Che guardi a Italia dei Valori, Federazione della Sinistra, ALBA, Verdi e tutti coloro che si riconoscono in un manifesto di posizioni chiare e realmente governabili, oltre che di governo. Perché non ci piace la strategia dell’inerzia per capitalizzare il consenso trascinandosi alle prossime elezioni, ma preferiamo la semplicità e la chiarezza delle idee da valorizzare insieme. Soluzioni collettive per risolvere i problemi, insieme: politica presa come una Cosa Seria.

 

Questo documento è stato scritto a molte mani (da Giulio Cavalli, Francesca Fornario, Alessandro Gilioli, Matteo Pucciarelli, Luca Sappino e Pasquale Videtta) ma non ci interessano i padri o i primi firmatari; ci interessa farsene carico e condividerlo. Sul serio.