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scorta

Se un tuo custode muore di passaggio

Faccio una premessa. Secca: tutto questo essere prosaici su scorte e scortati mi ha sempre provocato la pelle d’oca. Più  che altro perché l’umanità delle scorte è sempre sporca e sconcertante: non ha poesia, non ha eroismi ma è sudore, rabbia, grattarsi, sopportarsi poco e male per tutto il tempo costretti a passare insieme e l’abitudine alla paura che diventa un vestito che stringe sul cavallo e sembra uno di quei vestiti da cerimonia che odi appena indossi.

Insomma forse questo articolo sarebbe meglio non scriverlo nemmeno e andare tutti a dormire con un dolore a cui avremmo dovuto fare l’abitudine in tutta questa mareggiata di tristezze di rimbalzo.

Potrei anche scrivere che Giovanni era un eroe o un amico del cuore. Oggi che è rimasto ucciso amazzato per terra a Lodi sarebbe un trofeo da cacciatori di sensazioni.

Semplicemente, e tragicamente banale, sarebbe da dire che oggi è rimasto morto ammazzato un uomo che ha passato qualche mezza giornata a tenere gli occhi aperti per passeggiare con gli occhi bassi io, i miei figli, e tutti queli che ci dovevano costruire una passeggiata. Giovanni Sali ha prestato servizio per la mia tutela come fanno quotidianamente in molti di Lodi e provincia. Gente che non ama i flash, che non sta lì a pensare alle posture buone per i giornali ma che pensa semplicemente di tornare a casa anche questa sera e la prossima.

Gente che mi vede grattarmi, incazzarmi, ridere, piangere, amare, disperare, avere fame, sete, sonno o avere il dubbio di cosa avere. Gente che convive nel senso che vive “con”. Persone con una dignità che fissa i paletti della professione e si mette la vita e le proprie nevrosi in tasca per provare a gestire e difendere le mie. Gente che cambia posizione tra pubblico o privato, che studia gli spigoli degli spazi, che interroga le facce, che si impegna a sparire appena un dolore o una gioia ha uno angolo appuntito e diventa quindi “personale2 eppure “in servizio”. Carabinieri che sono gli argini di una quotidianità in sicurezza. Niente di poetico, per carità: uomini che in punta di piedi sono le tue sentinelle, in punta di piedi, sulla propria pistola.

La morte di Giovanni è un infarto di questo ecosistema di conviventi che mi difendono per difendersi e rimangono silenziosi ai margini per avere la misura dei confini.

E importa poco che sia lui. Siamo noi. Un pezzo di quello stagno malato che ci portiamo in giro fingendoci sani.

E mancherà. Giovanni. A tutti.

 

Le scorte fuori dai film: Pino Masciari

Sarà per il brand dello scortato che va per la maggiore negli ultimi anni, sarà per le auto pulite e sfreccianti sul retro delle copertine ma sembra proprio difficile avere la schiena dritta di raccontare che l’assenza dello Stato si legge in fatti così polverosamente quotidiani come la “bolla” di mancata sorveglianza a Pino Masciari. Mica a Milano ma proprio nella terra di ‘ndrangheta che Pino ha smascherato. Se tornassimo tutti con i piedi per terra forse ci tornerebbe la voglia di alzare la voce.

Il Giorno di Lodi e la differenza tra un titolo e uno scarabocchio

Questa mattina apro le agenzie e leggo un titolo sull’edizione lodigiana de Il Giorno:
Il consigliere IDV Cavalli esulta “sarò ancora sotto scorta”
Non ho letto l’articolo e di sicuro non lo leggerò perché il mio stomaco si è arreso già sulle virgolette, caro direttore. Sappiamo bene come l’improbo lavoro del titolista stia in equilibrio tra l’esigenza di accendere l’acquolina in bocca e di inquadrare la notizia, eppure le posso assicurare che solo un imbecille “esulterebbe” per una questione che è riuscita addirittura a tenere eleganti i toni di tutte le parti politiche e che, ancora una volta, diventa banale e superficiale varcati i confini lodigiani. Tenendo conto del fatto che, non avendo nessun giornalista presente in Aula, vi sarete rifatti alle agenzie che hanno semplicemente riportato una comunicazione durante il Consiglio Regionale: quelle stesse agenzie di stampa che hanno suggerito titoli diversi in tutte le altre edizioni locali del vostro giornale.
La mia vicenda non è né un gioco né una battaglia di tifo. Avevo già avuto modo di dirvelo in occasione del vostro (inelegante) sondaggio in cui a colpi di mouse chiedevate “Cavalli, scorta si o scorta no?”.
Un titolo almeno mezza verità deve averla, caro direttore, altrimenti io “esulto” per la scorta, voi “scarabocchiate” un titolo e alla fine perdiamo tutti.

