Vai al contenuto

Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

Leggere la sentenza, magari, su Beppe Sala

sala

Insomma ci dicono che la questione dell’incandidabilità di Sala sia l’ennesimo bluff degli ennesimi gufi. Che in verità questa volta sono grilli (è il M5S) ma ormai il gufo è un animale onnicomprensivo. E anzi se spiate sulle bacheche Facebook dei candidati in sostegno a Sala vedrete che lamentano questa “perdita di tempo” che hanno dovuto sorbirsi. E allora forse vale la pena leggere la sentenza:

«L’ineleggibilità deve essere tenuta nettamente distinta dall’incandidabilità. Quest’ultima implica l’impossibilità di prendere parte, fin dall’inizio, alla competizione elettorale (T.A.R. Catania, sez. III, 25/03/2015, n. 843) e conduce alla nullità delle elezioni (si veda quale dato positivo in tal senso le disposizioni di cui al D.lgs. n. 235/2012), a differenza, invece, dell’ineleggibilità che non invalida l’ammissione della lista e comporta, quale unico effetto, la decadenza del solo candidato, senza ulteriori conseguenze sugli altri esiti del voto (T.A.R. Campobasso, sez. I, 19/02/2010, n. 134) […]

(il mio buongiorno per Left continua qui)

Il conato in difesa di Dell’Utri

Sta succedendo qualcosa, anche se sembra non accorgersene nessuno: sta partendo una lurida campagna per chiedere a Mattarella la grazia per Marcello Dell’Utri. Il giochino è semplice: Il Giornale e Libero che cercano di intervistare qualcuno sedicente di sinistra (sono gli unici che credono ancora a Sansonetti, per dire) e continuano ad attaccare il reato di concorso esterno mafioso. Qui trovate un vigliacco esempio.

E allora ci vorrà tutta l’intelligenza e il sapere per contrastare una campagna di di disinformazione. Tutta. Per questo L’amico degli eroi ora diventa un lavoro sui cui mi spenderò ancora di più. Ancora più a lungo.

Intanto, se volete, qui trovate il nostro libro e qui tutte le informazioni per venirci a vedere a Milano.

Noi preferiamo le preferenze

Non è solo questione di liste pulite, non è così semplice. E non è nemmeno l’impegno formale di una burocrazia che frughi nei carichi pendenti: ciò che non possiamo permettere in questa campagna per le amministrative è che ancora una volta il malaffare (mafie e corruttori) sia più interessato, curioso e partecipe rispetto ai cittadini. Il primato della politica, del resto, è sostanzialmente questo: riuscire a primeggiare nella politica e in tutti i suoi rivoli elettorali.

Siamo un Paese che troppo spesso ha perso contro la criminalità anche sul terreno della democrazia: abbiamo famiglie mafiose che conoscono meglio dei cittadini onesti i particolari del PGT cittadino, sopportiamo clan capaci di gestire le preferenze per assicurarsi almeno un consigliere comunale e veniamo scavalcati da interessi particolari sanciti con patti pre elettorali. Le mafie quindi vincono anche nei normali processi della democrazia? La storia recente ci dice che sì. Spesso. Troppo spesso.

Armiamoci di tutta la curiosità intelligente di cui siamo capaci e alleniamoci al controllo consapevole della nostra città: questa campagna per le amministrative è l’occasione per piantare presìdi politici.

(il mio post, politico eh, continua qui)

A Lodi il PD convoca gli ultrà

A proposito di paninari al governo: a Lodi dopo l’arresto del sindaco PD Simone Uggetti per turbativa d’asta è stato convocato per domani, giovedì’ 19 maggio, il primo consiglio comunale dopo la vicenda che ha inevitabilmente scosso la città. Fin qui nulla di strano. Ma seguitemi: sarà probabile che le opposizioni chiedano che il sindaco (al momento agli arresti domiciliari) abbia il buon cuore di dimettersi. Tutto normale, direte voi. E cosa fa la segreteria lodigiana del Partito Democratico? Invia una mail, questa:

13226866_537794436404728_2897250488229229824_n

In pratica, dice il PD, siccome quegli altri verranno presumibilmente a chiedere le dimissioni cerchiamo di radunarci anche noi. Una guerra tra bande, insomma. Nessun cenno alla politica, non sia mai, e nemmeno un rigo per “entrare nel merito”, come dice il grande capo Matteo.

