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Salute

Ripensare la sanità: prescrivere salute

Un’idea, un’ispirazione. Lo squarcio di un modello opposto alla lobby (antisociale) della sanità. Anche (e soprattutto) lombarda. Rebecca Onie si pone domande coraggiose: E se le sale d’aspetto fossero luoghi fatti per migliorare le cure sanitarie quotidiane? E se i medici potessero prescrivere cibo, casa, e riscaldamento in inverno? A TEDMED Rebecca Onie parla di Health Leads, un’organizzazione che fa proprio questo — e lo fa attraverso una base volontaria dedicata quanto una squadra sportiva universitaria.

Il mio primo anno di università mi sono iscritta ad un tirocinio nella divisione immobiliare al Greater Boston Legal Services. Mi sono presentata il primo giorno pronta a preparare caffè e fare fotocopie, invece sono stata assegnata a questo avvocato onesto e profondamente ispirato di nome Jeff Purcell, che mi ha spedita in prima linea fun dal primo giorno.

In quei 9 mesi ho avuto la fortuna di parlare con dozzine di famiglie a basso reddito di Boston che si presentavano con problemi di alloggio, ma alla base avevano sempre problemi di salute. Ho avuto un cliente che stava per essere sfrattato perché non aveva pagato l’affitto. Ovviamente non aveva pagato l’affitto perché pagava le cure per l’HIV e non poteva permettersi entrambi. Avevamo madri che si presentavano con figlie che soffrivano d’asma, che si svegliavano la mattina coperte di scarafaggi. E una delle nostre strategie in tribunale era quella di mandare me a casa di questi clienti con questi bottiglioni di vetro.Raccoglievo gli scarafaggi, li incollavo su questa lavagna che portavamo in aula per i nostri casi. E abbiamo sempre vinto perché i giudici erano sempre disgustati. Ancora più efficace, devo dire, di qualunque cosa io abbia imparato a giurisprudenza.

Ma durante questi nove mesi, è cresciuta la frustrazione per la sensazione di intervenire troppo tardi nelle vite dei nostri clienti — che nel momento in cui venivano da noi, erano già in crisi. Ala fine del mio primo anno di università, lessi un articolo sul lavoro che stava svolgendo il Dott. Barry Zuckerman titolare della cattedra di Pediatria al Boston Medical Center. La sua prima assunzione era un avvocato per rappresentare i pazienti.

Così chiamai Barry, e con la sua approvazione, nell’ottobre del 1995 entrai nella sala d’attesa della clinica pediatrica del Boston Medical Center. Non dimenticherò mai la TV che trasmetteva in continuazione cartoni animati. E lo sfinimento delle madri che avevano preso due, tre, qualche volta quattro autobus per portare i figli dal medico era palpabile.

I medici, così sembrava, non avevano mai abbastanza tempo per tutti i pazienti, facevano quello che potevano. Durante quei sei mesi, io li ho messi continuamente con le spalle al muro, nei corridoi, e ho fatto loro una domanda, ingenua ma fondamentale; “Se aveste risorse illimitate, quale sarebbe la prima cosa che dareste ai vostri pazienti?”

E ho sempre sentito la stessa storia, una storia che da allora abbiamo sentito centinaia di volte. Dicevano: “Ogni giorno arrivano pazienti in clinica — il bambino ha un’infezione all’orecchio, prescrivo antibiotici. Ma il vero problema è che non hanno cibo a casa. Il vero problema è che il bambino vive con altre 12 persone in un appartamento di due locali. Io non faccio domande su questi problemi perché non posso farci niente. Ho tredici minuti a paziente. I pazienti si accumulano nella sala d’attesa della clinica. Non ho idea di dove sia la dispensa più vicina. E non ho nessuno che mi aiuti”. In quella clinica, ancora oggi, ci sono due assistenti sociali per 24 000 pazienti pediatrici, che è molto meglio di tante altre cliniche.

Da queste chiacchierate è nato Health Leads — un modello semplice dove i medici e le infermiere possono prescrivere cibo nutriente, riscaldamento in inverno e altre risorse di base ai propri pazienti nello stesso modo in cui prescrivono medicinali. I pazienti portano le loro prescrizioni alla nostra scrivania nella sala d’attesa della clinica dove abbiamo un gruppo di studenti di legge molto in gamba che lavorano fianco a fianco con queste famiglieper metterle in contatto con lo scenario esistente delle risorse locali.

Abbiamo iniziato con un tavolino nella sala d’attesa della clinica — stile bancarella. Ma oggi abbiamo migliaia di studenti di legge che lavorano per mettere in contatto quasi 9000 pazienti e le loro famiglie con le risorse di cui hanno bisogno per essere in salute.

