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marcello dell’utri

Anche oggi

Siamo al lavoro per ultimare il libro e lo spettacolo “L’amico degli eroi” sulla vita, opere e omissioni di Marcello Dell’Utri. Il crowdfunding continua e vi chiedo una mano: condividetelo, fatelo sapere agli amici. Casa per casa, come diceva qualcuno.

Trovate tutto qui.

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‘Ci vorrebbe una militanza del bello’ (la mia intervista per L’Indro)

(l’articolo originale è qui)

Schermata del 2015-04-01 19:54:41Attore, scrittore, regista, politico: per Giulio Cavalli non si tratta di quattro carriere distinte, ma degli aspetti coordinati di un’unica attività coerente, tesa a mantenere viva l’informazione e la coscienza critica sui fenomeni criminali del nostro Paese. Ne è un esempio L’innocenza di Giulio, una disamina del processo a Giulio Andreotti che ha assunto sia la forma del libro-inchiesta, sia quella di spettacolo teatrale. Eletto due volte consigliere regionale in Lombardia, la prima volta con IdV e la seconda con SEL, dal 2009 vive sotto scorta a causa delle minacce ricevute da mafiosi a causa dei suoi spettacoli, ma rifiuta ogni mitizzazione: in una recente intervista a Radio Diciannove ha dichiarato: «Tra la vita sotto scorta e una cartella di Equitalia, mi deprime ancora di più la seconda». Il suo nuovo spettacolo, ironicamente intitolato L’amico degli eroi, è incentrato sulla figura di Marcello Dell’Utri, il dirigente Fininvest e senatore di Forza Italia recentemente condannato per mafia in via definitiva. La produzione avviene interamente attraverso la formula del crowdfunding, cioè con una raccolta fondi anticipata attraverso la Rete.

Perché uno spettacolo su Marcello Dell’Utri?

Diceva Mark Twain che non bisogna aver paura di ciò che non conosciamo, bensì di ciò che riteniamo vero e invece non lo è. Ed io ho il terrore che qualcuno si sia convinto che i veri boss, quelli che hanno tirato le fila della criminalità organizzata in Italia, siano stati due subnormali come Riina e Provenzano, e si dimentichi di porsi le domande giuste su chi ne siano state le vere menti dal 1992 a oggi. C’è un processo in corso, e in un Paese normale a fianco del processo indiziario ci deve essere anche un processo sociale e culturale. È a quest’ultimo che vorremmo dare un po’ di spinta.

Come e quando è nato L’amico degli eroi?

In realtà è nato già quando scrivevo L’innocenza di Giulio. La riflessione che feci allora con Caselli e Lucarelli è che se l’andreottismo è riuscito a rinascere come un’araba fenice evidentemente lo ha fatto attraverso il dellutrismo. I risultati giudiziari sono stati poi estremamente diversi: nel caso di Andreotti si è riusciti a far rientrare tutto sotto un’innocenza mai verificata, mentre con Dell’Utri è stata inevitabile la condanna. A me la figura di Dell’Utri interessava particolarmente, perché è il tipico siciliano che è diventato molto “lombardo”, cioè è riuscito ad abbinare la peggiore sicilianità, la conoscenza degli ambienti mafiosi, con l’imprenditorialità “turbo” (turbo anche dal punto di vista etico) della peggiore Lombardia.

Stai dicendo che Dell’Utri è stato l’avanguardia dell’ascesa della Mafia al nord?

Io penso che la Storia ci dica che Dell’Utri sia stato il primo a far sognare alla Mafia, a Cosa Nostra, di poter avere interlocutori altissimi e un ruolo da protagonista all’interno della politica italiana. Si è passati dalla Mafia gregaria, talvolta utile idiota, di Giulio Andreotti, alla Mafia protagonista delle decisioni politiche di questo Paese.

Il tuo spettacolo è finanziato attraverso il crowdfunding. È stata una scelta derivata dalla volontà di evitare condizionamenti, o un obbligo dovuto all’impossibilità di produrlo in altro modo?

