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Aprile 2012

La bellezza dello zelo

E’ una lezione di cittadinanza l’omelia di Benedetto XVI per la messa crismale di oggi. Non che io ami in generale le omelie né il Papa tedesco, ma dentro c’è un passaggio che mi sono voluto segnare perché anche nella sua lettura laica è una luce. Una bella luce. Basterebbe leggerla sostituendo la parola sacerdote con politico o scrittore o cittadino o comunque una professione qualsiasi: magari la vostra. Ed è un’occasione per recuperare il valore dello zelo e strapparlo alle acque molli del suo senso più dispregiativo per portarlo nella cesta dei doveri.

Non è una conversione fulminante (al quattordicesimo piano del Pirellone, poi) ma, in tempo di Pasqua, ho pensato che valesse la pena appoggiarvela qui:

L’ultima parola-chiave a cui vorrei ancora accennare si chiama zelo per le anime (animarum zelus). È un’espressione fuori moda che oggi quasi non viene più usata. In alcuni ambienti, la parola anima è considerata addirittura una parola proibita, perché – si dice – esprimerebbe un dualismo tra corpo e anima, dividendo a torto l’uomo. Certamente l’uomo è un’unità, destinata con corpo e anima all’eternità. Ma questo non può significare che non abbiamo più un’anima, un principio costitutivo che garantisce l’unità dell’uomo nella sua vita e al di là della sua morte terrena. E come sacerdoti (politici o scrittori o cittadini o comunque una professione qualsiasi: magari la vostra) naturalmente ci preoccupiamo dell’uomo intero, proprio anche delle sue necessità fisiche – degli affamati, dei malati, dei senza-tetto. Tuttavia noi non ci preoccupiamo soltanto del corpo, ma proprio anche delle necessità dell’anima dell’uomo: delle persone che soffrono per la violazione del diritto o per un amore distrutto; delle persone che si trovano nel buio circa la verità; che soffrono per l’assenza di verità e di amore. Ci preoccupiamo della salvezza degli uomini in corpo e anima. E in quanto sacerdoti (politici o scrittori o cittadini o comunque una professione qualsiasi: magari la vostra) di Gesù Cristo, lo facciamo con zelo. Le persone non devono mai avere la sensazione che noi compiamo coscienziosamente il nostro orario di lavoro, ma prima e dopo apparteniamo solo a noi stessi. Un sacerdote (politico o scrittore o cittadino o comunque una professione qualsiasi: magari la vostra) non appartiene mai a se stesso. Le persone devono percepire il nostro zelo, mediante il quale diamo una testimonianza credibile…

SEA e gli investimenti

I nodi del bilancio del Comune di Milano verso la Città Metropolitana. Per sapere almeno di cosa stiamo parlando il Forum Economia Finanza e Mercati di SEL presenta un documento chiaro e ben fatto sullo stato delle cose. Perché le idee politiche possono divergere ma i numeri sono quelli. Qui il documento in pdf.

Fare i consiglieri: la proposta di legge sull’abuso di sostanze alcoliche (appena presentata)

Stiamo continuando a ripetere quanto Formigoni, la Giunta (e il Consiglio) siano compromessi nelle radici della credibilità e dell’adeguatezza al ruolo. Continuiamo (e insisteremo) a chiedere che quanto prima si vada alle elezioni per una Lombardia che ha bisogno di una classe dirigente che sia credibile oltre che credente. Ma in fondo siamo qui anche per legiferare e la responsabilità del nostro ruolo di legislatori è un impegno che deve essere costante e soprattutto serio. Oggi abbiamo presentato alla stampa il nostro PDL per una sperimentazione sull’abuso di alcol mentre si è alla guida. Qui sotto trovate il perché abbiamo ritenuto che fosse urgente farlo. Qui invece trovate la pagina con tutta l’attività istituzionale. Perché essere simpatici, innovatori e presenti sui giornali e in tivù è (formigonianamente) di moda, ma il luogo per cui siamo stati delegati è l’aula. E le commissioni. Qui il progetto di legge in formato (scaricabarile in .doc).

PROGETTO DI LEGGE N. 015 di iniziativa dei consiglieri regionali: Cavalli, Cremonesi “Prevenzione del danno alla salute per abuso di sostanze alcoliche”. Presentato 15/03/2012 

RELAZIONE 

In base alle indagini statistiche svolte dall’Istat, negli ultimi dieci anni la diffusione di alcol è pressoché costante, ma sono cambiate le modalità di assunzione di bevande alcoliche. L’abitudine, specie tra i giovani, è infatti quella di consumare alcol non durante i pasti, ma al di fuori di essi e in una stessa serata si concentra la maggiore assunzione di alcol, fino anche a 6 bicchieri.

