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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

#cosaseria eppur si muove /2

«Provate a chiedermi chi sceglierei tra Vendola e Casini. Mi tengo Vendola» spiega Bersani, arrivando alla Festa democratica di Reggio Emilia.

Farlo scegliere, intanto. Per cominciare.

#cosaseria e un paio di domande

Un pezzo di Alessandro Gilioli e le domande che sono anche le nostre:

Restano spezzoni di rappresentanza sparsi e scoordinati: pezzi di SeL, qualche bravo ma un po’ pauroso ragazzo del Pd, i più svegli della Fiom, un paio di giornali, più un po’ di associazioni che in questi anni hanno fatto sentire la loro bella voce ma che adesso sembrano disorientate e incerte.

Mi chiedo – vi chiedo – se questa scarsa e scoordinata rappresentanza politica attuale rifletta davvero quel che c’è nel Paese.

Mi chiedo – vi chiedo – se davvero a tutti gli elettori del Pd e di Sel va bene annegarsi nel minestrone tecnocentrista con Passera e Casini.

Ma mi chiedo anche – vi chiedo anche – se davvero a tutti gli attivisti e i simpatizzanti del M5S va bene far prevalere la propria presunta purezza etnica sulla possibilità del dialogo e della costruzione comune.

Mi chiedo infine – vi chiedo infine – se «è mai possibile che, dopo ventanni di berlusconismo, la sinistra non abbia ancora riacquistato la voglia e l’orgoglio di fare una proposta chiara, di lanciare la sfida e di vincere», per citare il mio amico Ernesto Ruffini.

No, davvero, lo chiedo senza infingimenti, pubblicamente: se posso rubare una bella immagine a Zagrebelsky, lo chiedo a tutti con «intransigente ingenuità».

Lo chiedo a quelli che stanno nel Pd e in Sel, prima di tutto, o che agli ultimi giri hanno votato questi due partiti, come ho fatto anch’io; lo chiedo a Beppe Grillo e ai suoi simpatizzanti e attivisti, ai suoi bravi consiglieri comunali e regionali; lo chiedo a Di Pietro e ai suoi, agli ottimi ragazzi dell’Idv che ho conosciuto quest’estate a Bruxelles; lo chiedo a chi poco più di un anno fa ha scardinato il presente eleggendo sindaci come Pisapia, De Magistris, Zedda: e rovesciando quattro vincenti referendum sul tavolo arido della politica; lo chiedo a chi sta cedendo alla rassegnazione e ormai ipotizza di astenersi, perché «questa sinistra fa schifo», e chi può dargli torto.

Lo chiedo insomma a chi vorrebbe fare di qui alle elezioni (ma soprattutto dopo) una politica basata su cose serie, anziché sul battibecco sterile da palchi fisici o digitali.

Fatemi sapere, se volete.

Fate sapere anche a me, se volete. Così torniamo a parlare di politica, magari.

Grillo, Bersani e la gestione del conflitto

Sul (brutto) rimpallo di queste ultime ore vale la pena leggere Barbara Collevecchio e il suo articolo sulla gestione del conflitto:

Come sempre a rimetterci è l’elettore che più che essere invogliato ad un approfondimento, gode voyeristicamente del gossip. E’ questo forse il modo giusto e corretto di fare captatio benevolentie e condurre una campagna elettorale? Con questi toni cosa si provoca se non confusione e un degradante abbassamento del livello della politica? Grillo fa politica, non ce n’è, inutile negarlo, piuttosto iniziamo a chiederci come la fa. I suoi toni sono irriverenti? Non è certo dando del fascista in modo generalizzato e non scendendo nel particolare  ovvero non rispondendo punto per punto alle accuse che  Bersani può farla franca. Allora forse è giusto e utile ricordare ai nostri politici che esistono tecniche costruttive di gestione del conflitto, tecniche che se applicate aiuterebbero non solo a non cadere nella prosaicità del litigio ma anche gli elettori che potrebbero così farsi un’idea su da che parte stare.

Come criticare in modo costruttivo: dividere le persone dal problema, non serve a nulla fare ironia sugli zombies quando abbiamo problemi seri su cui poterci concentrare dando le nostre soluzioni.

