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salvatore borsellino

LEFT in edicola (da ieri!): cosa ci abbiamo messo dentro

Nell’ultimo numero di LEFT (è uscito ieri, eh, sono in ritardo io) ho avuto il piacere di intervistare Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo, ma soprattutto un amico. E nella nostra chiacchierata ad un certo punto gli ho chiesto se nonostante tutto fosse ancora ottimista e mi ha dato una risposta che mi ha inchiodato alla sedia dicendomi più o meno “se era ottimista Paolo sapendo di dover morire io ho l’obbligo di essere ottimista”. Ecco. In questo tempo in cui tutti ci ordinano di essere ottimisti (pena: rientrare nella folta schiera dei gufi) le parole di Salvatore Borsellino sono il paradigma di come il “dovere dell’ottimismo” nasce dalle grandi idee e dalle grandi persone, mica dagli ordini di scuderia.

Per il resto c’è tanto spazio dedicato alla riforma della scuola (e alla sua infida “comunicazione”) e poi storie, tante storie. Di un mondo che (come scrive Ilaria) ha il dovere di proporre l’utopia.

Buona lettura. E fatemi sapere le vostre considerazioni, se volete, qui.

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La verità. Da tutti.

di Carla Tocchetti (La Provincia di Varese) – 6 ottobre 2014

1Straordinaria presenza al convegno “Non c’è libertà senza legalità” tenutosi oggi all’Apollonio: difronte a quattrocento persone c’erano Salvatore Borsellino, fratello del giudice assassinato e Antonino di Matteo, il magistrato inquirente sulla trattativa Stato-Mafia. Abbiamo chiesto a Borsellino il significato del quadro presente nel Rapporto dell’Osservatorio Universitario milanese sulla Criminalità Organizzata che definisce la Provincia di Varese ad alto indice di presenza mafiosa tuttavia non ne evidenzia connessioni a livello politico: “Il prof. Nando Della Chiesa, autore del dossier, potrebbe rispondere meglio di me ma a livello di ipotesi potrebbe essere che non si è scavato abbastanza”. Di Matteo ha sottolineato che “la verità deve essere pretesa da tutti i cittadini, è un sacrosanto diritto conoscere i dettagli delle indagini e delle sentenze. Essere indifferenti significa consegna alle mafie il potere di questo paese.” Per Giulio Cavalli, lo scrittore sotto scorta per le minacce ricevute dalla mafia: “Negli ultimi trent’anni sono purtroppo mancati gli uomini di cultura che chiedessero una decisa linea politica a fronte degli esiti giudiziari e condannassero la prevaricazione come stile di vita per raggiungere il successo”. Anna Parisi di Agende Rosse, tra gli organizzatori del convegno insieme a AntimafiaDuemila e Libera sezione provinciale di Varese, ha sottolineato tra gli applausi che “non devono essere lasciati soli i magistrati che si battono perchè la verità e la giustizia possano realizzarsi secondo il giuramento fatto alla Costituzione, e non si fanno intimidire dalle minacce traendone consapevolezza di percorrere la strada giusta” ricordando anche la figura del maresciallo Saverio Masi, caposcorta di Nino di Matteo, che lavorava all’interno del reparto investigativo fino al blocco voluto dai suoi stessi superiori e oggi rischia la destituzione per aver avuto il coraggio di denunciarli. Una sfilata di bambini delle scuole elementari che indossavano le magliette stampate con il motto del convegno “Non c’è libertà senza legalità” ha proposto al pubblico una serie di riflessioni, esprimendo disgusto e fermezza, facendo proprie le parole del giudice Paolo Borsellino: “Vogliamo vivere senza la paura, perchè ci impedisce di essere liberi”.