Secondo i più recenti dati Istat, nel 2009 coloro che hanno bevuto almeno una bevanda alcolica sono stati 36 milioni e 549 mila: tra costoro l’81% degli uomini consuma alcol e preferisce vino (67,5%), birra (60,8%) o altri alcolici, amari aperitivi e superalcolici (53,4%). Per quanto riguarda le donne coloro che consumano alcol sono il 56,9% e la loro bevanda preferita è il vino (41,3%), seguita da birra (31,3%) o altri alcolici (26,2%).

Per quanto concerne invece il consumo di alcol a livello territoriale, si registra un maggiore consumo al Centro e al Nord Italia, in particolare nel Nord-Est (73,5%), e soprattutto tra uomini (83% rispetto al 64,6% delle donne). Una annotazione curiosa riguarda anche il rapporto tra giovani bevitori e titolo di studio. Aumenta il numero dei bevitori con il crescere del titolo di studio, in particolare nel caso delle donne: il 48,2% delle donne con titolo di studio obbligatorio consuma alcol contro il 73,9% delle laureate.

Purtroppo negli ultimi tempi la cronaca ha registrato un numero crescente di incidenti stradali causati proprio da guidatori in stato di ebbrezza, così anche il nuovo Codice della strada prevede sanzioni più severe per coloro che si mettono alla guida dopo aver abusato di alcol.

GIOVANI E ALCOOL

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità ben 9 ragazzi su 10 abusano di alcol nel week-end, in discoteca, nei pub o nei locali alla ricerca di euforia, sballo e adrenalina. A essere coinvolti sono il 64,8% dei ragazzi e il 34% delle ragazze. Uno dei dati più allarmanti è la giovane età dei consumatori di bevande alcoliche: il 42% dei ragazzi e il 21% delle ragazze sono addirittura minorenni. Il numero dei minorenni che fa abuso di alcol supera addirittura i ragazzi di età compresa tra i 19 e i 24 anni che sono il 19% dei maschi e il 9% delle femmine.

Per quanto concerne la quantità di alcol assunto, i maschi in media bevono circa 4 bicchieri di alcol contro i 3 bicchieri delle ragazze, mentre fra coloro che sono minorenni i bicchieri di alcol assunto salgono a 4 bicchieri e mezzo per i ragazzi e perfino a 6 bicchieri per le ragazze.

Quali sono le bevande alcoliche scelte dai più giovani? Nella stessa sera un ragazzo può consumare vari tipi di bevande alcoliche: da birra a vino, da whisky a gin, da tequila a cocktail di vario tipo con elevata gradazione alcolica.

Sempre più di moda è inoltre il cosiddetto happy hours o aperitivo consumato non solo nel week-end ma anche nel corso della settimana oltre al “binge drinking” che letteralmente significa “bevuta esagerata” e che prevede il consumo di 6 o più bicchieri di bevande alcoliche nel corso di una stessa serata.

“Mai così tanti i giovani sedotti dall’alcol – sottolinea Emanuele Scafato, Direttore dell’Osservatorio Nazionale Alcol, del Centro Oms per la Ricerca sull’Alcol e Presidente della Società Italiana di Alcologia – L’86% dei ragazzi e delle ragazze che frequentano i luoghi di aggregazione giovanile come discoteche e pub consuma bevande alcoliche in maniera pressoché esclusiva il sabato sera alla ricerca di un senso di ebbrezza, di ubriachezza. E non lo fa certo per caso, ma dietro pressione della società e, soprattutto, davanti ad un’irresistibile seduzione pubblicitaria. Un mix strategico che contribuisce a creare un bisogno, a trasformarlo in un valore e a rendere più accessibile e conveniente ai giovanissimi acquistare prodotti meno cari, facendoli apparire accattivanti e seducenti”.

CODICE DELLA STRADA E GUIDA IN STATO DI EBBREZZA

Dalla fine di luglio 2010 il Codice della strada ha previsto sanzioni più pesanti per chi guida in stato di ebbrezza. I locali che dopo le 24.00 somministrano bevande alcoliche si devono inoltre dotare di un etilometro per il cliente che può così verificare il tasso alcolico presente nell’organismo prima di rimettersi alla guida della propria auto.

