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rosy bindi

«De Luca parla come un camorrista»

“De Luca parla come un camorrista: credo che il suo partito si sarebbe dovuto interrogare tempo fa sulle discutibili qualità umane e gli eccessi verbali di questo personaggio”: lo dice in un’intervista pubblicata su Il Dubbio Claudio Fava, vicepresidente della Commissione Antimafia e attento osservatore dei linguaggi e dei modi mafiosi. E aggiunge: «sarebbe pericoloso derubricare il tutto come semplice ironia».

E nelle osservazioni di Fava ci sta tutta l’indignazione che manca e che oggi risulta sempre più fuorviata: ci si inalbera per un tweet di un anonimo commentatore (la vicenda di Beatrice Di Maio che doveva essere Spectre e invece è la moglie di Brunetta la dice lunga) e si lascia passare il comportamento lessicalmente paramafioso di un presidente di regione. Anzi, peggio, lo si premia poco dopo con una furbata (ne ho scritto qui) che lo rimette in sella per il controllo della sanità nella sua regione.

De Luca è quello che intercettato disse “a quello gli scipperei la testa”, è quello che elogia le clientele, lo stesso che disse della Bindi “infame” e “da uccidere”. Chi difende De Luca (o ne sminuisce le colpe culturali) è in concorso esterno al favoreggiamento culturale alla mafia. Piaccia o non piaccia. E va detto, va scritto, dappertutto.

E quindi, il trattamento riservato al Prefetto Caruso?

marini-store-528x400A proposito di mafie, antimafia e beni confiscati vale la pena rileggere l’audizione in Commissione Antimafia dell’ex Prefetto Giuseppe Caruso, al tempo direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Caruso (era il 5 febbraio dell’anno scorso) disse che più di qualcosa non funzionava nella gestione dei beni confiscati e piuttosto che essere ascoltato s ritrovò addirittura a doversi difendere.

Ecco, mi piacerebbe sapere se qualcuno si prenderà la responsabilità politica di questo svarione che ha portato la Commissione a fare un buco nell’acqua.

Il verbale dell’audizione lo trovate qui.

Il sud, le mafie e la disperazione sociale

mafia

La mafia non è un elemento costitutivo del Sud. Non è un prodotto di una cosiddetta cultura meridionale. Caratterizzarla in questo modo oscura le reali ragioni d’essere di questi gruppi. Questo va detto forte e chiaro. Al contempo, tuttavia, è imperativo non nascondere la testa sotto la sabbia, e capire quali ideologie e valori ne possono favorire l’operato in specifici luoghi e tempi.

Vale la pena leggere Travaglino qui.

Per non candidare impresentabili ne eliminano la definizione. Geni.

Non avevo nessun dubbio sul fatto che qualcuno si applicasse a modificare il regolamento per cui la Commissione Antimafia (e non Rosy Bindi, come vorrebbero farci credere) stila l’elenco degli “impresentabili”. E infatti nell’ultima seduta sembra (a leggere sia Il Fatto Quotidiano che il Corriere della Sera, quindi due organi un po’ “distanti”) che a qualcuno si venuta la brillante idea di cambiare le regole per non essere costretti a cambiare le persone.

Geni. Al solito.

Per De Luca la Bindi è un’infame

De Luca continua a dare il peggio di sé:

alta velocit-de luca-renzi1“Contro di me c’è stato un episodio sgradevole, quando si è dato vita ad una iniziativa che era sul piano umano volgare e diffamatoria, sul piano politico infame e sul piano costituzionale eversiva”. Lo afferma, dopo aver già criticato Bindi nei giorni scorsi, il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, facendo riferimento alla lista diffusa dalla presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi. “Ho assistito alla più violenta, infame e cinica campagna di aggressione politico-mediatica, credo che neanche Toto Riina l’abbia avuta”, aggiunge.

(fonte)

Impresentabili, Bindi: “Indignata sono io, che Pd è diventato questo?”

