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Giulio Cavalli

25 dicembre

“Non preoccuparti della dimensione del tuo albero di Natale. Agli occhi di un bambino sono tutti alti 10 metri.” Larry Wilde
Buon Natale

IDV e la questione morale

In molti, da più parti, ci chiedono di prendere posizione, di esprimerci su quanto accaduto negli ultimi mesi all’interno dell’Italia dei Valori. Ce lo chiede la base di questo partito, straordinariamente attiva e senza timori reverenziali. Ce lo chiedono i nostri elettori, anche quelli che di questo partito non sono. E ce lo chiede, prima di tutto, la nostra coscienza. E’ a loro e ad essa che oggi parliamo.

Non abbiamo voluto sfruttare l’onda delle ultime polemiche per dire la nostra, per non offrire il fianco a strumentalizzazioni che avrebbero danneggiato l’Italia dei Valori. Abbiamo fatto passare la piena facendo quadrato attorno all’Idv. Ora però alcune considerazioni per noi sono d’obbligo. E si rende necessario partire da una premessa: nell’Idv oggi c’è una spinosa e scottante “questione morale”, che va affrontata con urgenza, prima che la stessa travolga questo partito e tutti i suoi rappresentanti e rappresentati. Senza rese dei conti e senza pubbliche faide, crediamo che mai come adesso il presidente Antonio Di Pietro debba reagire duramente e con fermezza alla deriva verso cui questo partito sta andando per colpa di alcuni.

Le ultime vergogne, come altrimenti chiamare il caso Razzi/Scilipoti, due individui che si sono venduti, quantomeno moralmente, in virtù di altri interessi rispetto alla politica e al bene pubblico, sono solo la punta di un iceberg che pian piano emerge nella realtà di questo partito. Come dimenticare lo scandaloso caso Porfidia, inquisito per fatti di camorra e ancora difeso da qualche deputato dell’Idv che parla di sacrificio a causa di “fatti privati”. E poi il fumoso Pino Arlacchi, che dopo essere stato eletto con l’Idv e solo grazie all’Idv, ha salutato tutti con un misero pretesto ed è tornato con le orecchie basse al Pd. Ma chi ha portato questi personaggi in questo partito?

Per questo oggi, con questo documento condiviso, rilanciamo la necessità di una brusca virata, e chiediamo al presidente Di Pietro di rimanere indifferente al mal di mare che questa provocherà in chi, un cambiamento, non lo vuole. In chi spera che l’Idv torni un partito del 4% per poterlo amministrare come meglio crede. Seggi garantiti, candidature al sicuro, contestazioni zero. Gente, questa, che non ha più alcun contatto con la base e rimane chiusa nelle stanze del potere, cosciente che senza questa legge elettorale mai sarebbe arrivata in Parlamento e che se questa cambiasse mai più ci tornerebbe.

Abbiamo un patrimonio da cui ripartire, ed è quella “base” pensante e operativa, che non ha timore di difendere a spada tratta il suo leader Di Pietro ma nemmeno di rivolgersi direttamente a lui per chiedere giustizia e legalità all’interno del partito “locale”. Chiedono un deciso “no” alla deriva dei signori delle tessere, ai transfughi, agli impresentabili che oggi si fregiano di appartenere a questo partito e si rifanno, con precisione chirurgica, una verginità politica. Dopo i congressi regionali moltissime realtà si sono addirittura rivolte alle Procure per avere giustizia, presentando video e documentazione che proverebbero macroscopiche irregolarità nelle consultazioni tra gli iscritti.

Oggi una questione morale c’è ed è inutile e dannoso negarlo. Noi non possiamo tacere. La maggior parte della “dirigenza” dirà che con queste nostre parole danneggiamo il partito, altri che danneggiamo il presidente Di Pietro, altri ancora che siamo parte di un progetto eversivo che vuole appropriarsi dell’Idv. Noi crediamo che questo invece sia un estremo atto di amore per tutti gli iscritti, i militanti e i simpatizzanti dell’Italia dei Valori. Al presidente chiediamo solo una cosa: si faccia aiutare a fare pulizia. Ci lasci lavorare per rendere questo partito quello che lui ha pensato e realizzato e che ora qualcuno gli vuole togliere dalle mani.

Terminiamo questo documento con le parole di un grande politico italiano, che oggi purtroppo non è più con noi. Enrico Berlinguer.