18 mesi fa ho ricevuto un’email che mi ha cambiato la vita. L’email era del Dott. Jack Geiger, che scriveva per congratularsi per Health Leads e per condividere, come dice lui,un po’ di contesto storico. Nel 1965 il Dott. Geiger ha fondato uno dei primi due centri sanitari comunitari del suo paese, in un’area terribilmente povera nel Delta del Mississipi.Molti dei suoi pazienti arrivavano con tali problemi di malnutrizione che cominciò a prescrivere loro cibo. Loro portavano le prescrizioni al supermercato locale, che le seguivae poi le metteva in carico al budget della farmacia della clinica. E quando all’ufficio per le opportunità economiche di Washington D.C. — che finanziava la clinica di Geiger — lo hanno scoperto, si sono infuriati. Hanno inviato dei burocrati a dire a Geiger che il compito di Gieger era usare i loro fondi per le cure mediche — a cui Geiger rispose notoriamente e logicamente: “L’ultima volta che ho controllato sui manuali, la terapia per la malnutrizione era il cibo”.

(Risate)

Quando ho ricevuto questa email dal Dott. Geiger, sapevo di dover essere fiera di fare parte di questa storia. Ma la verità è che ero distrutta. Eccoci qui, 45 anni dopo che Geiger ha prescritto cibo ai suoi pazienti, ci sono dottori che mi dicono: “Per questi problemi applichiamo la tecnica ‘non chiedere niente, non dire niente'”. 45 anni dopo Geiger, Health Leads deve reinventare la prescrizione per le risorse di base. Ho passato ore e ore a cercare di dare un senso a questo strano Giorno della Marmotta. Com’è possibile che, per decenni, abbiamo avuto uno strumento semplice per mantenere in salute i pazienti, in particolare i pazienti a basso reddito, e non l’abbiamo mai usato? Se sappiamo cosa ci vuole per avere un sistema sanitario che cura anziché un sistema che fa ammalare, perché non lo facciamo?

Queste domande, nella mia testa, non sono difficili perché le risposte sono complicate, ma sono difficili perché dobbiamo essere onesti con noi stessi. Io credo che sia fin troppo doloroso esprimere le nostre aspettative nei confronti dell’assistenza sanitaria, o anche solo ammettere che ne abbiamo. Perché se lo facessimo, verrebbero contraddette dall’attuale realtà. Ma non cambia la mia convinzione che tutti noi, nel profondo, qui in questa sala e in tutto il paese, condividiamo gli stessi desideri. Se siamo onesti con noi stessi e ascoltiamo in silenzio, nutriamo tutti un’incrollabile aspettativa nei confronti dell’assistenza sanitaria:che ci mantenga in salute.

Aspirare a che il nostro sistema sanitario ci mantenga in salute è straordinariamente efficace. E ne sono convinta perché credo che il sistema sanitario sia come qualunque altro sistema. È una serie di scelte che la gente fa. E se decidessimo di fare scelte diverse? E se decidessimo di prendere tutte le parti dell’assistenza sanitaria che ci hanno allontanato da noi stessi e ci fermassimo a dire: “No. Queste cose ci appartengono.Verranno utilizzate per i nostri scopi. Verranno utilizzate per realizzare le nostre aspirazioni”? E se tutto quello di cui avessimo bisogno per capire quello a cui puntiamo per il sistema sanitario fosse proprio davanti a noi in attesa di essere rivendicato?

Ecco dove è iniziato Health Leads. Abbiamo cominciato con il blocchetto delle ricette — un comune pezzo di carta — e ci siamo chiesti, non ciò di cui hanno bisogno i pazienti per essere in salute — antibiotici, inalatori, farmaci — ma prima di tutto, di cosa hanno bisogno i pazienti per rimanere in salute, per non ammalarsi? E abbiamo scelto di usare le prescrizioni per quel motivo. A qualche chilometro da qui al Children National Medical Center, quando i pazienti arrivano nello studio medico, vengono fatte loro alcune domande.Viene loro chiesto: “Ti manca cibo alla fine del mese?” Hai una casa sicura?” E quando il medico inizia la visita, conosce altezza, peso, se c’è cibo a casa, se la famiglia ha un riparo. E solo quello porta a migliori scelte cliniche, ma il medico può anche prescrivere quelle risorse al paziente, utilizzando Health Leads come specialista di riferimento.