Renzi-De-Luca-4-990x618Si dice indignata Rosi Bindi, duramente attaccata ieri da gran parte del Partito Democratico a causa della lista dei cosiddetti impresentabili stilata dalla commissione Antimafia. Una lista che, com’è noto, contiene il nome di 16 persone tra cui quello di Vincenzo De Luca, il candidato del Pd in corsa per la presidenza della Regione Campania.  Dagli atti trasmessi dal procuratore della Repubblica di Salerno risulta che pende un giudizio a carico di De Luca in un procedimento del 2002 per il reato di concussione continuata commesso dal maggio 1998 e con “condotta in corso” e altri reati come abuso d’ufficio, truffa aggravata, associazione per delinquere. “Indignati? Indignata sono io, io…Lo hanno candidato loro De Luca e sapevano chi era…, sta succedendo una roba fuori dal mondo, ma che Pd è diventato questo?”, così la Bindi, in un colloquio con Repubblica, risponde alle accuse che le sono piovute addosso. Si dice indignata “che qualcuno voglia con queste accuse senza fondamento delegittimare il lavoro di una istituzione”. “E la mia storia parla da sola. Non conosco l’uso a scopi personali o di parte delle istituzioni. Non mi appartiene e credo che lo sappiano tutti. Giudicheranno gli italiani chi usa le istituzioni per fini politici, ma certamente non sono io”, ha detto ancora.

De Luca e Renzi contro la Bindi – A suo dire di Vincenzo De Luca tutti sapevano tutto, “è stato candidato con la totale conoscenza e consapevolezza della sua situazione”. Per queste ragioni Rosi Bindi ha ribadito di non avere intenzione di replicare “e abbassarmi a interloquire ad accuse assurde”. Ieri, tra i primi a commentare il suo nome nella lista degli impresentabili è stato proprio il candidato Pd per la Campania che ha affermato di essere intenzionato a denunciare Bindi per diffamazione. Il premier Renzi, da parte sua, ha manifestato il suo disappunto perché la vicenda dell’antimafia sarebbe stata usata per una discussione interna al partito.

Bindi: “Legge mi affida un compito di informare” – Rosi Bindi ha difeso anche la scelta della commissione di rendere nota la lista degli impresentabili nell’ultimo giorno di campagna elettorale, a poche ore dunque dal voto per le elezioni regionali 2015. “Meglio dell’ultimo giorno, potrei dire. La verità è che tutti hanno fatto campagna liberamente e se la legge mi affida un compito di informare sulle qualità dei cittadini, quando avrei dovuto farlo? Dopo?”, ha spiegato. Infine, la presidente della commissione Antimafia ha negato che, dopo quanto accaduto ieri, sia più vicina la sua uscita dal Pd: “E perché mai? Non si possono confondere partito e istituzioni”.

(clic)

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Claudio Fava (eh beh, un gufo): «Adesso chi vota gli impresentabili si assuma le sue responsabilità»

claudio_fava2«Vogliono denunciare Rosi Bindi per diffamazione? Allora possono denunciare anche me». Claudio Fava, deputato del gruppo misto e vicepresidente della commissione Antimafia difende l’operazione “impresentabili”. «La responsabilità politica è collettiva – spiega – di tutto l’ufficio di presidenza». Nessuna forzatura: i nomi dei 17 candidati, compreso Vincenzo De Luca, sono il frutto di un accurato lavoro di ricerca. Le polemiche di queste ore e il presunto regolamento di conti all’interno del Partito democratico? «Evidentemente Renzi ha problemi a gestire le avventate dichiarazioni dei giorni scorsi, e così preferisce mandare avanti i suoi pretoriani».

Fava, qualcuno adesso accusa la presidente Bindi di aver fatto tutto da sola. 
La decisione di approvare il codice di autoregolamentazione è stata assunta lo scorso settembre da tutti i partiti, con un voto all’unanimità. Circa un mese fa ho personalmente chiesto e ottenuto di effettuare uno screening sui candidati alle elezioni. L’ufficio di presidenza della commissione Antimafia si è assunto la responsabilità di procedere.

Eppure alcuni parlamentari raccontano che la presidente avrebbe mostrato i nomi alla commissione solo pochi minuti prima della conferenza stampa di oggi. Impedendo qualsiasi valutazione. 
Ma guardi che la lista di nomi la presidente non l’aveva mica nascosta nella borsetta. Quella lista è il frutto di diverse verifiche fatte dalle procure e dalla Dna anche grazie al lavoro dei nostri funzionari. Quell’elenco non prevede dibattiti né interventi discrezionali da parte della commissione.

