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L’ovvietà sotto l’ombrellone

Giornalisti che si lagnano perché sui social i loro articoli vengono commentati in calce da gente che mette commenti da bar, dimenticandosi che da sempre nei bar i giornali vengono letti ogni mattina e commentati.

Sociologi che si stupiscono perché, quando un movimento politico si ingrandisce, toh, arriva un sacco di gente che nei primi anni non c’era, e prima, pure, votava altro.

Politici che dicono che è meglio se i voti che comunque non prendono loro vanno al Pdl che ad altri, invece di chiedersi preoccupati perché quei voti da anni il partito loro se li sogna e non riesce ad intercettarli.

Colonnine di quotidiani nazionali che ogni santo giorno trovano un pretesto diverso per pubblicare le foto di consigliere regionali ed ex ministre in bikini, salvo poi alzare alti lai contro lo sfruttamento dell’immagine delle donne.

La banalità del banale secondo Galatea.

ps: il titolo è ovviamente banale.

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L’ex direttore del DAP: “lo Stato ha ceduto alla mafia”

Nel febbraio del 1993 Scalfaro ha ricevuto dalla mafia una lettera dove si chiedeva il mio allontanamento. Fatto sta che dopo qualche mese fui cacciato”.Nicolò Amato, direttore del Dap dal 1982 al 1993, parla della stagione più nera per le istituzioni italiane in una lunga intervista adAffaritaliani.it: “Il Presidente della Repubblica decise la mia destituzione nonostante la cosa non fosse di sua competenza. Perché fui mandato via? Sapevano che avrei proseguito sulla strada del carcere duro”.

Si può parlare di trattativa? “E’ un fatto che le richieste della mafia siano state accolte“. E sulla versione dell’ex ministro della Giustizia Conso: “E’ impossibile che abbia deciso da solo la revoca del 41 bis. E al Dap più che Capriotti, comandava il suo vice, Di Maggio“. Chi cede non è perseguibile, ma secondo Amato “non si sarebbe mai dovuto cedere alle pressioni di Cosa Nostra”. E sulla Commissione Antimafia che ha deciso di non riconvocarlo: “Ora so molte cose in più di quando sono ascoltato. Se c’è voglia di arrivare alla verità? Bisognerebbe chiederlo a chi la cerca”.

Un’intervista importante di oggi su Affari Italiani.

L’ineleggibile. Del PD.

Se avete tempo e voglia andate a rileggervi questo post (che mi hanno contestato in molti, “alleati”, del resto).

Poi leggete la notizia qui e il comunicato stampa del consigliere regionale del PD Angelo Costanzo che dice:

“Sono sereno – dichiara – perché i 5mila 642 voti che ho ottenuto sono arrivati per consenso politico e radicamento sul territorio e nulla hanno a che fare con la mia presenza nel Consiglio di amministrazione dell’Aler. Il problema sorto sulle mie dimissioni dall’Aler non fa venire meno il consenso avuto. Un risultato, arrivato nelle elezioni regionali nel marzo del 2010 dopo anni d’impegno sociale e politico. Questa è la verità e lo sanno anche gli esponenti del Partito Radicale che dopo un anno dalla mia elezione hanno proposto un ricorso sulla base di una normativa che prevede l’ineleggibilità di candidati che ricoprono cariche nei Consigli di amministrazione di enti regionali perché potrebbero trarne vantaggio rispetto ad altri candidati. Da lì non ho tratto nessun vantaggio. Spiace che i Radicali, con la loro azione, facciano venire meno la rappresentanza del territorio di un esponente dell’opposizione che in questi due anni e mezzo ha fatto del proprio meglio per svolgere il proprio lavoro con serietà e impegno, come a volte è stato riconosciuto anche dagli esponenti della maggioranza”.

Ora, Angelo Costanzo è un collega serio, impegnato e competente. Uno di quelli che nel Consiglio Regionale della Lombardia fa bene il suo lavoro e (secondo me) rende onore ai bisogni dei cittadini lombardi.

Ma qualcuno mi spieghi perché poi abbiamo un atteggiamento bifronte sulle firme false di Formigoni a cui il celeste sempre risponde mettendoci di fronte i voti che sono arrivati per consenso politico e radicamento sul territorio. Dice così anche lui.

Perché dobbiamo metterci d’accordo sul rispetto delle regole. O sì o no. E secondo me sono ineleggibili coloro che non rispettano le regole. Punto. Anche se tra Formigoni e Costanzo mi auguro di avere solo il secondo, presto, nella prossima Regione Lombardia.

