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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

Wikimafia

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Un’enciclopedia wiki sulla mafia. Se la condivisione delle informazioni e il “fare rete” sono una delle armi migliori allora una wikimafia è oro. L’hanno fondata due ragazzi giovanissimi (alla faccia di chi ci vuole convincere che non ci sia già una sensibilità e una conoscenza nelle nuove generazioni) e la trovate qui.

Vale la pena metterlo tra i preferiti.

Scrive Pierpaolo Farina:

Il nostro obiettivo con WikiMafia (mio e di Francesco Moiraghi, brillante 18enne co-fondatore) è rendere accessibile a tutti un fenomeno complesso, fornendo una “formazione” antimafiosa di qualità a costo zero per gli utenti. Cosa che è perfettamente coerente con i miei ideali, perché, come diceva Gramsci, “la cultura è lo strumento con cui gli operai possono ribellarsi ai padroni“. Cosa che vale anche per i cittadini nei confronti dei mafiosi che spadroneggiano su interi territori (soprattutto qui al Nord).

Il nuovo numero de I Siciliani giovani

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I Siciliani giovani   novembre 2013

www.isiciliani.it

Gian Carlo Caselli Carcere dramma e vergogna

Nando dalla Chiesa Chi aiuta la mafia al Nord

Giorgio Meletti Intervista a Leo Gullotta

Ricordo di Salvatore Coppola

Giulio Cavalli Uno strano pentito

Ester Castano Sedriano silenzi e grida

Mafie a Roma/ il prossimo libro di PietroOrsatti

Sebastiano Gulisano Mafia Stato Trattative

Carmelo Catania Cattafi I due piatti della bilancia

Aaron Pettinari Addaura

Rocco Lentini La “cupola del bestiame”

Gaetano Alessi Mafia in Emilia Romagna

Redazione Cortocircuito Reggio Emilia

Salvo Catalano Mineo

Alessio Di Florio Schiavi

Bruna Iacopino La mia classe

Antonella Beccaria Mafialeaks

Redazione Wikimafia Wikimafia

Umberto Di Maggio e Fabio Giuliani Start Up

Giovanni Abbagnato Quando la Sicilia fa la cosa giusta

Telejato Aziende sequestrate

Francesco Appari e Giacomo Di Girolamo Trapani

Alessandro Romeo Il giorno dell’alluvione

Carmelo Catania Comune di Falcone

Guglielmo Manenti Micky Muos

Rosaria Forcisi Fotoreportage Augusta sogno industriale

Daniela Sammito Migranti: intervista Vassallo

Sara Spartà Franca Rame amore e vita

Elio Camilleri I siculo-italiani

Jack Daniel Il senso di reponsabilità

Carlo Gubitosa Un sindaco fedele

Lidia Menapace L’Italia e le “Forze armate”

Riccardo De Gennaro Watergate planetaria

Gapa Messaggio nella bottiglia

Salvo Ognibene La morte oscura di Niky Gatti

Andrea Zolea Ndrangheta in Australia

Arnaldo Capezzuto Don Carmine Schiavone

Paolo Miggiano Ventidue anni

Martina Mazzeo Vedere sentire e parlare

Pippo Teri Un giardino per Lea

Fabio Vita Bitcoin in CIna

Emanuele Midoli Ustica

Antonio Mazzeo Niscemi, Mafia e Muos

L’immagine/ Giambattista Scidà

Giuseppe Fava I lettori dei “Siciliani”

 

EBOOK: Siciliani giovani/ Appunti 1984

SCARICA I SICILIANI GIOVANI IN FORMATO PDF

I tre setacci

Un giorno Socrate fu avvicinato da un uomo che gli disse: “Ascolta, ti devo raccontare qualcosa d’importante sul tuo amico” “Aspetta un po’”, lo interrupe il saggio, “hai passato attraverso i tre setacci ciò che mi vuoi raccontare?”. “Quali setacci?”. “Ascoltami bene: il primo setaccio è quello della verità. Sei convinto che tutto quello che mi vuoi dire sia vero?”. “In effetti no: l’ho solo sentito raccontare da altri”. “Ma allora l’hai almeno passato al secondo setaccio, quello della bontà?” L’uomo arrossì e rispose: “Devo confessarti di no” “E hai pensato al terzo setaccio? Ti sei chiesto a che serva raccontarmi queste cose sul mio amico? Serve a qualcosa?” “Beh, veramente no” “Vedi?” continuò il saggio, “se ciò che mi vuoi raccontare non è vero, nè buono, nè utile, allora sarà meglio che tu lo tenga per te”.

Ma quindi alla fine?

Solo io non ho capito (escluso Civati) chi vota e chi no la sfiducia della Cancellieri?
Perché altrimenti sembra davvero un’arrampicata a stile libero.