“La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell’amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell’Italia d’oggi, fa tutt’uno con l’occupazione dello Stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt’uno con la guerra per bande, fa tutt’uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati”.

Luigi de Magistris, Sonia Alfano, Giulio Cavalli

ELIPORTO al Parco Nord: il Consiglio dice no!

Il progetto, portato avanti a braccetto dal Ministero dei Trasporti, da un’azienda costruttrice di eliporti ed un’industria specializzata in elicotteri, era quello di utilizzare l’area dell’aeroporto sito all’interno del Parco Nord per costruire un eliporto codificato che potesse essere utile a tutto il nord Italia. In un secondo momento l’eliporto avrebbe subito un’ulteriore espansione  per servire anche buona parte delle principali capitali europee.

Superfluo notare come un simile progetto fosse assolutamente incompatibile con un’area abitata ed urbanizzata come quella dei comuni di Cinisello Balsamo e Bresso ed, inoltre, inadeguato ad inserirsi nel più grande parco metropolitano d’Europa.

Il Comitato No Eliporto ha più volte dimostrato l’inutilità e inadeguatezza di un nuovo eliporto nel Parco Nord. Oggi, 21 dicembre 2010, una delegazione del Comitato ha consegnato all’assessore regionale alle infrastrutture e mobilità Raffaele Cattaneo oltre 10.000 firme contro il progetto condiviso dalla Regione.

Il Consiglio regionale di oggi ha votato contro il progetto dell’eliporto dissentendo chiaramente dalla posizione della maggioranza.

Ecco i curricula inutili della sanità lombarda. Manca un punto: il partito

Ecco tutti i cv degli oltre 700 candidati per gli incarichi di direttori generali di Asl e Aziende ospedaliere lombarde

Altro che competenza. Scordatevi anche la meritocrazia. Le nomine dei vertici della sanità lombarda sono un affare politico. Esclusivamente politico. Recentemente l’Assessore alla Sanità Luciano Bresciani ha spiegato, chiaramente, qual è il metodo di selezione degli aspirati direttori generali di Asl e Aziende ospedaliere lombarde.
Di fatto, Bresciani ha sdoganato una prassi odiosa: quella della lottizzazione. “la logica nella nomina dei direttori generali di Asl e ospedali è fondamentalmente legata al peso del voto espresso dagli elettori”. Le dichiarazioni dell’Assessore leghista alla Sanità lasciano poco spazio all’immaginazione. Ma se questa è la prassi, perché i candidati non dovrebbero indicare, nel proprio curriculum vitae, anche il partito d’appartenenza o le proprie simpatie politiche? Così facendo si velocizzerebbero notevolmente le operazioni di nomina. Il tutto nell’artificiosa trasparenza di una lottizzazione perfetta. Con buona pace di chi non ha tessere di partito oppure nel portafoglio ha quelle “sbagliate”. Così, noi del Gruppo Italia dei Valori abbiamo chiesto (e ottenuto) agli uffici competenti di poter visionare tutti i curricula degli oltre 700 candidati. Come risulta evidente nessuno di questi, a parte dati personali, recapiti e precedenti esperienze lavorative, ha indicato le proprie ‘simpatie’ politiche. Manca quindi il criterio determinante secondo Bresciani. Il più importante. Già perché, se la prassi è questa, e a sentire l’Assessore Bresciani sembra non ci sia nulla di male nella spartizione partitica delle nomine, perché non dovrebbero inserire nel CV anche la loro appartenenza poltica? Così, dopo aver ricevuto tutti i curricula, stiamo tentando di metterci in contatto con il maggior numero possibile di candidati, facendo loro una sola, semplice domanda:
Gentile Candidato,
a seguito delle chiare dichiarazioni dell’Assessore regionale alla Sanità circa il metodo di selezione degli aspiranti Direttori Generali di Asl e Aziende Ospedaliere, noi del Gruppo Italia dei Valori del Consiglio regionale della Lombardia desidereremmo porle una sola domanda: qualora la sua candidatura andasse a buon fine, sotto l’egida di quale partito è possibile ricondurla?

Intanto si avvicina il 23 dicembre, giorno fatidico in cui la politica deciderà i nomi dei prossimi direttori generali. Vi terremo aggiornati.

