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Umberto Ambrosoli

Il programma per la “nostra” Lombardia

VolantinoA5_GiulioPer parlare seriamente di politica seria. La nostra idea di Lombardia.

Di seguito il Programma di Sinistra Ecologia Libertà per le prossime elezioni regionali.

Il testo è articolato in un documento di sintesi e in schede di approfondimento tematiche elaborate dai nostri Forum

Ambrosoli #antimafia

Scrivevo giusto qualche giorno fa che sarebbe arrivato il momento di cominciare a dichiarare punti fermi della coalizione di centrosinistra per cominciare una campagna elettorale in regione Lombardia sui contenuti: concetti chiari, facilmente leggibili e realizzabili. Si sa, del resto, che vedere il tema dell’antimafia regalato a Maroni mi provoca un certo conato che mi viene di solito davanti alle occasioni che non ci si può permettere di perdere e soprattutto davanti ai temi (che sono i “nostri” temi) che non possiamo permetterci di farci scippare.

Oggi Ambrosoli dichiara puntualmente:

 

 

ed è un bel leggere. #davvero

Il tema da non farsi scippare

Un consiglio (umile ma spero utile) agli amici di centrosinistra che in questi giorni stanno “attaccando bottone” in Lombardia per raccontare quanto sarebbe importante cogliere l’occasione di segnare la discontinuità con Umberto Ambrosoli alla guida della regione Lombardia:

  • ricordarsi di ricordare che il Formigoni che è sopravvissuto a tutti gli scandali che uno scrittore di thriller avrebbe potuto immaginare alla fine è caduto sotto i colpi dei presunti contatti con la ‘ndrangheta del suo assessore alla casa Domenico Zambetti. Il tema mafioso è entrato (per la forza della sua gravità) dentro tutte le case dove prima si discuteva di Renzo Bossi e Minetti: potremmo dire che, purtroppo, il tema è diventato popolare.
  • ricordarsi di ricordare che ogni volta è una sfida anche contro una retorica dell’eccellenza: con il Celeste era l’eccellenza sanitaria (nonostante Don Verzè, San Raffaele, Daccò, Santa Rita etc.) ora con Maroni è la retorica dell’antimafia dei fatti (nonostante Dell’Utri, Cosentino, i contatti mafiosi del tesoriere leghista Belsito etc.).
  • ricordarsi di ricordare che il governo Formigoni è stato appoggiato, sostenuto e condiviso dalla Lega Nord. Ricordarsi di ricordare che la Lega ha detto che ormai il PDL era insostenibile per il nuovo corso maroniano. Ricordarsi di ricordare che oggi PDL e Lega sono ancora insieme.
  • ricordarsi di ricordare che l’antimafia è una cosa seria. Che ha bisogno di una preparazione almeno all’altezza della mafia. E che quando diventa slogan la politica ha già perso.
  • ricordarsi di ricordare di stampare questo articolo del Corriere della Sera sui risultati del rapporto «Gli investimenti delle mafie», realizzato dal centro di ricerca Transcrime dell’Università Cattolica per il ministero dell’Interno, e tenerselo in tasca discutendone con i colleghi, gli amici, i parenti. Perché sarebbe ora di non farsi scippare il tema. Davvero.

 

grafico_pop_thumb[3]La mafia in Lombardia guadagna 10 milioni al giorno

La presenza di cosche a Milano è pari a Foggia o Trapani. Il mercato lombardo della droga è il più redditizio

Il Pil nero della Lombardia vale 3,7 miliardi di euro. E questo è il valore medio. Perché secondo la stima più elevata i ricavi complessivi dell’economia illegale in regione potrebbero essere superiori ai 5,2 miliardi. Per avere un termine di paragone: il bilancio dell’intera sanità lombarda, capitolo di spesa che assorbe gran parte del bilancio del Pirellone, ammonta a 16 miliardi.