Per la verità non abbiamo mai neppure provato a finanziare lo spettacolo in modo tradizionale. So che sarebbe molto “epico” raccontare di avere ricevuto dei no, ma non abbiamo mai neppure posto la domanda. Anche se da noi sono ancora sperimentali, teniamo presente che in Europa le produzioni in crowdfunding sono ormai una realtà consolidata, direi quasi abituale, sia per la letteratura che per il teatro. E ricordiamoci che ci troviamo in un Paese in cui a decidere le sorti produttive di uno spettacolo sono politici la cui cultura teatrale è pressoché inesistente. Ti confesso che, dopo essermi dovuto confrontare con piccoli assessori molto più che, come sarebbe normale, con i miei referenti, che dovrebbero essere i miei spettatori e i miei lettori, mi sono detto: visto che il mio pubblico mi ha sempre dimostrato fiducia, facciamolo diventare protagonista. Questo serve anche a responsabilizzarlo: in Italia si parla tantissimo, spesso anche esagerando, di come l’informazione sia controllata, asservita; ma poi, quando c’è la possibilità di partecipare a un meccanismo di autonomia, tutti si tirano indietro.

Credi che il crowdfunding possa essere praticato anche da spettacoli meno politici del tuo, e quindi senza una componente di militanza?

Io credo si sì. Anzi, mi auguro che in Italia si riscopra presto la “militanza del bello”, che è stata ciò che nei secoli scorsi ha reso grande questo Paese nel campo della cultura, dell’arte e anche del teatro. Una militanza così sarebbe proprio utile, e tra l’altro politicamente trasversale. È vero che ora come ora il crowdfunding è un metodo di finanziamento che viene associato soprattutto alle startup, il feticcio di questi ultimi anni. Ma sono convinto che sia proponibile anche per il teatro, e per spettacoli, per così dire, “più teatrali” dei miei. Non credo che solo il teatro civile abbia questo onore e onere, una partecipazione al Bello troverebbe adepti anche in questo Paese. Del resto ci sono esempi di spettacoli partiti con previsioni di pubblico bassissime che si sono rivelati grandi sorprese, il che dimostra che chi tiene in mano i fili della produzione teatrale nazionale spesso si è dimostrato strabico, o perlomeno miope. La nascita di spettacoli indipendenti potrebbe anche far rinascere una critica più popolare, che non sia il risultato della masturbazione di un circolino di quattro o cinque “monopolisti alla critica” che la sottraggono agli altri.

La cifra che ti sei posto come obiettivo per il crowdfunding non è ancora stata raggiunta. Lo spettacolo andrà in scena comunque?

Andrà in scena comunque. Tieni conto che abbiamo avuto un’antipatica sorpresa, e c’è un’indagine in corso : la raccolta fondi era stata sospesa perché si era presentato un coproduttore che poi si è rivelato fasullo. Ma sono assolutamente convinto che riusciremo a raggiungere la cifra in tempi brevissimi.

Si è trattato di un’operazione di boicottaggio, di una truffa o di cos’altro? Non lo so. Sicuramente la persona in questione aveva precedenti penali anche per truffa, e amicizie vicine ad ambienti ndranghetisti. Se è stata una coincidenza, è stata mitologica, fantascientifica. Se non lo è stata, se ne occuperanno le forze dell’ordine.

giulio20050033 In questi giorni Sky ha trasmesso le prime puntate di 1992, una serie televisiva in cui Marcello Dell’Utri è uno dei personaggi. Le hai viste?

Sì. Noi però con questo spettacolo abbiamo voluto fare una cosa molto diversa. Non abbiamo voluto fare una ricostruzione storica, perché volevamo evitare di fare a Marcello Dell’Utri il piacere di essere considerato già Storia. Io vorrei che fosse considerato presente, un pericolo contemporaneo e tuttora inquinante. Ritengo che i dellutrismi siano vivi e vegeti. Nella stessa città di Milano l’eventualità di un percorso teatrale sulla disumanità di Dell’Utri è stata accolta in alcuni ambienti culturali con un po’ di spavento. Quindi non stiamo parlando di un personaggio che andando in galera è stato del tutto archiviato. Più che parlare di chi, cosa e quando (del resto gli atti giudiziari sono già un compendio perfetto per chi vuole istruirsi su questo), a noi interessa descrivere dal punto di vista culturale il palermitano arrampicatore sociale che, grazie all’aiuto del brianzolo egocentrico, riesce a diventare padrone di alcuni gangli vitali di questo Paese. Mi spaventa che la cultura, che l’approccio alla vita e all’etica di Dell’Utri sia preso ad esempio. E mi spaventa il fatto che le uniche persone cui abbiamo concesso di fare battute infime su vittime di mafia siano state prima Andreotti e poi, non so perché, Dell’Utri.

