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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

Il vescovo ribelle: bucherò il muro anti profughi

Ägidius Zsifkovics

Ägidius Zsifkovics, ha 53 anni, è vescovo, presidente della Commissione episcopale austriaca per l’Integrazione e ‘ministro’ per i Profughi della Comece, l’organismo di rappresentanza dei vescovi dei Paesi dell’Unione europea.

I fatti sono questi. Il ministero degli Interni ha deciso di montare una recinzione metallica lungo un tratto del confine ungherese, in corrispondenza di Körmend, villaggio in territorio magiaro distante un paio di chilometri dall’Austria. Qui le autorità di Budapest hanno allestito un centro di accoglienza. Vienna in piena campagna elettorale per le presidenziali, teme che molti profughi tentino di attraversare la frontiera irregolarmente. E per questo pensa di proteggersi, erigendo una barriera di nove chilometri, più lunga di quella di Spielfeld, al confine con la Slovenia. Prima di piantare i pali e di stendere la rete serve, però, l’ok dei proprietari dei terreni.

Tra questi la diocesi di Eisenstadt, il cui vescovo Zsifkovics non ci sta. Il presule ha vietato alle ruspe di entrare in due proprietà della Chiesa. Intervistato dai media locali, ha ricordato che «anche la sacra famiglia era una famiglia di profughi. Chi non lo capisce vive al di fuori del cristianesimo». E ancora: «Comprendo le paure delle persone. Però sarei un cattivo vescovo, se non sapessi dare a queste paure una risposta cristiana. E questa non è lo steccato. Semmai, in caso di necessità, un buco nello steccato!». In Austria Zsifkovics non è da solo sulla via dell’accoglienza ‘senza se e senza ma’ tracciata dal Papa. Proprio ieri la conferenza episcopale ha bocciato il progetto di muro al Brennero: «Servono decisioni coordinate a livello europeo che tutelino la dignità delle persone»

(fonte)

La risposta (giusta) della Picierno

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Anche se vi spiace, perché vi confonde le etichette, oggi ho letto l’intervista di Pina Picierno su Repubblica (di Conchita Sannino) in cui l’europarlamentare renziana dice che “l’antidoto alla camorra è la politica che rifiuta quei voti”. Nell’intervista tra l’altro si dice che c’è bisogno di tornare alla politica (lo scrivevo qui stamattina). E sono parole finalmente di senso al di là di tutta l’aria fritta (se non addirittura le falsità) lette in questi giorni. In un Paese in cui i sottosegretari si lamentano degli editoriali scomodi con i direttori qualcuno fa politica. Ora basta metterle in pratica, eh.

Parla l’ex assessore di Delrio: «La magistratura non ha saputo vedere e la politica non ha voluto vedere»

delrio

Un’intervista illuminante a Angelo Malagoli, tra il 1995 e il 2004 assessore all’urbanistica per il Pds, Partito democratico della sinistra.

Ma allora che cosa è successo a Reggio?
La magistratura non ha saputo vedere, come ha detto Nicola Gratteri, e la politica non ha voluto vedere. E invece si è pensato di usare questi fenomeni contro di noi, contro l’amministrazione precedente.

Mi spieghi.
Delrio fa un po’ come Renzi, ha bisogno di un nemico al giorno. Quando nel 2004 diventò sindaco il suo atteggiamento politico era quello di dire: “Noi possiamo sbagliare, ma siamo migliori di quelli di prima”. Obiettivo della nuova amministrazione era sostanzialmente demolire quella precedente. Invece io mi chiedo: nel momento in cui in quegli anni si vide che il mercato immobiliare era drogato da denaro che non si sapeva da dove venisse, non ci si doveva preoccupare? Oppure bisognava prendersela con il nostro Prg? È colpa del Prg se a Reggio arriva del denaro da riciclare?

Conosce Maria Sergio, per anni dirigente dell’Urbanistica voluta da Delrio?
Sì ed è professionalmente molto valida. Ha lavorato con me negli anni in cui si scriveva il Prg e poi sono stato io a celebrare il suo matrimonio con Luca Vecchi, credo fosse il 2003.