Il funerale ‘food’ del Teatro Smeraldo a Milano

Dunque a Milano riapre piazza XXV aprile e festeggiano tutti. Al posto del Teatro Smeraldo nascerà un supermercato. L’assessore D’Alfonso dice che grazie al supermercato che prenderà il posto del teatro, “diventerà un luogo aggregativo del mondo del food“. E festeggia. Ecco io, che un po’ me ne frego delle ‘cortesie di partito’ su frasi del genere mi chiedo proprio cosa ci sia da festeggiare. Sul serio.

(i hate milano, l’appuntito blog di vicende milanesi mi chiede di citare la fonte della notizia, arrivatami via mail copiaincollata da un “gola profonda”, l’aggiungiamo subito ora che ne scopriamo i padri originari: è qui)

*aggiornamento: D’Alfonso risponde nei commenti spiegando l’iter e ridimensionando il termine ‘festeggiamento’.

*aggiornamento/2: mi scrivono i lavoratori ”Il Teatro Smeraldo chiude e circa 25 persone sono rimaste senza lavoro. Ci aspettavamo che il Comune ci desse un’altra area ma finora non si e’ saputo nulla. Per questo abbiamo deciso di listare gli schermi a lutto”.

*aggiornamento/3: riporto la dichiarazione di Pisapia: “Siamo impegnati a trovare una soluzione ma non dipende solo da noi”.Pisapia ha rivolto un saluto ai manifestanti durante la cerimonia e poi personalmente davanti al teatro. “Ho voluto salutarli pubblicamente e personalmente” ha poi spiegato Pisapia: “E’ una sconfitta della città che però non dipende da noi, dipende da un passato che non e’ riuscito a restituire la piazza ai milanesi Noi siamo impegnati a trovare una soluzione, chiaramente non dipende solo da noi”.

Guardie arrestatelo! Scene di ordinaria follia (leghista) a Brescia

di Andrea Tornago
«Adesso viene qui Novelli e lo dice davanti a lui quello che ha detto! Bisogna stare attenti quando si viene qui a parlare». Il discorso, testuale, è del capogruppo della Lega Nord nel Consiglio Comunale di Brescia, Nicola Gallizioli (audio a fondo pagina). Roberto Novelli, «invocato» dalla Lega, è il comandante della Polizia Locale. Siamo nell’aula consiliare di Palazzo Loggia, nel corso di una seduta della commissione ambiente.
Il destinatario di tali «promesse» è Guido Menapace, un cittadino invitato a parlare alla seduta di giovedì 5 luglio 2012, in nome della Consulta per l’Ambiente, dei problemi di chi abita nel Sito inquinato di interesse nazionale Caffaro. Ma ha potuto a malapena terminare il suo discorso (audio), tra grida e minacce, poi la maggioranza di centrodestra ha fatto mancare il numero legale.
Con il caso Caffaro si è entrati nel cuore del problema sanitario e ambientale della città di Brescia. La «lesa maestà» del cittadino è stato ricordare a un centrodestra che ancora sogna parcheggi sotto al colle del Castello e grattacieli in Piazza Tebaldo Brusato, la sua inerzia rispetto a uno dei disastri ambientali più gravi d’Europa.
25mila abitanti costretti a vivere, ormai da dieci anni, in una zona in cui è vietato toccare il terreno. Niente orti, niente animali, solo platee di cemento per non contaminarsi con le diossine e i Pcb. Aziende agricole distrutte, bestie soppresse dall’Asl. I bambini non possono giocare nei parchi pubblici e nei giardini delle scuole. Anche se in realtà lo fanno.
È emerso dalla testimonianza di Guido Menapace, ma era già stato ampiamente documentato dalla stampa: nei parchi mancano i cartelli di divieto e i bambini giocano indisturbati con la terra, le pecore pascolano nei campi alla diossina, i vigili non fanno rispettare l’ordinanza. Una rimozione gravissima, sui cui l’UE ha aperto un’istruttoria per decidere un’eventuale procedura d’infrazione.
Ma se alcuni grandi giornali (audio assessore Mario Labolani) ne possono parlare, pare che non sia concesso invece ai cittadini bresciani. I quali non hanno diritto, ad esempio, di chiedere dove finiscano il latte e le uova degli animali del sito inquinato; o la sospensione, in attesa della bonifica, della tassa sui rifiuti, e di poter viaggiare gratuitamente sui mezzi pubblici, per portare i bambini a giocare nelle zone non contaminate.
E di vedere i parchi chiusi, transennati, segnalati; i campi abbandonati presidiati dalla polizia locale, come dovrebbe accadere in una città in cui i livelli di diossina superano quelli registrati a Seveso nel 1976. Allora intervenne l’esercito, furono abbattute le case e le piante, scorticato il terreno. A Brescia invece si vive tranquillamente a contatto con una delle sostanze più pericolose create dall’uomo.
In una città come Brescia, che spende per la polizia locale il 43% in più dello standard nazionale (seconda solo a Cosenza) si potrebbe, in attesa della bonifica, almeno proteggere la popolazione dalla diossina, e impedire che i ragazzini giochino nelle cave contaminate dal Cesio 137. Ma forse il vero pericolo pubblico è proprio chi chiede alla giunta di «affrontare il problema o dimettersi, per consentire ad altri di occuparsene».
In casi come questi, a chi non verrebbe in mente di chiamare il comandante dei vigili.