ETILOMETRO

L’etilometro è un dispositivo portatile che la polizia o i carabinieri utilizzano per rilevare la presenza di alcol nel sangue del conducente ed eventualmente il livello di alcol presente. Il conducente in pratica deve soffiare dentro a tale apparecchio e il livello di concentrazione di alcol nel suo sangue è conseguito con due misurazione effettuate a distanza di 5 minuti una dall’altra. Tramite un’apposita stampante i risultati ottenuti vengono poi stampati per fornire così una documentazione concreta.

MORTI E FERITI PER INCIDENTI STRADALI

Secondo i dati Istat in Italia nel 2010 sono stati registrati 211.404 incidenti stradali con lesioni a persone. Il numero dei morti è stato pari a 4.090, quello dei feriti ammonta a 302.735.

Il giovedì e il venerdì sono i giorni della settimana in cui si concentrano il maggior numero di incidenti (31.927 e 33.570 pari a 15,1% e 15,9% del totale) e di feriti (43.765 e 46.677 pari a 14,5% e 15,4% del totale), mentre il sabato presenta la frequenza più elevata per i decessi (702, pari al 17,2% del totale). L’indice di mortalità presenta il valore massimo (3,1 morti ogni 100 incidenti) la domenica, seguito dal sabato (2,4%).

L’indice di mortalità si mantiene superiore alla media giornaliera (1,9 decessi ogni 100 incidenti) per tutto l’arco di tempo che va dalle 20 alle 7 del mattino, raggiungendo il valore massimo intorno alle 4 di notte (5,7 decessi ogni 100 incidenti). In particolare, tra le 22 e le 6, arco di tempo convenzionalmente identificato con la fascia notturna, l’indice di mortalità assume i valori più elevati, compresi tra le 2,3 e 5,7 decessi ogni 100 incidenti.

I morti in incidenti stradali nel 2010 sono 4.090, 3.249 maschi e 841 femmine. Per i maschi, la classe di età in cui si registra il maggior numero di decessi è quella compresa tra i 20 e i 24 anni (321). Valori molto elevati si riscontrano anche in corrispondenza delle fasce di età 25-29 (293) e 30-34 anni (287). Per le femmine, con riferimento al numero dei morti, i picchi si registrano per la classe di età 20-24 anni (68) e per le età più anziane 75-79 (72) e 80-84 anni (70), per lo più pedoni.

Nel 2010 in Lombardia ci sono stati 39.322 incidenti stradali (540 mortali), in cui ci sono stati 565 morti e 53.806 feriti.

PROGETTI  IN ALTRI PAESI EUROPEI

In  Francia il Governo  da luglio 2012 obbligherà  tutti gli automobilisti d’ avere nei loro mezzi un etilometro per controllare il proprio tasso alcolemico. La legge riguarda tutti mezzi esclusi i ciclomotori. Esclusi gli automobilisti stranieri che transitano sul suolo francese;

FINALITA’ DEL  PROGETTO DI LEGGE

Il Progetto di Legge  si vuol occupare di un argomento molto attuale, che merita senz’altro attenzione da parte di tutti: è necessario sensibilizzare i consumatori, specialmente quelli più giovani, verso un rispetto della vita, la propria e quella degli altri. Bisogna puntare  sull’auto-controllo nella battaglia contro chi si mette al volante in stato d’ebbrezza, perché è un atto di  civiltà, di cultura e di rispetto verso  se stessi, ma anche per le altre persone che ci circondano.

Si chiede  quindi alla Regione che si faccia promotrice di un progetto pilota che coinvolga la popolazione lombarda tutto in un’ottica sperimentale e non obbligatoria.

GLI ARTICOLI DEL PROGETTO DI LEGGE SONO QUATTRO:

– ARTICOLO 1  FINALITA’ La regione promuove iniziative che hanno come finalità la salute dei cittadini. La sperimentazione avrà una durata triennale.

– ARTICOLO 2  DESTINATARI

I destinatari sono soprattutto i giovani tra i 18 e i 30 anni e gli autisti professionisti.

– ARTICOLO 3  CAMPAGNE DI INFORMAZIONE

La Regione attuerà una campagna di informazione usando tutte le forme di comunicazione utili al fine di reclutare un adeguato numero di soggetti interessati alla sperimentazione.