LINK CURRICULA 1
LINK CURRICULA 2

Anomalie di bilancio: il funerale della cultura

A rileggere il Piano di Rinascita Democratica del Venerabile Licio Gelli ad uso e consumo degli uomini della loggia massonica P2 c’è un punto che (per deformazione professionale) mi ha sempre lasciato un brivido. Dice: abbattimento delle aliquote per donazioni e contributi a fondazioni scientifiche e culturali riconosciute, allo scopo di sollecitare l’autofinanziamento premiando il reinvestimento del profitto.

Sembrerebbe il delirio di onnipotenza di un macchiavellico e arrogante progetto di monocrazia. Una macchia ad ammutolire la visione “responsabilizzante” di George Steiner che scrive: una cultura autentica è caratterizzata dall’incoraggiamento di una formazione di base focalizzata sulla comprensione, sull’apprezzamento e sulla trasmissione delle opere migliori prodotte ieri e oggi dalla ragione e dalla fantasia. Una cultura autentica fa di quel tipo di risposta percettiva una funzione morale e politica fondamentale. Trasforma quella «risposta» in «responsabilità», costringe quella risonanza a «essere responsabile» davanti alle occorrenze mentali eccelse.

Nel bilancio regionale lombardi la cultura (o meglio il Fondo Unico Regionale per lo Spettacolo (FURS) nel quale confluiscono le risorse di  parte corrente destinate al finanziamento di progetti, iniziative ed attività realizzati nell’ambito dello spettacolo) marcisce per prepararsi a sparire: nel bilancio di previsione del prossimo triennio 2011- 2012 – 2013  sono stati drasticamente ridotti gli stanziamenti destinati al fondo unico regionale per lo spettacolo mentre al fondo unico regionale d’investimento per lo spettacolo non viene destinata alcuna previsione di destinazione di risorse.

Si uccide la cultura per ammaestrare meglio un paese. Noi proviamo a riportarla in Consiglio.

ORDINE DEL GIORNO AL PDL 61

BILANCIO DI PREVISIONE PER L’ESERCIZIO FINANZIARIO 2011 E BILANCIO PLURIENNALE 2011/2013 A LEGISLAZIONE VIGENTE E PROGRAMMATICO

IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA

CONSTATATO CHE

Lo Spettacolo ha rappresentato nel corso della storia un elemento importante e fondante dell’identità culturale dei popoli costituendo una delle prime forme di espressione artistica attraverso la quale uomini e donne hanno potuto esprimere e condividere con gli altri esperienze, sentimenti e fantasie;

CONSTATATO INOLTRE CHE

Nel corso degli anni lo Spettacolo si è rivelato essere una sorta di specchio della storia della società, svolgendo un ruolo importante per la collettività;

PREMESSO CHE

Con la legge regionale quadro sullo spettacolo del 2008, il Consiglio regionale, riconoscendo nello Spettacolo una componente essenziale della cultura, nonché un fattore di sviluppo sociale ed economico, oltre ad assicurare l’autonomia e la libertà della produzione, della programmazione e dell’iniziativa imprenditoriale si è impegnata, nel rispetto delle leggi nazionali e delle convenzioni internazionali, nelle forme e nei modi da esse consentiti, a promuovere iniziative atte a sostenere la tutela dell’opera dell’ingegno musicale, teatrale, cinematografico, coreografico, in quanto presupposto fondamentale per la continuità e lo sviluppo delle attività di spettacolo;

PREMESSO INOLTRE CHE

La deliberazione-quadro triennale, quale strumento di programmazione degli interventi nel settore dello spettacolo, su proposta della Giunta è approvata dal Consiglio regionale e in attuazione della stessa, la Giunta regionale approva annualmente un programma d’interventi con il quale definisce, in particolare, le tipologie di interventi articolati per ambito, i tempi di realizzazione, la ripartizione delle risorse finanziarie tra i diversi settori;

ATTESO CHE

In base a tale legge è istituito il Fondo Unico Regionale per lo Spettacolo (FURS) nel quale confluiscono le risorse di  parte corrente destinate al finanziamento di progetti, iniziative ed attività realizzati nell’ambito dello spettacolo;

ATTESO INOLTRE CHE

Il FURS raccoglie tutte le risorse a disposizione del settore – compresi i trasferimenti dal FUS nazionale, sui quali si autorizza la Regione a effettuare anticipazioni di cassa agli enti destinatari – e le ripartisce tra i soggetti attraverso un meccanismo che coinvolge sia le autonomie territoriali sia gli operatori culturali;

