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Occupare la sinistra. Nel centrosinistra. A parte gli isterismi.

Confesso che un po’ mi viene da ridere. Perché leggere i soloni che scrivono le analisi politiche pregustando il piacere di predire i fatti mi procurano sempre un certa tenerezza. Ne ho già conosciuti parecchi ma ogni volta che ne incrocio uno mi ristupisco di nuovo. Non riesco a farci l’abitudine. L’ovvietà mi annienta ogni volta, per dire.

Oggi ci avevano dichiarato che la foto di Vasto si sarebbe sostituita con la foto di Vendola abbracciato all’UDC. Grande tumulto in rete (giustamente, ci mancherebbe). Poi ci hanno detto che Vendola scaricava l’IDV (che poi sarebbe da capire quale IDV: quello di Di Pietro o quello di Donadi che oggi sono antitetici o quello di Luigi De Magistris che è una penisola attaccata con un ponte di corda?).

Poi succede che c’è la conferenza stampa e Nichi (e il direttivo nazionale di SEL) dicano (semplifico, eh): Il centrosinistra da oggi c’è. L’alleanza tra PD e SEL c’è. Caro Di Pietro non si può essere solo parte destruens, dobbiamo costruire sulle macerie. Non sopporto veti incrociati, meglio discutere di questioni concrete. Superamento del liberismo sfrenato e diritti civili e sociali devono essere al centro di un’agenda politica di alternativa alle destre. Amo coalizioni larga verso movimenti sociali. Difficile essere alleato di Rocco Buttiglione, ma mai metterò veto. Valuteremo nel merito dell’agenda del cambiamento. Sulla legge elettorale ho detto a Bersani almeno di far rispettare il milione di firme che chiedevano il mattarellum. Il referendum sull’art18 non é ammissibile. Per me quel contenuto va nel programma di governo, non è oggetto di propaganda. Ci sono punti chiari: lotta al liberismo, cancellazione legge 30, stop a legge Bossi-Fini, diritti civili e di libertà.

Ecco, a parte gli isterismi, io ci vedo un bel po’ del programma che cerchiamo di costruire. Anche qui in Lombardia.

Però vorrei fare un appunto sulle reazioni. Rubare ancora qualche minuto. Hanno fatto bene i compagni di partito a preoccuparsi e farlo sentire: le incompatibilità sono i limiti definiti della propria identità. E vanno rivendicati.

Ma mi stupisce la reazione di gente che stimo del PD (penso a Pippo e all’ala “sinistra” dei democratici che si sono lasciati andare a giudizi un po’ affrettati e sono saliti in poppa per urlare allarmati uddicì uddicì). Lavoriamo per occupare la sinistra del centrosinistra ognuno per cambiare il proprio partito e costruire un futuro di diritti e uguaglianza. Ma senza rivendicazioni adolescenziali (che poi dovrebbero essere il peccato veniale che proprio i democratici rinfacciano a Di Pietro, per dire, e viene un po’ da ridere), perché come scrive Chiara qui da noi in Lombardia la tentazione del bacio con la lingua con l’UDC non è un nostro vizio. E poi, a dirla tutta, basta vedere chi governa oggi, in Parlamento. E giocare al gioco delle vergini lascia sempre il tempo che trova. Ed è pericoloso.

Ah, un’ultima cosa. Vendola è candidato alle primarie del centrosinistra. Quelle che facevano schifo perché nessuno parlava di sinistra. E quelle dove tutti cercano di palleggiare a centrocampo per farsi notare dal Mister che stilerà le liste elettorali.

Per occupare la sinistra nel centrosinistra. Come ci siamo promessi di fare.

Fattorie sociali

In questi tempi politici anafettivi di algebra e alleanze una proposta di legge che è una boccata di aria fresca:

L’attività agricola si presta particolarmente per l’inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati e l’integrazione dei diversamente abili. Le esperienze di fattorie sociali già operanti sul territorio nazionale sono la dimostrazione concreta che si possono coniugare solidarietà, efficienza aziendale e un nuovo rapporto con i consumatori.

Con la nostra proposta di legge  si provvede a collocare l’agricoltura sociale nella definizione giuridica di agricoltura multifunzionale, consentendo l’applicazione del regime fiscale delle attività connesse. Per promuovere la diffusione di queste esperienze proponiamo inoltre che siano estesi a tutti gli operatori svantaggiati impiegati gli sgravi contributivi già in vigore per la cooperazione sociale, che sia attribuita alle fattorie sociali una priorità nell’assegnazione di terreni demaniali e immobili confiscati alla criminalita’, che sia istituito un osservatorio nazionale presso il ministero delle politiche agricole per il monitoraggio e la diffusione delle migliori pratiche.