Il problema è che una volta provato quello che significa rendersi conto di quello che si vuole dal sistema sanitario, si vuole di più. Allora abbiamo pensato: se si possono spingere i medici a prescrivere queste risorse di base ai loro pazienti, possiamo portare l’intero sistema sanitario a cambiare i propri assunti? Abbiamo provato.

Ora all’Harlem Hospital Center quando i pazienti arrivano con un Indice di Massa Corporea elevato, le cartelle cliniche elettroniche generano automaticamente una prescrizione per Health Leads. E i nostri volontari possono poi lavorare con loro per far accedere i pazienti a cibo sano e programmi di esercizi nelle loro comunità. Abbiamo creato un assunto: se sei paziente in quell’ospedale con un Indice di Massa Corporea elevato i quattro muri dello studio medico probabilmente non avranno da offrire tutto quello che ti serve per essere in salute. Avete bisogno di qualcosa di più.

Quindi da una parte, è soltanto una nuova codifica di base della cartella clinica elettronica.Dall’altro lato, è una trasformazione radicale della cartella clinica elettronica da depositaria statica di informazioni diagnostiche a strumento promotore della salute. Nel settore privato,quando tirate fuori quel tipo di valore addizionale da un investimento a costo fisso, si chiama azienda da un miliardo di dollari. Ma nel mio mondo, si chiama riduzione dell’obesità e del diabete. Si chiama assistenza sanitaria — un sistema dove i medici possono prescrivere soluzioni per migliorare la salute, non solo gestire malattie.

La stessa cosa vale per la sala d’attesa della clinica. Ogni giorno in questo paese 3 milioni di pazienti passano dalle sale d’attesa di 150 000 cliniche del paese. E cosa fanno quando sono lì? Stanno seduti, guardano il pesce rosso nell’acquario, leggono vecchie copie di riviste da casalinghe. Ma soprattutto siamo tutti lì seduti, ad aspettare. Come siamo arrivatia dedicare centinaia di ettari e migliaia di ore all’attesa? E se avessimo una sala d’attesadove non si sta lì seduti solo quando si è malati, ma dove si va per essere più in forma. Se gli aeroporti possono essere centri commerciali e McDonald’s può diventare un parco giochi, certamente possiamo reinventare le sale d’attesa delle cliniche.

Ed è quello che Health Leads ha cercato di fare: recuperare gli immobili e il tempo e usarli come accesso per connettere i pazienti alle risorse di cui hanno bisogno per essere in salute. È un inverno rigido nel Nord Est, vostro figlio ha l’asma, il riscaldamento si è spento, e ovviamente siete nella sala d’attesa di un pronto soccorso, perché l’aria fredda ha scatenato l’asma di vostro figlio. Ma se invece di aspettare per ore con ansia, la sala d’attesa diventasse il posto dove Health Leads vi riaccende il riscaldamento?

E ovviamente questo richiede una più ampia forza lavoro. Ma se siamo creativi, abbiamo già anche quella. Sappiamo che i nostri dottori e le nostre infermiere persino gli assistenti sociali non sono sufficienti, e che i tempi limitati dell’assistenza sanitaria sono troppo restrittivi. Per la salute ci vuole più tempo. Richiede una sfilza di persone al di fuori dell’ambiente medico di assistenti sociali, responsabili dei casi e molti altri.

E se una piccola parte di questa futura forza lavoro sanitaria fossero gli 11 milioni di studenti universitari di questo paese? Sollevati da responsabilità cliniche, non disposti ad accettare un no come risposta da quelle burocrazie che hanno tendenza a schiacciare i pazienti, e con una impareggiabile capacità di recuperare le informazioni perfezionata da anni di ricerca su Google.

Nel caso pensaste improbabile che un volontario universitario possa prendersi questo tipo di impegno, vi dirò solo due parole: Follia di Marzo. Il giocatore di basket medio della I Divisione della NCAA dedica allo sport 39 ore a settimana. Possiamo pensare che sia un bene o un male, in ogni caso è reale. E Health Leads si basa sul presupposto che per troppo tempo abbiamo chiesto troppo poco ai nostri studenti universitari quando si tratta dell’impatto reale su comunità vulnerabili. Gli sport universitari ci dicono “Passeremo dozzine di ore su un qualche campo al campus in assurdi orari mattutini e misureremo i vostri risultati, e i risultati della vostra squadra, e se non siete all’altezza o non vi fate vedere, vi buttiamo fuori dalla squadra. Ma faremo grossi investimenti per la vostra formazione e il vostro sviluppo, e vi metteremo a disposizione compagni straordinari.” E la gente fa la fila fuori dalla porta solo per avere la possibilità di farne parte.

