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Il drone che sgancia poesie

Il poeta David Shook ha lanciato una raccolta fondi per costruire droni che sgancino poesie piuttosto che bombe. Il progetto è qui.

Questa la presentazione:

Le riflessioni su guerre e pace invece sono strettamente personali. Ma urgenti.

Spara più la politica che la ‘ndrangheta

Provate ad immaginare un sindaco antimafia. Non ce ne sono molti. Anzi ce ne sono molti che si professano sull’antimafia pubblicitaria delle commissioni come bomboniere politiche, ce ne sono alcuni che invitano un magistrato scelto a caso nel mazzo per schierarsi sui quotidiani locali, ce ne sono altri che professano antimafia come un catechismo incontestabile per questioni di fede e poi gli antimafiosi sulla scia di Maroni che si appuntano al petto le vittorie degli altri mentre li stremano per decreto.

Ma poi ci sono anche i sindaci antimafia: quelli che  la mafia la incrociano sotto casa, si sfiorano al bar e poi si mettono sotto a disinnescare mafie in Consiglio Comunale. Non fanno molta notizia, esistono solo se minacciati giusto il tempo di stare in una colonnina bassa dei quotidiani e di prendersi gli applausi e gli insulti più o meno in uguale misura. Poi spariscono, per gli altri, rimanendo comunque dentro lo stesso gorgo sotto casa, al bar e in Consiglio Comunale.

Maria Carmela Lanzetta è stata minacciata con le minacce sul serio, quelle che ti passano davanti agli occhi tutte le facce care della tua famiglia e ti chiedi mille volte se ne vale la pena. E lei si è risposta che sì, che ne vale sempre la pena. Maria Carmela Lanzetta è sindaco di Monasterace, in provincia di Reggio Calabria, si è ‘meritata’ l’incendio della farmacia di famiglia e qualche pistolettata all’auto perché in terra così difficile ha deciso di stare dalla parte delle regole. Ha fatto notizia la sindaca minacciata: calabrese, donna, di centrosinistra e dal cuore pulito è sembrata un’ottima occasione anche a Pierluigi Bersani che ha pensato bene di portarle la vicinanza della coalizione di centrosinistra durante l’ultima campagna elettorale. Altri tempi: Bersani pensava di diventare premier e la coalizione credeva di coalizzarsi per davvero. Quando la politica si dichiara vicina ad una situazione si assume il dovere di risolverla. Nei paesi normali almeno, dico.

E invece Maria Carmela questa volta ha rinunciato al proprio mandato rassegnando le dimissioni dopo avere incassato un “no” secco dai suoi assessori alla costituzione di parte civile dell’Amministrazione nei confronti di alcune persone indagate nell’ambito di un procedimento contro il Comune. Sarebbe stata l’occasione buona per fare politica e fare cassa per recuperare i danni patrimoniali compiuti contro la Pubblica Amministrazione. Ma il coraggio non lo ottieni per mandato elettorale e la “sua” squadra ha pensato di lasciarla sola.

Maria Carmela ha dichiarato che è stata più “incompresa che intimidita” e mentre l’ha detto è crollata tutta l credibilità di stato tutta intorno. Si è consumata la foto di Bersani che la stringeva forte forte, si è smascherato il manierismo antimafia di un governo alleato con fiancheggiatori politici di mafiosi e si è spenta anche la poesia dei progressisti sempre fieri dei propri amministratori giusto il tempo della foto ricordo.

Spara la politica più della ‘ndrangheta in Italia, dove la solitudine per mozione è più funzionale e silenziosa di uno sparo. E vince senza colpevoli ma al massimo un paio di inopportuni ma l’inopportunità dura la parentesi di una febbre e poi va via qui nel Paese dei molti sindaci antimafiosi.

E Maria Carmela si ostinava a non crederci.

(scritto per Il Fatto Quotidiano)

In poche parole, perché siamo più poveri

La risposta non è difficile: questa situazione va ricondotta al pensiero dominante di ispirazione neoliberista, che si è affermato all’inizio degli anni ’80 negli Stati Uniti e in Inghilterra e che poi ha influenzato la politica economica dell’Unione europea. La teoria economica neoliberista si fonda sull’assunto che la diseguaglianza non inficia in alcun modo la crescita. Anzi, detassare redditi e soprattutto patrimoni immobiliari e mobiliari dei più ricchi genererebbe un “effetto a cascata” che dai piani alti della società trasferirebbe la ricchezza fino ai piani bassi, portando ad un arricchimento generale e ad una maggiore crescita. Questa idea ha aperto la strada alle privatizzazioni e alla deregulation.