Anche basta

Sono stato ospite della bellissima tre giorni di Legalmente organizzata dall’Associazione Legalità e Giustizia. Tre giorni belli. Intensi. Con poca partecipazione politica (a Firenze, eh) ma tante associazioni e presenze. Mi spiace che sia successo che all’organizzazione il direttivo provinciale di Libera abbia sconsigliato di invitare Giulio Cavalli e Marisa Garofalo: mi dicono che la sorella di Lea stia facendo troppe polemiche per non avere potuto partecipare al funerale della sorella e che Cavalli non vada invitato per il suo “alterco” con il Presidente Onorario, alterco  cui non ho partecipato rimanendo in religioso silenzio come suggeritomi da esponenti di Libera (ingarbugliato, eh?).

Mi chiama Salvatore Borsellino e mi dice di avere ricevuto una telefonata da un “alto” esponente di Libera in cui veniva invitato a “non dare credito” a me per un mio accordo con un pentito (sempre lui, eh, Bonaventura).

In Libera ho tanti amici e riconosco in Don Ciotti una forza vitale per questo Paese. E’ un’associazione che ha scritto le pagine migliori dell’antimafia e che coinvolge migliaia di giovani. Ha i suoi difetti, certo, come li abbiamo tutti, le sue debolezze. Ma chi si occupa (oppure “occupa”) di legalità se ha qualche informazione può denunciare con calma il tutto alla magistratura (tra l’altro le indagini proseguono, eh) e parlare chiaro. E’ il nostro pane. Per il resto anche basta. Abbiamo cose importanti di cui occuparci.

Mutolo e l’importanza di tenere alta l’attenzione

In un’intervista il pentito Gaspare Mutolo rispondendo a Silvia Truzzi de Il Fatto Quotidiano ancora una volta ci ricorda quanto “tenere alta l’attenzione” sia un fastidioso problema per le mafie. La risposta non è scontata non solo per il giudizio sull’azione politica (c’erano dubbi?) ma soprattutto perché investe i famigliari di vittime di mafia (e quelli che amplificano la loro voce) di una responsabilità pubblica oltre il dolore privato che per fortuna ha funzionato meglio della politica e continua a funzionare.

Mutolo, che cosa pensa delle intercettazioni di Riina?
Le aspettative di Riina, ma non solo le sue, sono state tradite: si capisce da come parla con Lorusso, quel compagno di sventura suo. Dopo tanti anni di collusione tra mafia, politica e affari, tutti questi grossi personaggi come Riina sono finiti in galera. Secondo la loro mentalità storta è perché sono stati traditi. La realtà è che i politici sono stati incalzati, in questi anni, dalle associazioni, dai familiari delle vittime della mafia. Penso a Maria Falcone, a Salvatore Borsellino, ai figli di Dalla Chiesa, alla moglie di Rocco Chinnici: persone che hanno continuato a mantenere alta l’attenzione sulle cose della mafia. Sono loro gli unici che lottano alla mafia, la volontà politica non c’è. Non vedo nessuna volontà di tagliare questi cordoni ombelicali tra le istituzioni e Cosa Nostra.

Beppe Alfano 20 anni dopo

A3-VENTENNALENon so se succede anche a voi ma quando si comincia ad entrare nel ventennale di un omicidio e non si ha ancora un quadro completo della verità mi assale un senso di inadeguatezza verso i famigliari della vittima. Inadeguatezza come cittadino di un Paese che deve commemorare con la voce sempre più alta perché la memoria (e la verità) non si incaglino negli scogli del silenzio o peggio di una versione pervertita dei fatti.

Quest’anno sono venti anni che è stato ucciso dalla mafia Beppe Alfano e il 7 e 8 gennaio ci ritroviamo nella “sua” Barcellona Pozzo di Gotto (ME) per coltivarne memoria.

