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Le mucche e i tram

“Papà” dissero i bambini, “le mucche sono come i tram? Fanno le fermate? Dov’è il capolinea delle mucche?”
“Niente a che fare coi tram” spiegò Marcovaldo, “vanno in montagna.”
“Si mettono gli sci?” chiese Pietruccio.
“Vanno al pascolo a mangiare l’erba.”
“E non gli fanno la multa se sciupano i prati?” (da Marcovaldo, Italo Calvino)

Appalto dote scuola: la Regione ci risponde

Qui le nostre domande.

Oggetto: gara di appalto per i voucher di Dote scuola

Con riferimento all’interpellanza n.5026 relativa alle modalità di assegnazione dell’appalto del servizio di realizzazione, erogazione, monitoraggio e rendicontazione dei titoli di assegnazione della Dote Scuola per gli anni scolastici 2011/2012 e 2012/2013, si precisa quanto segue.

In attuazione della L.R. 19/2007 di riforma del sistema educativo di istruzione e formazione Regione Lombardia, coerentemente al principio di parità scolastica e di libera scelta, ha previsto l’attribuzione di buoni e contributi alle famiglie degli allievi frequentanti le istituzioni scolastiche e formative, quali interventi a sostegno della spesa per l’istruzione. In tale ambito ha rilevato l’opportunità, a seguito della positiva sperimentazione già attuata a partire dall’anno scolastico 2008/09, di portare a regime anche per gli anni scolastici 2011/2012 e 2012/2013 lo strumento di “Dote-Scuola”, destinato ad una platea di oltre 300 mila beneficiari, attraverso l’affidamento del relativo servizio ad un appaltatore specializzato.

Con riferimento allo standard di servizio reso dalla società appaltatrice negli anni 2009/2010 e 2010/2011 si evidenzia che, a seguito dei rilevamenti di “custode satisfaction”, è emerso un elevato grado qualitativo delle prestazioni ed un giudizio complessivamente positivo sia da parte dei beneficiari di Dote Scuola che della rete degli esercizi commerciali convenzionati con il soggetto gestore. Nello specifico, a titolo esemplificativo, si evidenzia che:

  • Oltre il 90% dei beneficiari di Dote Scuola ha valutato positivamente per gli anni 2009 e 2010 l’iniziativa di Regione Lombardia, anche con riferimento alla spendibilità dei buoni ed alla semplicità d’uso, al numero degli esercizi ed enti convenzionati, nonché ai tempi di risposta e di informazioni ricevute;

  • Oltre il 90% del network commerciale dell’appaltatore ha espresso un giudizio complessivamente positivo sulla gestione operativa svolta dallo stesso, con particolare riguardo alle procedure di rimborso dei buoni.

Con riferimento alla scelta dell’appaltatore riferita agli anni scolastici 2011/2012 e 2012/2013, si evidenzia che con apposito provvedimento del Dirigente della Struttura Acquisti Contratti e Patrimonio della Regione Lombardia, è stata indetta dall’Amministrazione regionale apposita procedura di gara aperta sopra soglia da esperirsi con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa e che n.2 concorrenti hanno fatto pervenire l’offerta.

Per quanto riguarda, la definizione degli elementi di valutazione delle offerte dei concorrenti, si intende evidenziare come l’Amministrazione regionale abbia debitamente tenuto conto delle prescrizioni emanate dall’Autorità di Vigilanza dei Contratti Pubblici nella Determinazione n.9 del 22 dicembre 2010 relativa specificamente alla gestione di procedure di gara per l’affidamento del servizio di realizzazione, erogazione, monitoraggio e rendicontazione di voucher sociali.

Nello specifico, i criteri di valutazione delle offerte dei concorrenti in sede di gara hanno riguardato:

  • Elementi tecnici, con particolare riferimento alla progettazione ed organizzazione del servizio (confezionamento, distribuzione e gestione dei buoni, capillarità del servizio, controllo e rendicontazione dei pagamenti alla rete degli affiliati), all’organizzazione dello staff impegnato nelle attività, nonché alla realizzazione di servizi innovativi;

  • Elementi economici, con riferimento ad un corrispettivo versato in via diretta dall’Amministrazione regionale a fronte di tutte le prestazioni svolte dall’appaltatore, nonché alla previsione di un introito dell’appaltatore derivante dall’attività di convenzionamento dei soggetti affiliati alla propria rete commerciale.