Come è organizzato lo spettacolo?

In diversi quadri in cui Dell’Utri parla in prima persona, tranne un paio di scene che sono dedicate alla presentazione di Vittorio, cioè Mangano, e di Silvio, cioè Berlusconi. Lo spettacolo è molto più vicino alla formula della giullarata rispetto a L’Innocenza di Giulio, lo trovo più vicino a miei inizi. C’è una sorta di gramelot, anche se molto moderno. E abbiamo voluto che ci fosse dietro un bel digrignar di denti, una risata che spesso rimane soffocata dalla tragicità, mentre qui abbiamo voluto tenere lo spettacolo più votato al sorriso.

La formula dello spettacolo prevede anche rappresentazioni a richiesta…

Sì. Ho la fortuna di avere un mio circuito molto poco teatrale, che di solito nasce dalla riunione di tre o quattro persone che nel loro paese si dicono: “Perché non invitiamo Cavalli e non proviamo a riaprire il dibattito su questo argomento?”. È stato così per tutti i miei spettacoli, e probabilmente lo sarà anche per questo. Il che da un lato è rischiosissimo, perché si può finire a predicare ai convertiti, a godere tutti insieme di come siamo bravi a denunciare e a sapere. È un rischio da cui cerco di ripararmi, perché mi fa paura diventare autistico dal punto di vista teatrale. D’altra parte, però, è vero che questo mi consente una libertà di manovra che altri non avrebbero. È inutile nascondersi che, quando in questo Paese si parla di teatri, anche di teatri stabili, le paturnie dell’assessore di turno diventano sempre di importanza vitale, come se fossero le più ficcanti osservazioni culturali del momento.

C’è un pubblico minimo per una tua rappresentazione?

No, la nostra idea è sempre stata quella di andare ovunque ci chiamino. Fortunatamente non abbiamo mai avuto problemi di pubblico. Tieni conto però, e ne vado molto fiero, che mi esibisco allo stesso prezzo con cui mi esibivo dieci anni fa. Non amo la nomea di “teatro civile”, ma per chi come me opera in modo che il teatro non sia solo un prodotto culturale, ma anche una concezione morale, lo spettacolo nel minuscolo oratorio del piccolo paese ha la stessa importanza di quello che ti fa recensire sui quotidiani nazionali.

(per contribuire alla produzione dello spettacolo basta andare qui)

Parlano di noi e di voi: Fanpage.it sul #crowdfunding de L’Amico degli eroi.

da fanpage.it:

di Enrico Colaiacovo

Schermata 2015-01-10 alle 15.27.43In passato ho sostenuto progetti di crowdfunding e ne sono stato davvero felice. Il primo è stato Comando e Controllo, un docufilm del bravissimo giornalista Alberto Puliafito. Un lavoro che ha fatto capire a noi aquilani tutto quello che non riuscivamo a spiegarci della gestione dell’emergenza da parte della Protezione Civile di Guido Bertolaso. In quella circostanza il contenuto emotivo del sostegno al progetto fu enorme, con un risultato straordinario.
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Sono stato contento di sostenere altri progetti di crowdfunding. Uno è stato Quando la città soffre, un film documentario di Carla Grippa, Marco Bertora e Giacomo Toricelli che affronta il tema del disagio sociale nelle sue manifestazioni urbane. Un tema delicato e importante, sul quale in passato non sono mancate iniziative di tipo giornalistico e altre ce ne saranno, ma che è importante affrontare e indagare senza mai risparmiarsi.