(Jiorgio Ruffolo e Stefano Sylos Labini, la Repubblica, 9 luglio 2913)

Francesco

Se quel Papa che oggi è sbarcato a Lampedusa senza fronzoli e vestali e ha parlato all’Italia e all’Europa dicendo che “Dio ci giudica da come trattiamo i migranti” è il rappresentante “istituzionale” (credenti o no) più coraggioso nel campo della solidarietà e dei diritti significa che che abbiamo una notizia buona e una notizia cattiva.

La notizia buona è che la Chiesa in queste parole assomiglia molto alla Chiesa che in molti vorrebbero (credenti o no) e finalmente parla ai cuori senza perdersi in mediazioni.

La notizia cattiva è che il messaggio politico più forte di questi ultimi mesi (e, forse più di sinistra) non arrivi dal centrosinistra (nessuno con un po’ di sale in zucca se lo aspetterebbe, figurarsi, dal Governo Pd – PDL) ma da una figura esterna (potremmo chiamarlo “tecnico” della solidarietà, eh) mentre la sinistra si accartoccia su se stessa e il Partito Democratico si spende per regole congressuali e regole d’ingaggio con gli amici berluscones.

Fa venire le vertigini in questa epoca di nani, Francesco.

Ambientalismo attenuato

“Nei casi in cui le acque di falda contaminate determinano una situazione di rischio sanitario, oltre all’eliminazione della fonte di contaminazione ove possibile ed economicamente sostenibile, devono essere adottate misure di attenuazione della diffusione della contaminazione conformi alle finalità generali e agli obiettivi di tutela, conservazione e risparmio delle risorse idriche stabiliti dalla parte terza”.

Sono le parole del Decreto Fare del Governo Letta che stanno allarmando le associazioni ambientaliste e non solo. Basta leggerlo con attenzione per cogliere come il fattore economico diventi la componente principale per valutare una bonifica. Spaventa anche ‘l’attenuazione’ come soluzione accettabile. Io non so cosa ne pensino gli EcoDem o le persone per bene che da dentro il PD in tutti questi anni si sono spesi per una seria legge contro il consumo di suolo e una nuova responsabilità ambientale in politica ma certo le associazioni sono sul piede di guerra. La delusione invece, quella, ormai è già sdraiata al sole.

Ne scrivono diffusamente gli amici di A Sud qui.

Il centrosinistra peggiore. Nel VI (ex VIII) municipio di Roma.

Piccoli errori centrosinistri. Per niente piccoli. Scritto da Andrea.

– ai Servizi Sociali (delega importantissima per un Municipio) va la figlia di Antonio MadamaAssessore PDL della precedente Giunta Lorenzotti, appartenente allora alla cordata di Samuele Piccolo, che nel frattempo è transitato col suo sodale Ezio D’Angelo (unico politico locale inquisito all’epoca dello scandalo che coinvolse Piccolo e famiglia) e con tutto il resto della truppa al PSI. E’ utile notare che il Consigliere municipale eletto dal Partito Socialista, tale Reale, è il nipote di Madama. Stiamo parlando dello stesso Antonio Madama che negli anni ’90 ammise di aver incassato un’ingente somma di denaro per votare il Presidente della Circoscrizione (che all’epoca veniva eletto dal Consiglio);

– alla Scuola e alla Cultura va un’altra figlia di! Si tratta stavolta di Andreina Di Maso, figlia dell’ex Consigliera municipale Livia De Pietro. Andreina Di Maso è stata candidata, ma non eletta, nella lista PD;

– all’Urbanistica va Verticchio (Lista Civica), anziano collaboratore personale dell’ex Consigliere Regionale ed ex Presidente del Municipio Giuseppe Celli, di cui ho avuto recentemente modo di parlare a proposito dell’elezione della figlia Svetlana in Consiglio Comunale (leggi anche qui);

– ai Lavori Pubblici va Vittorio Alveti (PD), che entra in giunta dopo una ventina d’anni di Consiglio!