Sulla base dei citati criteri, a seguito dell’espletamento di apposita procedura di gara europea, l’appalto è stato regolarmente aggiudicato. Su tale gara è stata attivata da parte di una società concorrente dapprima una procedura di pre-contenzioso innanzi all’Autorità di Vigilanza dei Contratti Pubblici e, successivamente all’aggiudicazione dell’appalto, un contenzioso innanzi al TAR Lombardia, ad oggi ancora pendente.

Relativamente alla procedura di pre-contenzioso, è doveroso precisare che le strutture tecniche della D.G. Istruzione, Formazione e Lavoro e della Struttura Acquisti, Contratti e Patrimonio, con il supporto tecnico dell’Avvocatura regionale, hanno  provveduto a trasmettere all’Autorità con nota del 9 maggio 2011 puntuali chiarimenti e controdeduzioni in merito alle censure sollevate dalla società istante. Tali deduzioni sono state oggetto peraltro di positivo riscontro da parte dell’Autorità nel parere n.142/2011 con riferimento ai rilievi relativi ai requisiti di partecipazione, alla asserita genericità dei criteri di aggiudicazione e all’attribuzione di un punteggio al criterio di organizzazione aziendale.

Per quanto riguarda invece il rilievo del minor peso attribuito all’offerta economica (Max 30 rispetto ai 70 punti assegnabili all’offerta tecnica), peraltro non esplicitamente censurato dal ricorrente ma desunto dalla stessa Autorità dai rilievi formulati dalla società istante, si precisa che con note del 9 agosto 2011 e 16 settembre 2011 si sono fornite debite motivazioni in merito alla legittimità dell’attribuzione di un peso percentuale maggiore in favore dell’elemento tecnico.

La complessità e delicatezza di tale processo ha indirizzato l’Amministrazione regionale, come ampiamente e puntualmente contro dedotto all’Autorità nelle citate  note del 9 agosto e 16 settembre 2011 verso una ragionevole parametrazione degli elementi tecnici ritenuti maggiormente significativi, in modo da garantire un rigoroso e puntuale ciclo organizzativo di produzione e rendicontazione dei titoli di Dote Scuola, con adeguati strumenti di controllo e di verifica, una capillare diffusione della rete di erogatori dei servizi nonché la disponibilità in capo all’appaltatore di risorse umane con specifiche competenze.

A fronte dell’attuale stato di fatto, si ritiene che l’Amministrazione regionale abbia fornito all’Autorità di Vigilanza tutti i chiarimenti necessari per la conclusione dell’iter di pre-contenzioso. L’Autorità, peraltro,  non avrebbe dovuto emanare alcun parere qualora il ricorrente avesse tenuto un comportamento ineccepibile, segnalando tempestivamente alla stessa l’avvio del contenzioso innanzi al giudice amministrativo. È infatti tassativamente esclusa la possibilità di avviare una procedura di pre-contenzioso innanzi all’Autorità nel caso in cui si faccia ricorso al giudice amministrativo.

L’amministrazione confida comunque nella positiva conclusione del contenzioso innanzi al TAR Lombardia nella convinzione di aver esperito tutte le procedure di gara nel pieno rispetto dei principi di trasparenza e di libera concorrenza tra gli operatori.

In movimento contro le spese militari

Il mese di Febbraio 2012 sarà caratterizzato dalle azioni della campagna che culmineranno con una manifestazione a Roma di “consegna delle firme” al Governo.

Dal 7 febbraio associazioni e gruppi locali si attiveranno a sostegno della campagna “Taglia le ali alle armi” promossa da Sbilanciamoci!, Tavola della Pace e Rete Italiana per il Disarmo con il sostegno di Unimondo, GrilloNews e Science for Peace per chiedere al nostro Governo di non procedere all’acquisto di 131 caccia bombardieri Joint Strike Fighter F-35.