RILEVATO CHE

Nello stesso convergono anche i contributi annuali che la Regione eroga agli enti di maggiore rilevanza al fine di consentire una gestione unitaria e trasparente delle risorse che, in un momento di grave crisi del circuito teatrale, assume un ruolo fondamentale per la creazione di nuovi progetti culturali;

RILEVATO INOLTRE CHE

L’ammontare del suddetto fondo è stabilito ogni anno con legge regionale di bilancio;

VERIFICATO CHE

Nel bilancio di previsione del prossimo triennio 2011- 2012 – 2013  sono stati drasticamente ridotti gli stanziamenti destinati al fondo unico regionale per lo spettacolo mentre al fondo unico regionale d’investimento per lo spettacolo non viene destinata alcuna previsione di destinazione di risorse;

IMPEGNA IL PRESIDENTE E LA GIUNTA REGIONALE

Ad attuare gli strumenti più idonei affinché nel bilancio di previsione del prossimo triennio 2011 – 2012 – 2013 vengano stanziate maggiori risorse nei confronti del settore concernente lo spettacolo evitando in tal modo che la cultura in Lombardia non si veda sottratto un’importante aiuto economico necessario a poter proseguire e mantenersi a livelli qualitativi almeno accettabili, rispetto a quelle di altre realtà italiane ed europee.

Milano, 16 dicembre 2010

Giulio Cavalli (IDV)

Francesco Patitucci (IDV)

Gabriele Sola (IDV)

Stefano Zamponi (IDV)

Anomalie di bilancio: i dipendenti regionali

Il 28 Luglio di quest’anno il Consiglio Regionale (su proposta dell’Ufficio di Presidenza) ha disposto la seconda variazione di bilancio disponendo alcune modifiche alle spese per il personale di Consiglio. Di quella seduta rimane la “voglia di mare” generalizzata e una votazione in fretta e furia prima si rompere le righe e darsi a sdraio e ombrelloni. In quei giorni si è parlato (e scritto) molto della “caccia in deroga” che (anche in virtù delle partenze programmate) eravamo riusciti a bloccare per la prima volta. Quel giorno si è votata la variazione di bilancio che ha sancito un + 314.000 euro per il trattamento economico del personale delle categorie (art. 401), un + 251.000 euro per il trattamento economico dei dirigenti (art. 402) e +125.000 euro per le posizioni organizzative (art. 414). E’ rimasto invece invariato l’articolo 412 riservato al salario accessorio di personale in posizioni non organizzative. In poche parole: adeguamento salariale per tutti tranne che per i lavoratori “di base”. I lavoratori che sostengono il lavoro del consiglio nell’ombra ma con la stessa quotidianità e con la stessa professionalità delle posizioni organizzative. Per dirla in numeri 125 mila euro in più per una trentina di persone e niente per 240 famiglie. In quell’occasione ho votato (unico in aula) contro, prendendo una posizione diversa anche dal resto del mio gruppo consiliare (che si è comunque astenuto). Essere portatori di voto “unico” in tutto il Consiglio è una sensazione di solitudine intellettuale. Una sensazione di essere neo di cui, oggi, mi sento ancora più fiero. E’ bastato poco infatti per accorgersi che la diseguaglianza di trattamento ha acceso un malcontento organizzato tra i lavoratori che è sfociato in riunioni, documenti di disapprovazione e raccolta firme. L’equità è un valore di democrazia e buon governo che dovrebbe essere (molto, molto teoricamente) molto vicino ai valori “solidali” (si, lo so, è detto in modo molto ironico) di Don Giussani e Comunione e Liberazione. Non dovrebbero esserci dipendenti un po’ più uguali degli altri. E allora (nel passo breve delle mie possibilità) ho pensato di riproporre il tema. Con fiducia e con la consapevolezza che è nella mia formazione politica (e culturale) essere dalla parte di lavoratori. Tutti. Con un ordine del giorno che dovrebbe sancire buon senso. Vedremo.