Significa che le organizzazioni criminali italiane e straniere in regione ricavano circa 10 milioni di euro al giorno. Stringendo l’obiettivo, la provincia di Milano è la terza in Italia per numero di aziende confiscate alle mafie, indice significativo delle infiltrazioni criminali nell’economia legale. La radiografia delle penetrazioni mafiose in Lombardia (e in tutta Italia) è contenuta nel rapporto «Gli investimenti delle mafie», realizzato dal centro di ricerca Transcrime dell’Università Cattolica per il ministero dell’Interno.
La presenza mafiosa – Il primo capitolo dello studio analizza l’indice di presenza mafiosa nelle province italiane, un indicatore ricavato dall’incrocio di dati su indagini giudiziarie, reati, denunce e confische di beni. Si scopre così che Milano ha un «indice di presenza mafiosa» pari a quello di zone a tradizionale insediamento criminale come Foggia, Brindisi o Trapani, la provincia del capomafia Matteo Messina Denaro. E se in molte altre realtà le infiltrazioni criminali sono più pervasive, Milano è anche l’unica provincia nella quale esiste un contemporaneo e significativo radicamento di Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra. E proprio a partire dall’analisi della ricchezza della mafia calabrese si può approfondire il tema degli investimenti: la ‘ndrangheta ricava il 23 per cento dei suoi profitti nella propria regione d’origine, il 21 per cento in Piemonte e il 16 per cento in Lombardia, a conferma del ruolo strategico ricoperto dalle «colonie» del Nord.
La ricchezza criminale – Il mercato lombardo della droga è in assoluto il più redditizio in Italia, con ricavi stimati tra gli 840 milioni e i 2,4 miliardi di euro. Un valore doppio rispetto alla seconda regione in «classifica», la Campania (nonostante i clan che trattano stupefacenti tra le province di Napoli e Caserta siano tra i più potenti al mondo). Incrociando le tabelle messe a punto dai ricercatori di Transcrime si scopre però un dato interessante: soltanto un terzo di quei ricavi in Lombardia finisce alle organizzazioni criminali «tradizionali» (Cosa nostra, camorra e ‘ndrangheta). È la dimostrazione che Milano è un hub della droga per buona parte dell’Italia e del Sud Europa, un luogo di vendita e stoccaggio degli stupefacenti dove operano e guadagnano molto anche gruppi mafiosi stranieri (albanesi, serbi, marocchini).
La Lombardia ha anche il primato dei ricavi collegati alla contraffazione: circa un miliardo di euro l’anno che arrivano dal commercio illegale di attrezzature elettroniche e informatiche, abbigliamento, cosmetici e accessori falsi. Ricavi simili arrivano dallo sfruttamento della prostituzione, «settore» nel quale la Lombardia è seconda soltanto al Lazio.
Infiltrazioni nell’economia – Spiegano i ricercatori di Transcrime: «Interessante notare che nel settore “alberghi e ristoranti” i tassi più alti di concentrazione delle organizzazioni mafiose si registrano nel Nord Italia. Il valore più alto in assoluto a livello nazionale è quello della provincia di Lecco, seguito da Milano». Ovviamente qui si parla soltanto di aziende confiscate, quelle entrate nell’obiettivo della magistratura. Il quadro sconta quindi una «cifra nera» di sommerso che resta sconosciuta. Milano è comunque la terza provincia in Italia per numero assoluto di aziende confiscate. Si legge nell’analisi: «Al Nord la maggior parte delle aziende mafiose si concentra in Lombardia, dove le province di Lecco (7,3 confiscate ogni 10 mila registrate), Milano (3,4) e Brescia (2,7) mostrano tassi anche superiori a quelle di altre aree del Sud, testimoniando il grado di infiltrazione e di diffusione delle organizzazioni mafiose anche nell’economia del Nord». E mentre nelle zone d’origine non esistono commistioni, in Lombardia le mafie sperimentano infiltrazioni attraverso «joint venture» tra diverse organizzazioni criminali o sfruttando la disponibilità delle imprese legali.

