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Politica

Milano 4: il giocattolino di Silvio che vomita cemento

La polluzione cementizia di Silvio Berlusconi ha buttato l’occhio nella zona di Arcore tra lo stadio comunale e viale Monte Rosa per partorire l’ennesima cittadella coprente. Il progetto è stato presentato dall’ IDRA ( la società che cura il patrimonio immobiliare del premier) all’amministrazione comunale di Arcore (con maggiornaza, neanche a dirlo, in quota PDL). Dovrebbe chiamarsi Milano 4 per seguire quella profilassi numerica di scudi (1: scudo fiscale, 2: processo breve, 3: legittimo impedimento e 4: legge Valentino sui pentiti), donne (1: Carla Elvira Lucia Dall’Oglio, 2: Veronica Lario e poi 3, 4, 5, 6, 7 ad libitum…), cittadelle (Milano 1, 2 e 3) e prescrizioni che scandiscono la sua carriera.

L’eventuale realizzazione di Milano 4 richiederebbe una variante urbanistica e un bel po’ di nulla osta. L’area infatti ha destinazione agricola e sarebbe in parte oasi naturale protetta. Saranno i vertici del Parco della Valle del Lambro e della Regione a esprimersi qualora Arcore decidesse di procedere.

Mentre la società civile, l’associazionismo e la politica si interroga sulle soluzioni per un consumo etico di suolo, un parco si ritrova a doversi difendere dalla fame di cemento di un governo del territorio sempre più asservito agli oneri di urbanizzazione. Dopo la privatizzazione dell’acqua, l’idea privatistica della Difesa spa, i faccendieri  nella privatizzazione delle emergenze con l’incivile Protezione Civile ora siamo ai “parchi cementizi”.


Per spedire l’appello al presidente e al Cda Parco Valle Lambro, cliccare su inoltra, copiare e incollare il testo, poi copiare l’indirizzo del presidente nei contatti A.

In Cc copiare gli indirizzi dei componenti del Cda.

presidente@parcovallelambro.it

alfredo.vigano@parcovallelambro.it; gianni.cassina@parcovallelambro.it;giampietro.corbetta@parcovallelambro.it; igor.debiasio@parcovallelambro.it;ezio.fodri@parcovallelambro.it; arturo.lanzani@parcovallelambro.it;ezio.miotto@parcovallelambro.it; giacomo.scotto@parcovallelambro.it;salvailparco@gmail.com

Caro Presidente, salvi il parco!

Sembra un’affermazione assurda, infatti l’ente di gestione di un parco regionale esiste proprio per tutelare il territorio e migliorare la qualità della vita, ma è apparsa sui giornali locali una notizia molto preoccupante:

Arcore, Berlusconi vuole Milano 4, un business da 220 milioni di euro.

L’ Idra, l’immobiliare di famiglia del premier, ha presentato alla giunta della cittadina, capitanata da Marco Rocchini, un progetto che vuole edificare 150.000 metri cubi in cambio una casa di riposo e di 20 milioni di oneri di urbanizzazione, che non riparerebbero per nulla i danni dell’insediamento.

Tra Milano 4 ed area Falck, Arcore avrebbe quasi il 20% di abitanti in più in pochi anni. Significherebbe servizi al collasso e traffico ancor più caotico, una vivibilità compromessa per sempre.

L’area, all’interno del parco regionale, è uno dei corridoi ecologici della Dorsale Verde nord Milano, un progetto inserito nel PTCP per salvare e connettere tra di loro le ultime aree verdi della Brianza. Con la colata di cemento ipotizzata i parchi brianzoli dell’Est Milano diventeranno giardinetti di una megalopoli, più o meno come lo è Parco Solari nel centro di Milano 1.

Le aree agricole sono importanti per creare anche a nord di Milano un parco di cintura intorno alla Brianza, territorio con percentuali urbanizzazione più alte d’Europa e in cui vivono ammassati quattro milioni di esseri umani, che devono condividere gli spazi disponibili con aree produttive di ogni genere e dimensione, autostrade, strade statali e provinciali, svincoli giganteschi, vaste superfici degradate, ex paesi e cittadine ormai conurbate senza soluzione di continuità a costituire agglomerati dormitorio, tutti uguali e senza identità.

Nel cuore della Lombardia il fiume Lambro e il Parco Valle Lambro “hanno già dato”, concedendo larga parte del territorio a Pedemontana, un nastro d’asfalto che porterà altre auto, altro rumore ed inquinamento e speriamo non ulteriore cemento. Pedemontana taglierà in due il parco, modificando per sempre il territorio; saranno aperti cantieri che dureranno anni, aggiungerne altri nello stesso comune produrrà la paralisi del traffico.

L’acqua del fiume è importante, ma il parco del Lambro, non è solo quello, non è solo un parco naturalistico, è parco perché ha brandelli del bel paesaggio agrario della Brianza, ammirato da grandi viaggiatori e poeti del mondo. Noi brianzoli lo stiamo distruggendo. La Valle Lambro, se ripensata, potrebbe essere non solo conservata nei suoi valori storico-paesistici, ma anche diventare una straordinaria risorsa ricreativa per il buon vivere di chi abita in questa regione. Costruire edifici nelle zone agricole extra parco naturale di queste o di più piccole dimensioni, vuol dire invece distruggerlo in modo irreversibile.

Anche se il richiedente del progetto è una persona molto influente nella politica e negli affari, si può creare un precedente pericolosissimo. Se un parco regionale può’ essere cementificato con tanta facilità allora ci chiediamo:ma i parchi a cosa servono?

L’Ente Parco ha il dovere morale e una precisa responsabilità istituzionale di dire NO a questo scempio, non tanto per noi che scriviamo oggi, quanto per le generazioni che verranno. Vogliamo che i nostri figli possano conoscere e identificarsi con la Brianza, ossia un territorio ben preciso con la sua cultura e la sua storia millenaria, e non con un ammasso interminabile di case, capannoni e strade tutte uguali.

La difesa dell’identità del nostro territorio passa da scelte cruciali come questa, siamo sicuri che Lei e l’ente che Lei rappresenta non vorrà assumersi la responsabilità di una scelta così clamorosamente contro la nostra storia.

Cordiali Saluti

Adesioni

Associazioni nazionali e regionali:

LIPU-BirdLife Italia, Legambiente Lombardia, WWF Lombardia, Italia Nostra Lombardia.

Associazioni locali:

Associazione Amici della Natura di Triuggio, Associazione ecologica La Puska di Lentate sul Seveso, Associazione per i Parchi del Vimercatese, Associazione Torrette Bini Dosso Boscone di Macherio, Comitato per l’ampliamento del Parco Brianza Centrale, Comitato per il Parco di Monza “Antonio Cederna”, Comitato per il Parco Regionale della Brughiera, Commissione Cultura Alternativa di Carate Brianza, Equibici di Lissone, Insieme in Rete per uno Sviluppo sostenibile, Italia Nostra di Monza, Arcoreciclabile, Wwf Sezione Groane gruppo di Seregno, WWF Vimercatese, Legambiente Desio, Legambiente Seregno, Legambiente Monza, Gruppo Valle Nava di Casatenovo, Associazione Amici del Grugnotorto, Wwf Oasi Le Foppe, Comitato per gli Alberi e il Paesaggio, Comitato Parcheggio di Arcore, Monzainbici FIAB, Natura e Arte di Arcore, Gruppo ecologico Amici del Lambro di Sovico, Ecologisti democratici, Gruppo Vita Animale Milano Circolo Gaia Legambiente Usmate Velate, Associazione Volontari le Contrade Onlus Inverigo, Associazione Orrido di Inverigo, Comitato Bevere Briosco, Aranciablu – Concorezzo, Circolo Legambiente ViviBurago, ArcoREsiste, Comitato Salute e Ambiente Mozzate.