Cuperlo, riporta oggi Repubblica.it, pur essendo favorevole alle dimissioni della Ministro, tiene a precisare il suo pensiero: “Non è in discussione la correttezza del ministro Cancellieri; quel che ho posto è un problema di opportunità politica: se esistono tutte le ragioni di serenità per adempiere appieno a una funzione particolarmente delicata come è quella del Guardasigilli”.
La posizione di Renzi è sempre la stessa da alcuni giorni: “io mi sarei dimesso”.
Forse non si sono accorti che sulla Ministro pende una mozione di sfiducia individuale proposta dal M5S. E che quindi il dilemma non è più dimissioni/non dimissioni bensì quello ben più gravoso per il Pd, il dilemma della fiducia. Non è forse il caso di riflettere bene prima di difendere a spada tratta Cancellieri? Di riunire i gruppi parlamentari e di ascoltare bene le ragioni di coloro che chiedono le dimissioni, di votare valutando accuratamente le conseguenze di tale deliberazione? Non è forse il caso di allargare lo sguardo e di accorgersi dell’opinione pubblica generale prima di limitare l’analisi a ciò che è più consono alla persistenza del governo delle Larghe Intese? Poiché non c’è scritto da alcuna parte che lo stato d’emergenza perpetuo in cui viviamo giustifichi gli abusi d’ufficio di un Ministro.

Tipi umani

I bugiardi in buona fede, nel bellissimo post di Alessandro:

I bugiardi in buona fede sono talmente sicuri di avere ragione da inalberarsi e infuriarsi molto se qualcuno o qualcosa prova a scalfire la costruzione delle loro certezze: quindi si sdegnano e sono capaci di qualsiasi aggressione, di qualsiasi violenza, di qualsiasi trucco: che tanto poi autogiustificheranno di nuovo immediatamente e automaticamente, grazie ai meccanismi mentali di cui appunto dispongono.

I bugiardi in buona fede a volte ricordano i bambini in età prescolare, quando questi confondono etica e convenienza nell’uso delle categorie di buoni e cattivi; ma al contrario dei bambini in età prescolare, i bugiardi in buona fede proiettano e applicano questa ripartizione del mondo nelle categorie della vita adulta, dai luoghi del lavoro a quelli della socialità quotidiana; così considerano cattiva qualsiasi persona ostacoli la loro estensione individuale e buona qualsiasi persona che al contrario l’agevoli; questo spiega perché, spesso, i peggiori tra i potenti godano di affetto e perfino di stima tra molte persone, se queste ultime di quel potente hanno beneficiato.

Se non imparerò a fare lo stronzo

Impegnati, mi dicono. Impegnati a diventare uno stronzo per sapere cosa pesare e cosa invece no, mettendo sulla bilancia la merce che conviene e invece tutto il resto pesarlo nelle tasche dell’opportunità. Impegnati ad appoggiare i presunti buoni contro i sicuramente cattivi: è la via più facile, la più comoda e la più comprensibile (perché sai, in tempi di comunicazione, la comprensibilità è tutto nonostante tutto). Quindi oggi dovrei abbassare le mutande e andare per le scuole a dire che la mafia è cattiva mentre lo Stato è buono e fanculo alla mafia che senza politica non esisterebbe così come riesce ad essere oggi. Mi chiedono di rispettare tutti quelli da rispettare, quelli delle associazioni istituzionali e soprattutto i loro professori eccellenti nonostante siano i peggiori figli dei loro padri mentre esercitano ego sotto le mentite spoglie dell’antimafia. Mi chiedono di esultare anche per le poche copie di Roberto (abbasso Saviano detto al bar solo con la sicurezza delle telecamere spente) perché la leccata in pubblico è obbligatoria mentre la delazione in privato è la vittoria del carrozzone antimafioso. Mi chiedono, altresì, di ringraziare sempre le forze dell’ordine, sempre, nonostante tutto, nonostante questa nostra storia ne conosca di indegne e anch’io ne abbia incrociato qualcuno. D’altro canto mi chiedono di osteggiare le forze dell’ordine, tutte, nonostante tutto e nonostante qualcuno probabilmente mi abbia salvato la vita. Noi siamo solo per le tinte forti: così siamo fantasticamente comprensibili.

Impegnati per dire che sei di sinistra, ma non del pd, e di una nuova sinistra, mi dicono, nonostante io conosca (e riconosca) in Civati molto di quello che vorrei e in Vendola molto di quello che avrei (avrei voluto) credere possibile. Ma accarezza i grillini, mi dicono, senza chiamarli così perché si offendono, nonostante siano in molti migliori del proprio (brutto) vate e alcuni proprio improponibili.

Insomma: antimafioso scassaminchia ma senza essere troppo poco istituzionale e politicamente moderato nella sinistra radicale.

Ah, mi dicono, fai lo scrittore e l’attore per le serate in teatro ma rivendica un ruolo politico in altre sedi. E quando chiedi dei manifestanti invece no, ti rispondono, che invece no, non devi confonderti ma al massimo appoggiarli: appoggio esterno, al massimo su twitter.

Se imparerò a fare lo stronzo mi toglierò la soddisfazione di prendervi a calci nel culo solo per mostrare la vacuità fognaria dei vostri troni. Maestri a rendere.