La nostra sensazione è che se va bene per la squadra di rugby, va bene per la salute e per la povertà. Health Leads recluta in maniera competitiva, offre un’intensa formazione,insegna in maniera professionale, richiede molto tempo, costruisce una squadra coesa e misura i risultati — una specie di Teach for America dell’assistenza sanitaria.

Le prime 10 città americane con il più gran numero di pazienti sotto assistenza sanitaria pubblica hanno ciascuno almeno 20 000 studenti universitari. La sola New York ha mezzo milione di studenti universitari. È non è solo una forza lavoro a breve termine per mettere i pazienti in contatto con le risorse di base, è lo sviluppo della prossima generazione del sistema sanitario che ha passato due, tre, quattro anni nella sale d’attesa delle cliniche a parlare con i pazienti dei loro bisogni sanitari di base. Al termine del loro operato hanno ottenuto la convinzione, la capacità e l’efficacia nel realizzare le nostre aspettative di base nei confronti dell’assistenza sanitaria. E il fatto è che ce ne sono in giro già a migliaia.

Mia Lozada è responsabile di medicina interna all’UCSF Medical Center, ma per tre anni, da studentessa, è stata volontaria all’Health Leads nella sala d’aspetto del Boston Medical Center. Mia dice: “Quando i miei compagni di classe scrivono una ricetta, pensano che sia finita lì. Quando io scrivo una ricetta, penso: la famiglia è in grado di leggerla? Ha i mezzi per recarsi in farmacia? Ha cibo per assumere quello che ho prescritto? Ha un’assicurazione per coprire la prescrizione? Queste sono le domande che ho imparato a farmi a Health Leads, non alla facoltà di medicina.”

Nessuna di queste soluzioni — il blocchetto delle prescrizioni, la cartella clinica elettronica,la sala d’aspetto, la schiera di studenti universitari — sono perfetti. Ma non dobbiamo fare altro che prenderli — esempi semplici della quantità di risorse poco utilizzate dell’assistenza sanitaria che, se recuperate e messe in campo, possono realizzare le nostre aspirazioni di base dell’assistenza sanitaria.

Ero al Greater Boston Legal Services da nove mesi quando questa idea di Health Leads ha iniziato a infiltrarsi nella mia mente. E sapevo di dover dire a Jeff Purcell, il mio avvocato,che dovevo andare via, ed ero così nervosa, perché pensavo che l’avrei delusonell’abbandonare i clienti per un’idea folle. Mi sono seduta accanto a lui e gli ho detto: “Jeff, ho in mente che potremmo mobilitare gli studenti universitari per affrontare i bisogni sanitari di base dei pazienti.” E sarò onesta, tutto quello che volevo era che non si arrabbiasse con me. Ma disse questo: “Rebecca, quando hai un’idea, hai l’obbligo di realizzarla. Devi portare avanti quell’idea”. E devo dire, ho reagito con “Wow. Questa è una pressione forte”. Volevo solo una benedizione, non volevo un qualche tipo di mandato. Ma la verità è che da allora ho passato praticamente ogni minuto ad inseguire quell’idea.

Credo che abbiamo tutti un’idea per l’assistenza sanitaria di questo paese. Credo che alla fine la nostra valutazione sull’assistenza sanitaria, non sarà per le malattie curate, ma per le malattie prevenute. Non sarà per l’eccellenza delle nostre tecnologie o per gli specialisti ricercati, ma da quanto raramente abbiamo bisogno di loro. E più di tutto, credo che il nostro giudizio sull’assistenza sanitaria, non dipenderà da quello che era il sistema, ma da quello che scegliamo che sia.

Grazie.

(Applausi)

Grazie.

(Applausi)

La salute prima del profitto

È lo striscione che dice più di mille parole esposto oggi dai lavoratori del San Raffaele in sciopero.

La manifestazione ha visto sciopero e corteo da via Olgettina a San Raffaele Turro. I motivi “sono molto seri: su tutti l’assunzione dei lavoratori precari, per evitare la riduzione degli organici, che significa anche riduzione della qualita’ dell’assistenza. Infatti, i contratti scaduti nelle ultime settimane non sono stati rinnovati e molti scadranno a fine mese”. La Rsu torna anche sulla questione incentivi, perchè un altro motivo di protesta è appunto “la riduzione dei salari avvenuta per la mancata erogazione del saldo incentivi, in un periodo in cui tutti i lavoratori hanno messo anche maggiore impegno rispetto al passato, proprio per le condizioni di incertezza dovute alla crisi economica che ha colpito l’ospedale”.
Ma la lista è lunga: “C’e’ la tutela della sicurezza e la salute, di lavoratori e pazienti”, tema su cui i sindacati ribadiscono l’intenzione di “respingere ogni ipotesi di risparmio sui costi di gestione e manutenzione che abbiano risvolti negativi”. E ancora “l’avvio di corrette relazioni sindacali e il rispetto degli accordi, poiche’ il confronto, ad oggi, e’ stato solo a senso unico e ad ogni richiesta dei lavoratori, la risposta e’ stata no”, si legge nella nota.

