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opposizione

Ora attenzione ai restauratori e ai roditori

Ci sono 209 miliardi sul piatto. Piaccia o non piaccia Giuseppe Conte ha fatto ciò che doveva fare e ha ottenuto ciò che doveva ottenere mentre l’Europa si è dimostrata all’altezza della situazione. L’Italia avrà 146 miliardi nei prossimi due anni e i restanti 63 miliardi arriveranno nel 2023. In mezzo ci sono da fare le riforme che l’Europa chiede da tempo e c’è da dimostrare competenza e intelligenza sulla gestione dei soldi. I precedenti non fanno ben sperare ma augurarsi il malaugurio non è una mossa intelligente.

Fantastica la reazione dell’opposizione (se così si può chiamare un centrodestra in cui ormai ognuno va per conto suo sempre intento a mangiarsi il suo alleato più vicino): Giorgia Meloni dice che si doveva fare “di più” (di più di cosa non si capisce e come si avrebbe dovuto fare non si capisce nemmeno), Salvini è praticamente impazzito accusato perfino dai suoi di essersi impegnato in panzerotti e mozzarelle mentre quelli in Europa trattavano e Berlusconi invece invoca addirittura il Mes segnato una distanza siderale rispetto alla Lega. Il caos che regna da quelle parti non si vedeva da mesi: l’opposizione è senza leader per troppo affollamento di presunti leader. A posto così.

Decidere come spendere i soldi è politica: le priorità, le promesse, gli obbiettivi e le visioni si vedono nella ripartizione dei capitoli di spesa. Non si può promettere attenzione a un settore a parole e senza finanziamenti. La ripartizione di questi soldi sarà la carta di identità di questo governo. Ma c’è un rischio, anzi due, dietro l’angolo: i restauratori e i roditori.

Dei restauratori ne abbiamo lungamente parlato nel numero di Left in edicola: sono quelli che di tutta questa storia vedono solo una marea di soldi da poter usare per i propri interessi personali, per le proprie prebende e per potere accontentare i propri gruppi di potere. L’Italia, nelle sue classi dirigenti e nelle sue lobby, è un Paese che è cambiato molto meno dei governi che si sono succeduti e l’idea di un largo governo nazionale nasconde la voglia dei soliti noti di poter mettere mani su quei soldi. Questi vorrebbero sembrare conservatori e invece sono arraffatori, semplicemente.

Attenzione anche ai roditori: sono quelli incapaci di piantare alberi che vivono per creare buchi sugli alberi degli altri e rivendere come vittorie le disfatte altrui. Non serve nemmeno fare i nomi. Anche di questo ne abbiamo parlato in un buongiorno di qualche giorno fa.

Buon giovedì.

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Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

Fratoianni a TPI: “Governissimo con Berlusconi? Non con noi. Ci sono interessi economici dietro”

Il rifinanziamento della Guardia Costiera libica ha spaccato il governo. Sono in molti a lamentare un cambio di rotta sull’immigrazione. Ne abbiamo parlato con il deputato Nicola Fratoianni di Leu, per TPI.it.

Fratoianni, ancora una volta l’Italia finanzia quelli che sono considerati quasi universalmente dei veri e propri aguzzini. Non le sembra che la gestione di questo Governo, in tema di immigrazione, non si discosti molto dalla gestione con Salvini al ministero dell’interno?
Per la verità non è cambiato molto nemmeno con quello che è successo con i governi precedenti al primo governo Conte: sono stati loro ad avviare la collaborazione con le autorità libiche. Piuttosto la votazione di ieri, con i voti contrari di 14 senatori e 23 parlamentari, indica che i numeri di chi si oppone a questa politica in campo migratorio sono decisamente più alti. Il rifinanziamento è passato con un voto trasversale che ha coinvolto anche i partiti all’opposizione.

E intanto rimangono lì anche i decreti sicurezza…
La discussione sui decreti sicurezza si sta svolgendo con un altro tratto e alla luce del lavoro che stiamo facendo mi sento di dare un giudizio prudentemente positivo perché da quel che vedo credo sia possibile ottenere un risultato assai significativo rispetto all’obiettivo che ci eravamo dati, ossia cancellare gli aspetti più regressivi che quei decreti avevano introdotto in materia di immigrazione.