Cosa mi ero perso

Stefano Pedica (Roma, 13 ottobre 1957) è un politico italiano. Dopo la Dc transita nel Ccd, poi passa nell’Udr di Cossiga, quindi ricompare in Democrazia europea con Andreotti e D’Antoni, poi fonda i Cristiani democratici europei con Meluzzi, dopo confluisce in Alleanza popolare di Martinazzoli e Mastella, quindi passa con Mario Segni, poi segue la Nuova Dc di Rotondi, poi approda all’Idv. Dal 2013 sostiene Matteo Renzi all’interno del Partito Democratico.

(da wikipedia)

Arrestato Antonino Lo Giudice: il “nano” pentito al cubo

1954-lo_giudice.jpg_415368877Oggi alla periferia di Reggio Calabria hanno arrestato Antonino Lo Giudice, il pentito di ‘ndrangheta che si era autoaccusato di avere messo nel 2010 le bombe davanti alla Procura Generale di Reggio Calabria e davanti all’abitazione del procuratore Di Landro. Una vicenda strana, quella di Lo Giudice soprannominato “il nano” per diversi aspetti: dopo il pentimento ha deciso di allontanarsi volontariamente dagli arresti domiciliari (era il 3 giugno scorso) non prima di avere ritrattato le proprie confessioni. Nella torbida vicenda dei “falsi” pentiti Lo Giudice spicca per le dichiarazioni su di lui rese da un altro pentito, Luigi Bonaventura (lo conosciamo bene, da queste parti) che aveva raccontato come il clan “pagasse” il finto pentimento di alcuni uomini che rimanevano comunque affiliati nonostante il programma di protezione. Tra le tante stranezze non si può dimenticare che dalle carte giudiziarie e soprattutto dalle numerose intercettazioni effettuate sembra che Lo Giudice fosse interessato a molti ma sicuramente non al procuratore Di Landro (che, anzi non menziona praticamente mai) e risulta difficile non pensare che quel suo pentimento fosse stato “pilotato” da qualcuno per coprire qualcun altro.

Dopo il suo allontanamento volontario Antonino Lo Giudice aveva fatto recapitare ad alcuni avvocati e agli ordini di stampa, tramite il figlio Giuseppe , un memoriale dove diceva di essersi autoaccusato ingiustamente e che lui con le bombe non aveva nulla a che fare. «Mi sono inventato tutto»– ha detto il “Nano”. Nel testo il pentito ha scritto di voler ritrattare tutte le sue dichiarazioni ed ha anche ammesso di essere stato costretto a raccontare vicende ed episodi di cui lui non era a conoscenza. E aveva indicato in Giuseppe Pignatone, ex procuratore capo a Reggio Calabria, Michele Prestipino, aggiunto alla stessa procura, Beatrice Ronchi, sostituto procuratore alla dda reggina e Renato Cortese ex capo della Mobile di Reggio Calabria, oggi capo della Mobile di Roma, come le persone che lo avrebbero “minacciato” qualora non avesse detto quello che loro avrebbero voluto sapere.

ACCUSE – Le dichiarazioni di Lo Giudice hanno riguardato anche Alberto Cisterna, ex numero due della Procura nazionale antimafia e Francesco Mollace, sostituto procuratore generale, di recente trasferito a Roma, con lo stesso incarico. Sulla base delle accuse lanciate da Lo Giudice Cisterna è stato inquisito per corruzione, ma dopo due anni di indagini la sua posizione è stata archiviata dal gip di Reggio Calabria, su richiesta della stessa procura. Il testo inviato dal “Nano” era stato accompagnato da una pen drive con immagini dello stesso pentito. Che faceva sapere:”«Non mi cercate, tanto non mi troverete mai». Venerdì la sua cattura, a quattro passi dalla sua casa.

Chissà ora che verità deciderà di raccontare. Noi lo seguiamo, in tutti i sensi possibili.

Vicinanze ed estraneità

E’ un brutto momento per le vicinanze di politici e imprenditori al margine del carcere. Sembra impossibile spiegare che ciò che la gente sopporta di meno è questa continua sensazione (se è solo una sensazione, eh) di vicinanza e comunione tra prepotenti imprenditori dannosi per la comunità e politici che indipendentemente dalle responsabilità giudiziarie dimostrano questa affezione autodistruttiva fatta di complicità e pacche sulle spalle. Mentre un paese impara il senso di misura dovuto alla miseria vorrebbe almeno dai governanti il senso della misura per responsabilità. Non è questione di eleganza, no: è la voglia sfrenata di una politica seria, fatta sul serio, che decida di rivendicare con fierezza le proprie vicinanze e le proprie estraneità, smettendola con questa favola del cattivo gusto rivenduto come dovuta cordialità

Eversione fiscale

Siamo un Paese talmente di sinistra in cui i dipendenti guadagnano più dei “padroni“. Forse abbiamo esagerato.

I soggetti con reddito da lavoro dipendente prevalente dichiarano un reddito medio di 20.680 euro mentre coloro che hanno un reddito di impresa prevalente dichiarano mediamente 20.469 euro. È quanto risulta dai dati diffusi dal Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia.