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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

Gomorra e il pizzo alla camorra

Il brand Gomorra sviscerato da Sky con una serie che voleva essere educativa lancia il messaggio peggiore. Lanciare messaggi di legalità con atteggiamenti non etici e, peggio ancora, illegali è lo sport del duemila:

img1024-700_dettaglio2_gomorra-la-serie-skyEstorsione aggravata dal metodo mafioso alla casa cinematografica Cattleya per la produzione televisiva ‘Gomorra la serie’: per questi motivi sono stati arrestati tre esponenti del clan Gallo-Pisielli. Si tratta di Francesco Gallo, attualmente detenuto e ritenuto uno dei capi del clan, e dei genitori Raffaele Gallo e Annunziata De Simone. Secondo gli inquirenti, i rappresentanti della società sarebbero stati costretti a versare una somma ulteriore rispetto a quella pattuita da contratto per girare alcune scene a Torre Annunziata (Napoli), in un’abitazione di proprietà di uno dei parenti del boss. Per le riprese avvenute lo scorso anno, infatti, la società di produzione Cattleya aveva individuato come location l’abitazione di Francesco Gallo a parco Penniniello a Torre Annunziata, usata come casa della ‘famiglia Savastano’, protagonista della serie. Cattleya aveva accettato di pagare 30mila euro in cinque rate, ma dopo il versamento della prima, a marzo 2013, il 4 aprile Francesco Gallo è stato arrestato per associazione camorristica e la sua abitazione, dove stavano per iniziare le riprese, è stata sequestrata e gestita dall’amministratore giudiziario. Nel corso diintercettazioni telefoniche e ambientali è emerso che i parenti di Gallo avevano ottenuto da alcuni addetti alla produzione il pagamento di un’altra rata, anche se il canone doveva essere versato solo all’amministratore giudiziario nominato dal giudice. Una parte dell’inchiesta, inoltre, riguarderebbe inoltre una talpa che avrebbe avvisato gli uomini del boss sulle indagini in corso.

Lo scorso 6 maggio Il Fatto Quotidiano, in un servizio a firma di Antonio Massari, aveva annunciato l’esistenza di un’indagine sulla serie Gomorra con le ipotesi di estorsione e favoreggiamento. E ancor prima, a metà settembre 2013, sempre il nostro giornale aveva dato notizia dell’affitto pagato da Cattleya alla famiglia del boss. In entrambe le circostanze, la casa di produzione aveva aveva scritto al Fatto: la prima volta (nel 2013) per spiegare la vicenda della pigione versata ai parenti del boss, la seconda (maggio 2014) per negare l’esistenza dell’indagine. Oggi, però, sono arrivati gli arresti.

EXPO, commissariata Maltauro: non si poteva e adesso sì

La saga continua:

C_4_articolo_2051302_upiImageppIl Prefetto di Milano, Francesco Paolo Tronca, ha provveduto, con decreto, a commissariare l’impresa Maltauro relativamente ai lavori relativi all’appalto per le architetture di servizio del sito di Expo 2015, oggetto dell’inchiesta sulla cupola degli appalti. Amministratore è stato nominato il professore Armando Brandolese,del Politecnico di Milano. Il commissariamento era stato chiesto dal presidente dell’Anticorruzione, Raffaele Cantone, il 10 luglio scorso.

L’impresa Maltauro era finita nel mirino dell’inchiesta sulla cosiddetta ‘cupola degli appalti’ legata a Expo 2015. Il prefetto ha provveduto stasera, con decreto, a commissariare la società per quanto concerne i lavori relativi all’appalto per le architetture di servizio del sito di Expo 2015. Il provvedimento è stato emanato in base al decreto legge che ha attribuito nuovi poteri all’Autorità nazionale anticorruzione. Una delle norme attribuisce al presidente dell’Anac, in caso di appalti finiti in inchieste giudiziarie, il potere di proporre al prefetto di adottare le misure per la straordinaria e temporanea gestione dell’impresa appaltatrice limitatamente alla completa esecuzione del contratto oggetto del procedimento penale.

Inoltre, il cda di Expo 2015, per garantire la continuità dei lavori, ha oggi confermato di voler appellarsi al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar della Lombardia che aveva accolto il ricorso dei secondi aggiudicatari dell’appalto, il consorzio RTI. Una volta constatata la volontà di Expo spa di non risolvere il contratto con la Maltauro, ai cui vertici, si precisa nel decreto della prefettura, permangono le “medesime figure, legate ad Enrico Maltauro, con ruoli decisionali e di rappresentanza e, quindi, con una potenziale capacità di incidere sulle scelte afferenti l’esecuzione dell’appalto oggetto di indagine”, il prefetto ha dunque provveduto alla “straordinaria e temporanea gestione dell’impresa di costruzioni Giuseppe Maltauro spa”.

Tra i motivi per cui la richiesta di Cantone è stata ”ritenuta fondata” dal prefetto, c’ è “la gravità del ‘modus operandi‘ della società” che ha ‘dimostrato, nel tempo, di ‘adattarsi’ a pressioni criminali pur di acquisire commesse”. La misura adottata perdurerà “fino al definitivo collaudo dei lavori oggetto di appalto, in ragione della valenza strategica sottesa agli stessi per la definizione delle opere relative alla completa funzionalità del sito espositivo”. Il prefetto si riserva altresì di nominare successivamente, previa verifica della effettiva esigenza, un altro amministratore che affianchi il professore Brandolese.

(la notizia è qui)

Il buonsenso della crisi

Mi chiedo se serva per forza una crisi che accentui il disagio sociale e la povertà per illuminare e smutandare le deliranti manie di grandezza di qualche governante aspirante faraone. Sulla terza pista di Malpensa in Regione Lombardia eravamo in pochi a chiedere che prevalesse il buonsenso, decisi che fosse opportuno rilanciare uno scalo già nato “in crisi” nonostante i proclami formigoniani e leghisti piuttosto che ampliare un aeroporto sempre troppo deserto. E forse vale la pena ricordare come buona parte del centrosinistra (non c’è nemmeno bisogno di nominarla, indovinate chi…) non riuscisse a prendere una posizione netta come al solito convinta  che lo sviluppo passi sempre e solo per il cemento.

Oggi arriva la notizia che l’Enac ha ritirato il progetto di costruzione della terza pista perché la crisi avrebbe reso inattuale il piano di sviluppo ma i vertici dell’ente ci tengono a chiarire che sia solo una pausa. In attesa di tempi migliori, del prossimo governatore cementizio e confidando nella ciclica smemoratezza dei lombardi. Al solito.

Sinistre schiaccianti vittorie

Vale la pena leggere Alessandro nel suo post di oggi per dare un senso ai “corvi” o ai “gufi” di questi giorni che vengono superficialmente bollati come sempiterni sconfitti:

Prendete il concetto di vittoria, di cui oggi molto si parla dopo tanti anni in cui ha prevalso la subcultura dello sconfittismo: un’emancipazione mentale da accogliere con entusiasmo, quindi, purché però ci si intenda sul suo significato. Le colonne dei giornali e le librerie sono infatti piene di editoriali e di saggi che spiegano alla sinistra che per vincere deve diventare di destra: convertirsi alle regole del pensiero mainstream neoliberista, andare alla ricerca dell’accordo con le “forze moderate” o diventare direttamente tali. Ma la vittoria non è un fine in sé: è un strumento per trasformare la realtà. Se si vincono le elezioni ma poi non si cambiano in meglio le cose, è esattamente come averle perse: quindi l’altra faccia dello sconfittismo. La vittoria è invece un mezzo, non uno scopo slegato dalle sue conseguenze. Basti pensare al Regno Unito, dove le ripetute vittorie del New Labour blairiano non hanno invertito la tendenza alla ridistribuzione della ricchezza verso l’alto: il che, per la sinistra, è evidentemente una sconfitta.

La mafia e i cavalli di Mangano. Ancora.

La Direzione distrettuale antimafia di Milano colpisce la mafia in ciò che le sta più a cuore: il denaro. E lo fa con il maxi sequestro di 124 immobili, tre società e 81 conti correnti gestiti, per l’accusa, da due professionisti: i fratelli Rocco e Domenico Cristodaro, 47 e 43 anni, di origine calabrese, che gli investigatori ritengono i ‘contabili’ della famiglia Mangano.

L’operazione, condotta da guardia di Finanza, squadra mobile e carabinieri, è la diretta conseguenza di quella che nel settembre scorso portò all’arresto del genero e della figlia di Vittorio Mangano e all’iscrizione dei due professionisti per associazione a delinquere di stampo mafioso. Così gli investigatori hanno eseguito un sequestro a fini di confisca di appartamenti, denaro, ma anche orti, appezzamenti di terreno, frutteti, maneggi e un’azienda agricola a Crema, la ‘Fazenda Rocco’. Qui, i finanzieri, oltre a scoprire ampi uffici arredati in modo lussuoso con stile spagnolo, hanno trovato una sorta di zoo: cammelli, zebre, lama, antilopi, oltre ad animali comuni che erano tenuti nella massima cura. E, in un locale, alcune magnifiche carrozze antiche.

I fratelli Cristodaro sono titolari di due studi di consulenza contabile a Milano e in provincia di Cremona e sono appunto sospettati di essere i reali proprietari e gestori del patrimonio accumulato nel corso degli anni grazie all’attività del clan dei Mangano.

Il provvedimento di sequestro è stato emesso dalla sezione delle misure di prevenzione del tribunale di Milano, su richiesta del procuratore aggiunto Ilda Boccassini, a capo della Dda, e dal pm Alessandra Dolci ed ha portato al sequestro di beni a Milano e in provincia di Biella per un ammontare di oltre cinque milioni di euro.

I due fratelli Cristodaro erano già finiti nel mirino di indagini condotte da varie forze di polizia, tra le quali i finanzieri della tenenza della guardia di Crema. I militari cremaschi aveva individuato un reticolo di società riconducibili ai due professionisti che erano state usate per una frode fiscale da 128 milioni di euro di base imponibile evasa e fatture false per oltre 94 milioni. Operazioni che, secondo gli investigatori, servivano per riciclare il denaro che proveniva dalle attività illegali e che poi era nuovamente messo a disposizione delle organizzazioni criminali.

Del resto, sottolineava il gip nell’ordinanza che portò in carcere Cinzia Mangano, la figlia del boss defunto, in Lombardia siamo di fronte a una “mafia imprenditoriale”. “L’associazione contestata corrisponde alla mafia imprenditoriale – scriveva il magistrato – cioè  a un’associazione che si avvale della forza dalla storia e dalla fama della realtà criminale a cui appartiene… non per realizzare in via esclusiva evidenti azioni illegali, bensì per entrare nel tessuto economico della zona d’appartenenza e trarne un beneficio economico”.

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Indagato Maroni per appalti EXPO. Appunto.

INAIL:SEMINARIO SU RESPONSABILITA' SOCIALEIl presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, risulta indagato dalla Procura di Busto Arsizio per presunte irregolarità su due contratti Expo. L’avviso di garanzia é stato notificato questa mattina dai Carabinieri del Noe, che si sono recati negli uffici del governatore lombardo a Palazzo Lombardia. Il reato ipotizzato nei confronti di Maroni é quello di «induzione indebita a dare o promettere utilità». Nel mirino degli inquirenti sono finite presunte irregolarità in due contratti di collaborazione a termine su progetti legati a Expo 2015, stipulati non dalla Regione ma dalle società Expo ed Eupolis. 
La conferma arriva dallo stesso staff del governatore che in una nota precisa: «Il presidente Maroni é stato nel suo ufficio e ha preso visione dei documenti relativi alla contestazione. Si é reso immediatamente disponibile agli uffici del Procuratore per chiarire la regolarità e correttezza della questione». Per la stessa ipotesi di reato risulta indagato anche il capo della segreteria di Maroni, Giacomo Ciriello.

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