È il solito cortocircuito della sanità lombarda: i soldi sono pubblici, i conti però non ci competono perché le strutture sono privati, quindi i reati eventuali scivolano addosso a Formigoni (vorrebbe, lui) e comunque è un’eccellenza che non si deve mettere in discussione. E i diritti dei lavoratori non sono cosa nostra.
Ah, intanto Carlo Lucchina (il direttore della Sanità pubblica) è indagato con altri trenta, tra l’altro.
E sperano che qualcuno ci caschi ancora.

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#nonmifermo Siamo in campo per la Lombardia. E ripartiamo da Brescia per ripensare l’ambiente.

Siamo in campo per la Lombardia. Mica per scherzo. E ripensiamo all’ambiente partendo da Brescia con #nonmifermo. Un’agorà per ripensarci e costruire. Lavorando in modo serio. Insieme.

“Lombardia nociva, ripartiamo da Brescia” – analisi e soluzioni

L’appuntamento è per sabato 16 giugno alle 14:30 presso l’Oratorio S. Maria in Silva (Via Sardegna, 24 – vicino alla stazione ferroviaria).

Fra i relatori ci saranno:

GIULIO CAVALLI – attore, scrittore, regista e consigliere regionale della Lombardia per Sinistra Ecologia Libertà;
MARCO FENAROLI – presidente provinciale dell’ANPI di Brescia;
DON FABIO CORAZZINA– parroco della Parrocchia di S. Maria in Silva di Brescia e membro di Pax Christi;
MARIO BRUNO BELSITO – non mi fermo;
DONATELLA ALBINI – Consigliera comunale di Brescia di Sinistra Ecologia Libertà;
COMITATO SPONTANEO CONTRO LE NOCIVITA’ – comitato impegnato dal 2009 in difesa del territorio e dell’ambiente bresciano, con particolare attenzione al quartiere di San Polo;
FRANCESCO ARCARI – non mi fermo;
ARTHUR CRISTIANO – Rete Antimafia Provincia di Brescia;
RETE ANTIMAFIA PROVINCIA DI BRESCIA – insieme di associazioni riunitesi nell’ottobre 2010 con lo scopo di sensibilizzare la cittadinanza bresciana sul problema della criminalità organizzata;
LIDIA BONTEMPI – membro del Comitato Spontaneo Contro le Nocività;
COMITATO CIVICO DI BEDIZZOLE;
ANDREA BIANCONI – docente universitario di fisica presso la facoltà di ingegneria dell’Università degli Studi di Brescia;
EDOARDO BAI – membro dell’ISDE (International Society of Doctors for the Environment) e Presidente della sezione costituita di Milano;
COMITATO SALUTE E AMBIENTE DI CAPRIANO DEL COLLE – comitato impegnato in difesa del territorio e contro la costruzione di un gassificatore per lo stoccaggio di gas;
VINCENZO PERNICE – membro del Comitato Salute e Ambiente di Capriano del Colle;
OVER SKIN – gruppo musicale

Fallisce il varo della commissione d’inchiesta sul San Raffaele

Perché il consigliere dell’UDC Marcora decide di prestare il fianco alla maggioranza e si mette a servizio di PDL e LEGA. In breve, la presidenza (riservata ovviamente alla minoranza) viene assegnata a un consigliere eletto con i voti della maggioranza mentre noi avevamo indicato un altro candidato condiviso. Quindi la maggioranza formigoniana si elegge il presidente che dovrebbe frugare tra i loro amici e gli amici dell’UDC si infilano. Robe che la prima repubblica se le sognava. Anche perché Marcora è lo stesso che con modi simili si prese la presidenza della Giunta per le elezioni. Ricordate? Quella volta l’aveva aiutato proprio il PD. I casi della vita.