– ARTICOLO 4  NORMA FINANZIARIA

L’ impegno economico per questa sperimentazione triennale verrà definito dall’Assessorato alla Sanità.

Fonte dati:

– Ministero della Salute

– Guidaconsumatore

– Istat

Michele Serra e il popolo abbindolabile dalla Lega

Più che alla disonestà vera e propria, gli scandali della Lega fanno pensare alla disperata precarietà strutturale di un partito inventato da un fanfarone di paese, finto medico, cantante fallito, che per oltre vent’anni è riuscito ad abbindolare un popolo evidentemente abbindolabile.

Tutto, nella storia leghista, è improvvisato e cialtrone, a partire da quel logo fantasma, “Padania”, che non ha alcuna attinenza con storia e geografia e pare sortito da un partita notturna a Risiko annaffiata da troppo alcol. Proseguendo con il ridicolo crak del credito padano, l’inverosimile carriera politica del povero Trota, il cerchio magico con le fattucchiere e le badanti, l’università dell’Insubria, gli amiconi illetterati messi alla Rai per puro sfregio, i finti ministeri a Monza, gli elmi cornuti, gli affaroni in Tanzania…

È quasi prodigioso che con ingredienti così poveri la grande simulazione di Bossi abbia potuto reggere così a lungo. È come se un “Amici miei” di basso rango fosse arrivato a governare un Paese. Poi i giudici, non per colpa loro, arrivano sempre dopo. Dopo che milioni di italiani l’hanno bevuta, ci hanno creduto, si sono tappati occhi e orecchie per non sentire e non vedere.

Michele Serra

Legge crescita Regione Lombardia: un nostro piccolo risultato

“L’ostruzionismo che abbiamo condotto in Aula sulla legge crescita ha prodotto almeno un risultato importante: lo stralcio dell’articolo 36, quello che implicava l’estensione delle concessioni autostradali a interventi insediativi esterni.

Questa norma, più volte e sotto varie forme già presentata negli anni scorsi ma mai arrivata all’approvazione, avrebbe consentito di coprire i costi di un’eventuale nuova autostrada attraverso la realizzazione di complessi immobiliari non meglio definiti lungo il suo percorso. Con gli effetti devastanti che ben si possono comprendere.

Se è vero, infatti, che in Lombardia manca un piano strategico della mobilità capace di dare una visione d’insieme delle singole opere, con un passaggio del genere, come ha denunciato anche Legambiente, si sarebbero trasformate le autostrade in assi dorsali di enormi progetti per un ulteriore consumo di suolo a beneficio esclusivo del concessionario.

Si tratta quindi di un primo passo positivo. Sappiamo comunque che, sul tema, il centrodestra tornerà presto alla carica con un pdl ad hoc. Naturalmente, ci troverà pronti a contrastare con forza qualsiasi tentativo di compromettere il territorio lombardo favorendo speculazioni e infrastrutture inutili.

Sul complesso della legge sviluppo resta ovviamente tutta la nostra contrarietà rispetto a due questioni che riteniamo molto gravi: l’avvio per il reclutamento degli insegnanti dei concorsi di istituto che, diversamente da quanto sostiene Formigoni, vede l’avversità di molta parte del settore e l’introduzione della contrattazione di secondo livello. Un vero colpo basso, assestato con metodo, alla scuola pubblica e ai diritti del lavoro”.

Milano, 4 aprile 2012

#nonmifermo L’inconsapevolezza e l’antipolitica

(vignetta di Massimo Cavezzali)

Colpisce l’analisi per #nonmifermo di Francesco sulle ultime vicende di insaputismo. Anche perché Francesco Lanza non è un politico o forse è un politico nel senso più alto del termine: è un piccolo imprenditore.

Da libero professionista prima e piccolo imprenditore poi, mi viene in mente una cosa, una delle tante che misurano il distacco tra la politica e il Paese reale. Tecnicamente un segretario di Partito potrebbe essere equiparabile a un Amministratore Delegato di una società. Non è il padrone (anche se a volte coincide con la proprietà), non si occupa direttamente di alcune branche come l’amministrazione finanziaria o quella del personale, ma è il rappresentante di fronte alla legge e di fronte al mondo di chi gli sta dietro. Capita nel mondo dell’imprenditoria che un Amministratore Delegato sia anche responsabile legale per la sua azienda: se qualcuno si fa male, se qualcuno ruba, se qualcuno fa giochi poco chiari, l’AD ne risponde civilmente o penalmente, a seconda dell’illecito commesso. E’ anche uno dei motivi per i quali un Amministratore Delegato prende uno stipendio molto più alto di un impiegato. Lasciamo perdere che – soprattutto nelle imprese a partecipazione statale – poi questo concetto di “responsabilità oggettiva” vada a sfumarsi man mano che la posizione da “lavorativa” si avvicina a “politica”. Perché pare questa la soluzione dell’arcano: man mano che ci si avvicina alle sfere più alte della politica, si è sempre meno consapevoli e si è sempre più giustificati nella propria irresponsabilità.

