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Giulio Cavalli

Come dovrebbe essere

la-direttrice-shanno-e-il-redattore-vijay-588605_tn“Balaknama” o ‘“La Voce dei Bambini” è il trimestrale completamente scritto e gestito dai piccoli degli slum di New Delhi e letto da migliaia di persone. E’ scritto in hindi e si occupa delle storie dei minori che vivono e lavorano in strada, racconta della brutalità della polizia, dello sfruttamento e dei matrimoni forzati. Il sedicenne Chandni fa i reportage e sceglie  gli articoli da pubblicare insieme agli altri nelle riunioni.

Il quattordicenne Jyothi, che raccoglieva spazzatura, è un nuovo collaboratore, insieme a Shambhu, che di giorno lava le macchine e la notte lavora in un albergo. Shambhu dice che scrivere per il giornale è un sogno. Vuole pubblicare i nomi di tutti i bambini nella sua stessa situazione e spera che, come è capitato a lui, riescano a uscire dalla tossicodipendenza.

Shanno, la direttrice, ha 19 anni. Ha imparato a leggere grazie ad un’associazione benefica. Scrive lei le storie al posto di chi non è in grado di farlo ma vuole comunque farsi sentire.

In India vivono nelle baraccopoli ben 11 milioni di bambini. In 500.000, a New Delhi, vivono in terribili condizioni, senza accesso al cibo, alla sanità, all’educazione. Spesso non sono nemmeno censiti e non hanno documenti. Sulla carta, semplicemente non esistono. Le loro voci vengono raccolte da “Balaknama”. I giovani reporter non ricevono un vero e proprio stipendio ma una paghetta per coprire le spese. Dei costi di stampa se ne occupa la ONG “Chetna”, che vende le copie a una rupia l’una. I ricavi sono reinvestiti per migliorare le condizioni dei bambini di strada.

(fonte)

L’argentino Mancuso

Aveva tentato di uccidere addirittura la zia e il cugino. Il boss Pantaleone Mancuso, detto “Luni l’ingegnere” (53 anni), è stato fermato al confine tra l’Argentina e il Brasile. Un altro boss della‘ndrangheta calabrese finisce in manette. La notizia si è saputa solo oggi (venerdì 12 settembre) ma dal 29 agosto uno dei più sanguinari capicosca di Vibo Valentia è nelle mani della polizia argentina che lo ha sorpreso a bordo di un pullman turistico con 100mila euro in tasca.

Era latitante dallo scorso aprile quando la Dda di Catanzaro ha emesso un decreto di fermo accusandolo di associazione mafiosa e del tentato omicidio di Romana Mancuso e del figlioGiovanni Rizzo avvenuto il 26 maggio del 2008 a Nicotera Marina. “Luni” voleva punire il figlio della zia perché non era considerato “un buon azionista” e non teneva alto il buon nome dei Mancuso, padroni assoluti di tutto il vibonese. Stando a una testimone, oggi testimone di giustizia che ha ricostruito i retroscena di quell’episodio, infatti, il boss accusava Giovanni Rizzo di prendere “iniziative sbagliate nei confronti di persone già protette che, evidentemente, poi si lamentavano con altri Mancuso”.

Un errore che doveva essere punito anche se commesso da un familiare. Al momento del fermo, “l’ingegnere” era in possesso di un documento argentino falso intestato a “Luca de Bortolo”, la sua vera identità è emersa a seguito dei controlli fatti con le impronte digitali. Nei prossimi giorni, i magistrati della Dda di Catanzaro organizzeranno il rientro del boss in Italia.

“Siamo soddisfatti – è stato infatti il commento del procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo – abbiamo già avviato la richiesta di estradizione. “L’ingegnere” è ritenuto un personaggio di rilievo della costellazione dei Mancuso, un discendente della stirpe degli undici, ovvero gli undici fratelli che componevano il ramo della prima generazione della famiglia di ‘ndrangheta che opera a Limbadi, nel vibonese”.