Una svolta ripubblicana

Scritto volutamente con la “i”. Non è un errore. Perché scuola e sanità siano pubbliche, ma sul serio. Perché si sostituisca la “sussidiarietà” di coniazione ciellina con la solidarietà. Che è cattolica, laica, umana, suggerita dalla costituzione e dalle regole dello stare insieme, nelle fondamenta della polìs: è politica, insomma.

E tutti gli anni lo ripetono tutti. Ogni campagna elettorale in Lombardia stancamente il mantra si trascina. Tanto alla fine tutti sapevano che avrebbe vinto Formigoni e quindi era solo una questione di buona postura.

Ma adesso qualcosa succede, segnatevelo: la Lega ha capito che la questione diventa urgente (dopo il caso de San Raffaele e, soprattutto, la vicenda Daccò e Maugeri) e prossimamente reciteranno la parte di chi vuole sostenere questa battaglia. Al solito modo: abbaiando ma non troppo, tirando il guinzaglio ma con la coda tra le gambe, fingendo la lotta per poi dividersi la ciotola con il Governatore.

E allora ti viene da pensare che su questo punto potremmo essere noi, una volta per tutte, a decidere che si tenga la barra dritta. Poi leggi cosa succede a Bologna: parte un referendum su scuole private e pubbliche, la Curia chiede di occuparsi della sanità privata piuttosto (giuro, leggete, dice proprio così), il PD si dichiara a favore dei finanziamenti alle scuole private e accusa SEL di esercitarsi nella “ginnastica di svolgere battaglie ideologiche” (giuro, leggete, dice proprio così).

Per questo le primarie in Lombardia le vogliamo e sono importanti. Perché noi vogliamo lavorare a una svolta ripubblicana per tornare al pubblico anche in Lombardia. E perché conosciamo i sottoscrittori degli emendamenti al bilancio che chiedevano di non dimenticare le scuole private. Dalla nostra parte.

l’Art. 34 della Costituzione recita :

La scuola è aperta a tutti.

L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.

I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

L ‘ Art. 33 stabilisce che  :

L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.

La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.

Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.

Ecco, noi, per le primarie, partiamo da qui.

 

Il ‘meraviglioso panino alla porchetta’ dell’UDC per le buone vacanze

Dico, mentre la politica italiana si contorce dolorosamente nell’inseguire l’UDC, farla digerire ai dirigenti e agli elettori, mentre Pippo e gli amici del PD cercano di tenere la barra dritta su alleanze che abbiano un senso, mentre alcuni vogliono incassare il colpo dell’aut aut di Casini “mai con SEL e IDV“, mentre i dirigenti (anche lombardi) ci dicono che bisogna inseguire il centro per vincere, perché è indispensabile e mentre sembra che la classe dirigente del centrosinistra non sappia pensare ad un’alternativa che non passi per forza dal centro, mentre anche il PDL vorrebbe provare a ricucire, loro cosa fanno? Loro, i più inseguiti, corteggiati del momento, come vivono il momento storico? Ti aspetteresti che si armino per un’estate di trattative, dibattiti e confronti. Una cosa del genere, no? No.

UDC: mai con IDV e SEL, l’hanno scritto ufficialmente

E adesso, caro Bersani?

“Non esistono margini di intesa con forze come Sel e Idv che stanno contrastando il Governo Monti e che si collocano su posizioni radicali e populiste di sinistra, inconciliabili con l’interesse nazionale”. E’ quanto si legge nel documento approvato all’unanimità dalla Direzione nazionale dell’Udc in corso al Tempio di Adriano di Roma.

“Per quanto riguarda il Pd – afferma ancora l’Udc – la scelta di Bersani di imboccare con decisione una linea riformista ed europeista è seria e importante e, se confermata, troverà l’Udc pronta ad avviare un confronto aperto, alla luce del sole, nell’interesse del Paese”. Il documento è stato letto dal segretario del partito, Lorenzo Cesa, ed è stato accolto da un applauso unanime della Direzione.

“Riteniamo indispensabile – ha spiegato Cesa – lanciare fin d’ora, almeno per quanto riguarda il nostro partito e la nostra area di riferimento, l’area dei moderati, una serie di messaggi e di indicazioni all’insegna della serietà e della responsabilità che valgono per l’oggi e che dovranno valere per il domani, per i mesi che ci separano al voto e anche per il tempo successivo alle elezioni”.