(l’articolo completo è qui)

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La chiacchierona Rosy Bindi ha perso la voce su Lo Voi

Il presidente della commissione antimafia Rosi Bindi cerca di silenziare le polemiche; il suo vice, Claudio Fava, al contrario, lancia un provocatorio invito pubblico al nuovo procuratore di Palermo. La nomina di Franco Lo Voi alla guida dell’ufficio inquirente palermitano spacca per l’ennesima volta i vertici di Palazzo San Macuto. Da una parte Fava, che nel day after della nomina di Lo Voi, mette sul tavolo l’inchiesta sulla Trattativa Stato-mafia. “Al netto dei curricula – dice il parlamentare siciliano – vorrei essere certo che il nuovo procuratore capo appoggi e dia sostegno all’inchiesta sulla Trattativa”. Passano 24 ore, e la Bindi rilascia una dichiarazione che sembra indirizzata proprio al suo vice: “Forse sarebbe bene, ogni tanto, partire senza polemiche. Magari questo aiuterebbe…”. E se Fava aveva puntato il dito sulle modalità di elezione di Lo Voi, il primo procuratore nominato dal Csm con una maggioranza di voti laici, la Bindi la pensa in modo diametralmente opposto.“So che il nuovo Procuratore di Palermo è stato scelto, dall’organo che doveva sceglierlo, con procedure corrette. Penso che fosse un confronto da tre grandi persone, tre grandi magistrati”.

La posizioni di Bindi e Fava, insomma sono assolutamente in antitesi sulla nomina del nuovo procuratore. Più o meno come era accaduto pochi mesi fa, quando la commissione antimafia si era occupata del Protocollo Farfalla, l’accordo segreto siglato dal Sisde di Mario Mori e dal Dap di Gianni Tinebra. “Questo protocollo non esisteva,  magari esistevano dei comportamenti che giustamente ad un certo punto si è sentito la necessità di regolare” diceva la Bindi il 30 luglio scorso, mentre negli stessi giorni Fava si chiedeva: “Dobbiamo capire il perché sia stato creato un documento del genere, perché interessavano particolarmente i detenuti al 41 bis, con quale scopo si sarebbero dovuti incontrare certi personaggi, con quale obiettivo, e se si volesse in quel modo ottenere o proporre qualcosa”. Alla fine il Protocollo Farfalla esisteva davvero e oggi è depositato agli atti dell’inchiesta sulla Trattativa. La stessa inchiesta che per Fava, dovrebbe essere sostenuta pubblicamente dal nuovo procuratore capo di Palermo. Ma che la Bindi, invece, neanche nomina, limitandosi a fare gli auguri di rito a Lo Voi.

(fonte)

Bindi all’Antimafia/ Cavalli ad Affari: una conoscenza del tema sarebbe stata preferibile

da AFFARITALIANI

“Credo che la classe dirigente dovrebbe essere l’espressione migliore di una certa professionalità sul tema, in questo caso della lotta alla mafia. E non voglio per forza dire una preparazione specifica, ma almeno una certa sensibilità”. Giulio Cavalli, attore e politico impegnato da anni nella lotta alla mafia, commenta con Affaritaliani.itla nomina di Rosy Bindi alla presidenza della Commissione antimafia.

E sulle fratture tra Pd e Pdl è pessimista: “Non mi sembra che questa nomina nasca sotto i migliori auspici. Il fatto che nasca in queste condizioni, con questa frantumazione politica e così tardi non è un buon segnale. Se le larghe intese sull’economia non si trasferiscono nella lotta al crimine organizzato sono una barzelletta”.

Il dubbio sulla professionalità resta: “La Bindi so che ha servito molto bene le salamelle all’ultima festa dell’Unità. E’ il sogno americano: parti vendendo panini e arrivi a presiedere la Commissione antimafia”. E sul probabile avvallo di Matteo Renzi alla nomina aggiunge: “Ho la sensazione che in termini congressuali stiano salendo molti sul carro di Renzi e che trovino le porte sempre belle aperte”.
Di Tommaso Cinquemani
twitter@Tommaso5mani

Presidi giuridici e capovolte oratorie

Forse il guaio è ancora più vasto e irrimediabile della sottrazione – grave, gravissima – di diritti importanti senza una giustificazione valida. È la scelta di usare parole ed espressioni incomprensibili per mantenere tutto fermo come in una radura nebbiosa, per non disturbare nessuno finendo per scontentare tutti, per farci perdere ore in una complessa e impossibile opera di esegesi.
Lo dice bene Fred Vargas in La cavalcata dei morti: “A furia di allontanarsi dalle parole, le più limpide teorizzazioni si trasformano in dicerie. E non si sa più niente. Fra approssimazioni e inesattezze la verità si dissolve e apre la via all’oscurantismo.”

Lo scrive Chiara Lalli in un post da leggere sui “presidi giuridici per gli omosessuali” ma in generale potrebbe essere la frase del momento politico. Sicuro.