Forze politiche e liste civiche:

Sinistra Ecologia Libertà di Monza e Brianza, Sinistra e Ambiente Meda, Partito Democratico di Arcore, Rifondazione Comunista della Brianza, Il Centrosinistra di Concorezzo, Verdi Alternativi Arcore, Lista Civica per il Bene Comune di Concorezzo, Alternativa Verde Desio, Movimento Per il Bene Comune – lista civica nazionale, Verdi Bernareggio.

Blog e siti web:

Vorrei, Brianza Centrale, Brianza Popolare, La Città Continua, Ciwati, Il blog di Andrea Mollica USA 2012, Blog del Vimercatese, Pd Vedano Olona, Marco Lamperti.

Adesioni individuali:

Giulio Cavalli, Pippo Civati, Marcello Saponaro, Letizia Palmisano, Andrea Mollica, Pino Timpani, Alessandro Tognoni, Alberto Giacalone, Luigi Riccio, Zeno Celotto, Alessandra Anzaghi, Pier Luigi Mora, Alberto Colombo, Guido Battistini, Romano Binifaci, Viuncenzo Camparada, Enrico Fontana, Claudio Edmondo Vicari, Paolo Viganò, Alberto Confalonieri, Nevina Agostini, Granco Isman,Paola Bassi, Mauro Baioni, Maria Luisa Bosisio, Roberto Galdini, Pierluigi Galimberti, Paolo Forneris , Paolo Paiato, Maurizio Zilioli, Giovanni Perego, Michele Zappa, Claudio Angelici, Patrizia Soardi, Casiraghi Matteo, Laura Birolini, Corpo Musicale di Villasanta, Fausto Perego, Franco Calandri, Mauro Colombo, Vincenzo Cuoco, Eleonora Caggiani, Matteo Barattieri, Christian Brambilla, Roberto Balladore, Fabrizio Casavola, Massimo Cambiaghi, Nicola Gianino, Tosco Giannessi, Luigi D’Amato, Fabio Corgiolu, Giuseppe Cassanmagnago, Patrizia Farina, Ivano Riva, Sergio Barbieri, Elio Matteoli, Loredana Aquino, Maurizio Sala, Ilaria Villa, Rosalia Biffi, Elisabetta Patelli Presidente Verdi della Lombardia, Titta Colombo, Andrea Rota Nodari, Gian Luca Galeazzi, Silvia Colombo, Silvia Mattavelli, Mario Colombo, Adriana Galgano, Marco Fassino, Giordano Giussani, Vero Agostoni, Antonio Piemontese, Cristina Zanchi, Martina Francesca, Piera Dossi, Margherita Magnaguagno, Elena Gimelli, Vittorio Liotto, Danila Baldessari, Sala Loris, Mattia Perego, Federica Colombo, Maurizio Oliva, Susanne Arnaboldi, Luca Laurenti, Susanne Arnaboldi, Federica Colombo, Antonio Pizzinato, Patrizia Miozzi, Elena Banfi, Paola Pilotti, Andrea Vannini, Andrea Moreschini, Beniamino Giordano, Gianni Del Pero, Angeline Van Neck, Fortunato Fulvio Bitonto, Valentina Baccetti, Alvaro Pelà, Francesco Gentile,Silvia Caprara, Gabriele Proverbio, Mattia Lento, Cristina Spagna, Daniele Tomasi, Sonia Frascatore, Chiara Ballabio , Lucia Facchini, Giancarlo Giombetti, Yoko Ippolitoni, Ileana Torza, Simone Milesi, Alberto Casiraghi, Francesco D’Aloisio, Ilaria Tonarelli, Erminio Clerici, Cordiali Saluti, Paola Bosetti, Massimo Benetti presidente Monzainbici FIAB, Cinzia Colombo, Elena Luca, Elena Ricci, Cesare Fossati, Marina Gentilini, Giovanni Pennati, Marina Gentilini, Bona Gavazzi, Maria Francesca Guerra, Pierluigi Rosa, Mauro Trabucchi, Michele Cazzaniga, Sandro Conforti, Rita Riva, Colombo Maria Grazia, Serena De Santis, Michele Faglia, , Francesco A. Meneghetti, Bianca Montrasio, Cristina Balbiano, Arturo Beltrami, Matteo Colaone, Riccardo Lissoni, Emanuele Bottiroli, Cassanmagnago Daniele, Beppe Rositani, Stefano Regoli, Ferrari Maria Grazia, Locatelli Federico, Giovanni Gambatesa, Ian Gazzotti, Giulia Saredi, Fiorella Turla, Edoardo Ballo, Alessandra Sardi, Laura Farina, Zappa Luca, Sergio Muratore, Gianluca Morelli, Francesco Paoletti, Anna D’Ascoli, Orlando Riva, Alessandro Faes, Fulvio Rota, Roberto Brambilla, Salvatore Paleari, Paola Santeramo, Pres. Cia, Alessandro Sartorio, Alberto Braga, Danilo Villa, Erminia Belli, Dario Rinco, Luigi Gariboldi, Luciano Inglesi, Augusto Capra, Stefano De Martini, Claudio Beltrame, Achille Nicola, Luigi Lecchi, Stefano Felice, Rosanna Achille, Riccardo Appiani, Massimo Limonta, Giuseppe Bergamelli, Nicola Iannantuoni, Alessandro Manca, Costanza Pratesi, FAI-Fondo Ambiente Italiano, Luigi Santambrogio, , Giacomo Correale Santacroce, Davide Biolghini, Rosaria Reggiani, Elisa Bonazza, Romeo Cerri, Sen. Gianni Confalonieri, Ennio Muraro, Dario Cagliano e famiglia – Vimercate, Giacomo Passoni, Fabio Gottardi, Alfredo Bossi, Paolo Rovelli, Laura Maria Oggioni, Alfio Sala, Claudio Cardi , Stefano Frigerio, Maurizio Valota, Livia Mastrini , Tiziana Frigerio , Fabio Pozzi, Sara Didoni, Cristina Crippa, Marco Monguzzi, Elisabetta Fossati, Natalia Missani, Elena Ronco, Salvatrice Felice, Arturo Binda, M.Daniela Dell’Acqua, Marco e Chiara Arosio, Alfio Sironi, Massimiliano Bevacqua, Olga Fedeli, Dino Dall’Osso, Anna Carotta, Alberto Albertini, Michele Fava, Daniela Sabbatini, Edoardo Manfredini, Paola Sodi, Marco Angioletti, Carla Enrico Seppia, Enrico Stucchi, Elisa Karin Pipier, Andrea Seppia, Viganò Asther, Mauro Molinari, Nazareno Colombo,Maria Grazia Mauri, Romano Rocchetta, Fasoli Clementina, Davide Bernareggi, Rosaria Pizzuto, Elena Colombo, Chiara Sonia Tavolini, Iva Besana, Stefania Antonini Silvia Mazza, Ramanand Edoardo, Monica Perez Gila, Maria Grazia Colombo, Stefania Gariboldi, Walter Mauri, Lucia Ballo, Andrea Cazzaniga, Maurizio Minora, Alberto Mauri, Ilaria Mazzoleni, Nadia Bortolotti, Emanuele Colombo, Luca D’Achille, Marco Binarelli, Ruggero Sanvito, Fiamma Borgni, Elisa Giacchino, Raffaele Comi, Roberto Carone, Giova Narda, Greta Piovano, Daniela Pollastri, Giuseppe Cristofaro, Giuseppe Sunseri, Rosaria Corbetta, Manuela Proserpio, Sabina Rossi, Valentino Ballabio, Monica Frigerio, Serena Colombo, Gabriella Albanese, Duillio Fenzi, Paola Pasina, Maddalena e Lorenzo Corbetta, Piergiorgio Casella, Francesco Ranieri, Elena Colombo.