Gianni Santucci

Cavalli (Sel) alza il tiro contro l’ex ministro degli Interni Maroni

Da Varesereport

Presentati i candidati della provincia di Varese che correranno alle elezioni regionali, il 24 e 25 febbraio, sotto il simbolo di Sel. Capolista è il consigliere uscente di Sel, l’attore anti-mafia Giulio Cavalli, segiuito da Maria Cottini (insegnante di Busto Arsizio), Andrea Bagaglio (medico del lavoro e dirigente Asl di Varese), Cinzia Colombo (assessore all’Ecologia di Gallarate, educatrice), Francesco Liparoti (coordinatore provinciale di Sel e lavoratore esodato), Marzia Giovannini (avvocato di Varese), Luca Saibene (avvocato di Uboldo).
“Di Varese mi sono già occupato nella scorsa legislatura in Regione – esordisce l’attore e regista Giulio Cavalli, capolista di Sel, che alle scorse elezioni si presentò a Varese sotto le insegne dell’Idv -, in particolare ho voluto seguire le follie formigioniane relative a Malpensa”. Cavalli ha attribuito anche a Sel il merito di avere fatto cadere la giunta Formigoni in Regione. Ma il suo attacco più forte è nei confronti dell’attuale candidato presidente del centrodestra, il leghista Roberto Maroni. “Da ministro degli Interni è stato molto disattento nei confronti delle infiltrazioni della criminalità organizzata in questo territorio”, dichiara Cavalli. Non solo: Cavalli sottolinea il fatto che Maroni abbia “salvato Cosentino e collaborato con Dell’Utri”. Inoltre, nessun appoggio del Carroccio è venuto alla proposta, presentata dallo stesso Cavalli al Pirellone, di una Commissione Antimafia a livello regionale. Per il consigliere regionale uscente di Sel, che si atutodefinisce “ostinatamente smoderato”, “Umberto Ambrosoli è l’uomo simbolo della rinascita, ma se la coalizione di centrosinistra assumerà toni troppo moderati, ci saremo noi, simpatici ‘scassaminchia’ (come diceva Peppino Impastato), a farla tornare in carreggiata”.
Sui temi della laicità richiama l’attenzione Cinzia Colombo, che dice che “la Lombardia è una delle regioni più confessionali d’Italia”, mentre Bagaglio spiega di avere aderito al Comitato per l’ospedale unico a Varese e dichiara che il nuovo ospedale “viene gabellato come una cosa eccezionale, pur sapendo che non ci sarà mai per gli enormi costi di gestione che comporta”. “Credo nella passione dei diritti”, rimarca Marzia Giovannini, e Luca Saibene critica le opere formigoniane nel Saronnese e dichiara che “vanno tenuti in considerazione i diritti dei cittadini”.
Conclude la presentazione dei candidati Francesco Liparoti, che giustamente riporta l’attenzione generale sulla pesante crisi che colpisce la nostra Provincia. “Se Formigoni si è occupato di tante cose, non si è mai occupato dell’industria lombarda: in 17 anni non si è mai vista una seria politica industriale. Ora si perdono posti di lavoro e le piccole e medie imprese pagano un prezzo altissimo per la crisi, abbandonate a loro stesse”.