I giudizi moralistici espressi in seconda persona, che etichettano l’altro con insulti fanno tanto ridere ma evitano l’analisi e  il confronto tramite la valutazione dei torti; i confronti negativi e  svalutanti portano solo al  rifiuto della responsabilità dei propri atti. Con questi toni non possiamo  aspettarci risposte propositive. Strategie basate sulla critica costruttiva che eviti all’elettorato di subire litigi volgari e confusivi non eliminano il  giudizio ma invece di produrre reazioni di difesa, resistenza e rifiuto, l’osservazione si limita a descrivere ciò che accade dando la possibilità a chi ascolta di maturare un parere e non di reagire con una semplice risata. 
Credo che dovremmo chiedere atti concreti a questi politici litigiosi che rispondono alle accuse  sulla mala gestione con risposte  generiche. Si può esprimere chiaramente ciò che si osserva senza fare spettacolo e teatrini. Il panem et circenses non funziona più in un momento in cui siamo in crisi in modo allarmante.

Rimane un dato politico: sarebbe utile e responsabile interrogarsi su un movimento che ha raggiunto le percentuali del Movimento 5 Stelle. Capirne i contenuti e provare magari a disinnescarli facendo politica e non caciara. Ultrapolitica. Mica per Grillo (che si difende da solo) ma perché credo che bollare i suoi elettori come semplici tifosi sia semplicistico e fin troppo facile.

Come dice Cristiana “il web e’ oggi l’unica fonte democratica e accessibile per informarsi e fare molta politica, e’ il nuovo territorio che stiamo abdicando ancora, ciecamente. Che non significa abbandonare i mercati o i bar sport di paese (dove in ognuno manderei un democratico in missione) ma significa che c’e’ un luogo in più.
Il web e’ pericoloso per i partiti abituate alla Pravda, lo so. Contiene tutte le opinioni, si puo’ commentare, persino insultare. Insomma come al bar, ma in un bar dove oltre alle Pravde arriva anche qualcun altro a raccontare. Senza filtri, editori, direttori, segretari. Un bell’affare”.

Da Borghetto a Modena: dove sono questa settimana

Ricominciamo a girare su e giù per l’Italia migliore.

Oggi alle 16.30 a Borghetto Lodigiano (LO) per la festa dell’ANPI (a proposito di fascismo, eh).

Mercoledì 29 a Sesto San Giovanni (MI) alle ore 20  presento il mio libro “L’innocenza di Giulio” e parliamo di andreottismi in vista delle prossime elezioni. Al Carroponte via Granelli 1. Info qui.

Venerdì 31 ci vediamo a Marina di Grosseto alle 19 per il TILTCAMP2012 (ne avevo già scritto qui). Poi alle 21 con Nichi Vendola. Tutte le info qui. Ah, prima , ovviamente, si passa dall’Assemblea Nazionale di SEL a Roma, eh.

Sabato 1 settembre all’Area delle Feste in Via De Amicis di Fagnano Olona (VA) alle 21 per la prima Festa Provinciale SEL di Varese parleremo de  “I diritti, la legalità, i beni comuni, il lavoro e la crisi”. Info qui.

Domenica 2 settembre a Modena per la festa PD andiamo sul palco con una serata che è una scommessa. Io, Cisco e la sua band con un medley di Nomi, Cognomi e Infami e le canzoni del tour di Cisco Fuori i Secondi.  Ore 21 Arena sul Lago. Tutte le informazioni sono qui.

Per qualsiasi modifica potete trovare tutto sulla pagina degli appuntamenti.

Diceva Kafka che “i Sentieri si costruiscono viaggiando”. Noi proviamo a battere la nostra strada.

 

 

 

 

 

 

Nonostante il cocomero democratico in corsia.