– allo Sport va Valter Mastrangeli, Consigliere municipale, oggi PD, dopo aver trascorso la consiliatura precedente tra Gruppo Misto e API, oltre a collezionare un nutrito book fotografico in assemblee pubbliche con l’ex Sindaco Alemanno;

– da ultimo, al Bilancio va Daniele Palmisano, proveniente da San Giovanni (Municipio VII, ex IX), componente della Segreteria PD di Roma e fac totum della cordata di Umberto Marroni interna al PD, cui lo stesso Scipioni fa capo. Palmisano sarà Vicepresidente.

Il punto vero sulle intercettazioni

Per chi, e sono tanti, crede che l’Italia si meriti da tempo un’antimafia giudiziaria all’altezza della mafia il cosiddetto “problema delle intercettazioni” sta nella difficoltà per ragioni di bilancio di potervi accedere come strumento di indagine. Un po’ perché solo in Italia le compagnie telefoniche incassano così bene per un servizio che andrebbe ricontrattato sui parametri europei e un po’ perché le enormi professionalità che abbiamo nel campo delle indagini sono monche per motivi banalmente economici.

Ha ragione il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Napoli Giovanni Conzo, titolare nel capoluogo partenopeo di alcune tra le indagini più significative a contrasto della diffusione nel nostro paese della criminalità organizzata non autoctona, quando dice:  “I cinesi che possono contare su un’economia illegale di grande profitto, hanno usante e riti molto differenti dai nostri. Per cui sono un universo inesplorato e vorrei dire inesplorabile. Inesplorabili perché hanno tanti dialetti, tante lingue e fare intercettazioni telefoniche è difficile, perché è difficile trovare interpreti. La maggior parte di loro ha paura, ma non solo. Occorrono risorse per pagarli, visto che svolgono un lavoro che naturalmente deve essere retribuito il giusto. E così, se non ci sono i fondi, è evidente che queste indagini nemmeno possono iniziate”.

 

Il nostro compito primario

Parli di “forze retrosceniche”. Sono sempre esistite. Che la politica “sulla scena” delle istituzioni sia una messinscena per distogliere gli occhi del pubblico dalla realtà del potere (che “sta nel nucleo più profondo del segreto”, ha scritto Elias Canetti) è un’idea realistica. Un tempo, il retroscena era visto come il luogo dell’oscurità, degli intrighi, dei complotti, delle cose indicibili: tutte cose negative,
da combattere in pubblico, attraverso istituzioni veritiere. Pensiamo, per esempio, alla ‘glasnost’ di Gorbacëv che, per un certo periodo, ha coltivato quest’idea. Oggi? Oggi siamo di fronte a qualcosa di nuovo. Le conseguenze sulla vita delle persone sono evidentissime, la matrice anche: il predominio dell’economia sregolata e manovrata dalla finanza speculativa. Ma è una matrice incorporea che, per ora, sembra inafferrabile, non stanabile “sollevando un velo”.
Constatiamo il declino della politica, fino alla pantomima dei suoi riti: personaggi inconsistenti, che talora si presentano come “tecnici”, rivelandosi così esecutori di volontà altrui; “posti” come posta d’una lotta che, usurpando la parola, continua a chiamarsi politica; nessun progetto dotato d’autonomia; parole d’ordine 
tanto astratte quanto imperiose: lo chiedono “i mercati”, la “Europa”, lo “sviluppo”, la “concorrenza”. Questo degrado, che si manifesta macroscopicamente come immobilismo e consociativismo, è la conseguenza di quello che è oggi il vero “nucleo del potere”. Per poter essere contrastato con i mezzi della democrazia, deve essere innanzitutto compreso, senza fermarsi solo a deplorarne le conseguenze, scambiandole con le cause.
Tu poni la domanda cruciale: che fare affinché ci si possa riappropriare di almeno un poco dell’espropriata nostra capacità politica?
Noi apparteniamo alla cerchia di chi esercita una professione intellettuale. Il nostro compito primario (non voglio dire esclusivo) è cercare di capire, non di cambiare il mondo. Sarà pur vero, come tu dici, che non sono alle viste nuovi Marx o Tocqueville. Ma il nostro compito, nel piccolissimo che è alla nostra portata, è di questa natura. Il che significa innanzitutto rifiutare il ruolo di consulenti che con tanta abbondanza questo sistema di sterilizzazione della politica offre a chi ci sta. Sarebbe
 già una bella rivoluzione.
(Gustavo Zagrebelsky
 dialoga con Luciano Canfora su ‘oligarchie e potere’. via)