ORDINE DEL GIORNO AL PDA 11 BILANCIO DI PREVISIONE PER IL FUNZIONAMENTO DEL CONSIGLIO PER L’ANNO 2011

IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA

PREMESSO CHE

Il 28 luglio 2010, sulla base dell’autorizzazione legislativa di cui all’art. 7, comma 5, della l.r. 13/2010, il Consiglio regionale, su proposta dell’UdP, ha disposto la seconda variazione al bilancio di previsione 2010 disponendo, in particolare, le seguenti modifiche al Capitolo 400 (Spese per il personale del Consiglio):

  • – Art. 401 (Trattamento economico del personale delle categorie): + 314.000 euro;
  • – Art. 402 (Trattamento economico dei dirigenti): + 251.000 euro;
  • – Art. 414 (Fondo per la retribuzione di posizione e risultato dei responsabili posizioni organizzative): + 125.000 euro.

PREMESSO INOLTRE CHE

Non è stato invece toccato l’art. 412 (Risorse decentrate per il personale delle categorie), con cui viene finanziato il salario accessorio del personale non titolare di Posizione organizzativa.

ATTESO CHE

Il Consiglio regionale ha perciò aumentato stabilmente, di 125 mila euro, le risorse per il trattamento economico accessorio di poco più di una trentina di titolari di Posizione organizzativa, mentre niente è stato aggiunto alle risorse stabili per il salario accessorio di circa 240 dipendenti non titolari di P.O.

ATTESO INOLTRE CHE

Tale iniqua decisione del Consiglio regionale ha suscitato un grande malcontento tra il personale, che si è mobilitato in vari modi (tra cui assemblee e raccolte di firme), soprattutto perché l’art. 9, comma 1, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, congela per un triennio il trattamento economico complessivo goduto dai singoli dipendenti pubblici nell’anno 2010.

CONSIDERATO CHE

Proprio in virtù di tale vincolo legislativo nazionale, l’ufficio di presidenza dovrà verosimilmente disporre l’aumento del trattamento dei titolari di P.O. entro la fine dell’anno, forse proprio nella seduta del 13 dicembre.

CONSIDERATO INOLTRE CHE

Ragioni di equità suggerirebbero invece di utilizzare i 125 mila euro reperiti con la variazione di bilancio di luglio per finanziare non soltanto il trattamento delle P.O. ma anche il salario accessorio di tutti gli altri dipendenti.

VALUTATO CHE

Proprio per rimediare all’ingiustizia che ha colpito circa 8 lavoratori su 9, il gruppo IDV ha proposto, con un emendamento al pdl 59 (Collegato 2011), che le risorse stabili destinate al salario accessorio del personale del Consiglio regionale di tutte le categorie possano essere aumentate in misura pari all’aumento autorizzato, in favore dei soli titolari di Posizione organizzativa, dall’art. 7, comma 5, della l.r. 13/2010.

VALUTATO INOLTRE CHE

L’emendamento del gruppo IDV è formulato in piena analogia con il meccanismo di cui al comma 5 dell’articolo 7 della l.r. 13/2010: la norma proposta e quella esistente condividono perciò i medesimi presupposti di legittimità.

RITENUTO CHE

La scelta che abbiamo di fronte sulla questione della gestione del personale è quindi non di legittimità ma di pura opportunità.

RITENUTO INOLTRE CHE

La politica rischia infatti di risultare sempre meno credibile se, da un lato, chiede alla maggioranza dei dipendenti di fare dei sacrifici economici e, dall’altro, destina risorse aggiuntive a una minoranza, le P.O., che già beneficiano di un trattamento aggiuntivo di 14.750,00 euro annui.

Con l’ipotesi di accordo firmata dall’amministrazione con 7 membri delle RSU su 12 (probabilmente all’esame dell’UdP il 13 dicembre) sono state destinate al resto del personale, per il solo 2010, risorse estemporanee (quindi non stabili) derivanti dalla mancata copertura della dotazione organica dell’ente.

VERIFICATO CHE

Il bilancio di previsione proposto per il 2011:

  • – conferma la scelta di luglio in materia di trattamento delle P.O. (art. 414);
  • – conferma la non scelta sul resto del personale (art. 412);
  • – conferma l’aumento di 70 mila euro del “Fondo per la retribuzione di posizione e di risultato dei dirigenti” (art. 413) disposto con la prima variazione di bilancio, risalente al mese di giugno 2010.

VERIFICATO INOLTRE CHE

Rispetto al bilancio di previsione del 2010, quello proposto per il 2011, aumenta perciò di 195 mila euro le risorse destinate al trattamento di posizione e di risultato di dirigenti (art. 413) e P.O. (art. 414) e non aggiunge un solo centesimo a quelle per il trattamento accessorio di oltre 240 dipendenti (art. 412).