C’è da capire chi porterà i fischietti, le trombette a forma di lingua, le bibite, i bicchieri di plastica e la carbonella per cucinare qualcosa durante l’attesa […]

(il mio buongiorno per Left continua qui)

Occhio, tra poco tutti invocheranno l’amnesia etica

amnesiaetica

Secondo uno studio della National Academy of Sciences, pubblicato il 16 maggio e riportato da Quartz, esiste una relazione tra etica e memoria: quando i nostri comportamenti non sono etici, dicono gli esperti, tendiamo a dimenticarli più in fretta.

I duemila volontari che si sono sottoposti ai test hanno dimostrato di ricordare molto più chiaramente le volte che hanno agito secondo etica piuttosto a comportamenti come non pagare il biglietto dell’autobus o evadere le tasse. In pratica hanno scoperto che ci si dimentica delle cose che conviene dimenticare. Si sapeva, forse, ma ora anche la scienza lo conferma. Secondo gli scienziati questo atteggiamento sarebbe dovuto al bisogno naturale di ridurre lo stress emotivo. Accipicchia.

E improvvisamente, sarà per la mia deviazione professionale di chi inscena farse per mestiere, mi è venuto in mente come qualcuno abbia faticato anni, scomodato avvocati, comprato parlamentari per scrivere leggi quando un fondo bastava la ricetta di un medico illuminato. Quanti anni avremmo risparmiato.

Frane, alluvioni: 7 milioni di italiani a rischio

Alluvione

La norma sul consumo di suolo deve ancora diventare legge e nel frattempo si va avanti asfaltando 7 metri quadrati di terreno al secondo. L’effetto serra avanza e con l’aumento di concentrazione di CO2 aumentano le alluvioni lampo. In questo contesto, che dovrebbe obbligare alla prudenza, negli ultimi 10 anni si è continuato a costruire in zone a rischio. Solo il 4% delle amministrazioni ha deciso interventi di delocalizzazione di edifici abitativi e la percentuale scende all’1% per gli insediamenti industriali. Così
Sono i dati contenuti nel rapporto Ecosistema Rischio 2016, l’indagine realizzata da Legambiente sulla base delle risposte fornite dai 1.444 Comuni che hanno risposto al questionario. A costruire dove non si dovrebbe non sono solo gli abusivi. Nell’88% dei casi (128 Comuni su 146) sono state urbanizzate aree a rischio di esondazione o a rischio di frana e in 20 Comuni (14%) non si è trattato di qualche casa ma di interi quartieri. Nel 38% dei casi si è pensato bene di tirar su fabbricati industriali, nel 12% (17 Comuni) scuole e ospedali, nel 18% (26 Comuni) strutture ricettive e nel 23% (33 Comuni) strutture commerciali.

IL RAPPORTO DI LEGAMBIENTE (Pdf)

Questo solo per le attività dell’ultimo decennio. I numeri complessivi sono ben più alti. In 1.074 Comuni (il 77% del totale delle amministrazioni che hanno risposto al questionario) ci sono case in aree a rischio. Nel 31% interi quartieri, nel 51% impianti industriali, nel 18% scuole o ospedali, nel 25% strutture commerciali.