Video sullo smog di Formingoni: complimenti all’auto satira goverantiva

Ho avuto il piacere d’incappare nello sportivissimo spot di Formigoni ciclista contro lo smog mentre con le auto blu al seguito si cimenta nel ruolo di cittadino modello per andare al palazzo della Regione. Oltre che aver apprezzato la pubblicità subliminale al marchio Impregilo (secondi 0.17 e 0..23) possiamo finalmente constatare come la preoccupazione e la responsabilità verso il problema del pm10 schizzi notevolmente solo in occasione delle campagne elettorali.

Oltre ad avere grande curiosità per le “presunte misure strutturali” di cui Formigoni parla, ritengo che sia importante ricordarne l’inefficacia vista i 20 giorni su 36 in cui, dall’inizio dell’anno, è stata superata la soglia d’allarme smog.

Ridurre un problema così complesso e profondo come quello dell’inquinamento atmosferico in Lombardia ad una pedalata fuori porta è il solito, prevedibile, marchettaro e rassicurante gioco dello slogan piuttosto che l’analisi e la progettazione.

Mi auguro che il Presidente Formigoni decida quanto prima di risolvere il problema nelle sedi e nei modi che sono della politica e non attraverso azioni pubblicitarie da discount.

Colgo l’occasione per invitarlo ad assistere allo spettacolo di Dario Fo sui problemi ambientali che mi pregio di rappresentare in questi giorni a Milano per ascoltare la voce d’esimi scienziati che testimoniano un’emergenza di cui non c’è nulla da ridere.

Sarà mio gradito ospite a piedi, in bicicletta, o, se ci riesce, infilandosi in uno degli strapieni mezzi pubblici di Milano.

Lo spot di Formigoni

http://www.youtube.com/watch?v=w4IQvzFreks

Che fine ha fatto Prosperini?

«Ecco, sappiate che non desidero che vada più niente in onda se non c’è la mia presentazione… perché a ottobre si vota e… l’opportunità sono io che la giudico, e dico che è opportuno che il dottore (Prosperini parla di se stesso, ndr) ci sia sempre… se noi adesso facciamo una cosa, è per la campagna elettorale… non per far vedere la cosa bella!».  P.G. Prosperini

Sul suo sito malinconicamente languono le sue ultime crociate politiche: raccolte firme per il crocifisso, la castrazione e il fiore all’occhiello di quell’articolo 52 bis da inserire nel codice penale perchè “La difesa legittima in luoghi privati e loro pertinenze adibiti ad abitazioni ed esercizi pubblici deve essere considerata sempre possibile indipendentemente dai metodi, dalla condotta e dai mezzi usati da colui che pone in essere la necessità di difendersi.: i resti (deliranti) dell’attività politica di un Ras in salsa padana.

Che Pier Gianni Prosperini abbia ricevuto da Babbo Natale un bel paio di manette accusato di corruzione e turbativa d´asta (oltre ad altre amene irregolarità come l’avere fatto pagare agli elettori lombardi i manifesti elettorali dell’onorevole La Russa) è fatto arcinoto. Forse si sa un po’ meno che l’assessore Prosperini è stato sostituito dalla deputata Pdl – e oggi neoconsigliere regionale lombardo- Paola Frassinetti, avvocato genovese di 53 anni, che si è subito messa in luce chiedendo l’istituzione di un albo nazionale per le associazioni autorizzate a parlare nelle scuole della tragedia delle foibe per evitare che «come purtroppo è già successo in passato, negli istituti a parlare del dramma dei confini orientali vadano associazioni comuniste che, avvalorando tesi riduzioniste, arrivino al paradosso di cercare di dar ragione agli aguzzini anziché alle vittime». Ma non è questo il punto.

Pier Gianni Prosperini è stato assessore in Regione Lombardia e quindi uomo di fiducia di Roberto Formigoni: quello stesso Formigoni che oggi si ripresenta con il sorriso al borotalco sui manifesti per l’ennesimo mandato elettorale di un sultanato lombardo che ha superato i tempi fisici del “mandato” per sfociare in “un’epoca” di governo, coccolato da Comunione e Liberazione e il suo ramo confindustriale Compagnia delle Opere. La decisione di un arresto cautelare non può (e non deve) essere un timbro di colpevolezza assodata; certo pone degli interrogativi che sono almeno politici. Mentre Formigoni e le truppe pidielline colgono la palla al balzo per la solita accusa di giustizia ad orologeria, mentre il centro destra si interroga se sia il caso o no di permettere la candidatura all’ex assessore, rimane di fondo una domanda: qualcuno si è accorto che oggi, come nel 1992, c’è in carcere un assessore accusato di quegli stessi reati dei bei tempi craxiani? E’ possibile che l’esercizio lombardo alla distrazione sia riuscito a non chiedere risposte (o almeno opinioni) politiche al sempreverde Formigoni? Lui dirà: tocca alla magistratura dare risposte. Quella magistratura che però secondo la sua stessa tesi non è credibile perchè politicizzata.

E così ricomincia il gioco sadico di del Lombardismo: accuse, spot (strapagati con soldi e ombre), propagandismo e sempre nessuna presa di responsabilità  politica. Alle solite.

Intanto Prosperini è stato “licenziato” (come nei partiti azienda che si rispettino) da una nota di Palazzo Chigi del 21 gennaio scorso. Formigoni l’ha ufficialmente scaricato nella seduta del Consiglio Regionale del 18 dicembre dihiarando “Infine, come il Presidente De Capitani ha dato notizia, ho trasmesso al Presidente De Capitani nella giornata di ieri il Decreto da me firmato che dispone l’assunzione da parte mia dell’esercizio di tutte le funzioni e le attività connesse all’ambito delle materie oggetto dell’incarico attribuito al sig. Piergianni Prosperini”. Comunque vada a finire l’inchiesta e il processo, l’obbligo di un Presidente regionale dovrebbe essere  altro che dettare comunicati stampa contenitivi.

Presidente Formigoni, che fine ha fatto (politicamente) Prosperini?