Cosa ha pensato quando ha letto la notizia di quel cadavere rimasto per 15 giorni in acqua, avvistato ben 4 volte e con nessuna autorità che si è mossa?
Ho pensato che che il comportamento dell’Europa di fronte alla vicenda migratoria che ormai da troppi anni investe il Mediterraneo centrale resta un comportamento ipocrita e troppo spesso indifferente. Io sono stato in quel mare più di una volta, su diverse navi, e so che significa stare su una barca, in condizioni precarie, quando si ha l’impressione che non ci sia nessuna possibilità di arrivare sull’altra sponda.

Possiamo però dire che gli elettori che hanno a cuore la solidarietà possono essere ben poco soddisfatti di questo governo?
Certo non possono essere soddisfatti fino in fondo perché io credo che affrontare in modo radicalmente diverso le politiche migratorie sia la strada migliore per sconfiggere la destra peggiore di questo Paese. Serve un’alternativa radicale molto maggiore di oggi. Nello stesso tempo non sono tra quelli che pensa che le politiche migratorie siano le stesse del governo precedente: non lo sono nelle scelte concrete, nel rapporto con le ONG e nella gestione di porti. E spero di poter dire ben presto, forse a settembre, che non lo sarà più neanche sul terreno della legislazione.

Prodi e De Benedetti invocano addirittura Berlusconi. Che ne pensa?
Il rientro di Berlusconi è una vecchia tentazione che torna in alcuni momenti della politica italiana, la tentazione della trasversalità dell’unità nazionale intesa però come trasversalità di interessi. Penso che sarebbe un errore strategico e per quanto mi riguarda incompatibile con la nostra presenza.

Leggi anche: Rifinanziamento Guardia costiera libica, 23 dissidenti Pd e LeU votano contro il governo; 2. [Retroscena] – Nel Pd è saltato l’asse Zingaretti-Franceschini: ora il governo rischia davvero (di Luca Telese)

L’articolo proviene da TPI.it qui

Migranti, ora le parole non bastano più: l’opposizione deve “metterci il corpo”


Prima Rossella Muroni piazzandosi davanti ai pullman di Castelnuovo di porto, ora Magi, Fratoianni e Prestigiacomo, lo stesso PD che ne ha prontamente chiesto una commissione d’inchiesta sono la prova che Salvini va affrontato “mettendoci i corpi” e che l’opposizione forse ha capito che la vergogna è tutta lì fuori, bisogna mischiarsene, mostrarla, andarla a prendere, darle voce, dare un nome e un cognome a tutti quelli che oggi sono solo numeri mischiati con la propaganda, utili per essere usati vuoti, solo per i chili che pesano.
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Prima opposizione: affilare l’attenzione

C’è stato l’aereo di Renzi, con tanto di filmatino funebre. Air Force Renzi, lo chiamavano, e ci hanno promesso che ne avrebbero fatto poltiglia. Anvedi il cambiamento, abbiamo pensato tutti. Hanno raso al suolo le case dei Casamonica. In realtà era il risultato di un percorso che andava avanti da anni, in collaborazione tra la sindaca di Roma e la Regione, ma il ministro dell’Interno ha impugnato la marcia della ruspa come se fosse un’alabarda spaziale e tutti abbiamo pensato “che duri, che fichi, finalmente”.

Ci hanno detto che i fannulloni funzionari ministeriali si divertono, oltre a non lavorare, a cambiare di notte i decreti del governo. L’avevamo sempre sospettato. Che odiosi quei privilegiati strapagati con il posto fisso nel cuore del potere. Non ci hanno detto di chi era la manina. Ma fa niente.

Hanno fatto il pieno con gli stranieri stupratori. Poi in realtà alcuni li hanno assolti. Tutto inventato. Anvedi che pugno duro però, ahò.

Ci hanno elencato portata per portata, la cena dei Benetton per dirci del ponte Morandi crollato a Genova. Finalmente qualcuno che fa i nomi e i cognomi, abbiamo pensato, addirittura che ci illustra il menù. Che forza.

Hanno detto che la domenica tutti i negozi sarebbero rimasti chiusi (ve li ricordate i negozi chiusi?) e noi abbiamo pensato finalmente qualcuno che assume posizioni impopolari, giorni e giorni a parlarne. Niente. Non se ne sa più niente.

Il ministro dell’Interno ha parlato degli ultrà e della sicurezza negli stadi. Anzi, mica della sicurezza: dei buu contro i negri che sono normale atteggiamento sportivo. Giorni e giorni a parlarne. Ha addirittura convocato i tifosi (“però”, abbiamo pensato): non si è presentato nessuno.