Paola Natalicchio è una giornalista. E mamma di un bambino intrappolato nel regno di Op, che non è un magico mondo incantato ma un reparto di oncologia pediatrica. Ha scritto un libro, Il Regno di Op, perché come scrive lei stessa “spero sinceramente che sia un libro “di servizio”, utile ad accendere un po’ di attenzione sulla nostra realtà di genitori di bambini oncologici. Senza paura e senza fare paura”. Il libro lo potete acquistare qui. E farebbe bene a tutti.
Sul suo blog a ferragosto Paola ha scritto de La democrazia del cocomero:

Poi arrivò un’esponente piuttosto nota di un sindacato nazionale. La conoscevo abbastanza bene, me la vidi entrare in stanza e saltai sulla sedia. La invitavo sempre nel salotto di una trasmissione per cui lavoravo, in Rai. E siccome non lavoravo da mesi e tutta la vita precedente mi sembrava ormai insensata e lontana quando la vidi entrare nella mia stanza, senza preavviso e senza che io capissi bene il perché della sua visita lo trovai assurdo e comico insieme. Poi un’infermiera le disse che malattia aveva Angelo, lei mi strinse la mano e mi disse che il suo sindacato era molto vicino ai malati e che ogni ferragosto portavano alcuni regali in corsia: matite, colori, macchinine e Barbie, libri da sfogliare. “Pero’ signora io non pensavo proprio che un bambino così piccolo potesse stare in questo reparto, un regalo per un bambino così piccolo non ce l’abbiamo”, aggiunse. E da brava persona quale è sempre stata ed è si scusò abbassando lo sguardo. “Prenderemo il libro di Tarzan, va benissimo, sta imparando a sfogliarli proprio in questi giorni”, tagliò corto Marco, rassicurandola e togliendola dall’imbarazzo. E a quel punto l’infermiera che l’accompagnava ci fece l’occhiolino e la accompagno’ alla porta.

Ricordo che tutta la mia famiglia arrivo’ dalla Puglia e che siccome era ferragosto li fecero entrare in stanza un’oretta prima dell’orario delle visite. Ricordo mia madre che mi porto’ una teglia di pasta al forno calda e mi disse “vai a mangiarla in terrazzo, che prendi aria, al bambino ci pensiamo noi” e poi fece gli occhi lucidi e rossi e mi disse che doveva andare solo un momento in bagno. Ricordo che in via del tutto eccezionale sul terrazzo a un certo punto ci fecero venire anche Angelo, purché come i vampiri non prendesse sole per nessuna ragione al mondo, visti i farmaci che aveva in corpo. E ricordo che lo bardammo e gli infilammo in testa un enorme cappellino verde militare da Sampei e alla vista del sole, anche sotto il suo cono d’ombra, in quel minuscolo terrazzo che ci sembrava una foresta incantata, socchiudeva gli occhi e girava la testa da una parte e dell’altra come a chiedersi cosa fossero l’aria, l’ossigeno, le piante e l’orizzonte. Il suo mondo era molto più piccolo di quel terrazzo di pochi metri e quello strappo alla regola, improvvisamente, glie lo aveva fatto capire.

Ricordo che a ferragosto io e Marco decidemmo che da lì a due settimane ci saremmo sposati. La nostra famiglia andava celebrata e non bisognava consentire alla malattia di fermare i sogni, i progetti, la vita. Bisognava opporre tutta la resistenza possibile, bisognava rilanciare, bisognava provare a puntellare la nostra unione e riempirla di promesse e di rose. Forse avremmo dovuto celebrare le nozze senza Angelo, che non poteva lasciare l’ospedale di quei tempi nemmeno per cinque minuti. Ma avremmo fatto in fretta e saremmo tornati presto da lui. E così fu, due settimane dopo. E fu una cosa bella e giusta. E per ora ci ha portato fortuna.

Ricordo la fine, di quel ferragosto. Il tramonto infuocato davanti alla grande vetrata della stanza, il sollievo assoluto che anche quella festa in ospedale fosse finita. Ricordo che arrivarono le pizze e che giocammo tutto il tempo con il libro di Tarzan e che quando fu il momento di provare un po’ a dormire il sonno arrivo’ un istante dopo.

Quest’anno, a ferragosto, sono al mare. E qualcuno direbbe che ho da dimenticare quel ferragosto di piombo e ombra di un anno fa. Invece no.Bisogna ricordarseli bene i bambini che oggi mangiano il cocomero in ospedale. Famiglie che portano le lasagne nel contenitore d’alluminio. Infermiere che fanno il ca ffè nella moka per tutti perché il bar chiude prima ma senza caffè come si fa. Medici che chiamano dalle ferie per sapere se i bambini stanno bene e se è tutto nella norma.

