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micaela campana

Una Campana smemorata e l’onorevole omertà di governo

Prendete un deputato. Mettetelo in Commissione Giustizia, il cuore pulsante di un Paese ferito dai crimini organizzato di mafiosi, massoni e speculatori di ogni sorta. Pensate alla responsabilità di quel deputato.

Prendete un partito che dimette il sindaco di Roma mentre la città affonda in un’indagine che svela una rete criminale che affonda le radici tra la violenza e la politica. E mentre quel sindaco diventa il capro espiatorio (ma non ci crede quasi nessuno) il presidente del partito Matteo Orfini si dichiara pronto a querelare chiunque avvicini il nome del suo partito (il PD) a Mafia Capitale. E sembra che ci creda davvero mentre sbraita. Così come sembra che ci creda davvero Matteo Renzi quando in televisione ci dice che Ignazio Marino “si è dimesso”.

Ora fate che inizi il processo di Mafia Capitale (anche se un pezzo d’informazione sembra essersi distratta)  e che venga citato come teste una deputata. Si chiama Micaela Campana ed è in Commissione Giustizia. Ed è del partito che non vuole essere accostato a Mafia Capitale. Ed è moglie di un ex assessore in Campidoglio coinvolto nello stesso procedimento. Sempre del PD.

Seguitemi: la Campana ha organizzato un incontro tra Salvatore Buzzi (che in questa storia è uno dei cattivi) con il vice ministro degli Interni Filippo Bubbico (che dovrebbe essere quello che protegge i buoni, pensate, che è quello che ieri ha tolto la scorta al testimone di giustizia Ignazio Cutrò). La deputata Campana (nonché membro della Commissione Giustizia) infila una serie di “non ricordo”, di risposte degne di un film comico sulla mafia siberiana. Quando parla invece incappa in dichiarazioni che contraddicono la realtà dei fatti. A un certo punto il giudice le dice: «Non dire la verità sotto giuramento è un reato.» A un deputato membro della Commissione Giustizia.

Ieri verso sera esce una nota dell’Ansa che dice la deputata Micaela Campana ha resto una testimonianza segnata “da una serie di bugie e reticenze smentite dal contenuto degli atti processuali.” Ha mentito. E verrà probabilmente indagata per falsa testimonianza. Una componente della Commissione Giustizia. Responsabile nazionale per il welfare nel Pd, il partito del Presidente del Consiglio.

(il mio buongiorno per Left continua qui)

Com’era quella cosa del PD che non c’entra con Mafia Capitale?

(Da Giornalettismo, qui)

È un’imbarazzante testimonianza quella resa al processo su Mafia Capitale da Micaela Campana, deputata Pd e componente della comissioni Giustizia, che si è seduta nell’aula bunker di Rebibbia come testimone per la difesa di Salvatore Buzzi. La parlamentare è stata più volte ripresa dalla giudice, infuriata per i numerosi «non ricordo». «Non dire la verità sotto giuramento è un reato», le ha ricordato la presidente della Corte Rossana Ianniello.

Essendo ex moglie dell’ex assessore in Campidoglio Daniele Ozzimo, imputato nello stesso procedimento, Campana avrebbe potuto avvalersi della facoltà di non rispondere. Ma lei ha deciso comunque di rispondere alle domande (come a quella su un incontro organizzato per Buzzi con il viceministro agli Interni Filippo Bubbico), mostrandosi però poco credibile per i chiarimenti non forniti. La giudice Iannello le ha perfino chiesto a che titolo sia componente della commissione giustizia di Montecitorio se nemmeno riconosce le regole basilari del processo. Lo racconta oggi Federica Angeli su Repubblica:

Micaela Campana risponde sempre le stesse cose, anche a domande diverse. Ed è questo che agli occhi dell’aula, nel corso della 128esima udienza del maxi- processo Mafia capitale la rende poco credibile a fronte del mare di intercettazioni che, ora l’avvocato Santoro di Buzzi ora il pm Luca Tescaroli le leggono. «Per quale motivo fissò un incontro tra Bubbico e Buzzi?», «Fu lui a chiedermelo, ma non so di cosa dovessero parlare» replica la deputata.
«Mi faccia capire – chiede seccata la presidente – lei fissa un incontro col sottosegretario Bubbico a Buzzi solo perché lui glielo aveva chiesto, senza conoscere il motivo di tale richiesta?». «Non ricordo» dice l’esponente dem.