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Cavalli (Sel) ad Affari: “Ambrosoli abbia più coraggio. E c’è bisogno di Idv e Radicali”

(La mia intervista per Affari Italiani)

Schermata 2013-01-16 alle 13.39.37di Fabio Massa

Giulio Cavalli era uno dei candidati alle primarie per la scelta del candidato presidente della Regione Lombardia. Poi, dopo aver battagliato affinché le consultazioni si tenessero, aveva fatto pubblicamente un endorsement a favore di Umberto Ambrosoli e si era ritirato. Oggi, torna “sul luogo del delitto”, in un’intervista ad Affaritaliani.it. Per lanciare un messaggio forte al candidato civico del centrosinistra: “Io penso che si stia riuscendo nell’incredibile impresa di riabilitare Pdl e Lega, uno schieramento politico che nella realtà si ripresenta assolutamente uguale. Forse questa attitudine a presentare l’eccellenza della Regione Lombardia ha lasciato un po’ indietro l’attitudine a raccontare che cosa è stata la Lega Nord, che cosa è stato il formigonismo e che cosa questo matrimonio ha creato in questi anni. Umberto abbia più coraggio. Parli meno di liste e più di contenuti. E di una politica che non derivi da ultracentenari ex presidenti o da moderati per sfizio e per forza”. E ancora, sulle alleanze: “Ambrosoli ha bisogno dell’Idv. E anche i Radicali potrebbero dare un grande contributo”

Giulio Cavalli, è guerra di sondaggi. C’è chi dice che è in vantaggio Maroni. E chi dice che è in vantaggio Ambrosoli. Come commenta?
Io penso che si stia riuscendo nell’incredibile impresa di riabilitare Pdl e Lega, uno schieramento politico che nella realtà si ripresenta assolutamente uguale. Forse questa attitudine a presentare l’eccellenza della Regione Lombardia ha lasciato un po’ indietro l’attitudine a raccontare che cosa è stata la Lega Nord, che cosa è stato il formigonismo e che cosa questo matrimonio ha creato in questi anni.

Sta criticando la campagna elettorale di Ambrosoli?
Io credo che sarebbe il caso di parlare un po’ meno di liste e un po’ di più di contenuti. Farebbe più piacere ai nostri elettori. Ambrosoli sta giocando la sua campagna elettorale a suo modo. Io personalmente mi permetto di dare un consiglio ad Umberto, nonostante sia “forte perché libero”: il civismo è un ottimo ingrediente per dare il vestito iniziale dell’entrata in scena. Adesso è tempo di parlare di politica. I partiti così tanto bistrattati, sulle liste hanno seguito percorsi più o meno condivisibili, ma che sono stati discussi ed elaborati nei territori.

E Ambrosoli?
Mi sarei aspettato, proprio in nome del civismo, un’elaborazione politica e dialettica anche sulla composizione delle altre liste. Se nelle altre liste compare, come mi pare di capire, gente che ha come semplice merito il fatto di non avere un’investitura politica, allora forse qualcosa va rivisto. Umberto si occupa della Lombardia civica ma c’è una Lombardia politica che in consiglio regionale c’è stata, che è fiera di esserci stata, che è fiera di aver fatto l’opposizione a Formigoni, che in questo momento potrebbe dare un contributo concreto.

E’ d’accordo sul movimento che sta facendo il Pd per tenere lontano Ingroia, per difendersi da questo attacco da sinistra?
Io sono un resistente. Tutto quello che ha sullo sfondo una desistenza mi è antipatico. Credo che dentro Ingroia ci siano pezzi di centrosinistra e di sinistra diffusa che hanno voglia di dialogare e che possono essere utili a questa campagna elettorale. Dico di più: in questa formazione, con Ambrosoli, serve davvero l’Idv, la sua forza e la sua voglia di legalità.

E i Radicali?
I Radicali, pur con le loro contraddizioni, sono portatori di una radicalità dei diritti civili della quale in Lombardia ci sarebbe molto bisogno. Quando sento parlare di discontinuità, e di declinazione al plurale di famiglia, io penso che i Radicali avrebbero potuto essere dei buoni alleati per cambiare le cose.

Si pente della scelta di ritirarsi dalle primarie per sostenere Ambrosoli?
Assolutamente no, io penso che Ambrosoli sia una persona credibile. Ma credo che dovrebbe essere più coraggioso: per parlare di innovazione bisogna anche formulare pensieri politici che non derivano da ultracentenari ex presidenti o da moderati per sfizio e per forza. Tra l’altro io mi sono ritirato anche per motivazioni private. Dopo aver passato un momento abbastanza complicato, ad oggi posso dire di essere molto sereno e molto combattivo. Con gli avversari politici e anche con gli alleati, quando sono troppo moderati.

