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poveri

Odiano i poveri, mica la povertà. Ma da vigliacchi.

Fermi tutti. Sono anni che tra i leghisti fanno a gara a chi spara la cazzata più grande. È una loro perversa forma di meritocrazia: evidentemente il più imbecille lì dentro merita di diventare classe dirigente (Calderoli e Borghezio insegnano) e quindi un po’ tutti si sono conformati.

Per questo il vicesindaco di Trieste ha pensato bene di pubblicare il suo ributtante post su Facebook:

«Sono passato in via Carducci, ho visto un ammasso di stracci buttati a terra… coperte, giacche, un piumino e altro; non c’era nessuno, quindi presumo fossero abbandonati: da normale cittadino che ha a cuore il decoro della sua città, li ho raccolti e li ho buttati, devo dire con soddisfazione, nel cassonetto: ora il posto è decente!” ha scritto infatti il vicesindaco triestino. Durerà? Vedremo! Il segnale è: tolleranza zero!! Trieste la voglio pulita!! PS: sono andato subito a lavarmi le mani! E adesso si scatenino pure i benpensanti, non me ne frega nulla!!»

Però c’è anche un’altra caratteristica comune: siccome sono vigliacchi alla fine ritrattano ciò che dicono (il prode Polidori ha cancellato il suo post come un bimbo beccato con le mani dentro la marmellata) pensando di potere derubricare tutto in uno scherzo.

E invece Polidori fa schifo per davvero. Tutto intero. Con o senza post pubblicato. Così come fanno schifo tutti quelli che fingono di combattere la povertà ma combattono i poveri perché sono costretti a vederci la propria immagine riflessa. Fosse per loro, forti nelle loro putride bolle, cancellerebbero la realtà per decreto poiché sono incapaci di farci i conti.

Che schifo.

Piazza Indipendenza è il simbolo della nuova guerra tra poveri


Non è nemmeno una “guerra tra poveri” ormai: è una guerra ai poveri. Tutti. E anche se i poveri “nostrani” esultano le regole e diritti in realtà stanno saltando anche loro. È il deserto culturale di un’Estate Romana che il vicesindaco Bergamo aveva annunciato in pompa magna come rinascita culturale della capitale e che invece sta fabbricando deserto.
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I nuovi poveri. I vecchi diritti.

Mi ha molto colpito il pezzo di Pietro sui nuovi poveri che lottano contro la segnalazione ai servizi sociali mentre dormono in auto o in soffitta, elemosinano una doccia e si ritrovano in biblioteca. Quando il sistema sociale di sopravvivenza e sussistenza minimo viene progettato e sostenuto dai bisogni e dai bisognosi qualcosa non funziona. Qualcosa si inceppa nello Stato che smette di essere collante di diritti e doveri di tutti dedicandosi ai ceti sopra la linea di galleggiamento: la chiamano uguaglianza in tempo di crisi, invece è classismo (ampio sì ma classista). E mi sfugge perché di fronte ai nuovi bisogni e ai nuovi bisognosi non ci siano di pari passo i nuovi diritti, il nuovo welfare e la nuova politica. Davvero.