Goebbels, ministro della propaganda nazista, diceva: “Ripeti cento, mille, un milione di volte una bugia, e diventerà una verità”. Ma qui siamo in presenza di qualcosa di diverso e contemporaneamente complementare, sicuramente non meno pericoloso. Potremmo dire: “Assumi cento, mille, un milione di volte un atteggiamento indifendibile, e diventerà normalmente giustificato.”

Il resto è qui.

L’innocenza di Giulio (con Nando), il libro, si comincia

Sono molto contento dei primi giorni del libro L’innocenza di Giulio. Per i pareri con cui è stato accolto e per il calore di chi l’ha letto. E, con questo libro, abbiamo provato a rendere “pop” una storia che è quella di Giulio Andreotti ma in fondo è la storia di un Paese. Con i meccanismi (o gli andreottismi, se vogliamo chiamarli così) che si perpetuano più forti della memoria. Ora il libro cominciamo a portarlo nelle piazze, nei paesi, nelle piazze perché sia la scintilla che accende la discussione e perché finalmente se ne parli non solo nelle arene televisive. Perché si riporti la storia per terra, togliendole la maiuscola e appropriandocene.

Domani, giovedì 5 aprile,  sono a Crema Sala conferenze Camera del lavoro in via Carlo Urbino 9. Con me Antonio Grassi, Responsabile Redazione di Crema del giornale “La Provincia” e Franco Gallo, dirigente scolastico del Liceo Scientifico di Crema.

L’11 aprile saremo invece a Milano, Libreria Feltrinelli di Piazza Piemonte 2, alle 18.30. Con me ci sarà Nando Dalla Chiesa (Presidente di Libera e coordinatore del Comitato di esperti del Comune di Milano). 

Vi aspetto.

Sanzioni e rigore: come salvare EXPO dalle mafie

Umberto Ambrosoli, oggi, sul Corriere:

Grande opera o grande evento uguale grandi affari per la criminalità organizzata. Equazione realisti ca, ma disincentivante. All’ opposto: occasioni di affari per la criminalità organizzata uguale opportunità per l’ elabor~ione di nuovi strumenti di prevenzione. E quello che sta succedendo con Expo 2015, dove la consapevolezza di un rischio concreto e grave produce non rassegnazione, ma nuovi sforzi del pubblico e del privato per cercare di evitare che le avide mani delle mafie si impossessino degli appalti. II protocollo recentemente sottoscritto da ministero dell’Interno, prefettura, Expo 2015 spa e sindacati va in questa direzione e disciplina in termini innovativi settori nei quali la legislazione in vigore s’è dimostrata inefficace. II nuovo sistema di regole prevede un iter rapido per gli àccertamenti circa il fatto che non solo le aziende che si aggiudicano gli appalti, ma anche tutte quelle alle quali sono subappaltati singoli segmenti d’opera siano scevre dal rischio di infiltrazioni mafiose. Alla procedura accelerata, anche in fòrza di informazioni e documenti che devono essere tempestivamente elaborati e forniti sia dalla prefettura che dalle società, si accompagna un sistema sanzionatorio estremamente severo, automatico e immediato; nel mezzo un’azione di vigilanza e monitoraggio circa tutti i passaggi conseguenti all’aggiudicazione di un appalto. II rischio infiltrazioni non è contrastato, quindi, con un «pezzo di carta» ricco di dichiarazioni d’intenti, ma con un nuovo sistema di regole – subito operativo – che si pone come punto di riferimento su un tema la cui importanza è fondamentale per la crescita del Paese. Semplice è la filosofia: responsabilizzare al massimo (anche nei controlli preventivi) tutti i soggetti coinvolti, dalla società appaltante alle istituzioni pubbliche, dal sindacato alle aziende; l’opportunità di partecipare alla realizzazione di una grande opera, rende tali responsabilità tutt’altro che gravosi oneri. Accade, poi, che puovi sistemi di regole creati in occasione di eventi straordinari svolgano una funzione nell’ordinario, divenendo modelli comportamentali cui ispirarsi quando, nella propria realtà, ci si chiede cosa sarebbe possibile fare per essere protagonisti di un contrasto all’azione mafiosa.