Lei come sta affrontando la campagna elettorale?
Direi bene. Procede. Sinistra ecologia e libertà ha dimostrato di essere molto più matura dell’età che ha. La battaglia politica interna ha dato i risultati di un confronto retto e leale. Sono contento di essere in un partito composto da persone civiche, che oggi si trova unito e compatto per Camera, Senato e Regione. Io e Chiara Cremonesi, come mia capogruppo abbiamo sulle spalle un’attività amministrativa sotto gli occhi di tutti. Per questo invito gli alleati ad essere più concreti. Uscendo da quel dibattito stucchevole di sanità pubblica o privata per parlare di obiettivi di riequilibrio. O di riforma della legge elettorale. A me non piace quest’idea per la quale tutto il lavoro che è stato svolto nei nostri anni di consigliatura, sia un’ombra da dimenticare.

Le politica dentro le liste, per pensare un’altra Lombardia

elezioni-schede_interna-nuovaMi permetto un piccolo consiglio ad Ambrosoli e in generale a tutti i partiti della nostra coalizione: la stesura delle liste è il momento politico più “manifesto” e pericoloso per l’imprimatur della Lombardia che stiamo pensando sul campo dell’etica, della discontinuità e delle lobby di tutti i differenti colori.

Dico questo perché qualcuno mi aveva dato del visionario quando avevo parlato di un peso specifico elettorale della ‘ndrangheta in Lombardia del 4% e il pm Gratteri mi corregge di un punto percentuale parlando addirittura del 5%.

Il tema antimafioso è un tema serio e pericoloso che ha bisogno di modalità completamente differenti rispetto alle solite che hanno già ampiamente dimostrato di non funzionare. Il disfacimento di Formigoni è entrato nella sua fase irreversibile con l’arresto dell’assessore Zambetti accusato di avere comprato voti della ‘ndrangheta e non ci può bastare (o almeno a me no, di sicuro) esserne usciti indenni e avere acquisito una credibile narrazione.

Per questo sarebbe utile pubblicizzare le novità introdotte nel metodo di compilazione delle liste (se ci sono) e sottolineare la cura e l’attenzione di questo momento politico. Anche perché loro (i mafiosi) e gli altri (i cittadini disposti a vendere il proprio voto che troppo spesso ci dimentichiamo) sono là fuori indipendentemente da Zambetti & co e di solito votano chi ha più possibilità di vincere. Appunto. E magari sarebbe il momento buono anche per adottare da subito il codice etico che già avevamo proposto come punto del programma elettorale. Davvero.

Le volte che ti vergogni di stare qui (al Pirellone)

gallery_4b54dd9e37094_PirelloneAl posto dei pacchetti di natale quest’anno in Regione Lombardia sono arrivati gli “spacchetti“:

Grazie alla nuova legge elettorale della Regione Lombardia, approvata il 26 ottobre, il medesimo giorno in cui fu sciolto il Consiglio regionale, i gruppi presenti in Consiglio possono evitare la faticosa corsa alla ricerca delle firme per presentare la lista alle elezioni. Bastano tre consiglieri per formare un gruppo consigliare e così è accaduto che alcuni consiglieri abbiano “spacchettato” i vecchi gruppi e, uscendosene, hanno dato vita a nuove formazioni.

Dal Pdl sono nati “Lombardia popolare” di area formigoniana con Doriano Riparbelli, Angelo Gianmario, e Marcello Raimondi, questi ultimi due indagati per peculato: tutti e tre in appoggio a Gabriele Albertini. Ancora dal Pdl nasce ”Centrodestra nazionale” che ospita gli ex An Roberto Alboni, Romano La Russa e Carlo Maccari, tutti ex An.