Campana non è stata convincente nemmeno quanto ha parlato dell’interrogazione parlamentare che Buzzi le chiese di presentare. La deputata ha dichiarato di non ricordare telefonate del ras delle cooperative per farle pressione. Continua Angeli su Repubblica:

Anche in questo caso però le sue parole sono smentite dalle intercettazioni: un suo collaboratore infatti spiegò a Buzzi che ancora una volta era stato Bubbico a dire di prendere tempo. «Quanto all’incontro organizzato al Viminale per far parlare Buzzi col prefetto Morcone?». «Andai anche io – risponde l’onorevole Campana – ma non ricordo di cosa, Buzzi parlò con il prefetto Manzzione (Morcone non si presentò, ndr). Di qualcosa sul centro di Castelnuovo di Porto, ma nello specifico non saprei».
La giudice Ianniello perde la pazienza: «Eppure lei è giovane: come mai questi continui vuoti di memoria? Lei assiste a un incontro, è presente in una stanza e non sa di cosa hanno parlato?».
Infine l’sms: «un bacio Grande Capo». «Come mai si rivolge così a Buzzi», chiede il pm Tescaroli? «Questione di rispetto nei confronti di una persona più grande di me».

Ma non è finita qua. Perché dal Messaggero emergono altri elementi, sempre più imbarazzante per l’esponente della segreteria del PD. Di cui a questo punto è lecito aspettarsi le dimissioni. La Campana ammette i finanziamenti “Chiesti e ricevuti” da Buzzi per la campagna elettorale “tutte legale” precisa. Scrive il Messaggero

Campana ha ammesso di aver chiesto e ricevuto dal ras delle coop diversi contributi elettorali. Soldi in favore dell’ex marito l’assessore Daniele Ozzimo, già indagato e condannato a due anni e due mesi per corruzione, e del partito nazionale. Contributi legittimi, ha spiegato. Per sé, quando si è candidata come consigliera municipale nel 2001(«di cui non ricordo se pervenuti perché la legge non prevedeva il rendiconto», ha specificato) e «ventimila» per la candidatura in Campidoglio dell’ex marito. Un finanziamento quest’ultimo, per sua stessa ammissione, arrivato a pochi mesi dalla separazione, tanto da suscitare la curiostà della presidente del collegio, Rosanna Ianniello: «Visto che all’epoca si era già lasciata con suo marito perché fu lei a fare da tramite?». «Perché lo ritenevo una persona valida per il Campidoglio», ha precisato la deputata.

La bugia dell’onorevole Micaela Campana (PD)

Ha poco da lamentarsi l’onorevole del PD Micaela Campana che protesta per i possibili fraintendimenti del suo sms a Salvatore Buzzi, uomo coinvolto in pieno nell’inchiesta Mafia Capitale. Chiede che non siano estrapolate le frasi in modo che possano essere fraintese ma a leggere bene l’ordinanza (che abbiamo pubblicata per intero qui) c’è qualcosa di peggio del “bacio virtuale” via sms:

La sera del 20.03.2014, Salvatore BUZZI riceveva notizia del fatto che l’interrogazione, proposta dai parlamentari del PD da lui definiti “amici miei”, a breve sarebbe stata presentata. Già alle ore 18.31, Umberto MARRONI (deputato PD, ndr)  gli inviava un SMS recante il testo: “Ho parlato con Micaela meniamo” e, in riferimento alla stesura del testo, precisava “La sta preparando Micaela”.
[…]
Infine, alle ore 21.03, riceveva l’attesa notizia proprio da Micaela CAMPANA, la quale inviava al BUZZI il seguente SMS: “Parlato con segretario ministro. Mi ha buttato giu due righe per evitare il fatto che mi bloccano l’interrogazione perche non c’e ancora procedimento. Domani mattina ti chiamo e ti dico. Bacio grande capo”.
Alle ore 15.49 del 21.03.2014, Salvatore BUZZI riceveva un SMS dal BARBIERI (assistente dell’onorevole Campana, ndr), che lo informava di un “rigetto” dell’interrogazione per difetto di presupposti, avendo come esclusivo fondamento le notizie di stampa: “Buongiorno mica (Micaela, ndr) aveva depositato interrogazione, ma l’ufficio responsabile ce l’ha rigettata perche non era congrua essendo basata solo su articoli di giornali, ora l’ufficio ce la riscrive affinche non venga rigettata ma ci vorra qualche giorno. Simone”.

Io, fossi in lei, penserei bene anche all’opportunità di dimettermi. Sul serio.