Un altro progetto che ho sostenuto con grande interesse è stato At Home, l’ultimo lavoro di un mio carissimo amico, il bluesman Pierluigi Petricca. Un CD al quale non avrei proprio rinunciato, per molte ragioni. Per Pierluigi e per la passione con la quale si è dedicato alla musica. Perché mi piace davvero molto. Perché il tipo di blues adatto al mainstream non lascia spazio a questo tipo di approfondimento musicale, a questi canoni stilistici e, più banalmente, a chi non ha un pubblico vasto.

Il caso del lavoro di Giulio Cavalli vale tutte queste considerazioni insieme. Il teatro, d’altra parte, è la sintesi di tutte le forme d’arte e come ci ricorda il motto che Nicola Piovani ha voluto per il suo sito web: il teatro è il linguaggio del futuro. Un futuro al quale guardiamo con la speranza di non commettere più gli errori del passato, di non subire più i soprusi del passato, di non vedere più il nostro paese nelle mani della mafia. L’amico degli eroi parla della storia dei fondatori di un partito che ha governato dieci anni negli ultimi venti avendo saldamente il ruolo di primo partito del paese. Uno di questi fondatori, Marcello Dell’Utri, l’amico degli eroi, dal 2014 sconta una pena di 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
Ecco, per dire, noi siamo amici di Giulio non degli eroi. Noi sosteniamo il progetto.

Intanto vediamo di farcela.

Schermata 2015-01-10 alle 15.27.43Siamo all’ultimo mese del cammino lunghissimo di preparazione dello spettacolo e libro L’AMICO DEGLI EROI. In questi giorni alcune associazioni ci hanno fatto sapere di essere in fase di raccolta per stabilire la propria cifra di partecipazione alla produzione sociale (il nostro #crowdfunding è qui) e ovviamente li ringraziamo fin da subito. Lo spettacolo armai sta assumendo forme quasi definitive e devo dire di esserne soddisfatto. Qualcuno mi dice che in giro ormai la vicenda di Dell’Utri sia considerata “vecchia”, “passata” e “poco interessante” ma faccio questo lavoro da abbastanza tempo per sapere che inoculare disinteresse ed indifferenza è il modo migliore per non essere costretti a pagare anche lo scotto “politico” e “sociale” di una vicenda. L’ho detto moltissime volte e l’ho anche scritto: credo che il teatro abbia il dovere di tenere la guardia alta lì dove è facile lasciarsi andare. Non cavalchiamo onde ma con molta umiltà cerchiamo di provocarne, piuttosto. Siamo fatti così. A giorni dovremo anche essere in grado di avere le prime bozze del libro. Lavoriamo, quindi. E possiamo crederci solo perché voi ci state credendo con noi. Per questo vi chiediamo, se potete e se volete, di aiutarci in queste ultime settimane dando visibilità alla nostra raccolta fondi. Le informazioni le trovate nella pagina di produzionidalbasso e sul blog.

Intanto buon venerdì.

#crowdfunding con il cuore al caldo

Per la nostra produzione sociale del nostro prossimo spettacolo (e libro) su Dell’Utri, Mangano e compagnia bella (trovate tutto qui) mi arriva una lettera bellissima di Bruno che ha acceso un rigenerante profumo di libertà. Per voi che leggete ve l’appoggio qui e a Bruno (e al piccolo Rocco) intanto mando un abbraccio zuppo di gratitudine:

Caro Giulio, seguo da sempre il tuo lavoro, ho letto il tuo libro, NOMI, COGNOMI E INFAMI tempo fa, e purtroppo mi è mancata l’occasione di poter vedere uno dei tuoi spettacoli per motivi logistici. ho seguito dall’inizio la vicenda della produzione di “l’amico degli eroi” con quella triste storia dell’impegno non mantenuto. Da siciliano quale sono, non posso che essere felice e onorato che una voce così pulita come la tua si levi, su questo mare di indifferenza che ruota attorno alla diffusa illegalità siciliana, che ha sempre frequentazioni politiche romane, o milanesi che dir si voglia, indifferenza che a volte è peggio dell’omertà. faccio il fotografo, e insegno fotografia nella formazione siciliana, che come sai a causa di malaffari politici prima, e di beghe politiche adesso, il nostro settore è da più di due anni in alto mare, con arretrati di pagamento anche di 15 mensilità. Non mi vergogno a dire che ho pensato spesso in questi ultimi tempi di aderire al tuo crow funding, ma poi, in questa incertezza economica, ho dovuto sempre destinare le somme, se pur piccole, ad altre urgenze. Oggi finalmente ho deciso di apportare la mia goccia, anche se minuscola, e prenotare una quota del libro. Io e la mia compagna Letizia, abbiamo deciso che il nome da scrivere alla fine del libro sia quello di nostro figlio, Rocco D’Andrea, che oggi ha poco più di un mese di vita. L’augurio è che un giorno, leggendo il tuo libro, con su anche il suo nome, si possa rivedere nei valori della legalità e capire che la cosa più pericolosa per la propria libertà è tacere, pensando, come diceva il grande De Andrè, di non essere comunque coinvolti !!! grazie del tuo impegno e buon lavoro

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Sottoscrizione sul web per “L’amico degli eroi” (parlano di noi)

da ILCITTADINO:

25 febbraio 2015

CITTADINOTre giovani, un destino comune: l’ascesa. Nel gotha dell’economia, nel microcosmo dell’asfittica politica italiana, sulle cronache nazionali. Marcello, Silvio e Vittorio, ovvero Dell’Utri, Berlusconi e Mangano, e le loro vite – dall’infanzia all’età adulta – che, in modi diversi, si intrecciano. E costruiscono qualche pagina della storia di questo Paese. L’attore e autore lodigiano Giulio Cavalli, più volte finito nel mirino delle cosche, per sette anni anche direttore artistico del Nebiolo di Tavazzano, torna al teatro civile e alla narrativa con L’amico degli eroi, nuova produzione in fase di allestimento per la scena italiana con uno spettacolo teatrale e un volume. Il lodigiano, che oggi vive a Roma, ha già incassato il consenso di chi ha deciso di sostenere il suo progetto attraverso la campagna di crowdfunding lanciata qualche mese fa e ancora aperta. L’obiettivo, diffuso tramite il sito Produzioni dal basso, è quello di arrivare a quota 10mila euro. Nella giornata di ieri, a 52 giorni dalla chiusura dell’iniziativa, la campagna ha catalizzato 102 sostenitori, che hanno donato complessivamente 5.350 euro. Sul palco con Cavalli, che ha debuttato con un’anteprima della pièce al Festival di Teatro Civile di Legambiente, poi diventato anche coproduttore dello spettacolo, Stefano Cisco Bellotti, ex dei Modena City Ramblers, che lo aveva già accompagnato nel suo ultimo lavoro, L’innocenza di Giulio. «Questo non sarà uno spettacolo incentrato solo sugli atti giudiziari, come quello su Giulio Andreotti – annuncia Cavalli – : c’è un ritorno importante alla forma del teatro e alla narrazione letteraria per raccontare non solo delle vicende ormai note di Marcello Dell’Utri, “l’amico degli eroi”, ma anche per raccontare di un modello di servitori, coloro che assumono importanza tacendo delle cose». Cavalli cammina a ritroso e romanza la vita di Dell’Utri a partire dall’infanzia, «in una famiglia borghese ma decadente del centro di Palermo» per poi arrivare all’adolescenza e alla scalata nell’imprenditoria. «Mi interessava raccontare anche di un determinato rapporto tra alcuni parti del Nord e del Sud dell’Italia – spiega Cavalli – : tra quel Nord che si appoggia in modo sicuramente non etico a un Sud che fa da lubrificante». Se lo spettacolo e il romanzo sono centrati sulla vita di Marcello Dell’Utri, comprimari al protagonista sono sicuramente Silvio Berlusconi, raccontato nella sua ascesa prima alla Milano che conta poi alla ribalta nazionale, e Vittorio Mangano, meglio noto come “lo stalliere di Arcore”. «Lo spettacolo sarà ulteriormente presentato ai finanziatori con delle iniziative di teatro in casa – spiega il lodigiano, che aprirà le porte delle sua dimora romana e aggiunge -: Con gli ospiti rigorosamente controllati. Chiederemo il casellario giudiziario». Il debutto nazionale dello spettacolo potrebbe essere ospitato nella manifestazione estiva Ponza d’autore, curata dai giornalisti Gianluigi Nuzzi e David Parenzo. «Il libro è in dirittura d’arrivo – chiude l’autore -, conterrà il copione dello spettacolo e altri quattro capitoli di approfondimento».

