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Salvini

Caro Salvini, tu da Lucano hai solo da imparare

Caro ministro dell’inferno,

hai sbagliato nemico, con Mimmo Lucano, e non solo perché ti sei accanito come al solito mettendo alla berlina un uomo in difficoltà e un’intera comunità ma perché da Mimmo Lucano, uno come te, fatto di poco o niente, invece avrebbe molto da imparare. Molto.

Potresti imparare la semplicità, ad esempio, di chi ha pensato ai muli e alle persone in difficoltà per superare le barriere architettoniche di una città come Riace, aggrappata e strettissima, mentre tu ancora fai chiasso con le ruspe perché non sai vedere altro che deserto intorno a te.

Potresti imparare il garantismo, quello che qui non va più di moda, quello che in nome di una continua ricerca della vendetta alla fine è andato a farsi benedire con un ministro dell’interno che nell’ultimo anno ha additato come mostri persone che sono risultate poi innocenti senza nemmeno la dignità di porgere una scusa.

Potresti imparare come si affronta un processo. Senza buffonate in diretta video mentre si apre la lettera di indagine. Senza fanfaronate come quell’urlare “io non ho paura!” per poi cercare la sponda dagli amichetti di governo ed evitare così il processo. Lucano si difende nel processo, lo fa in silenzio, i rumori che sentite sono solo i molti che credono nel modello Riace che tutto il mondo ci invidiava e di cui sono rimaste le macerie. Lucano non si difende dal processo, come lei, ministro Salvini.

Potresti imparare l’umanità, anche se su questo punto non nutriamo troppa fiducia, di chi prova a dare agli ultimi una possibilità, una possibilità reale, di sentirsi utili, di essere ascoltati, di essere vivi. Avrebbe potuto vedere come un piccolo paese che era in mano alla ‘Ndrangheta fosse diventato un crogiolo di diverse nazionalità impegnate per rendere il proprio posto un luogo migliore. Ma bisogna avere occhi per accorgersene. E cuore.

Buon lavoro, ministro.

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Ricordate i rimpatri promessi da Salvini? Sono meno dell’anno scorso

Ne aveva promessi 500.000 all’anno. Cinquecentomila. Durante una trasmissione Laura Boldrini gli aveva dovuto far notare che sarebbe stato impossibile per una serie di costi e di accordi internazionali. Ma era il tempo delle promesse a vanvera: qualcuno, cioè proprio lui, il Capitano, aveva convinto molti che i rimpatri non venissero fatti dalla sinistra (li chiama tutti così, lui, proprio come Silvio) perché ci si guadagnava sopra. E tutti a crederci.

Ora Salvini è il Capo. Quindi Salvini è Il Rimpatriatore. No? Abbiamo visto qualche giorno fa che sono aumentati i morti nel Mediterraneo. E con i rimpatri come siamo messi? Maluccio, direi.

I primi progetti dei rimpatri volontari assistiti di quest’anno partono a febbraio. E saranno molti di meno di quelli degli anni precedenti. A conti fatti non solo i rimpatri forzati sono di meno rispetto allo scorso anno, ma anche quelli volontari finanziati dal Fondo asilo migrazione e integrazione (Fami) caleranno. Da 3.200 a 2.700. Senza contare che il bando del Viminale è andato deserto per metà. E alla fine gli stranieri che torneranno con progetti di reinserimento nei Paesi d’origine (che poi sarebbe, pensateci, il famoso “aiutiamoli a casa loro”) saranno ancora di meno.

Anzi, a ben vedere ci sono addirittura 500 posti disponibili in meno. Capite? Sono dati del ministero dell’Interno, quelli di cui non si discute mai preferendo parlare di cibo e di dirette Facebook.

E siamo alle solite: bugie su bugie, numeri falsi su numeri falsi, cazzate su cazzate, promesse strillate e poi fallite.

Nel 2018, i rimpatri completati dall’Italia sono stati circa 5mila, un numero inferiore ai 6.514 registrati nel 2017. E nel primo mese dell’anno i rimpatri, secondo gli stessi numeri dati da Salvini, sono stati 221, oltre 270 in meno dello stesso mese del 2018. Addirittura il leghista Giorgetti aveva detto “sui rimpatri Salvini l’ha sparata grossa”. Ma chi volete che lo ascolti, Giorgetti.