L’ultima boutade ieri: Lino Banfi all’Unesco per portare il sorriso in mezzo ai troppi puri laureati che inquinano il mondo.

E mentre noi ci facciamo dettare l’agenda dalle cazzate, in fondo, si muove la ferocia contro gli ultimi, l’isolamento internazionale e non si riesce a sapere esattamente se il Paese in cui viviamo sia pronto al boom economico favoleggiato da Di Maio o alla recessione che, tra gli altri, è scappata sempre a Di Maio.

La prima opposizione che possiamo mettere in atto è affilare l’attenzione. Non farci dettare l’agenda da questa compagine d’avanspettacolo e rimanere sulle domande che riteniamo giuste. Pretendere risposte. Non entrare nella combriccola che si dà di gomito e non si accorge che mentre Lino Banfi impazza altri disperati, ancora, vengono buttati in mezzo alla strada. Perché questi non ce l’hanno con i neri. Odiano i disperati che sporcano la loro narrazione. E la disperazione, ahimé, arriva per tutti.

Buon giovedì.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2019/01/24/prima-opposizione-affilare-lattenzione/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

Prima opposizione: affilare l’attenzione

La prima opposizione che possiamo mettere in atto è affilare l’attenzione. Non farci dettare l’agenda da questa compagine d’avanspettacolo e rimanere sulle domande che riteniamo giuste. Pretendere risposte. Non entrare nella combriccola che si dà di gomito e non si accorge che mentre Lino Banfi impazza altri disperati, ancora, vengono buttati in mezzo alla strada.

Opposizione a colpi di “fannulloni”

Quindi il governo ha finalmente scritto il decreto che contiene il cosiddetto reddito di cittadinanza. Spetta a chi ha la cittadinanza (o comunque Ue) e a chi risiede con una permanenza almeno decennale sul nostro territorio. Sarà vincolato all’Isee e farà riferimento a chi non oltrepassa la soglia dei 9.360 euro. Si riceverà su una carta ricaricabile a disposizione per gli acquisti (esclusi ad esempio i giochi a premi) oltre a coprire le utenze domestiche. I Centri dell’impiego si occuperanno (speriamo meglio di come facciano ora) dell’inserimento lavorativo mentre durante la giornata i beneficiari avranno il dovere di dedicare tempo a lavori di pubblica utilità in attesa di un’offerta congrua che arriverà nell’arco di 18 mesi. Anche le aziende beneficeranno di uno sgravio fiscale nel caso in cui decidano di assumere qualcuno dei destinatari dell’iniziativa. I controlli saranno affidati a Inps e Guardia di finanza.

Il reddito di cittadinanza (che non è un reddito di cittadinanza vero e proprio) potrà funzionare o meno ma era fin da subito uno dei punti chiave del programma di governo del Movimento 5 Stelle. È anche uno dei punti fondamentali del cosiddetto contratto di governo con la Lega.

Si tratta senza dubbio di un provvedimento di grande portata, ciccia o no. Servivano più soldi? Sì, certo, ma questi sono. Criticarne le modalità però non può permettere di negare che si tratti di una grande manovra di ridistribuzione della ricchezza a favore dei più svantaggiati. In mezzo a loro ci saranno furbi e delinquenti? Certo che sì, ci sono anche nel governo, per dire. Da qui all’accusare i beneficiari come fannulloni però il passo mi sembra molto ardito. L’italia ha un serio problema di povertà. I poveri saranno sempre grati a chi si occupa degli ultimi.

Migliorarlo è lecito. Prendere per il culo i poveri (tutti) personalmente, umilmente, mi pare un pessimo modo per fare un’opposizione che funzioni.

Buon venerdì.

 

 

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2019/01/18/opposizione-a-colpi-di-fannulloni/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

Se per Boschi e PD deridere i poveri sul reddito di cittadinanza significa fare opposizione

“Dice Di Maio che col reddito di cittadinanza da oggi cambia lo Stato Sociale. La colonna sonora infatti diventa ‘Una vita in vacanza’” ha twittato ieri l’ex ministra Maria Elena Boschi per attaccare il nuovo reddito di cittadinanza carato dal governo. E in quella frase, seppure breve, ci sono tutti gli errori del PD degli ultimi anni. Il mio articolo per Fanpage è qui:

https://www.fanpage.it/se-per-boschi-e-pd-deridere-i-poveri-sul-reddito-di-cittadinanza-significa-fare-opposizione/