Rossella Mungiello

Cantiere in corso: “L’amico degli eroi”

Artwork_A3_L'amico_degli_Eroi_CMYKlightIl progetto di spettacolo (e libro) L’amico degli eroi sta prendendo corpo e in questi giorni trova la sua (quasi) forma finale: oltre alla parte prettamente teatrale (quella di narrazione pura di cui ho parlato anche con gli amici de L’Ora Quotidiano qui) stiamo concludendo il montaggio degli spezzoni video che saranno le fondamenta della parte “documentale”. Non che ci sia molto da aggiungere agli atti processuali (che credo, ancora una volta, avrebbero procurato un terremoto politico in un Paese normale con un muscolo della curiosità non atrofizzato) ma quello che mi interessa, che ci in teressa è cogliere in Marcello Dell’Utri (e Vittorio Mangano e ovviamente il loro padrone) una formula di servilismo che non dista troppo dall’Arlecchino servitore di due padroni di goldoniana memoria: anche il fine di Marcello è quello di mangiare a sazietà.

Dopo l’anteprima stiamo anche cominciando a preparare la distribuzione dello spettacolo che, come tutti i nostri lavori ultimi, seguirà poco i canoni ufficiali del malandato teatro canonicamente inteso quanto piuttosto le molte associazioni di cittadini che ritengono la memoria un esercizio quotidiano fondamentale per l’ecologia democratica. Mi sorprende tra l’altro (anzi no, non mi sorprende per niente) che nessuno dei miei “colleghi” teatranti o comunque generalmente “operatori culturali” sottolinei la distribuzione sociale come il vero grande ritorno di questi anni di crisi della cultura: come già ci insegnò il maestro Dario Fo esiste un teatro che per argomenti e modi può continuare a vivere senza bisogno di istituzionalizzarsi e questa non può che essere una buona notizia (a proposito: tutti zitti sulla distribuzione sociale anche del film di Sabina “La trattativa”, che non si sappia che il pubblico desidera un film di più di quanto lo dovrebbe desiderare la “grande distribuzione”).

Stiamo cercando di parlare e far parlare anche del crowdfunding (io continuo a preferire “produzione sociale”) che ci permette di completare la produzione dello spettacolo e la stampa e distribuzione dei libri. Se ci credete anche voi aiutateci a spargere la voce. Le donazioni si raccolgono qui.

Buona lavoro. A noi e a voi.

è la buona cultura che forse può essere madre di una buona politica

La mia intervista per L’ORA QUOTIDIANO:

Schermata 2015-01-02 alle 16.56.35La storia di Marcello Dell’Utri, raccontata direttamente dall’ex senatore, in un monologo a metà tra la cronaca giudiziaria e la letteratura. S’intitola L’Amico degli Eroied è l’ultimo lavoro di Giulio Cavalli, il regista teatrale milanese già autore di un libro e di uno spettacolo su Giulio Andreotti (L’innocenza di Giulio, Chiarelettere, 2012). “Andreotti – spiega Cavalli – ha creato la politica come padrona della mafia. Dell’Utri invece ha inventato la mafia che si fa politica”.

In pratica è questa la differenza tra prima e seconda Repubblica?
Si. Anche la differenza tra la gestione del processo Andreotti e quello Dell’Utri cambia in questo senso.

Ovvero?
Con Andreotti i giornali tendevano a smentire la sentenza, con Dell’Utri invece l’obbiettivo era addebitare tutte le condotte soltanto all’ex senatore. E’ a questo che serve il mio  spettacolo: a ricordare che oggi il governo è sostenuto anche da quel partito creato proprio da Dell’Utri, l’uomo che fa da tramite tra Berlusconi e Cosa Nostra. Ed è proprio così che finisce in un certo senso lo spettacolo.