Cosa rappresenta Muccioli (che non vogliamo) in Lombardia

Lo descrive bene il pezzo di ieri scritto da Cecco Bellosi, Riccardo De Facci (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza): la vicenda dell’incarico di Andrea Muccioli (e mi viene da sorridere pensando a quando io e Chiara abbiamo mandato il comunicato alle agenzie e quasi tutti ci dicevano che era un’invenzione, una voce di corridoio…) è il sintomo del modo formigoniano di intendere la sanità (o forse sarebbe meglio “le aziende delle sanità”) dove le consulenze (di questi tempi, poi) e le regalìe sono all’ordine del giorno per riuscire a tenere in piedi una struttura basata più su rapporti amicali e di capicorrente piuttosto che di reale meritocrazia e professionalità. Ma il no urlato in faccia a Muccioli (perché non siamo stati solo noi pericolosi comunisti ma sono stati soprattutto gli operatori del settore che hanno manifestato tutto il proprio disgusto per una nomina che risulta offensiva soprattutto per le eccellenze del territorio) e il fronte di rifiuto davanti a Formigoni dimostrano che il “sistema” Formigoni comincia a scricchiolare. L’azione di corrosione è simile a quella descritta in maniera efficace da Naomi Klein in “Shock Economy”: la distribuzione dei fondi a cascata porta infatti con sé la mancanza di ascolto, la cristallizzazione dei bisogni, i favori agli amici. In questa luce, lo scambio non puramente lessicale di don Verzé delle favelas con le fazendas o la nomina di Andrea Muccioli come consulente non sono incidenti di percorso, ma il sintomo di un potere in fase di crisi se non di implosione, scrivono giustamente Bellosi e De Facci. Il Celeste Governatore sa bene che per tenere in piedi la propria ideologia neoliberale e corporativista ha bisogno di una continua disponibilità di occasioni e posizioni per sfamare il sistema a cascata e (in tempi di crisi soprattutto) non può fingere di volere tornare alla sussidiarietà e meritocrazia con scelte sempre personali e sempre calate dall’alto. Santa Rita, San Raffaele e tutte le notizie che escono su Don Verzè stanno abbattendo i suoi servitori servili e Formigoni non ha abbastanza denaro e posizioni per comprarsene di nuovi.

Per questo l’occasione è importante e significativa. Oggi in molti hanno voglia (e bisogno) di credere in un altro modello. E per questo non possiamo più permetterci di accettare chi finge di opporsi alla nomina di Muccioli solo per il tempo di avere una nomina in contropartita o quelli che contestano il modello di Formigoni ma lo adotterebbero (e lo adottano in alcune amministrazioni comunali) volentieri semplicemente sostituendo gli attuali anelli di catena con i propri.

Il 2012 sarà un anno molto più interessante di quello che si potrebbe immaginare.

Morire di amianto

È di questi giorni la notizia del riconoscimento da parte del Tribunale di Brescia della correlazione tra le lavorazioni fatte sulle navi della Marina militare e la patologia del tumore derivata da esposizione all’amianto. La Corte di Appello bresciana ha infatti riconosciuto come malattia professionale il tumore che causò la morte di un operaio che per trent’anni lavorò per il gruppo aziendale impegnato in manutenzioni navali militari.
Una piccola vittoria per le associazioni che da anni lottano per tante cause come questa che però negli ultimi giorni hanno assistito alla rinuncia da parte del Comune di Casale Monferrato a partecipare in qualità di parte civile al processo contro la multinazionale Eternit.  L’amministrazione comunale ha deciso di accettare l’offerta di 18 milioni di euro di risarcimento da parte di Stephan Schmidheiny,  titolare della multinazionale e imputato nel processo.
Il sindaco della cittadina piemontese ha dichiarato che “questa decisione non influenza in alcun modo il giudizio processuale e la condanna degli imputati. Il corso della giustizia proseguirà comunque senza modifiche nel capo di imputazione. Il resto qui.