Buon venerdì.

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Allo sceriffo Salvini la sicurezza sta sfuggendo di mano


A Napoli nel giro di poche ore viene ucciso in pieno giorno il boss Vincenzo Mariniello (che da anni sono in guerra con il clan De Falco) e il figlio di quel Pianese che combatté la guerra a Scampia e Secondigliano tra gli Abete-Abbinante-Notturno e la Vanella Grassi. Oggi un terzo omicidio. Salvini invece twitta su una “guerriglia” di stranieri a Ferrara che viene smentita perfino dai carabinieri. Fate un po’ voi.
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Il Viminale smentisce Salvini. Avete letto bene: il Viminale smentisce Salvini

Con un lavoro straordinario anche Avvenire sta controbattendo colpo su colpo alle palle del Capitano e ha scoperto che il ministro dell’inferno non ha mai dato ordine di chiudere i porti a Sea Watch.

Ecco qui il documento:

Ecco qui l’articolo dell’inossidabile Nello Scavo:

Matteo Salvini non ha mai dato l’ordine di chiudere il porto alla Sea Watch,la nave umanitaria ripartita ieri dopo tre settimane di stop a Catania, dove il 31 gennaio erano stati fatti sbarcare 47 migranti. Non solo, il ministro dell’Interno non ha neanche vietato lo sbarco dei minorenni dalla nave quando è stata tenuta alla fonda a Siracusa. E questo nonostante il vicepremier leghista avesse ribadito più volte che «in Italia i porti – lo aveva assicurato anche il 23 gennaio mentre la nave si avvicinava alla Sicilia – sono chiusi». A smentire, ancora una volta, sono i documenti ufficiali, come già rivelato da “Avvenire” lo scorso 8 gennaio.

I documenti suscitano domande nuove sulla reale catena di comando che parte dal governo e arriva all’ultimo ufficiale delle Capitanerie di porto. Rispondendo a una «istanza di accesso civico», la Direzione centrale dell’immigrazione presso il Dipartimento della Pubblica sicurezza, precisa che il ministero «non ha prodotto e non detiene alcun provvedimento/comunicazione trasmesso alla nave Sea Watch». Non ci sono atti «aventi a oggetto il divieto di approdo nei porti italiani», rivolto alla nave dell’organizzazione non governativa tedesca. Non è l’unica notizia. A bordo della Sea Watch c’erano 15 adolescenti non accompagnati a cui si era interessato il Tribunale dei minorenni di Catania, che era intervenuto nominando un tutore e sollecitandone lo sbarco. Neanche di questo al Viminale c’è traccia. Non risulta siano mai partite indicazioni riguardo «provvedimenti in risposta alla richiesta di sbarco dei minori dalla Procura presso il tribunale dei minori di Catania». La risposta alla richiesta dell’avvocato Alessandra Ballerini è firmata da Massimo Bontempi, direttore della Direzione centrale dell’immigrazione e della Polizia delle frontiere. Analoga istanza è stata depositata presso il ministero delle Infrastrutture, che non ha ancora risposto. Nella domanda Ballerini fra l’altro chiedeva di avere copia degli atti con cui era stato disposto, come preannunciato a mezzo stampa, «il divieto di approdo della nave nei porti italiani».

Tecnicamente, dunque, il ministro Salvini non ha avuto alcuna responsabilità e, sempre dai documenti ufficiali, non c’è traccia di un suo intervento. Nel caso in cui venisse avviata un’inchiesta sulle modalità di trattenimento dei migranti, rischierebbero di finire nel tritacarne non il Viminale, ma Danilo Toninelli e il ministero delle Infrastrutture con i militari della Guardia costiera che coordinano gli interventi. Matteo Salvini, che certo non ha mancato di esprimere indicazioni «politiche» pur senza metterle per iscritto, verrebbe graziato ancora una volta per merito degli esponenti M5s che invece avrebbero tradotto nero su bianco, assumendosene la responsabilità, ordini di cui al Viminale non c’è traccia.

(continua qui)