Perché qualcuno si dovrà prendere la responsabilità politica del tempo, le occasioni e i dibattiti persi durante questo patetico inseguimento. No?

Il bilancio di SEL e l’odore dei soldi

Un pezzo di Alberto Crepaldi, che di bilanci se ne intende. Così, per dire che sono tutti uguali, eccolo qua:

Negli scorsi giorni mi sono così messo al lavoro. Con ancora ben viva la memoria del tronfio atteggiamento di superiorità morale con cui il tesoriere Boccadutri ha presentato pubblicamente i dati di bilancio. Mi sono studiato tutte le carte, le ho radiografate più volte. Alla ricerca di qualcosa che potesse permettermi di sputtanare SEL. Una volta per tutte. 

Perché è davvero fastidioso che questi post-comunisti vogliano dimostrare di avere una marcia etica in più rispetto agli altri e di essere la parte sana della politica. Anche arrivando decisamente prima degli altri all’appuntamento della divulgazione dei propri bilanci, allegando ad essi tutto l’allegabile, finanche una serie di tabelle e grafici da veri sboroni! 

Già assaporavo la notizia con cui mostrare agli italiani le prove della malagestione delle risorse da parte di SEL. Sul relativo pezzo sarebbero certamente fioccate decine di migliaia di “mi piaci”. Espressi anche da parte di altrettanti militanti di altre forze politiche, che così avrebbero liberato una volta per tutte la frustrazione di non aver visto anche gli odiosi comunisti di SEL messi alla berlina per via dei propri bilanci opachi e sballati. Senza considerare che tutto ciò avrebbe giovato alla mia carriera di investigatore dei conti dei partiti

Dopo giorni di studio notturno, ahimè, mi sono dovuto arrendere. Più che una resa, è stata una disfatta. 

Lo ammetto pubblicamente: non ho trovato una virgola fuori posto in quei cazzo di conti di SEL! Tutto è perfetto, rigoroso ed equilibrato. I rimborsi elettorali non assorbono la quasi totalità delle entrate – come speravo – ma ne rappresentano poco più del 50%. La restante parte (48%) è ascritta invece alle quote associative, che invece mi attendevo fossero irrisorie. Vendola è troppo onesto per i miei gusti, visto che dei 97 mila euro di contribuzioni da persone fisiche, ben 58 mila provengano da lui stesso. Nel bilancio, poi,  non ho purtroppo trovato spese folli per attività di comunicazione politica, visto che i post-comunisti hanno imparato in fretta a usare a fini promozionali la leva della rete! Non ho potuto nemmeno giocare la carta delle operazione finanziarie opache, degli investimenti immobiliari inutili, nonché dei contributi da società legate al malaffare o guidate da noti tangentisti: di tutto ciò non c’è uno straccio di traccia! 

Qui il resto: http://www.linkiesta.it/blogs/cazza-la-randa/il-rigore-dei-conti-del-partito-di-vendola-e-la-mia-disfatta#ixzz214BpFxnO

Sarò scemo

Perché di colpo mi sembra di non capirci più niente. Eh, lo so, mi direte voi che la politica è roba da intellettuali, ma quelli veri, quelli che si confrontano con il superalcolico e il sigaro sulle terrazze romane, e invece noi ci sporchiamo di fango sui blogs (al plurale, ho sentito un veterocentristademocratico che lo pronuncia così, al plurale, alla moderna) e sudiamo disordinati e male ai presidi. Insomma qui il can can delle primarie si apre e si richiude, si schiude per una mezza giornata e poi si riaddormenta. Sul nazionale e in Lombardia.

Sul nazionale c’è un congresso di partito (ampio, sicuro, passa dal Monti bis all’uso improprio della parola “sinistra”) che chiamano primarie. Dentro c’è Bersani, c’è Renzi e da oggi Boeri (a Stefano chiedono di dimettersi da assessore per non intasarsi di impegni, intanto Tabacci fa l’assessore, il parlamentare e l’analista di Regione Lombardia).

E gli altri? Mi chiedono ma voi? Ma gli altri? Nessuno invece che chiede cosa siano. Che chiede le regole. Che chiede i tempi. Interessa sapere i nomi. Come la giostra con le bocce e i cavalli (minuscoli) che si trova al Luna Park, ve la ricordate? Ecco. Una cosa così.