Beppe Alfano per me è anche l’amicizia che oltrepassa la stima politica con Sonia e forse essere lì con lei è anche la faccia di un’umanità di affetti (e di intenti) a cui proprio non voglio rinunciare: sarò teatrante il 7 gennaio alle 21.30 con Nomi, Cognomi e Infami e politico il giorno successivo in un dibattito con Sonia, Luca Tescaroli (Sostituto procuratore, Procura di Roma), Salvatore Borsellino (fratello del magistrato Paolo Borsellino), Rosario Crocetta (Presidente della Regione Sicilia), Fabio Repici (avvocato famiglia Alfano), Beppe Lumia (Senatore, già Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia) Marco Travaglio (giornalista), Luigi De Magistris (Sindaco di Napoli)e Giorgio Ciaccio (Deputato, Assemblea Regionale Siciliana) moderato da Peppino Lo Bianco.

Teatrante e politico, appunto.

Il programma completo lo trovate sul sito di Sonia.

‘Il film nero’ di Mancuso e Placella

Un radiodocumentario musicale. Sulla mafia, per di più. Perché la musica e le voci possono almeno tenere viva l’urgenza di avere risposte su una storia che non ne vorrebbe dare. Su Paolo Borsellino e tutto quello che è Stato. Se avete il tempo di mettervi comodi vale la pena ascoltare il lavoro di Giovanni Mancuso e Gianluigi Placella.

 


Il Film Nero
a vent’anni dalla strage di Via D’Amelio
19 luglio 1992 19 luglio 2012
risposte senza domande a domande senza risposte

radiodocumentario musicale
di Giovanni Mancuso e Gianluigi Placella

con le voci di

Salvatore Borsellino
Benny Calasanzio Borsellino
Letizia Battaglia
Giulio Cavalli
Antonino Di Matteo
Antonio Ingroia
Giuseppe Lo Bianco
Petra Reski
Piero Ricca
Giovanbattista Tona

Dove eravamo – Capaci e via D’Amelio 20 anni dopo

L’amico Massimiliano Perna ha concluso la sua ultima fatica letteraria. E forse è un libro che vale la pena di leggere.

23 maggio e 19 luglio 1992: la mafia e i suoi complici di Stato uccidono Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, otto agenti delle scorte e Francesca Morvillo. L’Italia è in ginocchio, scossa, ferita. Sembra il colpo mortale alla speranza di battere la mafia. E invece c’è una cittadinanza che reagisce, c’è il coro “fuori la mafia dallo Stato” urlato di fronte alla cattedrale di Palermo, ci sono i fischi e gli insulti alle autorità, le lenzuola bianche, le associazioni antimafia, il consolidamento di una cultura che ha portato la Sicilia e l’Italia intera a uscire dal silenzio, ad aver meno paura e a reclamare una verità che tarda ad arrivare. Dove eravamo noi in quel momento? Come abbiamo guardato al futuro, in che misura siamo cambiati e quanto le stragi del ‘92 hanno inciso sulla nostra vita e sulle nostre scelte? A vent’anni dagli attentati di Capaci e via D’Amelio, questo libro prova a raccontare quei giorni drammatici, attraverso la testimonianza di chi li ha vissuti. Non solo familiari, magistrati, giornalisti, poliziotti, persone all’epoca già in prima linea nella lotta alle mafie, ma anche donne e uomini che, a partire da quei giorni, hanno iniziato, ognuno nel proprio ambito, a combatterle.

Sono 20 i testimoni che, insieme all’autore Massimiliano Perna, hanno scelto di dare, ciascuno a suo modo, il proprio contributo di memoria: Salvatore Borsellino, Maria Falcone, Antonio Ingroia, Raffaele Cantone, Imd, Giulio Cavalli, Nando Dalla Chiesa, Renato Sarti, Lella Costa, Moni Ovadia, don Giacomo Panizza, Sonia Alfano, Dario Riccobono di Addiopizzo Palermo, Pina Maisano Grassi, Fabrizio Moro, Pino Maniaci, Salvo Vitale, Pif e Gianluigi Nuzzi, Giuseppe Casarrubea”.