Niente petrolio, niente guerre

Al Teatro Oscar «L’apocalisse rimandata, benvenuta catastrofe». Giulio Cavalli nella «giullarata» di Dario Fo, in cui si immagina un mondo che riparte dall’uomo. Il teatro può abbattere il Pm10? Sì! Mentre il sindaco di Milano per paura d’inquinare non apre i cassetti che parlano di smog noi, per tentare di discuterne, promuoviamo una riunione condominiale al Teatro Oscar». Giulio Cavalli è più deciso che mai. Da «portatore sano di parola», quale ama definirsi, l’attore sotto scorta per i suoi spettacoli sulla mafia, propone «L’apocalisse rimandata, benvenuta catastrofe» di Dario Fo. «Una giullarata d’inchiesta» in cui il Premio Nobel si è divertito a immaginare come cambierebbe il mondo il giorno che il petrolio fosse finito. «Non funzionerebbe più niente», sottolinea l’autore, «le lampadine, il frigorifero, niente caffè al bar, niente benzina alle pompe; le auto e i camion sarebbero abbandonati in mezzo alla strada, i supermercati chiusi e i panettieri con forno a legna presi d’assalto. I potenti, dal Papa ai politici, rimarrebbero prigionieri nelle ville superaccessoriate e il nostro presidente del Consiglio non potrebbe più ricaricare il cellulare per chiamare l’escort di turno. Una provocazione più verosimile di quanto io stesso potevo immaginare quando ho scritto questa storia».

Ma la catastrofe annunciata potrebbe essere salvifica… «Il petrolio è destinato a finire», dice Fo, «gli stessi industriali che finora hanno boicottato l’energia pulita si organizzano per l’emergenza». «Io sono per la catastrofe, spero che arrivi prima possibile», provoca Fo. «Forse è l’unico modo per far capire che senza petrolio le guerre di oggi non hanno ragione di esistere, e che tornando indietro di un secolo, in una società dove la gente andava a piedi, il rapporto tra le persone sarebbe diverso. Forse ricomincerebbe la rinascita che ho immaginato nella mia giullarata. Una società più umana dove i neri diventerebbero i migliori, i più capaci di vivere in un mondo dove i soldi non sono al primo posto». Economia, mafia, salute e ambiente, temi importanti, vicini a Giulio Cavalli. «L’alfabetizzazione è un dovere della politica, io la porto avanti facendo teatro», dichiara l’attore, candidato tra gli indipendenti alle prossime elezioni, per l’Italia dei Valori. «Mi accusavano di fare un teatro troppo politico, mi diranno che faccio una politica troppo teatrale».

«L’apocalisse rimandata, benvenuta catastrofe». Dal 4 febbraio al 7 marzo, Teatro Oscar, via Lattanzio 58, ore 21, 24 euro. Tel. 02.36.50.37.40.

Livia Grossi

DA IL CORRIERE DELLA SERA L’ARTICOLO QUI

IL MISTERO (NON) BUFFO: L’APOCALISSE

di Mattia CarzanigA

Altro che 2012. Il mondo è già finito, almeno quello a cui tutti quanti siamo abituati, da sempre. Un’improvvisa crisi energetica ha lasciato al buio il pianeta. Basta telefoni e telefonini, computer, batterie da ricaricare, tv e decoder, aggeggi hi-tech, immaginate le condizioni in cui potrebbe versare il povero Steve Jobs, attaccato a iPad e altre diavolerie a cui non può più dare vita. Milioni di persone in preda al Caos, con la maiuscola come lo era quello primordiale. Anche il presidente (il nostro presidente) “è in crisi: si sveglia nella sua villa in Sardegna e non ha più nulla. Il telefono è scarico, spende tutti i suoi soldi per comprare a un prezzo da estorsione una batteria miracolosamente carica, per poter chiamare l’ultima delle sue donne e pregarla di raggiungerlo…”. Ecco il quadro dipinto da Dario Fo, che torna nella sua Milano così amata e così detestata per presentare lo spettacolo L’Apocalisse rimandata, ovvero Benvenuta catastrofe. In realtà lui ha scritto il testo ma, dal giugno dell’anno scorso, lo porta in giro per l’Italia l’attore e regista Giulio Cavalli (il debutto milanese questa sera al Teatro Oscar di via Lattanzio, sotto l’“etichetta” del TieffeTeatro – Compagnia stabile d’innovazione diretto da Emilio Russo, che dalla primavera prossima si sposterà nei gloriosi spazi del Teatro dell’Elfo). Ovvio che la sala, alla presentazione dello spettacolo in scena fino al 7 marzo, è tutta per il Dario del Nobel, sempre politico, molto ecologico considerato il tema (è presente pure il presidente di Legambiente Lombardia Damiano Di Simine), animato dalla mai de-posta vis polemica. Casca il mondo, come profetizzava la “macchina” Hal9000 di 2001 Odissea nello spazio, e si è costretti a un risveglio brusco,moltobrusco.A“unavera e propria rinascita”, anzi, per usare le parole dello stesso Fo, che lo spettacolo l’ha adattato per il palcoscenico (con la fedele Franca Rame) a partire dal suo libro pubblicato da Guanda nel 2008, ma ancora non l’ha visto, lo farà una di queste sere assieme al pubblico milanese. “Immaginatevi che cosa potrebbe succedere con la fine del ‘mondo energetico’. Tutto si capovolgerebbe completamente, ma la prospettiva che mi ha fatto davvero sghignazzare è che mezzo miliardo di persone, che non hanno mai visto un’automobile e non sanno cosa sia la televisione, non si accorgerebbero della differenza. I neri, anche qui a Milano, andrebberoavanticomeseniente fosse successo, mentre noi occidentali non riusciremmo in nessun modo a farcene una ragione”. Viva il principio di contraddizione, dunque; anzi, delle tante contraddizioni che abitano il nostro tempo e il nostro mondo. Mistero (sempre buffo però) al tempo dell’ecosostenibilità. Per dire che la gente sta progressivamente cambiando rotta, Dario Fo tira fuori anche i numeri: “Di questi tempi c’è più coscienza della questione ambientale, lo si capisce a cominciare dalla vendita delle automobili: 40 per cento in meno di vendite nel mondo, anche se il nostro resta ovviamente il paese che vende di più”. E snocciola cronache di pubblica e ordinaria amministrazione, e si sa che sotto il capitolo “sindaco di Milano” ha avuto sempre molto da dire (e da fare, candidature comprese). “Quattrocento anni fa chi inquinava le falde acquifere milanesi, progettate da Leonardo Da Vinci, veniva cacciato fuori dalle mura della città. Oggi invece non ne parliamo…”. L’acqua, e l’aria: “Il nostro sindaco Letizia Moratti, in relazione al PM10 andato ben oltre i limiti consentiti, ci consola spiegando che avviene anche in altre città europee, un altro modo per dire “se sono tutti ladri, non c’è nessun ladro” o “se tutti cadono, allora nessuno è caduto”. Lo dice anche il regista e attore Giulio Cavalli, che “il teatro può assolutamente contribuire ad abbassare il PM10, soprattutto ora che la Moratti tiene il tema chiuso nel cassetto”. Perché “l’ambiente sarà sempre un tema sottovalutato dalla politica. È un argomento che va più in là dei cinque anni previsti da un qualunque mandato,guardaalungotermine,sispinge verso il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti. Soprattutto, richiede grande lungimiranza, ma si sa che questa è una parola che con la politica ha ben poco a che fare”. Teatro civile e contaminato (non in senso di polveri sottili, però), commedia umana che diventa manifesto politico, quasi – perché no – programma elettorale. E non si ricordi a Cavalli di aver dichiarato, a suo tempo, che non avrebbe mai portato in scena testi altrui: “Di certo non immaginavo che un giorno avrei incontrato sulla mia strada Dario Fo: credo che un ‘lodo teatrale’ mi sia concesso…”. Non pensiate però alla tragedia dell’apocalisse come da tradizione, se non da copione. A salutare la catastrofe, con tanto di banchetto di benvenuto, c’è il solito saltimbanco, il guitto con la pancia gonfia da ubriaco e – stavolta – le rovine futuribili di una città-macchina alle sue spalle, il giullare che è però capace di vedere più in là e meglio degli altri. Niente patetismi: il popolo rimasto “a piedi” alla fine si metterà a far festa, si farà contagiare da una vera febbre rivoluzionaria, andrà a riprendersi il rapporto con i suoi simili e con il mondo che gli sta attorno e che aveva perduto, per fondare una nuova “vivibilità”. Fo ci congeda con un invito: “Leggete qualche pubblicazione seria sulla questione ambientale, non le cose pubblicate dalle aziende petrolifere”. “Vedetevi lo spettacolo” è un invito ovviamente scontato.