Bersani parla di un “patto civico” che metta insieme la sinistra progressista, la sinistra meno progressista, i riformisti, i moderati, i conservatori illuminati, i Montiani (Monti incluso, ovvio), i cattolici, i laici, i diritti civili, i conservatorismi incivili e i filoberlusconiani che furono se si pentono e si dissociano: ci fossero anche i neonazisti sarebbe il Partito dell’Umanità Estesa. Anzi, il Partito delle etichette affibbiate all’umanità estesa, perché dentro di persone a forma di persone i sondaggi non dicono che ce ne siano tantissime.

In Lombardia la fotografia è la stessa. Con tanti piccoli personaggi minori. Ma la stessa. Con il segretario del PD che manda sms per dire che le primarie si fanno, altroché. Io e Civati l’avevamo frainteso, lui e Bersani, evidentemente. Meglio così, direte voi. E invece il patto UDCivico è lo stesso. E anche gli isterismi. Oggi qualcuno ha anche confezionato un sondaggio per le primarie. Fantastico. Non si sa chi è (anzi, meglio, che roba é) la coalizione e intanto danno i numeri. Con dentro Pisapia, Tabacci e Di Pietro. Tra l’altro il sondaggio è confezionato dal partito che a Roma Bersani non vuole sentire nominare. Della serie: se ci autoinvitiamo di nascosto nei sondaggi non se ne accorge nessuno.

Sì, sarò scemo io. Se sono da solo a credere che se in questo benedetto Paese c’è stato un momento buono, utile e urgente per costruire una forza di sinistra seria è quello che ci sta passando sotto al naso.

Buone primarie a tutti. Questa sera, quando tornate a casa dai vostri figli, regalatevene una anche voi. Vi sentirete peggio. Ma meno scemi.

 

Sarebbe poi di sinistra

Alessandro Gilioli sul suo blog:

Ad esempio, per me sarebbe di sinistra mettere i piedi nel piatto della finanza, vietando gli strumenti speculativi a rischio e i cda incrociati. Ma sarebbe di sinistra anche ridurre alla ragione un neocapitalismo palesemente impazzito e arrogante come mai era stato, ad esempio mettendo un tetto agli stipendi dei manager e introducendo nelle aziende un rapporto retributivo tra il dipendente a tempo pieno più pagato e quello meno pagato, più un’aliquota marginale oltre il milione di euro tassata al 60-70 per cento, e ovviamente una patrimoniale vera.
Oppure, sarebbe di sinistra l’abolizione di tutti i privilegi fiscali e di altro tipo per le Chiese, il taglio delle spese militari, la fine dellle ‘missioni di pace’, tutte.
Ma sarebbe di sinistra anche decidere di non porre nessun limite alla ricerca scientifica – neanche sulle cellule staminali embrionali – l’abolizione della legge 40/2004, il diritto di redigere le proprie volontà in tema di fine vita e di testamento biologico, compresa l’eutanasia, il diritto a ogni tipo di terapia del dolore, il diritto alla scelta farmacologica e indolore per l’interruzione volontaria di gravidanza, l’abolizione della necessità di ricetta medica per l’acquisto della pillola del giorno dopo per le maggiorenni, il diritto di matrimonio e adozione per ogni persona indipendentemente dal suo orientamento sessuale.
E poi sarebbe di sinistra, secondo me, decidere che l’otto per mille per il quale il contribuente non dà indicazione venga destinato al welfare, così come sarebbe di sinistra alleviare quella tortura che sono le carceri italiane con la diffusione degli arresti domiciliari con verifica tecnologica (sensori, gps etc), ma anche il diritto alla sessualità in carcere e l’abolizione dell’ergastolo.
Sarebbe di sinistra pure decidere, secondo me che ogni parlamentare ha l’obbligo di pubblicare, nello spazio riservatogli dal sito della Camera di appartenenza, la sua ultima Dichiarazione dei Redditi entro 15 giorni dalla consegna all’Agenzia delle Entrate, e che nello stesso spazio ha l’obbligo di dichiarare ogni tipo di contributo ricevuto non solo dal proprio partito ma anche da eventuali fondazioni o associazioni di cui faccia parte.
Penso anche che sarebbe di sinistra abolire il quorum per il refendum abrogativo e decidere che le leggi di iniziativa popolare non discusse e votate dalle Camere entro due anni dalla loro proposta diventino oggetto di referendum popolare propositivo, sempre senza quorum. E sarebbe di sinistra che ogni proposta o disegno di legge depositato alle Camere fosse messo on line almeno tre mesi prima della loro discussione per ricevere i contributi in merito dei cittadini.
Sarebbe poi di sinistra stabilire una dead-line oltre la quale proibire la circolazione sul territorio nazionale di automobili con motori a combustibili fossili, e inserire nella Costituzione l’accesso a Internet come diritto umano fondamentale, stabilendo che la Rete è libera e ogni legge che la riguarda debba essere ispirata alla salvaguardia e all’estensione della sua libertà e non al proibizionismo.

