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lidia ravera

Bisogna strappare erbacce, potare, dissodare, estirpare radici velenose, arare. Bisogna lavorarla, la terra della politica.

Il problema è che, purtroppo, la politica è arrivata ai suoi minimi storici, come professione consigliata.
Nessuno la augurerebbe a suo figlio. Chi la pratica si crea un circolo di complici & sodali, per potersi distaccare dal mondo, dalla realtà, dalla società. Sono tanti piccoli clan, con lingua e tradizioni autoctone, spesso inquinati dall’endogamia.

Io, in un certo senso, li capisco: non puoi essere guardato storto anche quando vai al cinema, a mangiare una pizza, a prendere un caffè. Li capisco, ma vorrei metterli in guardia. Questo guardarsi in cagnesco fra eletti ed elettori, questa frattura che si fa sempre più radicale fra la “polis” e il politico, è un rischio grave per la democrazia. Anzi, ormai, è una malattia. Per guarirla non basta innestare, nel terreno infestato da robusti cespugli di gramigna, un paio di fragili pianticelle della “società civile”, col rischio che non attecchiscano e il secco le faccia morire.

Bisogna strappare erbacce, potare, dissodare, estirpare radici velenose, arare. Bisogna lavorarla, la terra della politica. Seminare qualcosa di vero, qualcosa di nuovo. Idee, linguaggio, principi, progetti. Tutto. Bisogna bonificare, e poi ricominciare da zero. Non sarà facile né breve, ma, alla fine, saremo “società civile” tutti. Gente della città, gente della polis. Rappresentati e rappresentanti.

Lidia Ravera qui: una testa prestata (per fortuna) alla politica.

Pomigliano miniera moderna e contrattualizzata

Ho pensato a lungo alla vicenda degli operai Fiat di Pomigliano. Ho pensato anche a come si potrebbe dipingere una situazione che stride con ogni diritto del lavoro eppure, anche questa, sembra diventata una battaglia ideologica o una nota di meridionalismo di spettacolo. Poi ho letto quello che ha scritto Lidia Ravera e mi ci sono ritrovato. Per intero.

I Cipputi di Lidia Ravera

La classe operaia, fino al 1980, doveva “dirigere tutto”. O almeno così si cantava, in piazza. Dall’80 all’89 ha incominciato ad abbassare la testa, sotto l’urto della ristrutturazione. Con la caduta dei regimi comunisti, sono stai “liberati” lavoratori che non aveva mai avuto il permesso di lottare,a dispetto di quello che si cantava in piazza. I malpagati del secondo mondo. Con la globalizzazione, ai malpagati si sono sommati gli affamati. Malpagati e affamati sono accolti a calci se si affacciano al primo mondo, ma tornano utili se restano nel loro, così la Fiat cambia “mondo”, e risparmia. Per riavere la fabbrica a Pomigliano, la classe operaia deve accettare turni di 8 ore senza mangiare, 2 settimane l’anno di straordinario, A “pari condizioni” lavorano soltanto gli ufo-robot. Il prossimo “ente inutile” da chiudere sarà, probabilmente, il Sindacato.

http://www.unita.it/news/lidia_ravera/100103/i_cipputi