Poi ci sono i gruppi autonomi nati dal Carroccio: si tratta di “Tremonti – 3L Lista, Lavoro e Libertà“, di cui fanno parte Massimiliano Romeo, Jari Colla e Roberto Pedretti. Ancora leghisti sono Angelo Ciocca, Ugo Parolo, entrambi indagati per i presunti rimborsi illeciti, e l’inquisito ex presidente del Consiglio, Davide Boni. Hanno creato il nuovo gruppo “Popolo della Lombardia“.

Infine il quinto gruppo, il “Centro popolare lombardo – I moderati“, è stato costituito dagli Udc Enrico Marcora e Valerio Bettoni e dall’Idv Franco Spada. Questo gruppo è in appoggio al candidato presidente di centrosinistra Umberto Ambrosoli.

I cinque nuovi gruppi peseranno sulle casse pubbliche per 100mila euro e l’indennità di un capogruppo è più alta rispetto a quella di un consigliere: fino a 1.300 euro in più al mese. Per i tre mesi che mancano per le elezioni si calcolano uscite supplementari per altri 70mila euro.

Dispiace che Umberto Ambrosoli non abbia speso una parola, una parola una, sul Centro popolare lombardo e sulle dinamiche del parto. Peccato.

Le secondarie in Lombardia

A-N-jEZCQAEoUfy.jpg-largeSono le elezioni che ci interessa vincere: le secondarie in Lombardia. Ieri hanno votato 150.000 persone (a pochi passi dal Natale, sotto la neve e poco dopo una chiamata ai seggi per le primarie nazionali): il dato è più alto delle aspettative e si assesta circa ad un terzo del dato delle primarie nazionali. Nonostante la milanocentricità che tutti prevedevano queste primarie (che siano state civiche, politiche o qualsiasi altra cosa) consegnano alla Lombardia un candidato costruito su un consenso reale e spesso nelle percentuali. Forse alla fine avevamo ragione a chiedere le primarie come passo indispensabile per una candidatura che fosse realmente riconosciuta.

Il risultato di Di Stefano non è una sorpresa, no: i temi dell’ambiente, dell’intollerabile privatizzazione di scuola e sanità, del reddito minimo garantito sono argomenti sentiti e veri anche qui dove il centrodestra (e il centrocentrocentrosinistra) ha finto di non sentirci ed è inevitabile che l’alternativa al formigonismo debba passare da politiche sociali, sanitarie, di infrastrutture e di lavoro che siano realmente diverse. L’augurio che ci possiamo fare per la prossima Lombardia è che i temi dei candidati rimangano tutti in campo (lo scrivevo ieri).

Ora è il caso di uscire dall’autismo di coalizione e ripartire da quei 150,000 voti e dai volontari sui territori: sono il capitale “sociale” su cui costruire la Lombardia.

Buon lavoro, Umberto e buon lavoro a noi.

(mi concedo un post scriptum polemico perché mi piaccio così: ho appoggiato Umberto con convinzione per l’amicizia che ci lega, per la discontinuità che può garantire in Lombardia e per quello che scrivevo qui,  e perché questa è la posizione nazionale del partito che mi onoro di rappresentare in Consiglio Regionale. Avete letto bene: posizione nazionale. Poi in queste ultime settimane ho visto di tutto: chi appoggiava Pizzul perché era vicino ai temi di SEL che è passato dal sostenere Ambrosoli al dichiarare il “liberi tutti” per poi tornare ad essere ambrosoliano e da ieri distefaniano innamorato. Insomma, vale tutto per ritagliarsi un posto al sole: l’accusa che “qualcuno” soffiava nelle orecchie riferendosi a me e Pippo Civati. Ora li vedrete tutti come cavallette nella postura del scendiletto per una manciata di voti in più.