Mi sembra di averle già sentite queste parole. Ed è per questo che mi viene da sorridere quando dietro ai paroloni (penso al “patto civico” ad esempio) si vuole fingere di non sapere che le ‘nostre’ priorità sono in campo da un bel pezzo. Basterebbe dire sì o no. Il risultato sono le alleanze possibili.

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La sinistra vuole vincere da viva

È sempre più difficile trovare il bandolo della matassa di una politica vissuta come pura alchimia, indifferente ai problemi, ai dolori, alle speranze della società. Se qualcuno pensa che SeI sia aggregabile a un polo neomoderato fondato sull’alleanza strategica fra Pd e Udc, spiace deludere, si sbaglia. Non siamo gregari di un’ipotesi che non metta in campo una proposta forte e chiara di alternativa al ‘paradigma Monti’. Nichi in un’intervista al Manifesto oggi.

Ieri, rispondendo ad Affari Italiani, dicevo di quelli che fingono di contestare un sistema e poi invece hanno come progetto politico quello di cambiare gli interpreti e promettere che saranno un po’ più etici.

La mia idea è un po’ più eversiva dal punto di vista della progettazione politica. E non solo la mia, evidentemente.

 

 

Il centrosinistra a forma di cicuta

Nichi Vendola in un’intervista di oggi (almeno per chiarire le idee su quello che si diceva poco fa, eh):

Per cambiare il Paese, deve aspirare a guidarlo, Presidente. Il centrosinistra sta scaldando i motori per scegliere il candidato alla premiership: Lei che fa?
A me pare che ci sia qualcuno che sta scaldando i motori, ma non so se sia il centrosinistra a scaldare i motori, perchè il punto è che io non so se esiste il centrosinistra. Questo è il tema per me fondamentale. Vedo Bersani che sta scaldando i motori soprattutto con l’apparato del suo partito, Renzi sta facendo lo stesso in particolare con un pezzo di istituzioni e con un un pezzo di borghesia capitalista. Ma non vedo il centrosinistra in campo.

E quando lo vedremo il centrosinistra in campo?
Quando verrà definito quale è il suo minimo comune denominatore. Perchè noi possiamo avere differenze importanti su tante questioni e nelle primarie ci si gioca su questo una partita. Però un conto è se uno dice unioni civili e l’altro matrimoni gay, ma diventa difficile pensare di competere con chi propone i cimiteri per i feti. Ci sono delle questioni preliminari che vanno affrontare e sta al Pd, che è il partito più grande, dare qualche risposta. E fino ad ora le risposte, che consentono di capire quale è il percorso e quali sono gli alleati, sono sfuggenti e contraddittorie.

Non è che Lei sta prefigurando una situazione in cui il minimo comune denominatore non si troverà e quindi, Sel, pezzi di Fiom e movimentismo faranno una autonoma corsa alla sinistra del Pd?
Guardi, io voglio dire che nulla è scontato. Le cose bisogna costruirle e quando parliamo di centrosinistra evochiamo soggetti che oggi non esistono. Il centrosinistra è quell’alleanza politico elettorale che si è presentata alle ultime elezioni amministrative? O ha una diversa configurazione? Di che coalizione stiamo parlando? Parliamo di una coalizione che ha il segno culturale del governo Monti? O parliamo di una coalizione che ha il segno culturale di un’alternativa radicale al liberismo?

Vista come è andata in passato, credo che da una discussione di questo tenore non ne uscirete vivi
Però, vede, si tratta di domande importanti. Io sono ammirato da alcune elaborazioni che leggo su L’Unità e che provengono dal Pd, dove ci sono menti autorevoli e raffinatissime, che indicano la plutocrazia come il soggetto promotore di crisi; il problema è che le conseguenze politiche che si traggono in Parlamento vanno veramente da un’altra parte. Insomma, io non vorrei sottoscrivere un programma in cui c’è una parte filosofica tutta da condividere ed una parte politica che è cicuta da bere.