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Una legge per l’open data in Lombardia

L’agenda digitale è entrata ufficialmente nell’agenda del Governo. Ne scrive La Stampa sottolineando quanto quel piccolo paragrafo possa essere forse poco ma sicuramente ha l’aria di essere un inizio per risolversi sui punti principali:

1)  BANDA LARGA E ULTRA-LARGA: la realizzazione della banda larga e ultra-larga. Quasi 5,6 milioni di italiani si trovano in condizione di «divario digitale» e più di 3000 centri abitati soffrono un «deficit infrastrutturale» che rende più complessa la vita dei cittadini. Le nuove misure intendono abbattere questi limiti e allineare il Paese agli standard europei.

2) OPENDATA: i dati in possesso delle istituzioni pubbliche, le università ad esempio, vengono condivisi attraverso la rete, per garantire la piena trasparenza nei confronti dei cittadini.

3) CLOUD: i dati in possesso delle pubbliche amministrazioni, de-materializzati, sono condivisi tra le pubbliche amministrazioni.

4) SMART COMMUNITIES: si avvia la creazione di spazi virtuali sul web in cui i cittadini possono scambiare opinioni, discutere dei problemi e stimolare soluzioni condivise con le pubbliche amministrazioni.

“Con il decreto semplificazione, lo sviluppo dell’economia digitale  è finalmente entrato anche in Italia a far parte delle priorità dell’agenda di governo” è il commento del presidente di Confindustria Digitale, Stefano Parisi.  “L’istituzione di una cabina di regia per l’attuazione dell’agenda digitale posta in capo ai massimi responsabili della politica nazionale di sviluppo e modernizzazione del Paese, lo snellimento burocratico, l’obbligo di switch-off verso il digitale di una serie di  transazioni  – continua Parisi –  aprono concretamente la strada a una stagione di cambiamenti per l’Italia imperniata sulla valorizzazione delle tecnologie digitali e del web come chiave strategica  per affrontare i problemi di crescita, competitività e produttività ”.

Anche il Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò, ha espresso “vivo apprezzamento” per l’inclusione dell’agenda digitale nel decreto semplificazioni: “Abbiamo segnalato al Governo l’importanza di dotarsi di un’agenda digitale – ha dichiarato Corrado Calabrò  -. E’ con estrema soddisfazione che registro che i nostri suggerimenti sono stati accolti. L’Agcom, se consultata – ha concluso Calabrò – è pronta a collaborare per il successo dell’Agenda digitale italiana”.

Un po’ più preoccupato Alfonso Fuggetta, professore del Dipartimento di Elettronica e Informazione del Politecnico di Milano, tra i principali promotori dell’Agenda Digitale, che ha commentato: «Va apprezzato l’obiettivo del governo di parlare di agenda digitale» e «l’istituzione di una cabina di regia è un riferimento importante ma non basta» perchè «va definita una leadership forte, altrimenti il progetto rischia di slabbrarsi» ha commentato . «Sull’agenda digitale -spiega Fuggetta- c’è tanto da fare, la cabina di regia è sicuramente un passo importante ma, ripeto, serve una mission forte. Auspicherei anche una delega direttamente in capo alla Presidenza del Consiglio, perchè è un tema così trasversale da necessitareuna mission mirata».

«Se la cabina di regia diventa solo un ’luogo di concertazione’, – continua ancora il direttore del Cefriel – allora si rischia lo stallo». «L’agenda digitale attraversa tutti i maggiori settori della vita pubblica, dalle tlc alla ricerca alla funzione pubblica, riguarda cioè le competenze dei ministri Passera, che ha già tante deleghe, Patroni Griffi, Profumo. Riguarda anche il turismo, la cultura. Insomma, serve una leadership forte per gestirla».

Come scrive Luca é un libro tutto da scrivere, certo. Ma la prima pagina di questo libro è stata scritta oggi. Secondo me, questa è una buona giornata.