Come?
Con Dell’Utri che il giorno prima della fuga in Libano incontra Berlusconi in un ristorante. L’ex premier dice, rivolto ai giornali: “Volevate il politico mafioso, prendetevi Marcello ma adesso basta”. E Dell’Utri ribatte: “la mia fedeltà ti è ancora più utile adesso che finisco in galera”. E’ il concetto del servitore del potere, dell’uomo che cerca un padrone su cui puntare e che fa del servilismo la sua icona. L’incipit dello spettacolo racconta proprio gli albori del servo Dell’Utri.

Che sarebbero quali?
C’è questa scena in cui un giovane Dell’Utri si mette per la prima volta la cravatta e vede la città di Palermo divisa in due: da una parte persone da abbattere, dall’altra tanti pioli, gente a cui aggrapparsi per salire i gradini sociali. Se ci pensiamo, presi singolarmente personaggi come Dell’Utri, Mangano e Berlusconi sono anche comici in un certo senso. Uniti insieme, a Milano, diventano la miscela perfetta della politica per legittima difesa.Che arriva a creare il prototipo di Berlusconi che diventa addirittura premier per legittima difesa.

Hai avuto problemi nella produzione di questo spettacolo?
Si, c’era un strano tizio che si era impegnato a produrlo, firmando anche un contratto. Ma poi è svanito: ovviamente l’ho denunciato, vedremo le indagini a cosa porteranno. Di certo però ci ha causato un rallentamento, dovevamo essere pronti per ottobre, e invece credo che una data ipotetica per il debutto possa essere marzo. Certo adesso mi serve il sostegno del pubblico: per questo motivo ho lanciato una campagna di produzione sociale.

Una sorta di crowdfunding.
Si, l’ho chiamata così perché non mi piacciono gli inglesismi. Semplicemente credo che per essere liberi dobbiamo lavorare soltanto con il sostegno del pubblico. Per questo chiedo un sostegno a chiunque pensi che la storia di Dell’Utri non sia da derubricare semplicemente a uno dei tanti berlusconismi, insieme alle prostitute e al resto, ma sia da ricordare come atto fondamentale di questa seconda repubblica. Penso che il cosiddetto teatro civile serva a questo. Anche se la parola teatro civile non significa nulla: come dire che esiste un teatro incivile.

Mi ricorda la famosa frase scritta sul teatro Massimo a Palermo: vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire. Credi ancora che la cultura possa avere un valore sociale così importante oggi?
Assolutamente si. Io ho fatto il consigliere regionale in Lombardia, durante l’ultimo mandato di Formigoni. Erano anni in cui ero l’unico ad arrivare in Regione scortato dai carabinieri, mentre gli altri venivano portati via in manette dalle forza dell’ordine. Nonostante quell’esperienza penso di poter fare di più con i miei spettacoli.

Non pensi che anche a livello culturale questo paese sia ormai ridotto in macerie?
Certo. Questo perché si continua a pensare che, come vent’anni fa, ci vuole una buona politica che faccia da matrigna ad una buona cultura. Il rapporto si è invertito da anni: è la buona cultura che forse può essere madre di una buona politica. D’altra parte in questi anni la cultura è arrivata prima della magistratura su molte cose.

Hai parlato della prima e della seconda Repubblica: e la terza invece? Che cos’è cambiato oggi?
Fino a pochi giorni fa pensavo che fossero cambiati gli interpreti mantenendo identiche le modalità. Dopo Mafia Capitale credo che non siano cambiati nemmeno gli interpreti: viviamo di un ritorno dell’attività criminale.

Nessuna differenza col recente passato quindi?
Assolutamente no. La terza Repubblica non riesce neanche a nominare Nino Di Matteo nei discorsi di fine anno delle alte cariche. E’ una Repubblica identica a quella di Andreotti. E’ una Repubblica in cui il non detto vale sempre di più rispetto al resto.

Clicca qui per leggere un’estratto dello spettacolo

Puoi contribuire alla produzione dello spettacolo cliccando qui