Mettere (in) ordine i fatti: Asl, Lodi, Pezzano e tutela

Per chiarezza di informazione e nient’altro. Lasciando fuori (per ora) le opinioni:

– il 18 gennaio presento (con l’appoggio fondamentale di PD, SEL, UDC e naturalmente IDV) una mozione che chiede di rimuovere Pietrogino Pezzano dall’ASL di Milano 1. Pezzano compare nelle carte della maxi inchiesta INFINITO che sradica centinaia di uomini di ‘ndrangheta in Lombardia. Pezzano viene descritto in rapporti con il boss pavese Pino Neri e alcune fotografie lo ritraevano assieme a boss mafiosi della Brianza del calibro di Saverio Moscato e Candeloro Polimeno. La mozione non passa per un soffio raccogliendo voti anche dalla maggioranza.

– la sera del 18 gennaio vengo informato dal Prefetto di Lodi Peg Strano che la mia tutela viene revocata perché “non più esposto”.

– il 19 gennaio (in modo assolutamente bipartisan) vengono chieste spiegazioni sulla revoca della mia tutela che viene definita “inopportuna”. La Presidenza del Consiglio Regionale della Lombardia si mette in moto per manifestare il proprio dissenso.

– il 20 gennaio mi viene comunicato che dagli uffici dell’UCIS di Roma è stata decisa la sospensione della revoca: in poche parole, continuo ad essere tutelato su decisione del governo.

– Il 27 gennaio Pietrogino Pezzano (proprio lui, quello che riteniamo inaccettabilmente inopportuno alla guida di un’ASL) nomina il nuovo direttore sanitario: Giovanni Materia. Marito del Prefetto di Lodi Peg Strano.

– il 1 febbraio Antonio Di Pietro (IDV), Vinicio Peluffo (PD) presentano interrogazioni urgenti che chiedono conto della strana tempistica degli eventi e circa Giovanni Materia, su cui pende una richiesta di rinvio a giudizio della Dda per un concorso pilotato al Policlinico di Messina o che nelle migliori delle ipotesi e’ stato imputato”. Lo afferma in una nota il deputato del Partito democratico, Vinicio Peluffo, primo firmatario di un’interpellanza urgente al ministro dell’Interno Roberto Maroni sugli organi direttivi dell’Asl Milano 1, depositata questa mattina e sottoscritta da tutti i deputati lombardi del Pd.

– sempre il 1 febbraio il dottor Giovanni Materia ha formalmente comunicato le sue dimissioni dall’incarico di Direttore sanitario dell’Asl Milano 1 (Legnano). Lo ha annunciato in una nota la Regione Lombardia. Materia è stato rinviato a giudizio.

Questi i fatti. Prossimamente le opinioni.

Tutela: tanto per chiarire

Scrivo queste poche righe sulla notizia che sta circolando in rete per chiarire e raccontare: è vero che ho ricevuto informale comunicazione sulla scelta da parte dell’UCIS di Roma di revocare il mio servizio di tutela ma non credo, non voglio, e vi chiedo di non strumentalizzare o amplificare la notizia per rispetto per me e per la mia famiglia che ha già pagato troppo. Ho un grande rispetto per le istituzioni e per le molte persone che con me (e come me) sono in questa nostra grande battaglia, per questo credo che incagliarsi su questo particolare sia irrispettoso nei confronti dei molti che in prima linea rischiano quotidianamente la propria incolumità: penso ai testimoni di giustizia, ai magistrati, ai cronisti al fronte e a tutti gli uomini di parola (che mi onoro di avere tra i miei amici) e che ho visto troppo spesso dover elemosinare protezione per sé e per le loro famiglie. Sono seguito professionalmente e umanamente dalle forze dell’ordine che mi garantiscono di poter svolgere il mio lavoro e che sono certo non smetteranno di essere presenti insieme a chi ha preso questa decisione con grande senso di equilibrio e soprattutto responsabilità.

Questo a caldo, almeno per chiarire.