Questa settimana, in Regione Lombardia, cominciamo a depositare la nostra proposta di legge sull’open data partendo dall’esperienza della Regione Piemonte. E proviamo a scrivere una piccola pagina due.

L’antropologia padana

Saverio Tommasi si infiltra nella manifestazione leghista a Milano. Ne esce un quadro antropologico interessante. Come scrive Saverio la vera faccia della Lega Nord che manifesta in piazza contro il governo Monti; una Lega nord razzista verso meridionali e immigrati. E un’ignoranza fra i manifestanti che si taglia a fette, di quelle grosse. Il video potete gustarlo qui. Solo stomaci forti.

Oliviero e Giulio sulla torre, il video. Binario 21 chiama Italia

Non è facile raccontare cosa significa parlare con Oliviero, la sua dignità e la sua forza arrampicandosi sulla torre del Binario 21. Dei risvolti politici ne ho scritto ieri e se ne parla ma i risvolti umani rimagono difficili da raccontare. Essere accolti nell’accampamento resistente di Oliviero è stato un regalo che spero di onorare. Scrivere l’aria spessa che ho respirato mi sarebbe impossibile. Per questo forse vale la pena guardare il video senza aggiungere altro.

La stilografica cremata

Cara Kitty,
ho un bel titolo per questo capitolo:
“Ode alla mia stilografica
in memoriam”
La mia stilografica fu sempre per me un prezioso possesso: l’apprezzavo molto, soprattutto per la sua grossa punta, perché io so scrivere bene soltanto se il pennino della stilografica ha la punta grossa. La mia penna ha una vita assai lunga e interessante, che ora ti racconterò in breve.
Quando compii nove anni, essa mi arrivò avvolta di ovatta in un pacchettino, come “campione senza valore”, da Aquisgrana, dove abitava mia nonna, la buona donatrice. Ero a letto coll’influenza, mentre il vento di febbraio soffiava attorno alla casa. La gloriosa penna era in un astuccio di cuoio rosso e fu subito mostrata a tutte le amiche. Io, Anna Frank, fiera proprietaria di una penna stilografica.
Quando ebbi dieci anni, potei portare la penna a scuola e la signorina mi permise di servirmene per scrivere. Quando ebbi undici anni dovetti riporre il mio tesoro, perché la signorina della sesta classe non ammetteva che penna e calamaio. Quando ne compii dodici e andai al Liceo ebraico, la mia stilografica si ebbe per maggior onore un nuovo astuccio in cui c’era posto anche per una matita e per di più munito di chiusura lampo. A tredici me la portai nell’alloggio segreto, dove percorre con me le innumeri pagine del diario. Ora sono arrivata a quattordici, ed è l’ultimo anno che la mia penna ha passato con me…
Fu un venerdì pomeriggio dopo le cinque: io venivo dalla mia cameretta e volevo andarmi a sedere al tavolino per scrivere, ma fui rudemente spinta da parte e dovetti cedere il posto a Margot e al babbo che volevano fare i loro esercizi di latino. La stilografica rimase inutilizzata sul tavolo, mentre la sua proprietaria si accontentò sospirando di un angolino del tavolo e si mise a strofinare fagioli. “Strofinare fagioli” qui significa ripulire i fagioli ammuffiti. Alle cinque e tre quarti scopai il pavimento, raccolsi lo sporco e i fagioli marci in un giornale gettai tutto nella stufa. Ne venne fuori un’enorme fiammata, e io fui contentissima di avere in tal modo ravvivato la stufa che pareva già quasi spenta. Tutto era di nuovo tranquillo, i latinisti avevano finito e io andai a sedermi al tavolo per cominciare, finalmente, a scrivere; ma la mia stilografica era irreperibile. La cercai dappertutto, la cercarono Margot, mamma, papà e Dussel, ma la penna era scomparsa senza lasciar traccia. «Forse è andata a finire nella stufa coi fagioli» insinuò Margot. «Ma no, assolutamente no» risposi io. La sera, però, la penna non era ancora ricomparsa e allora ci persuademmo tutti che era bruciata, tanto più che la celluloide è infiammabilissima.
Ed effettivamente i nostri tristi sospetti furono confermati la mattina seguente, quando papà nel ripulire la stufa trovò fra le ceneri il fermaglio metallico. Ma del pennino d’oro non si trovò traccia. «Certamente dev’essersi cotto rimanendo appiccicato ad una mattonella» disse il babbo.
M’è rimasta una consolazione, sebbene assai magra: la mia stilografica è stata cremata, proprio come vorrei io, a suo tempo.
La tua Anna.

[da IL DIARIO DI ANNA FRANK Traduzione di Arrigo Vita]

Insediato l’osservatorio sulla legalità

Si è insediato l’osservatorio sulla legalità in Regione Lombardia. Il primo appuntamento sarà la giornata del 21 marzo che oggi, finalmente, la regione riconosce in tutto il suo valore per la memoria delle vittime di mafia. Ed è un passo importante perché quando ne parlavo (quasi due anni fa) non ci credeva praticamente nessuno dopo che la legge era rimasta a lungo nel cassetto nella scorsa legislatura. Ed è una vittoria (piccola perché l’esercizio dell’osservatorio e le risorse finanziarie sono tutte da verificare) della regione che ci sta intorno piuttosto che la regione che sta dentro il Pirellone perché il cambiamento su questo tema è partito dalle piazze, dalle associazioni, dai libri, dalle tante manifestazioni e gli incontri che ogni giorno si moltiplicano. Ed è lì che l’osservatorio va tutelato e controllato per il futuro perché non diventi una mera vetrina. E perché è arrivato il tempo che il controllo dei cittadini sulle istituzioni non rallenti e non si senta mai sazio. Soprattutto in un tempo di banalizzazioni pericolose e di citazioni a vanvera di Sciascia come la solita Carmela Rozza. Perché la legalità si può osservare ma la superficialità non si può tollerare. Capogruppo del PD in Comune a Milano inclusa.

Per la resistenza sulla torre faro

“Oggi ho avuto modo di portare la mia solidarietà a Oliviero Cassini in cima alla torre-faro del binario 21 della Centrale, dove è salito lo scorso 8 dicembre insieme ai suoi compagni Giuseppe Gison e Carmine Rotatore, ora scesi.

Parlare con lui mi ha consentito di apprezzare una volta di più le motivazioni di questa eclatante protesta, ben più ampie della banale rivendicazione di posizioni che qualcuno si ostina a raccontare.

La vicenda dei lavoratori ex-Wagon Lits è la vicenda di un Paese che non può permettersi di ritrovarsi diviso nei collegamenti ferroviari, senza la garanzia – sancita dalla Costituzione – della possibilità per i cittadini di spostarsi su tutto il territorio nazionale.

E’ una vicenda di lavoro, che illumina il senso della dignità di questi ferrovieri in contrapposizione alle scelte incomprensibili e sconsiderate dell’amministratore delegato di Trenitalia Moretti, figlie di logiche imprenditoriali lontane anni luce dal concetto di etica del servizio pubblico.

E’ una vicenda profondamente umana, di persone costrette a rincorrere gesti estremi per accendere l’attenzione dell’opinione pubblica su temi fondamentali per la tenuta democratica di questo Paese.

Ora è il momento di stare vicini a Oliviero in tutti i modi possibili, respingendo qualsiasi tentativo di sgomberarlo senza la necessaria soluzione politica e dando il nostro contributo a costruire risposte credibili anche per sua figlia, che lo aspetta a casa.

Domani è il 27 gennaio. Dopo il tempo delle cerimonie, sarebbe una buona scelta partigiana onorare la Giornata della memoria con la propria presenza al binario 21. Perché in questo nostro tempo la Resistenza attraversa i diritti del lavoro”.

Su Cappella Cantone e Nicoli Cristiani

Il mio intervento sulla mozione che chiede l’annullamento (poi emendato, purtroppo, in sospensione) della discarica di amiamo sita in Cappella Cantone su cui pesano le ombre dell’arresto dell’ex vicepresidente del Consiglio Regionale Nicoli Cristiani.

Ciau Cècu

Oggi é morto Cècu Ferrari, al secolo Antonio. Cècu mi ha insegnato che il professionista è chi professa i propri valori e il proprio credo sul palco. E con quelle sue mani da osteria lodigiana senza sofismi mi ha raccontato com’è bello e importante tenere la testa sulle spalle, appena chiuso il sipario. Se n’è andato sulla sua luna che amava tantissimo nelle parole masticate in lodigiano. Mi mancherà la tua straordinaria e poetica normalità, Cècu. Lodi oggi ha uno spicchio di cuore e di memoria in meno.

La migliore risposta a Martone

È di un ventottenne sfigato non laureato. Ed è anche un bel suggerimento di politica. Io non sono nessuno, non rappresento nessuno, non faccio parte di nessuna associazione studentesca, sindacale, di protesta, nessun movimento, nessuna avanguardia. Eppure nelle vene dell’Italia pulsa un sangue fatto di un esercito di ragazzi e ragazze come me, senza genitori ai ministeri o ai comuni o alle province. Ragazzi che non faranno i notai perché i genitori sono notai, non faranno i medici perché i genitori sono medici, non faranno come i figli di avvocati che nonostante abbiano la facoltà di giurisprudenza nella loro città vanno a studiare fuori, in una Università più “facile” perché tanto poi hanno lo studio di famiglia con la scrivania e la targhetta già pronta. Nei treni regionali lavati da cima a fondo con UN secchio e UNO straccio con me ci sono migliaia, MIGLIAIA di persone che partono da casa col buio e tornano a casa con lo stesso buio, che fanno del treno il loro ufficio, la loro sala da pranzo, il loro luogo di studio. Persone che, come me, restano “intrappolati” in un treno nuovo di zecca in mezzo alla campagna senza che il personale dia loro una spiegazione e, dopo tre quarti d’ora vengono fatti scendere nella stazione di Cerignola Campagna al saluto di: “Prendente i prossimi treni che passeranno, non sappiamo quali”.
Il prete anti camorra Don Aniello Manganiello qualche giorno fa è venuto nella mia città per parlarci della sua esperienza a Scampia dicendo che il senso della politica è chiedersi “Cosa si può fare per risolvere questo?” , “Come usciamo da questo problema?” e non dire “Se a 28 non sei laureato sei uno sfigato”. Puntare il dito verso chi è rimasto indietro non è un comportamento da tenere in una società civile e democratica, è un comportamento da giungla. Berlusconi poco prima di farsi da parte ebbe il tempo di dire, a proposito della crisi: “In Italia i ristoranti sono pieni”. Sì, sono pieni da laureati e laureandi che fanno i camerieri.
La lettera completa su Repubblica.

Senza essere cattivo, il partito arancione di Majorino

Pierfrancesco Majorino (assessore al Comune di Milano, PD) in un’intervista di oggi dice che gli ultimi interventi della capogruppo dei democratici in Consiglio comunale Carmela Rozza sulle coppie di fatto (che non ritiene urgenti per non urtare la sensibilità dei cattolici) e sui professionisti dell’antimafia (per attaccare nemmeno troppo velatamente Nando Dalla Chiesa) sono state abbastanza sfortunate. Carmela Rozza è la stessa che vede bene a Milano una via Craxi. Majorino conclude dicendo: non c’è nessuna ragione perché il Pd, Pisapia e le persone che fanno riferimento a Pisapia facciano parte di due famiglie politiche, o di percorsi politici diversi. Io questo continuo a pensarlo: Giuliano Pisapia può rappresentare il Pd di domani. E penso questo anche di Nichi Vendola. Perché stare in case separate? per le tante Carmela Rozza in giro per l’Italia. Ad esempio.