Audio: Toffoli (Pdl), Gallizioli (Lega), Labolani (Pdl): (nell’ordine) http://bracebracebrace.files.wordpress.com/2012/07/toffoli-gallizioli-labolani.mp3

La sinistra è come mia zia

Francesco Piccolo per il Corriere della Sera scrive del film The Artist ma, soprattutto, di coloro erano stati chiamati al mondo per spingerlo in avanti e non per tenere premuto il freno:

Tutti, tutti almeno una volta alla settimana sentono di dover comunicare al mondo di sentirsi estranei al presente. Tutti, insomma, hanno una gran voglia di sentirsi incompresi e isolati come The Artist. Ovviamente in questo elenco disordinato e parziale ci sono valori oggettivi (e non parlo solo di Platini). Però poi se si ragiona così si finisce per fare film sulla bellezza del passato, e per giunta per farli come si facevano in passato. E poi questo film fa sciogliere in lacrime chi va a vederlo. Ed è proprio questa la novità — mi sembra: finora, abbiamo assistito a una pressione logica delle idee reazionarie; più spesso, a una veste irrazionale, poco comprensibile ma di cui bisognava prendere atto. Questo film fa un passo ulteriore: è costruito per coinvolgere lo spettatore complice sul piano emotivo. È la prima opera-manifesto che seduce i reazionari emotivamente, che li fa commuovere al pensiero di se stessi e delle proprie lotte.

Tutti (o quasi tutti) quelli che pensano e riflettono e vanno ai festival culturali e scrivono libri e li leggono, in questi anni, credono sia loro dovere fare resistenza al nuovo. Il ceto medio riflessivo, sul quale abbiamo fatto affidamento per la ricostruzione di un Paese civile e innovato, pensa che la soluzione sia semplice: opporsi alle tecnologie, non concedere al nemico (il progresso) nemmeno un centimetro del territorio (la conservazione del passato). Del resto, a dirla tutta, anche Franzen scrive romanzi bellissimi, il cui unico difetto sta nel fatto che tendono (consapevolmente) a sembrare dei romanzi alla Zola. Ma pare che questo sia proprio il suo pregio. Tutto bene, tranne per due cose: il fatto che il ceto medio riflessivo, gli intellettuali che lo rappresentano, mia zia e Franzen erano stati chiamati al mondo per spingerlo in avanti e non per tenere premuto il freno. E la seconda: ma noi tutti, qui, nel presente, allora, cosa ci stiamo a fare?

Federmeccanica marchionizzata

Mi scrive l’amico Alessandro Diano:

Buongiorno Giulio.

Se interessa per i prossimi incontri/proposte/temi sul lavoro, un valido sindacalista CGIL mi segnala un grave comunicato FIOM di ieri (vedi allegato) sul delicato rinnovo CCNL (l’unico strumento efficace poiché unitario) per cui -com’era prevedibile- anche Federmeccanica si adegua all’ipotesi di eliminazione di un contratto nazionale (negazione del ruolo negoziale della RSU, etc.).

Credo che se questo paese di distratti non si sveglia, si rischia davvero di non avere più né il CCNL con le sue tutele, né lo stato sociale né la sanità pubblica, né la scuola pubblica, poiché temo basti semplicemente smantellare per ultimo il “diritto al calcio” (che crea anche l’incostituzionale indifferenza) per far passare proprio di tutto.