Quella sporchissima enclave: il San Raffaele

La mattina del 18 luglio, Mario Cal, il manager della sanità privata più potente d’Italia, entra nel suo ufficio e si spara. Cal non è un manager qualunque, è il fidatissimo braccio destro di Don Luigi Verzè, il fondatore del San Raffaele, l’impero della sanità convenzionata, sepolto da un miliardo e mezzo di debiti. Il suicidio di Mario Cal, però, sembra solo uno dei misteri. Cosa c’è dietro il disastro finanziario che rischia di mandare in frantumi l’ospedale privato più importante del Paese? Perché migliaia di dipendenti rischiano di perdere il lavoro? Le cause della morte e della voragine finanziaria vanno cercate nei paesi di mezzo mondo. Coperto dalla nebulosa legislazione che circonda le fondazioni e il loro controllo, il gruppo di don Verzè, che governa un reticolo impressionante di società, ha investito milioni di euro in attività insospettabili come strutture alberghiere e piantagioni di mango e uva in Brasile. L’inchiesta di Alberto Nerazzini che per Report è andato fino a Salvador de Bahia, dove si trova il quartier generale del prete manager, prova a ricostruire una vicenda intricata che ogni giorno che passa riserva nuovi capitoli e apre scenari sorprendenti, a cominciare dai rapporti tra Don Verzè e i vertici dei servizi segreti. All’interno della storia spuntano imprenditori discussi che con movimentazioni di denaro, hanno consentito a tutto il sistema di reggere. È il caso della famiglia Zammarchi titolare della Diodoro e della Metodo, le due società che al San Raffaele fatturavano costi anche 5 volte superiori a quelli standard. Ma con quale scopo? Per drenare denaro e creare fondi neri? Per pagare i politici? La magistratura che sta tentando di sbrogliare i fili di questa complicata matassa indaga e arresta Daccò, l’uomo ombra della sanità lombarda, vicino al governatore Formigoni. Ma è solo l’inizio di un’indagine che deve inseguire fiumi di denaro finiti nei conti di società off shore. Per arrivare a scoprire la verità di uno dei crac più misteriosi della storia del nostro Paese bisogna però scoprire chi è veramente Don Luigi Verzè e cosa si nasconde dietro la sua impenetrabile comunità religiosa: l’associazione dei Sigilli. Ma soprattutto si deve scoprire qual è stata, per decenni, la sua rete di amicizie e protezioni. La puntata integrale sarà visibile online da domani . Martedì 13 dicembre alle 15 videochat con l’autore Alberto Nerazzini.

Regole 2012 della sanità lombarda

Ieri durante la seduta della giunta regionale è stata votata una delibere sulle regole 2012. Le regole come dice la parola stessa regolano il servizio sanitario, sociale e socioassistenziale della ns. regione. Nella delibera si legge tra l’altro che ci sarà la cancellazione del day hospital su alcuni interventi. Ad esempio il tunnel carpale e la catarrata d’ora in avanti diventerà una prestazione ambulatoriale e come tale con ticket a carico del cittadino. La novità è l’intervento su tutta la partita cronicità. Viene introdotto il CReG(Cronic Related Group) sul territorio per la cura dei pazienti cronici in 5 ASL sperimentali (Milano, Milano2, Bergamo, Como, Lecco). Le patologie considerate sono: broncopenumopiatia, diabete di tipi I e II, ipertensione e cardiopatia ischemica, osteoporosi, patologie neuromuscolari. I pazienti coinvolti saranno circa 126.000. Per discutere e confrontarsi su questa nuova realtà lombarda il gruppo regionale di Sel organizza un convegno il giorno 16 dicembre alle ore 14.00 presso il palazzo Pirelli via F. Filzi.

Interrogazione: discarica a Rezzato (BS)

INTERROGAZIONE CON RISPOSTA IN COMMISSIONE EX ART. 116 DEL REGOLAMENTO DEL CONSIGLIO REGIONALE

Al Signor Presidente del Consiglio regionale

Oggetto: progetto di una discarica di rifiuti speciali a Rezzato (BS) 

I SOTTOSCRITTI CONSIGLIERI REGIONALI

PREMESSO CHE

nella zona di San Polo (BS), in cui è presente una discarica di amianto di ottantamila metri cubi, il livello di mortalità per cancro, secondo le analisi dell’ASL di Brescia, è allarmante e decisamente superiore alla media nazionale;

PREMESSO INOLTRE CHE

l’apertura di una nuova discarica di rifiuti speciali all’interno della cava Castella a 3 Km dal centro di Rezzato (BS) conterrà due milioni di metri cubi di rifiuti speciali come scarti alimentari, carcasse animali, derivati del petrolio e del carbone, rifiuti dell’industria chimica, inchiostri, pitture e vernici, fanghi di fognatura e terreno contaminato;

CONSIDERATO CHE

il conferimento della discarica continuerà per almeno otto anni secondo il progetto approvato a fine agosto 2011 da Comune, Provincia e Regione Lombardia;

ATTESO CHE

nella zona sud- est di Brescia in cui sorgeranno due discariche la salute pubblica dei cittadini, già ampiamente contaminata dalla discarica di amianto, subirà un netto peggioramento

INTERROGANO IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE LOMBARDA, ROBERTO FORMIGONI, LA GIUNTA REGIONALE, L’ASSESSORE REGIONALE ALL’AMBIENTE, ENERGIA E RETI, MARCELLO RAIMONDI, NONCHE’ L’ASSESSORE REGIONALE ALLA SANITA’, LUCIANO BRESCIANI PER CONOSCERE:

  1. Se Regione Lombardia sia a conoscenza delle indagini effettuate dall’Asl di Brescia sul livello di mortalità per cancro in prossimità della discarica di San Polo;
  2. Se Regione Lombardia abbia effettuato le dovute indagini sul possibile peggioramento della salute pubblica dei cittadini nella zona sud- est di Brescia; se sì, per quale motivo non si sia provveduto a diffondere le informazioni ottenute; se no, per quale ragione le indagini siano state ritenute superflue;
  3. Se Regione Lombardia abbia considerato altre zone in cui collocare la discarica di rifiuti speciali.

 

Milano, 5 settembre 2011

 Giulio Cavalli (SEL)

Chiara Cremonesi (SEL)

Interrogazione sull’Osservatorio epidomiologico di Mantova

INTERROGAZIONE CON RISPOSTA IN COMMISSIONE EX ART. 116 DEL REGOLAMENTO DEL CONSIGLIO REGIONALE

Al Signor Presidente del Consiglio regionale

Oggetto: criticità in merito alla “riorganizzazione” messa in atto dal nuovo direttore Generale dell’Asl di Mantova riguardo all’ Osservatorio epidemiologico dell’ Asl di Mantova

I SOTTOSCRITTI CONSIGLIERI REGIONALI

PREMESSO CHE

l’insediamento del nuovo direttore generale dell’Asl di Mantova non è certamente passato inosservato specialmente in seguito agli recenti cambiamenti operati come quello relativo al trasferimento ad altro servizio di chi ha avuto in cura la banca dati dell’Osservatorio epidemiologico, struttura che raccoglie le informazioni per studiare le patologie della popolazione mantovana;

PREMESSO INOLTRE CHE

il suddetto Osservatorio, che riveste una particolare importanza in quanto monitora l’insorgere di malattie legate soprattutto alla presenza di contaminanti provenienti e prodotti dal Polo chimico di Mantova, dal 1988 è diretto dal Professor Paolo Ricci che, appena dopo un anno dal suo insediamento, firmò la prima diffida  nei confronti del Petrolchimico mantovano (allora Montedison);

CONSIDERATO CHE

è tuttora in corso il processo per le morti di settantadue lavoratori al Petrolchimico avvenute tra il 1970 e il 1989 e che, secondo l’accusa, sarebbero state determinate da tumori sviluppatisi in seguito alla prolungata esposizione a sostanze cancerogene come benzene, stirene e amianto;

CONSIDERATO INOLTRE CHE

la suddetta inchiesta prese l’avvio, otto anni fa, proprio a seguito di uno studio epidemiologico condotto dall’Asl di Mantova ed è proprio quella suddetta struttura che l’attuale direttore generale dell’ Asl di Mantova intende “riorganizzare”;

ATTESO CHE

tale riorganizzazione avviene proprio alle soglie della presentazione dei risultati sulla diversa incidenza delle malformazioni congenite nell’area cittadina di impatto del Petrolchimico;

INTERROGANO IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE

LOMBARDA, ROBERTO FORMIGONI, LA GIUNTA REGIONALE

LOMBARDA, L’ASSESSORE REGIONALE ALLA SANITÀ, LUCIANO BRESCIANI, E L’ASSESSORE AL BILANCIO, FINANZE E RAPPORTI ISTITUZIONALI, ROMANO COLOZZI, PER CONOSCERE:

  1. se non sia utile rafforzare anziché indebolire una struttura fondamentale per il controllo epidemiologico in un territorio, come quello mantovano, colpito e martoriato fortemente dalle conseguenze ambientali e sanitarie determinate dal Petrolchimico;
  2. quali siamo le misure che si intendono prendere al fine di permettere al Professor Paolo Ricci di poter svolgere il suo lavoro e all’Osservatorio epidemiologico di poter continuare la preziosa attività svolta;
  3. se non ritengano che la riorganizzazione dell’Osservatorio epidemiologico di Mantova voluta dall’attuale Direttore Generale sia una scelta determinata da motivazioni politiche;
  4. quali siano le motivazioni che hanno portato al trasferimento della persona che curava la banca dati dell’Osservatorio epidemiologico;
  5. se la suddetta struttura possa contare anche in futuro delle adeguate e necessarie risorse economiche e finanziarie.

 

Milano, 28 aprile 2011

 

Giulio Cavalli (IDV)

Francesco Patitucci (IDV)

Gabriele Sola (IDV)

Stefano Zamponi (IDV)