No che non è niente nella norma. Perché i bambini a ferragosto dovrebbero stare a fare i castelli di sabbia con la paletta e il rastrello. Non dovrebbero saltare nemmeno un ferragosto della loro vita. Però pazienza. Qualche volta il mondo sottosopra si riesce a mettere in piedi e, nonostante i ricordi, il dolore lo lava via il mare. Qualche altra resta al contrario. Nonostante il cocomero democratico in corsia. Nonostante i libri di Tarzan, i clown, le psicologhe, gli assistenti sociali, i pennarelli per colorare. E allora bisogna solo aspettare che ferragosto con il suo rumore di fuochi d’artificio e tormentoni d’estate passi anche stavolta. Pensare che è questione di ore e questo evidenziatore giallo fluorescente della differenza tra chi sta bene e chi sta male si sbiadirà. Si asciugherà come acqua sulla pelle. 

D’altronde non c’è nemmeno un nome per le mamme che perdono i figli.

Quando si banalizza il senso di famiglia, quando si ritiene di sapere cos’è una famiglia giusta, quale sia quella sbagliata, quando si pensa di regolamentare gli affetti per dogma o per legge, ecco, farebbe bene leggere post umanissimi come questo di Spora:

Alla fine non ho avuto bambini.
Anni fa li volevo ma non ha funzionato.
Credo sinceramente che sarei stata una mamma fichissima.
Una mamma di quelle che trattano i figli come essere umani e li accettano in quanto tali, con le loro idee, anche se sono dei cretini. Perché quando si figlia non si sa mai coqa viene fuori, e non puoi pretendere che facciano le cose fighissisme che immagini tu per forza.
Sono gente normale anche loro.
Ci saremmo divertiti.

A volte non funziona per motivi sconosciuti.
A volte la mente ti sterilizza il corpo.
Non capirò mai perché non ha funzionato.
O forse l’ho capito. Il mio corpo ragiona meglio di me.

Una. Due. Tre.
Quattro. Cinque. Sei.

Sei inseminazioni artificiali. Tre anni a piangere sui test negativi, a farmi le punture nella pancia.
Un utero perfetto. Ovaie trombe e ovuli bellissimi.
Un collo menomato dai tumori, una sterilità stupidissimamente meccanica.
Niente di grave, Madame.
E invece.

Non credo che si possa chiamare lutto, se i bambini non ce li hai.
D’altronde non c’è nemmeno un nome per le mamme che perdono i figli.

Nei commenti al post Aliyah dice che “la vita è breve ma larga, e ci sta tutto ciò che vogliamo”.

Fate l’occhiolino alla luna

Il comunicato con cui i familiari di Neil Armstrong hanno annunciato la sua morte si concludono con una richiesta su come ricordarlo:

Per quelli che chiedono che cosa possono fare per onorare Neil, abbiamo una semplice richiesta. Onorate il suo esempio di servizio, di risultati e di modestia, e la prossima volta che uscite fuori in una notte chiara e vedete la luna che vi sorride, pensate a Neil Armstrong e fategli un occhiolino.

For those who may ask what they can do to honor Neil, we have a simple request. Honor his example of service, accomplishment and modesty, and the next time you walk outside on a clear night and see the moon smiling down at you, think of Neil Armstrong and give him a wink.

(da Il Post)

#cosaseria eppur si muove

“Si alla sinistra nemica di populisti, ma l’Udc non fa parte del nostro campo. Noi gli siamo alternativi. Alleanze? Dico a Bersani: apriamo ai movimenti, ai sindaci, e credo si debba aprire un dialogo costruttivo con tutte le forze di sinistra. Mi candido alle primarie”. Lo dice Vendola nella sua intervista di oggi.

Si chiama “dibattito”, è il cuore della politica. E adesso è aperto.