DA IL FATTO L’ARTICOLO QUI

INTERVISTA – Giulio Cavalli, autore teatrale che vive sotto scorta

Nuovasesto – 22 gennaio 2010
Con le mie parole sfido la mafia silenziosa
Da sempre porta in scena teatro civile e di denuncia, da due anni si è concentrato sull’antimafia, e da nove mesi vive per questo sotto scorta. Le minacce sono arrivate dopo lo spettacolo “Do ut Des”. Giulio Cavalli, 32 anni, autore teatrale prima che attore, è l’animatore di quello che sta diventando un  punto di riferimento per il dibattito e l’informazione anti-mafia.
E’ il Teatro Nebiolo, a Tavazzano con Villavesco (LO), di cui Cavalli è direttore artistico e dove opera con la sua compagnia, la Bottega dei Mestieri Teatrali. E dove si svolgono incontri e presentazioni: magistrati di rilevanza nazionale come Giancarlo Caselli, Alberto Nobili e Antonio Ingroia e protagonisti in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata come I.M.D. (agente del reparto Catturandi della polizia di Palermo). Questi gli ospiti solo delle ultime due settimane.
Lo scorso 11 gennaio Cavalli ha annunciato la sua candidatura come indipendente nella lista dell’Italia dei Valori per le elezioni regionali: “Ho quelle due caratteristiche che nella politica italiana probabilmente ti tutelano più di tutto: non essere ricattabile e non essere a disposizione” dice. Tra le proposte, un’agenzia regionale per i beni confiscati e una commissione antimafia che prenda atto di quello che il prefetto aveva consigliato al sindaco Moratti. “Oppure – aggiunge – estendere, almeno nel periodo dell’Expo, i controlli sulle attività a maggiore rischio d’infiltrazione, come la movimentazione terra e il nolo a freddo”.

Lo scorso 5 gennaio hai ricevuto il premio “Pippo Fava” [giornalista catanese ucciso dalla mafia nel 1984, ndr] per la categoria giovani. Cosa ha significato per te?

E’ particolarmente significativo perché Fava era un teatrante, così com’era un giornalista, un pittore, un drammaturgo, uno scrittore, e così come fondamentalmente era Pippo Fava, qualsiasi cosa facesse. E allora rispetto a essere paragonato al Paolini, al Celestini, al Fo di turno – che comunque fa sempre piacere -, se c’è un personaggio particolarmente vicino alla non identificabilità, alla non etichettabiltà era lui. Ricevere quel premio dai suoi figli è abbastanza una soddisfazione.

Com’è vivere sotto scorta?

Normalissimo. In Italia sono 660 le persono sotto scorta, c’è gente che lo fa da quaranta anni. Siamo il paese in cui gente come Caselli, Chinnici ha vissuto con i sacchi di sabbia davanti alla porta. Forse il cambiamento più grosso è di sapere che ci sono delle istituzioni che credono che tu abbia il diritto di continuare a fare quello che fai. Non la vedo la notizia sinceramente.

A chi e perché dai fastidio con i tuoi spettacoli, qui al Nord?

Tutte le mafie sono anche al Nord, loro qui hanno bisogno di essere carsici, del silenzio e nel momento in cui qualcuno alza la voce e soprattutto viene ascoltato allora è inevitabile. Sul campo della cultura, dell’arte, della bellezza, della parola che vive nella relazione – come il teatro – non sanno rispondere, sono dei sub-culturati, e allora reagiscono in questi modi.

Questo dimostra la forza dell’anti-mafia culturale.

La sconfitta della criminalità organizzata sta nella solidarietà, e quindi è un lavoro culturale. Perché la mafia è l’espressione del non essere solidali, quindi dell’interesse per pochi a scapito della comunità. Quello che è incredibile è che siamo un paese che considera eroi gente come me o Roberto [Saviano ndr] ma poi considera un vizio desueto la solidarietà. Non è un caso che il portatore sano dell’anti-mafia in Italia sia Don Ciotti.

Come è nato l’interesse sulle mafie al Nord?

In realtà abbiamo cominciato a parlare di mafie. Nel momento in cui cominci a parlare succede quello che è successo a me e sembra quasi che qui al Nord tu debba giustificarti. Allora fai uno spettacolo in cui dici: attenzione, “cosa nostra” non è “cosa loro”, a Milano sono 60 anni che esiste. Ambrosoli è stato ammazzato a Milano, Calvi è di Milano, Sindona è di Milano, Raul Gardini è di Milano, quindi c’è una storia che ogni tanto è bene ricordare.

Sembra che una consapevolezza rispetto a questo fatto manchi ancora nell’opinione pubblica. Come la pensi a riguardo?

Il problema fondamentale è che tutti i consapevoli non si auto-ghettizzino, e invece è una cosa che si è portati a fare. Borsellino diceva: parlatene ovunque, l’importante è che se ne parli. La Lombardia probabilmente non è pronta a una commissione o un movimento antimafia, nel senso largo della sua popolazione, semplicemente perché non ha alfabetizzazione sulla mafia. La mia domanda è: un processo di alfabetizzazione è l’obbligo culturale della politica?

Matteo Del Fabbro

Il doppio gioco del doppio incarico

Ieri si è ufficialmente deciso che per un deputato è legittimo esercitare il doppio incarico di parlamentare e sindaco o presidente negli enti locali. La giunta per le elezioni della Camera ha dichiarato a maggioranza (8 voti contro 3) compatibili i 9 onorevoli-amministratori targati Pdl e i 3 leghisti. Mettendo la parola fine all’istruttoria aperta nel 2008. Intanto i nomi: gli infaticabili sono i pidiellini Maria Teresa Armosino, presidente della Provinica di Asti, Luigi Cesaro, presidente della Provincia di Napoli, Edmondo Cirielli, quello della omonima legge sulla prescrizione, presidente della Provincia di Salerno, Nicola Cristaldi, sindaco di Mazara del Vallo, Antonello Iannarilli, presidente della Provincia di Frosinone, Giulio Marini, sindaco di Viterbo, Antonio Pepe, presidente della Provincia di Foggia, Marco Zacchera, sindaco di Verbania. E infine altri due leghisti, Ettore Pirovano, presidente della Provincia di Bergamo e Roberto Simonetti della Provincia di Biella. Daniele Molgora nel campo invece risulta addirittura un fuoriclasse: è deputato del Carroccio alla Camera, sottosegretario all’Economia al fianco di Giulio Tremonti e presidente della Provincia di Brescia. Il tutto condito (manco a dirlo) con la triplice compensazione economica. Del resto i bonifici (a differenza degli intestatari dei conti correnti) hanno, loro sì, la capacità di essere onnipresenti comunque.

Del resto a Milano abbiamo già il fulgido esempio di Lucio Stanca che (nonostante il cognome) si sdoppia tra la sua attività di parlamentare e quella bazzeccola di impegno come amministratore delegato della SoGe (la società di gestione di Expo). Da quando è ad infatti le presenze in aula del deputato sono crollate. Nel 2008 ha partecipato al 98,26% delle votazioni in aula, 113 su 115. A ottobre 2009 Stanca è mancato al 95,78% delle votazioni. Alla domanda  posta da una giornalista di Repubblica ha risposto: “Devo rispondere ai miei elettori e al gruppo del Pdl, non certo a Repubblica. Lo scriva, lo scriva bene ‘non certo a Repubblica’” aggiungendo “Certo che sprecate molta carta, eh? Queste sono le mie responsabilità: gli elettori del Pdl e il gruppo del Pdl, non Repubblica”.

Il doppio ruolo è uno scippo all’impegno. Il gioco tutto in difesa di occupare poltrone per non avere il problema di dovere scegliere a chi cederle. Il gioco infame di occupare togliendo spazio alla partecipazione, elemento essenziale della libertà.

Mentre i cacicchi continuano a spandersi come gelatina sulle poltrone prevedibilmente si alzerà l’ennesima levata di scudi ma poichè l’esercizio dell’osservazione non è strumentale nè strumentalizzabile, sarebbe meglio che alcuni professionisti dell’indignazione facile si guardassero le tasche prima di dare fiato alle trombe. Accanto a questi esempi più eclatanti infatti ne esistono di più sommersi ma non per questo meno infimi: il gioco di occupare gli spazi con truppe cammellate per impedire la partecipazione e l’iniezione di energie nuove è una malattia presente anche nella pratica del partitismo italiano, nella costruzione coatta di “gradimento obbligatorio a cascata” e nel “divide et impera” della vecchia politica dei politicanti ciclicamente riciclati.

La responsabilità della solidarietà si annaffia con l’apertura. Comunque. E in tutti i campi.

Wakeupnews intervista Giulio Cavalli

Ed ecco a voi il saltimbanco della modernità

di Claudia Landolfi

Teatrante, attore, regista, scrittore. Sono tante e sempre limitate le definizioni che possono circondare la figura di Giulio Cavalli. Nella sua vita sembra quasi esserci un connubio totale con la parte artistica, e non si parla di una coerenza etica che si traspone nelle sue opere ma quasi di una missione, una strada intrapresa dalla quale probabilmente non si può fare ritorno. Sul palco, prima ancora di presentare un attore,  presta il suo volto e le sue idee.

Per questo gli chiediamo se crede che questo percorso, nel suo caso, sia davvero inscindibile e lui ci risponde, con massima chiarezza, che non può esistere, nel suo lavoro costante, una scissione tra il personaggio che sale sul palco e la persona che ogni giorno porta avanti una battaglia che si chiama “onestà prima di tutto”. È onestà e coerenza il lavoro quotidiano che in primis impegna il suo mestiere. Un percorso lungo e difficile che non può essere insegnato né appreso da maestri o uffici ufficiali. Questo è il percorso di una vita che si trasmette e si riceve ogni giorno dalla strada, nello scenario che fa da sfondo a questa Italia e non solo.

Ecco da dove proviene il teatro di Giulio Cavalli, il suo spirito nel raccontare e risvegliare le vicende che ci circondano. E come lui stesso dice : “Io non ho mai studiato recitazione, il mio mestiere non è quello dell’attore e di certo non è questo che sto inseguendo” . Proprio in quest’ottica dobbiamo cogliere il volto della scena: un palcoscenico come mezzo o come piazza per continuare a raccontare realtà e fatti che si incontrano in un’unica voce.

Più volte definito “Teatro civile”, Cavalli insiste come non sia nella forma ma nei contenuti che si sceglie il proprio posto. Se si vogliono utilizzare definizioni allora meglio quella di “Teatro partigiano”, e non perché si scelga uno schieramento ma perché ci si schiera, si sceglie d’essere e la parola, allora, diventa azione.

Non ci stupisce, quindi, la reazione forte e le intimidazioni provenienti dal mondo mafioso arrivate dopo la messa in scena del suo spettacolo Do Ut Des, riti e conviti mafiosi, debuttato nel maggio del 2008. Se la parola scavalca la narrazione ed esce dai giochi romanzeschi allora anche il teatro può diventare un luogo di minaccia; e Giulio Cavalli risulta essere il primo artista posto sotto scorta a seguito delle intimidazioni ricevute a fronte del suo spettacolo.

Ma è questa “la bellezza dell’impegno”. Un tutt’uno sulla scena e nella vita, senza mai rinunciare alla propria integrità e coerenza, anche quando la prepotenza prova a mettere silenzio e a bendare gli occhi. Siamo lontani dal teatro d’intrattenimento, dai trucchi di scena e dallo spettacolo del fuoco d’artificio.

Oltre al teatro Giulio Cavalli prosegue il suo lavoro d’informazione e denuncia tramite un programma d’emittente radio, Radio Mafiopoli.  Ma la novità più forte e di poco recente è la scelta della candidatura alle elezioni regionali in Lombardia, nelle province di Milano e Varese. Perché “se la bellezza dell’impegno non è un concetto teorico o una frase ad uso della stampa o delle televisioni” – come scrive lo stesso Giulio Cavalli- è giusto, allora, trasformare la teoria nei fatti.

“La politica è il mezzo con cui si può creare un cambiamento reale e profondo. La politica è la possibilità di elevare la qualità di vita di tutti, è la possibilità di creare una solidarietà che non compare solo per le emergenze ma è costante come l’avvicendarsi delle stagioni. Può essere vista come impopolare la candidatura? Può essere vista come contaminazione o addirittura corrosione di una mia integrità artistica ed esistenziale? Bene, che lo sia”.

http://www.wakeupnews.eu/public/wordpress/?p=8061

De Magistris tra leggi vergogna, elogi ai pregiudicati ed elezioni regionali

Luigi De Magistris, eletto parlamentare europeo, è ora anche Presidente della Commissione per il controllo dei bilanci. Strano segno del destino. Dopo aver dovuto abbandonare il suo lavoro di pm anche per aver indagato, con la sua inchiesta Poseidon, su un presunto uso illecito di denaro pubblico legato agli aiuti comunitari per 200 milioni di euro, oltre che per aver portato alla luce, con Why not e Toghe lucane, un intreccio oscuro tra imprenditoria, politica e settori della magistratura, la cosiddetta “Nuova P2”, oggi si ritrova proprio a poter controllare e garantire la trasparenza dell’investimento dei finanziamenti comunitari nei paesi aderenti all’Ue, in primo luogo l’Italia, dove la dilapidazione del denaro pubblico è una costante da decenni, provocata dall’ingordigia e dall’inettitudine di una classe dirigente corrotta, al servizio di loschi comitati d’affari, che si spartisce la torta degli aiuti destinati allo sviluppo e alla crescita delle zone più disagiate e povere del nostro paese.

De Magistris si è laureato in Giurisprudenza a 22 anni con 110 e lode, a 26, nel 1985, ha superato il concorso in magistratura, e dopo il tirocinio a Napoli, ha cominciato ad esercitare le funzioni giudiziarie come Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro, in cui ha lavorato dal ’96 al ’98. Dal 1999 al 2002, dopo aver chiesto il trasferimento, è stato pm a Napoli. Dal 2003 al 2008 sarà pubblico ministero a Catanzaro, e proprio in Calabria toccherà quei fili dell’alta tensione che porteranno alla sua estromissione dalle inchieste che aveva seguito e al successivo abbandono di quello che era stato il suo lavoro e la sua passione, costato infiniti sacrifici.
Luigi De Magistris la giustizia se la porta nel sangue, nel Dna, appartiene infatti ad una famiglia che ha dato in linea diretta già tre esponenti alla carriera magistratuale. Suo bisnonno fu oggetto di attentato per aver perseguito il malaffare nei primi anni dell’Unità d’Italia. Anche questi, strani segni del destino. Quando annunciò, nel marzo 2009, la sua candidatura per le europee con il partito dell’Italia dei valori, fece sapere che lasciava così “un lavoro al quale ho dedicato quindici anni della mia vita e che è stato il mio sogno, come ha detto qualcuno, la missione di questi anni”.
Appena mette piede in politica, viene eletto europarlamentare risultando il secondo candidato più votato in Italia dopo il Presidente del Consiglio con 415.646 preferenze, e così oggi vigila sui milioni di euro destinati al progresso del nostro paese dall’Unione Europea.
De Magistris ha accettato di parlare un po’ con noi di quello che succede in questi giorni in Italia, tra strane celebrazioni a latitanti defunti, elezioni regionali e candidature che lasciano far sperare.
Tra un po’ ci sono le elezioni regionali, com’è la situazione nella sua regione, la Campania?
La situazione è che noi come Italia dei Valori auspichiamo una forte discontinuità col centro-sinistra. Il centro-sinistra ha governato per molti anni e ha governato abbastanza male, soprattutto per un forte rifiuto della questione morale in alcuni settori in particolare come l’ambiente, la sanità. In questo momento un cambiamento si potrebbe avere solo con un rinnovamento significativo della classe dirigente, con persone che vengono dalla politica ma anche dalla società civile, che insieme stabiliscano un nuovo patto con i cittadini campani per poter dare slancio a una regione che rischia altrimenti di essere governata dai plenipotenziari della criminalità organizzata.
Cosa pensa delle indagini su Vendola e cosa pensa succederà adesso in Puglia?
Sulle indagini su Vendola non commento perché io sono stato magistrato per quindici anni e spetta alla magistratura accertare le responsabilità penali. Devo dire che anche in Puglia il centro-sinistra è crollato sulla questione morale, che è divenuta anche, come si sta accertando in questi mesi, questione criminale. Non c’è dubbio, devo anche constatare che si verifica l’ennesima grave fuga di notizie alla procura di Bari, o comunque con riferimento ad indagini svolte dalla procura di Bari.
E della candidatura della Bonino nel Lazio che ci dice?
Bisogna vedere. Così come le candidature in Puglia, di Vendola, e così quella della Bonino sono le candidature su cui si può ragionare tranquillamente. La candidatura della Bonino è una candidatura che potrebbe essere buona, certo i Radicali devono entrare in un ottica di sapersi confrontare in modo adeguato anche con gli altri partiti che appoggiano la Bonino. In particolare Italia dei Valori ha sempre avuto tra l’altro un atteggiamento molto costruttivo e positivo nei confronti dei Radicali. Io personalmente penso sia una candidatura da sostenere.
Ieri lei ha detto che “ci si inchina ad Hammamet per genuflettersi verso Arcore”. Che giudizio dà a questa riabilitazione di Craxi tra l’altro anche da parte del Presidente della Repubblica?
Quella di questi giorni e una vera e propria vergogna politica e istituzionale, che tra l’altro coincide negli stessi giorni in cui Paolo Borsellino avrebbe fatto 70 anni. Questo è un paese che ormai considera eroe Mangano lo stalliere o Craxi. Quindi considera eroi i mafiosi o i corrotti, mentre a chi ha contrastato il crimine organizzato, a chi è vittima di mafia, magari si fa semplicemente un ricordino che vale la decima pagina di un giornale. Questa riabilitazione politica è per dare ancor più forza a Berlusconi, che è figlioccio di Craxi, figlioccio politico. Non dimentichiamoci che il potere mediatico di Berlusconi nasce e si consolida proprio attraverso il rapporto con Craxi. Se Berlusconi ha un potere così grande è perché gliel’ha consentito Craxi, ed ecco perché adesso la televisione di regime e il sistema castale del potere politico e istituzionale deve riabilitare l’immagine di Craxi continuando nell’opera di demolizione dell’inchiesta Mani Pulite, che invece rimane una pietra miliare nella storia giudiziaria e contemporanea del nostro paese. Quindi do un giudizio scandaloso su quello che sta avvenendo in questi giorni.
Al Senato è passato il processo breve. Cosa ne pensa e cosa pensate di fare alla Camera?
Questa è un’altra legge vergognosa, ma non c’è nulla di nuovo sotto al sole. Ormai sono sedici anni che il parlamento è bloccato per trovare una soluzione legislativa ai processi di Berlusconi. Ci hanno provato da ultimo con il Lodo Alfano del Ministro dell’Ingiustizia che si chiama Alfano, la Corte Costituzionale ha ripristinato la legalità costituzionale, ma immediatamente dopo, come aveva preannunciato Gasparri, si sono trovati ulteriori cavilli giuridici e legislativi per sottrarre Berlusconi ai processi. Questa è la legge sulla prescrizione breve, una legge indegna, perché sottrae al giudizio una serie di categorie di persone che sono sotto processo, in particolare i colletti bianchi, una legge incostituzionale perché differenzia le persone, che non son più uguali davanti alla legge, un’amnistia di fatto. Il governo invece di mettere in condizione i tribunali di poter lavorare celermente dando magistrati, mezzi, risorse, strutture e quant’altro fa delle leggi che sono sostanzialmente delle vere e proprie amnistie. Ma ripeto, nulla di nuovo sotto al sole. Fin quando non troveranno il lodo, finalmente, a misura d’abito di Berlusconi, non la smetteranno a ridurre il parlamento ad una funzione servente gli interessi del Presidente del Consiglio.
Torniamo alle regionali. Domani (oggi, n.d.r.) lei sarà con Giulio Cavalli che comincerà la sua campagna elettorale. Perché Giulio Cavalli e perché il suo appoggio?
La candidatura di Giulio Cavalli è stata una notizia importante. Io sostengo Giulio Cavalli perché è una persona intelligente, una persona sensibile ai temi della legalità, del contrasto del crimine, persona che ha subito gravi minacce proprio per contrastare il crimine in Lombardia, quindi non solo nel sud del nostro paese, a dimostrazione che il crimine organizzato non ha frontiere, non ha territori regionali, ma purtroppo è una piaga, un cancro, che sta corrodendo la democrazia nel nostro paese e che si sta estendendo in tutta Europa, anche nei paesi fuori dall’Europa, e quindi le battaglie per la legalità, per la giustizia e i diritti vanno fatte in ogni luogo. Quindi che ci sia in Lombardia un candidato come Giulio Cavalli è una buona notizia innanzitutto per i lombardi e per i collegi, il territorio, dove potrà essere eletto, perché se lui va nel Consiglio regionale della Lombardia, sicuramente potremmo stare tutti più tranquilli che potrà dar voce certa a chi ha sete di giustizia e vuole un’altra Lombardia e un’altra Italia.
Pensa che possa davvero a fare qualcosa in questa regione, visti anche gli arresti eccellenti di questo periodo?
Ognuno si deve rimboccare le maniche e fare qualcosa per il prossimo, per la giustizia e per la tutela dei diritti soprattutto dei più deboli, ognuno deve fare il suo. Giulio Cavalli son sicuro che lo farà. Certo, Cavalli non è il messia sceso in Lombardia, va aiutato, va supportato, bisogna fare squadra attorno a lui, ci sono tante altre persone che si impegnano quotidianamente nel contrasto al crimine, all’illegalità, e per una maggiore giustizia, per il lavoro, per uno sviluppo compatibile con l’ambiente. Se saremo in tanti ad andare in questa direzione avremo in tempi brevi un altro paese, del quale non ci dovremmo più vergognare quando andiamo all’estero.
Trova dei paralleli tra lei e Cavalli?
No, beh, son due storie completamente diverse. Io ho la mia storia personale che è unica e come è giusto che sia, così come Giulio Cavalli ha la sua storia, che è unica anche per lui. Non so se sono i percorsi che son simili, le sensibilità che sono simili, i progetti, i sogni, la voglia di cambiare, ma poi ognuno ha la sua storia, tra l’altro lui viene dal mondo dell’arte, dello spettacolo, del teatro, io vengo dalla magistratura; insomma sono anche percorsi professionali molto diversi da questo punto di vista.
Pensa ci sia qualche possibilità per lui di ripetere il suo exploit?
Anche qui son paragono che non si possono fare, perché io ero candidato alle europee, con un sistema elettorale completamente diverso, son stato candidato su tutto il territorio nazionale. Lui è candidato alle regionali, una situazione più difficile, ma credo che possa essere eletto, dipende dalla sua capacità di trasmettere entusiasmo nei lombardi e renderli protagonisti di un cambiamento. Io credo che Giulio Cavalli abbia queste caratteristiche e mi auguro che sarà aiutato da persone per bene, coraggiose, con voglia di produrre un cambiamento nella regione Lombardia.
Di cosa state discutendo in questi giorni al Parlamento europeo?
Proprio in queste ore stiamo procedendo alle audizioni dei nuovi commissari designati da Barroso. E’ un’attività molto delicata, perché si tratta di decidere se i commissari hanno le doti della capacità, dell’indipendenza, per poter svolgere in modo adeguato e concreto il loro mandato. Quindi stiamo facendo le audizioni, che ci stanno impegnando moltissimo, sono molto difficili e stiamo cercando di svolgere al meglio quest’attività.

La Bellezza di un Impegno

Come molti di voi avranno letto in questi prossimi mesi saremo impegnati nella stimolante avventura delle elezioni regionali in Lombardia nelle province di Milano e Varese. Molti di voi si chiederanno perchè: vi rispondo qui appena sotto. Il blog si ferma per un po’ ( la scrittura, l’inchiesta, la preparazione dei nuovi spettacoli e le tourné no!). Se avrete la pazienza e la voglia di seguirci ci trovate qui https://www.giuliocavalli.net/politica

La Bellezza di un Impegno: la mia candidatura

Perché candidarsi? Questa è la domanda che mi sono posto più e più volte. La domanda che ricorre e rincorre i miei sostenitori, amici e probabilmente anche chi mi è avverso. C’è un’altra domanda che richiede spazio, prima di dare la risposta: perché non candidarsi? Da molto tempo il concetto che riempie il mio quotidiano, il mio teatro, il mio indagare la contemporaneità e le sue storture lo definisco: la bellezza dell’impegno. Non un concetto teorico, o una frase ad uso della stampa, delle televisioni. La realtà non è un oggetto immutabile nelle sue perversioni, nel suo essere nemica dei deboli, nella sua natura ricattatoria sul lavoro, prevaricante quando è anche solo un posto su un autobus ad un anziano o a una donna incinta. La realtà non è mutevole, la cambiamo noi, per davvero. Attraverso gli strumenti della bellezza di cui ognuno di noi è portatore sano e attraverso l’operosità dell’impegno, cioè dell’alzarsi la mattina e non cedere mai il passo né alla disperazione né al qualunquismo né all’indifferenza. Odio gli indifferenti, amo le differenze. Diciamoci la verità: la politica è stata sottratta ai cuori delle persone. Non solo l’hanno sottratta ma abbrutita a tal punto da renderla un campo fangoso. Chi vuole attraversarla non può che sporcarsi. No grazie. Questa si chiama rassegnazione. La politica è il mezzo con cui si può creare un cambiamento reale e profondo. La politica è la possibilità di elevare la qualità di vita di tutti, è la possibilità di creare una solidarietà che non compare solo per le emergenze, ma è costante, come l’avvicendarsi delle stagioni. Può essere vista come impopolare la candidatura? Può essere vista come contaminazione o addirittura corrosione di una mia integrità artistica ed esistenziale? Bene, che lo sia. Perché il mio salire sul palco, il mio raccontare a voce alta le infiltrazioni della ndrangheta in Lombardia, il mio raccontare la strage di Linate o lo scempio della pedofilia già mi hanno posto nella condizione di essere sicuramente contaminato. Non voglio la comodità di una sedia, che sia quella del palco da dove posso ergermi a cantore del presente corrotto, o la sedia del politico che architetta alleanze e strategie a beneficio di pochi. Voglio essere presente sul palco della quotidianità, sul palco del tempo in cui vivo, sul palco della società civile che dice: basta. Perché un giorno non voglio trovarmi in platea a rimpiangere di non essermi alzato e aver partecipato. Non voglio pentirmi di aver soltanto applaudito alla mia vita perché ho fatto scelte equilibrate che mi hanno dato consenso e benevolenza. No, grazie. Ancora una volta. Coerentemente con la mia vita mi pongo ogni giorno scelte difficili, impopolari, ma seguo soltanto ciò che ho nel cuore e nella pancia, la volontà inestinguibile di essere presente, partecipe a me stesso e alla società di cui sono parte. Questa è la bellezza dell’impegno. Soltanto questo.

Giulio Cavalli