Smettete di offendere Fede

Quindi smettiamo di considerarlo un giornalista, scrive bene Leonardo Tondelli: smettete di offendere Fede. Smettete di considerarlo un burattino, un pagliaccio, uno che faceva il fazioso però lo faceva in modo spudorato quindi ok. Fede è stato davvero un grande professionista, salvo che la sua professione non era più il giornalismo, perlomeno dal ’94 in poi. E la sua grandezza non sta certo nell’averci mostrato gli infrarossi dei bombardamenti con qualche minuto di anticipo. Poche persone possono dire di aver davvero cambiato la Storia d’Italia degli ultimi vent’anni con il loro lavoro quotidiano, e tra questi c’è Emilio Fede, che è stato cruciale nella costruzione, e soprattutto nella conservazione del consenso berlusconiano. Gli araldi del MinCulPop fascista svaniscono al confronto, con la loro retorica magniloquente che la stragrande maggioranza della popolazione illetterata nel ventennio recepiva poco o male. Non così Fede: lui sì che ha avuto il polso del suo pubblico.

Probabilmente non c’è mai stato in Italia un agit-prop più bravo di lui, un ministro della propaganda così concentrato sul suo target, sul suo segmento di riferimento: dai sessantenni in su. E vi par poco? Berlusconi le elezioni le ha vinte anche coi vecchietti; forse quando un po’ del polverone di questi ultimi anni si sarà depositato scopriremo che le ha vinte soprattutto grazie a loro, e che non è stata né Angela Merkel né Ruby Rubacuori a decretarne la fine, ma il normale esaurimento di una generazione che in Berlusconi non ha smesso di credere. Quella classe di ferro che a partire dagli ’80 si mise a guardare Canale 5 non perché ci trovava nuove idee o volti nuovi; al contrario, una capsula del tempo in cui Berlusconi aveva apparecchiato per lei Corrado, Sandra e RaimondoMike Bongiorno, tutti i vecchi volti della Rai che come i loro spettatori stavano avviandosi verso la pensione: così, quando finalmente si poté fare un tg, era normale che Berlusconi scovasse anche Emilio Fede e lo rimettesse sotto i riflettori.

Morire per una candela

La striscia di Gaza ancora senza elettricità e la popolazione rimasta fortemente colpita dalla morte di tre fratelli bruciati vivi in un ospedale a Dir el Balah, nella notte fra domenica e lunedì.

IL FUOCO ALL’OSPEDALE – I tre bambini sono morti nell’incendio provocato da delle candele utilizzate per far fronte alla mancanza di luce elettrica. Intanto, l’opinione pubblica ha attribuito la responsabilità al governo della striscia di Gaza e a quello israeliano per il mancato accordo tra i due sul problema delle forniture di carburante. La Croce rossa internazionale ieri ha consegnato 150 mila litri di gasolio ricevuti da Israele agli ospedali di Gaza.

Chissà come ne avrebbe scritto Vik Vittorio Arrigoni, mentre il processo sulla sua morte ha il suono della farsa come ha scritto Francesco Battistini, inviato in Medio Oriente per il Corriere della Sera:

«Niente processo! Ragioni di sicurezza! Non ha visto che gl’israeliani bombardano? ». Ma se hanno smesso da tre giorni… «No, è troppo pericoloso. Per l’incolumità dei giudici, degl’imputati e anche vostra. Giusto rinviare». A quando? «Non lo so». La delusione è di pochi. Qualche amico, qualche giornalista, nessuno che si sorprenda. Va così da mesi: una procura non tradotta, una carta senza timbro, un testimone assente (in)giustificato, il pubblico ministero che s’è dimenticato a casa le domande da fare, gli avvocati che non possono stare vicino alla gabbia… «Ogni volta ne inventano una», sorride Nathan Stuckey, 34 anni, che faceva il broker a Chicago e adesso vive da cooperante dell’Ism, l’International Solidarity Movement: «Diciamo che i tribunali veri sono un’altra cosa. E che l’attenzione del mondo, ecco, non è proprio quella del processo O.J. Simpson…». In piedi, entra la corte. Anzi no.