 

 

 

La dignità dei morti sul lavoro

Mi scrive Claudio Messora:

L’Inail è l’Istituto Nazionale per gli Infortuni sul Lavoro. E’ una forma di assicurazione pagata da tutti per tutelare quelli che secondo l’Articolo 1 della Costituzione sono i pilastri del nostro Paese: i lavoratori. La pagano gli imprenditori, ma ogni costo aggiuntivo sulle aziende ricade inevitabilmente anche sulle buste paga, dunque la paghiamo tutti. L’Inail ha accumulato un tesoretto enorme. Nella tesoreria di Stato, depositati su un conto infruttifero, sono parcheggiati oltre 17 miliardi. Che lo Stato può utilizzare a suo piacimento se ha la necessità di far slittare qualche asta sui titoli.

Nel frattempo, mentre chi specula sul debito pubblico viene garantito dallo Stato – e questo nonostante il rischio sul deprezzamento del suo investimento sia già stato abbondantemente liquidato attraverso la pretesa di rendimenti da favola -, se un operaio muore non prende un soldo. Matteo, scomparso lo scorso 5 marzo mentre montava il palco di Laura Pausini, a Reggio Calabria, vale 1936,80 euro: il contributo funerario pagato dall’Inail a sua madre. Di più non si poteva fare, perché i genitori di Matteo non risultavano da lui mantenuti. Il “Testo Unico Assicurazione Obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali” è del 1965, ma nel frattempo l’Italia è cambiata. Anzi: tutto il mondo è cambiato. Le leggi si fanno per i cittadini reali, non per quelli immaginari. Se il Paese che paga è composto in buona parte da famiglie di fatto (che spesso sono più salde dei matrimoni la cui durata media non supera i 10/15 anni), la legge che vincola i risarcimenti, e le tabelle che stabiliscono le rendite da corrispondere alle vittime e alle loro famiglie, devono essere aggiornate. Un lavoratore che perda un piede sul luogo di lavoro prende, se gli va bene, 400 euro al mese. 400 schiaffi, mentre i 17 miliardi accumulati dalla sua assicurazione servono a pagare gli errori della politica e a tutelare i rendimenti di chi ha investito. Ma l’Italia è una Repubblica fondata sul Lavoro, non su Bot e Cct. Il rischio non lo prescrive il dottore, ma lavorare sì! Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico e rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, ha lanciato una petizione per chiedere al governo di occuparsi di aggiornare il Testo Unico, e per chiedere che il tesoretto dell’Inail venga utilizzato per dare una vita dignitosa a tutte le vittime di incidenti sul lavoro e alle loro famiglie, che oggi ricevono rendite vergognose.

Per firmare, clicca qui: NON DERUBATE I MORTI!

Rita sta con Claudio e la cosa si fa seria, una #cosaseria in Sicilia

Dal sito di SEL: Rita Borsellino torna in campo. Dopo settimane di silenzio per smaltire la delusione delle primarie vissuta come un tradimento nei suoi confronti da parte di chi le aveva assicurato sostegno per poi seguire altre strade, l’eurodeputato vuole impegnarsi adesso per le regionali e si trova in piena sintonia sul percorso intrapreso da Claudio Fava per trovare l’unità a sinistra.

I due in questi giorni si sono sentiti più volte e contano, insieme, di poter lavorare ad un’alleanza oltre il Pd che possa fare da polo di attrazione anche per molti esponenti democratici delusi dall’accordo con gli ex democristiani. Sulla candidatura del dirigente di Sel, l’unica al momento in campo su questo fronte, la Borsellino cercherà quindi di costruire una coalizione che metta insieme Idv, il partito di Vendola, Verdi, Federazione della sinistra e movimenti civici. Un lavoro difficile, con una presenza ingombrante come quella di Leoluca Orlando ancora una volta a far da muro su accordi facili. Al momento Idv non ha un candidato, ma con l’asse Pd-Udc saldo e un Fava già in campo con sondaggi che lo danno anche in vantaggio su molti concorrenti, l’accordo non è escluso.

Seguiamo con attenzione la Sicilia. Sosteniamola. Stringiamoci a coorte, direbbe qualcuno, belligeranti senza essere bellici. Perché la coalizione che sta sbocciando e i temi assomigliano tanto a qualcosa che stiamo ripetendo in questi giorni. O no?