Anche la negazione ministeriale della prima parte del tuo articolo Costituzionale preferito.

Doverosi saluti di diritto,
ale

Il comunicato di cui mi parla Alessandro è poco reperibile in rete ma parla chiaro:

Nella propria assemblea annuale a Bergamo Federmeccanica ha varato le «linee guida» per il rinnovo del Ccnl e ha affermato, senza mezzi termini, che il Contratto nazionale dei metalmeccanici non deve essere rinnovato a tutti i costi ma solo se risponde positivamente alle necessità delle imprese. Dalle linee guida di Federmeccanica emergono i seguenti punti:

  • il salario flessibile che cancella la certezza dei minimi contrattuali; saranno le imprese e le loro condizioni produttive e di mercato a stabilire se in azienda verrà erogato o meno il minimo salariale stabilito nel Ccnl;
  • la cancellazione di tutti gli automatismi salariali definiti a partire, come hanno dichiarato, dagli scatti di anzianità; ma gli automatismi interessano anche i passaggi di categoria, i passaggi temporanei di mansioni, le trasferte ecc.;
  • cancellare il diritto al pagamento dei primi tre giorni di malattia e legare il salario alla presenza;
  • l’aumento dell’orario di lavoro individuale, dei turni, dei giorni lavorativi attraverso la massima flessibilità degli orari individuali e collettivi e il massimo utilizzo degli impianti (24 ore al giorno per 7 giorni);
  • la piena esigibilità della flessibilità di orario attraverso la cancellazione del ruolo negoziale della Rsu nella definizione degli orari di lavoro in fabbrica; rendere obbligatorio, senza contrattazione in fabbrica, lo straordinario anche al sabato e fino a 200/250 ore all’anno;
  • rendere ancora più semplice la possibilità di derogare alle leggi e al Ccnl, recepire nel testo del Contratto le recenti modifiche legislative che hanno peggiorato pensioni, ammortizzatori sociali e lavoro precario, rendere la contrattazione aziendale sempre più alternativa al Contratto nazionale.

 Federmeccanica affronta anche il problema che oggi, senza una legge, il Ccnl non ha validità erga omnes e riconosce che, per superare le divisioni in atto tra i metalmeccanici, è essenziale dare attuazione all’Accordo interconfederale del 28 giugno 2011. Federmeccanica afferma che il primo passo per dare qualità alle relazioni industriali consiste nel definire la effettiva rappresentatività dei soggetti negoziali perché giova alla democrazia sindacale e porta maggiore certezza nella contrattazione collettiva. Su questo punto la Fiom ritiene prioritaria l’applicazione tra i metalmeccanici dell’Accordo interconfederale del 28 giugno sottoscritto da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria. La condizione necessaria per evitare la pratica degli accordi separati e riconquistare un contratto nazionale di tutti i lavoratori metalmeccanici è la definizione di procedure per la certificazione della rappresentanza e rappresentatività delle organizzazioni sindacali e di regole democratiche per la validazione di piattaforme e accordi attraverso il voto referendario di tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori. All’avvio della trattativa, a cui saremo presenti, se Federmeccanica presenterà ufficialmente la sua “piattaforma” si assumerà la responsabilità di cancellare l’esistenza del Contratto nazionale e anche Fim e Uilm dovranno riflettere sul fatto che in realtà questa strada porta a cancellare il Contratto nazionale e a estendere il modello Fiat in tutte le aziende metalmeccaniche. Per difendere le libertà sindacali e la democrazia nei luoghi di lavoro il diritto a contrattare salario, orario e condizioni di lavoro per impedire i licenziamenti e contrastare la precarietà RICONQUISTIAMO UN VERO CONTRATTO NAZIONALE DI TUTTE LE LAVORATRICI E DI TUTTI I LAVORATORI (Roma, 10 luglio 2012)

Ora io vorrei tanto capire se esiste un partito che la smetta di interrogarsi sulle alleanze partitiche e decida di raccontare questa clinica, spietata, continua omertà sui diritti che si appannano mentre il lavoro nemmeno riprende.

La corsa dei migliori verso la politica

La corsa dei migliori verso la politica è un fenomeno che si produce quando la politica cessa di essere ordinaria amministrazione e impegna tutte le forze di una società per salvarla da una grave malattia, per rispondere a un grave pericolo.

(Da una lettera di Giame Pintor al fratello Luigi, poco prima di morire nel 1943 attraversando le linee tedesche)