Qualcosa comunque sta cambiando. Alcuni interventi aumentano ma il loro senso è spesso discutibile. Tra i 982 Comuni in cui è stata segnalata la realizzazione di interventi e opere di messa in sicurezza il 42% ha optato per nuovi argini (una scelta che in alcuni casi si limita a spostare il problema anziché risolverlo) e solo 12% ha ripristinato aree di espansione naturale dei corsi d’acqua. Nel 45% delle amministrazioni (439 Comuni fra i 982 dove sono stati realizzati interventi) sono state realizzate opere di consolidamento dei versanti montuosi instabili, ma solo 47 Comuni hanno previsto il rimboschimento dei versanti più fragili. Inoltre in 118 Comuni (8% del campione) sono stati realizzati interventi di tombamento e copertura dei corsi d’acqua: altro asfalto in superficie.

Due Comuni su 3 hanno dichiarato di svolgere regolarmente un’attività di manutenzione ordinaria delle sponde dei corsi d’acqua e 4 Comuni su 5 hanno preparato piani urbanistici con la perimetrazione delle zone a rischio idrogeologico e hanno un piano di emergenza, ma solo il 46% lo ha aggiornato e solo il 30% ha svolto attività di informazione e di esercitazione rivolte ai cittadini. “Ci vuole un’inversione di tendenza: occorre fermare il consumo di suolo, programmare azioni che favoriscano l’adattamento ai mutamenti climatici e operare per la diffusione di una cultura di convivenza con il rischio”, propone il responsabile scientifico di Legambiente Giorgio Zampetti.

(fonte)

«I voucher non funzionano»: lo dice anche Boeri

precarietà

Quello che si dice da tempo da queste parti ora lo ripete a chiare lettere anche Tito Boeri e forse sarebbe il caso di riflettere, senza fare gli offesi:

“I voucher sono nati per regolarizzare il lavoro accessorio, creare opportunità di lavoro e integrazione per le fasce più marginali del mercato del lavoro, ma hanno avuto uno sviluppo diverso: in alcuni casi abbiamo una precarizzazione evidente, con lavoratori a tempo indeterminato o determinato che adesso hanno i voucher, e in questo senso sono anche controproducenti”.

Lo afferma Tito Boeri, presidente dell’Inps, in un’intervista al Tg Zero di Radio Capital. “L’altro grande obiettivo – prosegue Boeri – era quello dell’emersione del nero, e per il momento non sembra esserci grande evidenza: quello che viene fuori è che non sono tanti i lavoratori nelle fasce centrali d’età, si vedono poche persone che prima non lavoravano che di colpo prendono voucher. Il livello dei contributi che raccogliamo è basso, circa 150 milioni, lo 0.2% dei contributi totali dei lavoratori dipendenti, mentre i lavoratori che percepiscono voucher sono l’8%: è molto meno di quello che si potrebbe pensare alla luce del numero delle persone coinvolte”

(fonte)

Il raglio del dissociato

renzi

Dice Matteo Renzi che i suoi avversari (che nei suoi incubi peggiori sono tutti quelli non iscritti al PD, non renziani e senza accento toscano) vogliono personalizzare il referendum. Giuro. Dice così. Lui che ha presentato il referendum dicendo “se perdo vado a casa”. Lui che ha diffamato chiunque non fosse d’accordo con lui. Lo stesso Renzi che ha trasformato il PD in un fan club. Ecco. Ne scrive anche Repubblica qui:

«”Personalizzare lo scontro” sul referendum costituzionale di ottobre “non è il mio obiettivo, ma quello del fronte del no che, comprensibilmente, sui contenuti si trova un po’ a disagio”. Lo scrive il presidente del Consiglio Matteo Renzi,in un passaggio della sua e-news. “Ma davvero – scrive Renzi – vogliono mantenere tutte queste poltrone? Questo bicameralismo che non volevano nemmeno i costituenti e che furono costretti ad accettare per effetto dei veti incrociati? Questa confusione insopportabile sulla materia concorrente tra Regioni e Stato centrale che ha portato alla paralisi di cantieri, allo spreco di fondi europei, alla costante tensione istituzionale? Sui contenuti la stragrande maggioranza dei cittadini, di tutte le forze politiche – assicura il premier – vuole rendere più semplice l’Italia come fa questa riforma, finalmente”.»