IMPEGNA L’UFFICIO DI PRESIDENZA DEL CONSIGLIO REGIONALE

Ad un reperimento di risorse stabili per finanziare il trattamento accessorio dei dipendenti del Consiglio non titolari di Posizioni Organizzative.

Milano, 16 dicembre 2010

Giulio Cavalli (IDV)

Francesco Patitucci (IDV)

Gabriele Sola (IDV)

Stefano Zamponi (IDV)

La Regione Lombardia si è “dimenticata” gli infortuni sul lavoro

Che in Italia la sicurezza sul lavoro sia considerato un fastidioso “costo” piuttosto che un civile investimento è sotto gli occhi di tutti. Solo in Lombardia negli ultimi mesi abbiamo assistito a tragedie come lo scoppio della Eureco di Paderno Dugnano che hanno provocato vittime e fiamme che, viste da fuori, sembrano un bollettino di guerra di un paese di confino. Le vittime sul lavoro non hanno né funerali di Stato né bare avvolte nelle bandiere. Spesso il cadavere è la prima e unica “emersione” ufficiale di una vita rimasta in nero per il fisco, per l’anagrafe e per la dignità. Nel bilancio regionale che andremo a discutere nelle sedute consiliari della prossima settimana non esiste nessuna voce che preveda fondi e investimenti sul tema della sicurezza all’interno delle fabbriche e dei cantieri: se ne sono dimenticati mentre pensavano ad altro. Almeno per provare a rimettere “le cose a posto” proveremo a ricordarglielo bisbigliandogli ad un orecchio un ordine del giorno.

ORDINE DEL GIORNO AL PDL 61

BILANCIO DI PREVISIONE PER L’ESERCIZIO FINANZIARIO 2011 E BILANCIO PLURIENNALE 2011/2013 A LEGISLAZIONE VIGENTE E PROGRAMMATICO

IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA

PREMESSO CHE

Nei cantieri e nelle fabbriche avvengono oltre un milione di infortuni e più di mille morti ogni anno;

PRESO ATTO CHE

L’attuale governo in tema di sicurezza sul lavoro ha da tempo tagliato le necessarie risorse affinché in tale ambito vi possano essere i doverosi controlli da parte degli uffici a ciò preposti e la realizzazione di interventi formativi in materia di tutela della salute e della sicurezza dei e nei luoghi di lavoro;

VERIFICATO CHE

Il bilancio di previsione del prossimo triennio 2011 – 2012 – 2013 non prevede per le voci sopra evidenziate appositi stanziamenti;

RILEVATO CHE

Controlli ed interventi formativi in materia di tutela della salute e della sicurezza appaiono strumenti fondamentali sia ai fini di una efficace prevenzione da infortuni e morti sul lavoro che di una loro reale ed efficace attuazione e appare quindi altresì necessario che anche da parte di Regione Lombardia vengano dedicate le necessarie risorse;

IMPEGNA IL PRESIDENTE E LA GIUNTA REGIONALE

A porre in essere tutti gli strumenti più idonei affinché nel bilancio di previsione del prossimo triennio 2011 – 2012 – 2013 vengano predisposti appositi stanziamenti atti a garantire il finanziamento concernente gli interventi formativi in materia di tutela della salute e della sicurezza dei luoghi di lavoro.

Milano, 16 dicembre 2010

Giulio Cavalli (IDV)

Francesco Patitucci (IDV)

Gabriele Sola (IDV)

Stefano Zamponi (IDV)

La Regione non faccia cadere nel vuoto il grido d’allarme della Boccassini

COMUNICATO STAMPA

RACKET ED ESTORSIONE: IL FENOMENO A MILANO C’E’, MANCANO LE DENUNCE DELLE VITTIME

Cavalli (IdV): “La Regione non faccia cadere nel vuoto il grido d’allarme della Boccassini”

Lo aveva già detto tempo addietro e lo ha ribadito anche oggi: il procuratore Ilda Boccassini ha spiegato che il silenzio delle vittime di estorsione prosegue nonostante gli arresti dello scorso luglio nell’ambito dell’Operazione Infinito e i continui appelli a sporgere denuncia.