Una informativa dei carabinieri del 2013 che riporta fonti dei servizi segreti, finita nelle carte dell’inchiesta Aemilia, parla di presunti contatti della dirigente anche con persone considerate dai pm vicine a uomini della ‘ndrangheta. Sergio, cutrese di origine, davanti ai pm racconta però di non avere molto a che fare nel suo lavoro con ditte cutresi. Lei Malagoli, che cosa pensa?
Di sicuro a Maria Sergio è stato dato un grande potere: aveva potere anche sull’edilizia privata. In comune a Reggio si diceva che i cutresi andassero tutti da lei e non più negli uffici dell’edilizia privata. La cosa all’epoca non mi scandalizzò, anche perché lei aveva molto potere.

Che cosa intende dicendo che aveva potere “anche” sull’edilizia privata?
Io non darei mai edilizia privata e urbanistica a una stessa persona (come successe per quasi un anno tra il 2009 e il 2010 a Maria Sergio, ndr). È una cosa che non sta né in cielo né in terra, se parliamo di trasparenza della pubblica amministrazione. E anche in seguito quando venne la nuova dirigente, la Sergio mantenne una specie di supervisione sull’edilizia privata.

Graziano Delrio, sentito dai pm come persona informata sui fatti nell’inchiesta Aemilia nel 2012, dice di non sapere che la Sergio era nata a Cutro e che i parenti della dirigente erano tutti nel mondo dell’edilizia.
Che non lo sapesse mi sembra inverosimile. La Sergio aveva rapporto diretto con lui. Quando Delrio diventa sindaco arrivano in comune alcuni assessori, un dirigente suo parente (di Delrio, ndr) e poi Maria Sergio: tutti fanno parte di un cerchio molto ristretto. Persone che agivano in sinergia.

(l’intervista è qui)

Il 25 aprile? «Manifestazione non autorizzata»

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Notizie da un Paese con la memoria corta:

«Ieri pomeriggio, in occasione della Festa della Liberazione, alcuni “movimenti antagonisti” hanno organizzato una manifestazione “non autorizzata” nel centro storico di Potenza: al termine, la Digos ha individuato e denunciato l’organizzatore. In un comunicato della Questura è sottolineato che la manifestazione “non era stata preannunciata all’Autorità di pubblica sicurezza che, al fine di evitare problematiche sul piano dell’ordine e della sicurezza pubblica, ha comunque permesso che la stessa si svolgesse regolarmente”.

Al termine, la Polizia “ha individuato l’organizzatore che, non nuovo a queste iniziative e circondato dai partecipanti – è specificato nella nota – ha rifiutato ogni interlocuzione con gli agenti che lo hanno comunque deferito all’Autorità giudiziaria per il mancato preavviso di manifestazione pubblica e resistenza a pubblico ufficiale”.»

(fonte)

Ah, l’operosa Lombardia

Mappa delle cosche della 'ndrangheta in Lombardia
Mappa delle cosche della ‘ndrangheta in Lombardia

“L’infiltrazione delle mafie negli enti locali non è una novità, c’è sempre stata, oggi è più accentuata, anche a giudicare dalle indagini c’è una presenza più evidente”. A dirlo è il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone. Secondo il magistrato “negli ultimi anni di crisi dello Stato negli enti locali una certa quantità di denaro ha continuato ad esserci”, dall’altro lato “c’è anche un minor controllo sociale”. “Ecco perché – ha osservato Pignatone – quasi in ogni operazione antimafia troviamo un amministratore locale coinvolto“. C’è una differenza rispetto ai decenni scorsi: “Se penso alle centinaia di morti ammazzati dalla mafia a Napoli, Reggio Calabria e in Sicilia negli anni Settanta e Ottanta, fino ai primi Novanta, la situazione di oggi è diversa e molto variegata”, sostiene Pignatone. Sul tema della lotta alla mafia, aggiunge, “tantissimo è stato fatto ma tantissimo c’è ancora da fare”. Il magistrato sottolinea come in alcune aree d’Italia “come la Lombardia” ancora spesso si neghi l’esistenza stessa della mafia.

(fonte)