Poi se vogliamo confrontarci sul ruolo che SEL può avere nel quadro che va delineandosi, ben venga. Perché la politica è dibattito pubblico e aperto e le piccole beghe di bottega smazzate tra pochi fanno sorridere. Ma davvero.)

 

Ne resterà solo uno

Primarie-Kustermann-e-Di-Stefano-per-Bersani.-Ambrosoli-per_h_partb“Ne resterà solo uno” mi scrive simpaticamente (ma drammaticamente) Agostino su twitter: si parla di quaranta consiglieri indagati per peculato al Pirellone. Lo scrive La Stampa, Il Fatto Quotidiano e in questi minuti un po’ tutti stanno riprendendo la notizia.

E’ la fine degna di una legislatura indegna nei comportamenti, nelle politiche e nella rappresentanza della classe dirigente. Per predisposizione e per passione mi hanno sempre appassionato più gli inizi piuttosto che l’analisi del disfacimento e per questo aspetto domenica perché le primarie (civiche, mi raccomando) dicano chi può essere il candidato per la Lombardia che guidi una coalizione di centrosinistra (meglio di sinistracentro, possibilmente) per segnare una discontinuità etica oltre che politica.

E devo ammettere che queste primarie hanno almeno toccato i temi che per troppi anni sono sembrati un tabù anche dalle nostre parti come l’eccessiva privatizzazione di scuola e sanità, il consumo di suolo, un diverso pensare alle infrastrutture fino al welfare e alle politiche sociali sgretolati dal montismo e dal formigonismo. L’augurio che possiamo farci è che tutti i temi vincano le primarie e rimangano in agenda, sostenute dalla responsabilità di farsene carico chiunque sia il vincitore.

Ho molto apprezzato lo spirito “evoluzionario” di Di Stefano che conoscevamo per competenza e passione. Ho ascoltato con molta attenzione la competenza di Alessandra Kustermann in campo sanitario e risentito finalmente belle discussioni, collegate e dirette con i diversi movimenti e comitati del territorio.

Conosco Umberto Ambrosoli da anni e con lui ho condiviso impegni e serate dove una diversa interpretazione dell’etica pubblica era davvero possibile. Sono d’accordo (come mi succede ultimamente molto spesso) con Pippo Civati quando scriveCredo però che la figura più competitiva per sconfiggere la destra – soprattutto se questa si presenterà unita – sia quella di Umberto Ambrosoli. E non solo e non tanto perché Ambrosoli sia stato indicato come loro candidato da tutti e tre i principali partiti che comporranno la coalizione o perché goda di un consenso molto largo tra le forze civili della città di Milano, ma perché credo che Ambrosoli possa vincere le elezioni e dare alla Lombardia un governo molto distante da quello che ci ha preceduti. Fin dallo stile, dalle modalità di selezione delle persone che lo accompagneranno, dalle scelte politiche di fondo che la maggioranza della Prossima Lombardia vorrà interpretare.

L’importante è che dalle nostre parti dopo queste primarie non ne rimanga solo uno ma esca una pluralità: a partire dai tre contendenti per allargarsi alla Lombardia tutta in un percorso che mi ostino a vedere fortemente politico senza perifrasi di cortesia.

Per quanto riguarda me sono in molti in questi giorni a chiedermi lumi su queste ultime mie settimane politiche (dalla candidatura ritirata in poi) e mi conforta l’interesse e la stima. Per ora rimango a svolgere il mio ruolo di parte attiva a queste primarie e poi avrò modo di pensare, ripensare a piccoli vizi antichi e indegni incrociati per strada, dire e spiegare. E decidere.

Perché ogni tanto le primarie succede che si facciano con la propria coscienza, anche.

Cosa mi ha promesso Ambrosoli?

Risponde Umberto nella sua intervista a Panorama. E dice cose da leggere con attenzione perché se le presunte incertezze sono una dichiarata e voluta cautela forse ne vale la pena. Potete leggere tutto qui.