“La Boccassini lancia un allarme non solo giudiziario ed economico ma, soprattutto, culturale: Non ci stanno pervenendo denunce. Ritengo che il fenomeno criminale che riguarda l’usura e l’estorsione sul territorio di Milano sia esteso…”. E’ un grido a cui Regione Lombardia non può non rispondere”. Così Giulio Cavalli, consigliere regionale di IdV commenta le dichiarazioni odierne del procuratore.

“Non voglio ripetere, per l’ennesima volta, che alcuni pavidi lombardi stanno creando una situazione di assoggettamento che ci aspetteremmo solo nei luoghi tipici dell’immaginario mafioso, ma – continua Cavalli – è arrivato il momento di una presa di posizione ineludibile, senza fanatismi politici o propagandistici”.

“La politica tutta – aggiunge il consigliere regionale di IdV – deve pretendere che le associazioni di categoria si facciano carico di un imbarazzante silenzio sul cancro del racket e dell’estorsione che è inaccettabile in un Paese civile”.

“Se non sono bastati 300 arresti – conclude Cavalli – per innescare una ‘rivoluzione culturale’ dobbiamo prendere atto di un governo regionale ancora troppo sordo verso malattie già conclamate”

Gruppo Italia dei Valori

Consiglio regionale della Lombardia

Caro Antonio, caro Luigi: e i cittadini?

Ho seguito la vicenda (nauseante) dei v(u)oti a rendere per la fiducia alla carcassa del Governo il prossimo 14 dicembre. Mi sono anche sforzato di leggere, con senso di fastidio, le giustificazioni di Razzi e Scilipoti: parole che in questo momento non contano. La valutazione della colpa sta tutta nel momento storico: non si tratta di sapere perché si entra o si esce (anche se l’odore dei soldi annichilisce) da questo o quel partito, si tratta di sapere se si vota si o no. Da che parte si sceglie di stare lo racconta la lucina verde o rossa sullo scranno. Quello è l’unico atto “politico” in una settimana di chiacchere.
Ma più di tutto ho seguito il dibattito sulla scelta delle candidature: ho letto (e compreso) le difficoltà nella scelta di candidati sul territorio nazionale del Presidente Di Pietro e ho letto dell’ipotesi di una “cabina di regia” avanzata da Luigi De Magistris per scelte “etiche” nelle future elezioni e, ad oggi, mi sfugge un punto: i cittadini lontani e una legge elettorale che corrode i partiti, che tarpa l’indipendenza intellettuale degli eletti, che semina visioni lunghe pochi centimetri al massimo fino alle prossime elezioni e che interrompe quel filo (sancito dalla Costituzione) che dovrebbe tenere legati gli eletti solo e solamente ai propri elettori. Una legge elettorale che oggi coltiva servi e yesman: l’intergruppo più folto del nostro Parlamento.
Mi chiedo se solo io non mi sono accorto come la modifica alla legge elettorale sia improvvisamente scomparsa dall’agenda delle priorità che quasi tutti (a destra e a sinistra) sventolavano fino a qualche settimana fa. Mi chiedo se qualcuno ci aveva già avvisato che la battaglia per le preferenze piuttosto che le nomine sia da considerarsi persa, conclusa, finita. Se non sia il caso di interrogarsi su parlamentari nominati che siedono a Roma e faticherebbero ad entrare nel Consiglio Comunale della propria città. Se non sia il momento di continuare sulla strada della partecipazione, senza intermediazioni o oligarchie, studiando meccanismi che “aggirino” una legge che non si riesce (o non si vuole) sbloccare: un’idea che costruisca dinamiche di scelta restituita agli elettori. Un’idea “politica”. Appunto.

L’appello di LIBERA per la confisca ai corrotti

Una firma importante per un appello fondamentale.

La corruzione minaccia il prestigio e la credibilità delle istituzioni, inquina e distorce gravemente l’economia, sottrae risorse destinate al bene della comunità, corrode il senso civico e la stessa cultura democratica. Per questo motivo raccoglieremo un milione e mezzo di cartoline da inviare al Presidente Napolitano per chiedergli di intervenire, nelle forme e nei modi che riterrà più opportuni, affinché il governo e il Parlamento ratifichino quanto prima e diano concreta attuazione ai trattati, alle convenzioni internazionali e alle direttive comunitarie in materia di lotta alla corruzione nonché alle norme, introdotte con la legge Finanziaria del 2007, per la confisca e l’uso sociale dei beni sottratti ai corrotti.

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