(fonte)

Danilo Dolci e la “maieutica reciproca”

Da leggere il pezzo di Giorgio Fontana su Danilo Dolci uscito per Pagina99:

1375607718_danilo_dolci_ph._leoneIl cuore del libro, in sostanza, sta nel metodo messo in campo: la “maieutica reciproca” con cui l’educatore di Sesana cerca di attivare un circolo di pensiero critico. Ed è interessante quante volte egli stesso si neghi di fronte alla richiesta di un giudizio “definitivo” sulle questioni, rifiutando una posizione di potere. Spesso si limita a rispiegare per chi ha bisogno di maggiore semplicità espressiva, e a incitare chi dice di non avere idee. Nelle sua parole ricorrono frasi come “se vi pare sbagliato me lo dite, e penso meglio”; “siamo qui per imparare e insegnarci insieme”; “qualcosa è più chiaro o no?”; non è che non lo voglio spiegare, penso che dobbiamo cercare insieme quali sono i nostri interessi comuni”.   Nei momenti migliori, il lavoro collettivo dà ottimi frutti. La radicale semplicità dei temi sottolinea va di pari passo con la loro importanza nel mondo quotidiano, e il bisogno assoluto — benché spesso nascosto — di parlarne: non c’è nulla del vagheggiamento astratto. Decidere ad esempio della liceità di non battezzare un bambino o del ruolo non sottomesso di una moglie poteva avere ricadute sociali enormi, in quella comunità. Ma la semplicità del discorso ha anche un altro effetto: costringe il lettore stesso a prendere parte nel circolo maieutico, a ripensare criticamente le proprie posizioni. (Almeno, così è successo a me).   Insomma, è come osservare una piccola società nel suo stato nascente: e infatti, oltre alla discussione nasce ben presto la necessità di dare effetti pratici alle idee. È Mimiddu, uno dei parlatori più accaniti, a spazientirsi per primo e dire che finché si parla e basta, nulla cambia: “Si fanno queste parole, ma cadono, muoiono così in fondo al mare”. Ed è così che la discussione si trasforma in impegno: nascono dei progetti concreti per trasformare dal basso Partinico — aprire scuole popolari, aiutare chi sta peggio, allargare il circolo delle loro conversazioni: perché, come dice ancora Mimimiddu, “sto lustro è per tutta la gente, non è soltanto per me oppure per te; se fa buio è buio per tutti”.

Quindi è possibile

Quando abbiamo deciso di lanciare una produzione “sociale” per lo spettacolo (e libro) L’amico degli eroi (ne scrivevamo qui) sono stati in molti a dirci che non sarebbe stato possibile raggiungere il risultato senza il contributo di qualche ente, teatro o amministrazione. E invece no: il traguardo è stato raggiunto ieri con largo anticipo ultimo e già oggi stiamo inviando ai nostri “produttori” la seconda scena (o capitolo, che qui si balla sempre tra palcoscenico e pagine). Certo ci siamo incastrati poiché non ci bastano rendicontazioni acrobatiche per accontentare i termini di legge ma su questo progetto lavoriamo sulla soddisfazione, che è una parola bellissima, davvero, se non fosse stata scippata dal marketing metallizzato. Soddisfare i lettori e gli spettatori adesso è il nostro lavoro, senza altri rimbalzi. E io ne sono onorato. Onorato e felice.

Grazie, davvero.

Il PIL salvato dalla mafia

L’Italia e i suoi conti salvi grazie a «Mafia spa». Non è uno scherzo o un titolo a metà tra il serio e il faceto di qualche giornale straniero, ma quanto reso possibile dalla revisione dei criteri per calcolare la ricchezza italiana. Sono regole che non ha chiesto il governo italiano per sistemare la sua sgangherata contabilità statale, ma l’effetto dei nuovi parametri europei per il conteggio del Pil. Logico però che, essendo il nostro Paese più soggetto alle creazione di economia illegale, l’addendo che si somma al totale della ricchezza sia uno dei più alti in Europa. Il primo effetto è che la criminalità generalmente considerata e la prostituzione hanno gonfiato la ricchezza del 2011. Complessivamente, in quell’anno sui quali sono applicati i nuovi parametri, il contributo dell’illegalità vale 15,5 miliardi di euro. L’effetto numerico è una lievitazione del Pil di un + 0,9%.

Nello specifico, 10,5 miliardi di euro provengono dalla commercializzazione di droga, 3,5 miliardi dalla prostituzione. Più modesto il valore dell’attività di contrabbando di sigarette che risulta pari a 0,3 miliardi.

La rivalutazione complessiva del valore del Pil è di 3,7 punti percentuali per effetto dei cambiamenti introdotti dal Sec 2010 al sistema di misurazione e delle innovazioni introdotte dall’Istat.

In questo modo, il Pil dell’Italia per il 2011 è quindi ora stimato in 1.638,9 miliardi di euro contro i 1.579,9 miliardi della stima in Sec95 con una rivalutazione di 59 miliardi (3,7% del precedente livello in valore). Alla rivalutazione del Pil nominale del 2011 hanno contribuito per 1,6% (pari a 24,6 miliardi di euro) le modifiche dovute alle innovazioni metodologiche introdotte dal Sec2010. La revisione è attribuibile per ulteriori 0,8 punti percentuali alle modifiche connesse al superamento di riserve europee sull0implementazione del Sec95. La restante parte della rivalutazione corrispondente all’1,3% deriva dalla combinazione di molti effetti dovuti alle innovazioni introdotte nelle fonti e nelle metodologie nazionali. In questo ambito va inclusa la nuova stima dell’economia sommersa, la cui quota sul nuovo livello del Pil risulta pari a 11,5%. L’applicazione del Sec 2010 è definita da un apposito Regolamento Ue del Parlamento europeo e del Consiglio (n.549/2013), relativo al Sistema europeo dei conti nazionali e regionali dell’Unione Europea. Al momento non è ancora disponibile un quadro completo dell’impatto che il passaggio ai nuovi standard contabili ha determinato sui conti dei diversi paesi europei.

Si può comunque osservare che, con riferimento ad anni corrispondenti a quello dell’Italia per la definizione del periodo di benchmark, in Germania è stata operata una rivalutazione del Pil pari al 3,4% (di cui 2,7 punti dovuti al nuovo Sec, anno 2010), in Francia del 3,2% (di cui 2,4 punti per il nuovo Sec anno 2010), nel Regno Unito del 4,6% (di cui 2,3 punti attribuiti al nuovo Sec, anno 2009). In base al nuovo calcolo cambiano anche gli altri parametri dei conti pubblici. Il rapporto tra deficit e Pil si abbassa di 0,2 punti percentuali passando dal 3,7% al 3,5% con riferimento al 2011. Il saldo primario resta invariato all’1,2% del Pil. In particolare, alla rivalutazione del Pil nominale 2011, in base al Sec 2010, hanno contribuito per 1,6 punti percentuali (24,6 miliardi) le modifiche dovute alle innovazioni metodologiche introdotte dal Sec 2010. Di questi 20,6 miliardi di euro è attribuibile alla capitalizzazione delle spese per ricerca e sviluppo. Riguardo all’economia sommersa e illegale, è pari a 187 miliardi, l’11,5% del Pil 2011, la stima dell’economia sommersa e illegale secondo l’Istat. Nel ricalcolo del Pil nominale 2011, in base alle nuove norme Sec 2010, si definisce meglio, grazie all’affinamento della metodologia, il peso dell’economia non osservata. Si tratta delle somme connesse a lavoro irregolare e sottodichiarazione. A queste si aggiungono anche le attività illegali (droga, prostituzione e contrabbando), per un combinato che fa sì che l’economia non osservata, è di oltre 200 miliardi (12,4% del Pil).

Per il 2011 l’insieme dell’economia sommersa e illegale valeva il 12,4% del Pil pari a circa 200 miliardi di euro su 1.638 miliardi complessivi del Pil. Il peso percentuale sul Pil è pari allo 0,9% per le attività illegali, dell’11,5% per l’economia sommersa.

La revisione dei criteri dà una mano non indifferente a chi, al ministero dell’Economia, lavora sulle misure di riduzione del deficit e sulle risorse disponibili per la crescita. Un Pil più elevato aumenta infatti il denominatore del rapporto con il deficit. Dunque un margine di flessibilità in più, solo sulla carta, trattandosi di Pil nominale, per liberarsi dalla schiavitù di Maastricht.

(Filippo Caleri per Il Tempo)

Gli appalti di Siderno

C’è anche l’ex presidente del consiglio comunale di Siderno Antonio Macrì tra gli arrestati nell’operazione della Squadra mobile di Reggio Calabria denominata “Morsa sugli appalti pubblici”. L’uomo avrebbe chiesto il permesso di candidarsi alla cosca Commisso e si sarebbe speso per favorire la consorteria criminale.

Il suo nome era già emerso nella precedente operazione “La falsa politica”, a sua volta derivante dalla maxi-indagine Crimine che nell’estate del 2010 portò a una ondata di trecento arresti tra la Calabria e la Lombardia. Macrì era presidente del consiglio comunale al tempo in cui era sindaco Alessandro Figliomeni, arrestato per mafia nell’operazione “Recupero-Bene comune” che ha accertato la sua intraneità alle cosche di Siderno.

(Adnkronos)

Enzo Baldoni: a Milano ci sarà una via

Buone notizie:

Il sindaco di Milano ha tempestivamente accolto l’iniziativa: “Nei prossimi giorni – ha scritto Pisapia su Facebook – incontrerò i rappresentanti dell’associazione Articolo 21 che, a dieci anni dalla sua drammatica scomparsa in Iraq, ha promosso una petizione su Change.org affinché venga dedicato ad Enzo Baldoni uno spazio nella città di #Milano. Richiesta a cui verrà dato sicuramente seguito.

L’articolo è qui.

Finalmente, in Calabria.

Qualcuno decide di decidere una data per le nuove elezioni dopo l’arresto di Giuseppe Scopellitti. Sarebbe bello che fosse stato qualche partito con senso di responsabilità e invece, come spesso succede in questo Paese, è dovuto intervenire il TAR:

Le elezioni vanno fissate al più presto. Entro dieci giorni. ll Tar della Calabria ha accolto il ricorso presentato da un gruppo di associazioni e ha imposto alla presidente facente funzione della Regione, Antonella Stasi, di stabilire quando i cittadini dovranno tornare alle urne. E questo dovrà avvenire entro dieci giorni dalla notifica dell’ordinanza. I giudici si sono spinti oltre ed hanno già nominato il prefetto di Catanzaro, Raffaele Cannizzaro, commissario ad acta nel caso in cui la Regione non emetta il decreto per fissare le elezioni. Il Prefetto, nel caso in cui dovesse scendere in campo, avrà a sua volta altri cinque giorni di tempo per indire i comizi elettorali.

Sulla scuola

Tenendo da parte i fan di Renzi che reagiscono come (e peggio) loro stessi descrivano i grillini (presentate un curriculum di lavoro con errori di sillabazione e poi ditemi), sulla riforma della scuola scrive bene Mariateresa Di Riso:

150mila assunzioni. Era ora, purché non si tratti di una cortina fumogena, destinata a dissolversi quando si scoprirà che non ci sono le risorse, tutte da cercare con i tagli (ma i tagli a che cosa?). Dissolta la quale resterà quel sistema di progressione di carriera attraverso ‘crediti’ assegnati di anno in anno al 66% degli insegnanti, col rischio di aumentare il divario già pesante tra la retribuzione dei docenti italiani e i colleghi europei (a parità di carico di lavoro), ma soprattutto di innescare un meccanismo perverso di competizione e trasferimenti tra una scuola all’altra non in base a competenze e progetti educativi, bensì verso gli istituti in cui è più facile ottenere lo scatto di aumento di 60 euro. Nella ‘buona scuola’ che chiede il Paese non ci dovrebbero essere insegnanti bravi pagati più dei ‘meno meritevoli’: questo è fotografare la disparità, non superarla; si devono piuttosto investire le risorse necessarie ad avere insegnanti formati, aggiornati, adeguatamente retribuiti. Garantire una ‘buona scuola’ a una parte degli studenti, pochi o molti che siano, significa pagare poi tutti il prezzo della cattiva istruzione ricevuta dai rimanenti. Ricordi il premier che la democrazia e la partecipazione nella governance di istituto non sono un impaccio per l’efficienza e la qualità, ma garanzia di innovazione e trasparenza. La proposta del governo invece, svuotando gli organismi collegiali e partecipati, riconferma la visione verticistica del famigerato disegno Aprea, gestioni discrezionali e personalistiche sotto il manto della managerialità. Aspettiamo con fiducia ma un po’ di impazienza anche banda larga e wi-fi. Augurandoci non sia l’ennesimo annuncio, dopo il fallimento del Piano scuola digitale. Perché purtroppo servono investimenti nella dotazione tecnologica degli istituti, quasi ovunque obsoleta, investimenti che non possono essere a carico delle famiglie o dipendere da donazioni e sponsor privati. Ben venga la consultazione sul piano presentato, se non è operazione d’immagine. Si spieghi ad esempio come si terrà conto dei pareri espressi. Noi un’idea di riforma la abbiamo: l’elevamento dell’obbligo scolastico a 18 anni, una revisione organica dei cicli e dei curricola, un sistema efficace di valutazione non per premiare pochi ma per migliorare tutti, un impegno certo e a lungo termine di investimenti atti a garantire il diritto allo studio in una scuola pubblica, di qualità, su tutto il territorio nazionale. Anche su questo Sinistra ecologia libertà è sempre stata chiara: la scuola italiana ha bisogno di risorse e ogni euro reperibile nel bilancio dello stato per la scuola, deve andare alla scuola pubblica.