La data di inizio di questa nuova fase della campagna, che è attiva del 2009 e già ha raccolto oltre 45.000 adesioni, non è scelta a caso: “In quello stesso giorno nel 2007 il sottosegretario Forcieri firmava l’accordo per la partecipazione alla seconda fase del programma – sottolinea Francesco Vignarca coordinatore di Rete Disarmo – in cui si mettevano le basi anche per il successivo acquisto. Ma senza prevedere, come recentemente è stato dimostrato, alcuna penale prima della firma di un nuovo contratto: qualcosa che non è mai avvenuto e che ci permetterebbe ancora un dietro-front”.

Proprio quanto chiedono le realtà promotrici della campagna, che sottolineano gli enormi costi che avrebbe per il nostro paese una tale decisione (almeno 15 miliardi per l’acquisto e circa il triplo considerando anche il successivo mantenimento) in una fase di crisi economica che impone grossi sacrifici a tutti gli italiani.

“In un momento di grave crisi per tutto il Paese troviamo fuori luogo che il Ministro-Ammiraglio Di Paola nei suoi monologhi televisivi continui imperterrito a difendere l’F-35, promettendo al massimo qualche sforbiciata – precisa a riguardo Massimo Paolicelli della Rete Italiana per il Disarmo – Parlare di un programma di elevato valore operativo, tecnologico e industriale vuol dire non tenere in considerazione i rilievi negativi dello stesso Pentagono ed i ripensamenti di molti paesi partner nel progetto”. Sono infatti diverse che denunciano il continuo lievitare dei costi a causa dei tempi di sviluppo e produzione che si allungano per mettere mano ai forti deficit qualitativi dell’aereo. Chi oggi dovesse firmare il contratto per l’acquisto dell’F-35 si assume la forte responsabilità di gettare al vento ingenti somme di denaro pubblico. “Che motivo abbiamo per farlo? Per la velleità di alcuni Generali di spacciare l’Italia per media potenza militare industriale, violando palesemente il dettato della nostra Costituzione”, conclude Paolicelli.

La campagna “Taglia le ali alle armi” è disponibile in qualunque sede ad un confronto con il Ministro Di Paola e i funzionari del Ministero della Difesa sui dati e sulle prospettive del programma F-35.

Gli stessi soldi stanziati per i caccia potrebbero essere impiegati in mille altri modi più utili sia economicamente che socialmente. “Con i 15 miliardi da spendere per gli F-35 potremmo costruire 45mila asili nido pubblici, creando oltre 200mila posti di lavoro – sottolinea Giulio Marcon, portavoce di Sbilanciamoci! – oppure mettere in sicurezza le oltre 13mila scuole italiane che non rispettano le norme antisismiche e quelle antincendio”; anche in questo caso il risultato sarebbe positivo anche sul fronte economico con nuove opportunità per moltissime imprese e decine di migliaia di posti di lavoro creati.

Le giornate di sostegno alla campagna (che si annunciano numerose e creative) culmineranno poi nella data del 25 febbraio, scelta come giornata delle “100 piazze d’Italia contro i caccia F-35″.

“Il primo obiettivo di questa nuova mobilitazione è spingere il Parlamento e ogni singolo parlamentare a discutere in modo aperto e trasparente sugli F-35. L’appello lanciato dalla Marcia Perugia-Assisi dello scorso 25 settembre non deve cadere nel vuoto – ricorda Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della Pace – Il Parlamento deve impedire innanzitutto che si crei il fatto compiuto. L’Italia non può permettersi oggi di impegnare ulteriori 15 miliardi di euro, oltre ai quasi 3 già spesi, per l’acquisto e il mantenimento di questi bombardieri, senza che ci sia un chiaro e onesto dibattito pubblico sulle esigenze e le priorità a cui dobbiamo rispondere”.

In maniera simbolica l’avvio della mobilitazione è stato dato nel fine settimana a Verona, dal palco che ha ospitato la festa per il 50° anniversario del Movimento Nonviolento. “La costruzione di un avvenire di nonviolenza parte anche da scelte concrete di disarmo e riduzione delle spese militari – sottolinea Mao Valpiana presidente dell’associazione fondata da Aldo Capitini – ed è quindi naturale che chi lavora quotidianamente in questa prospettiva di costruzione della pace sia tra i primi a muoversi contro questo mastodontico progetto d’armamento costosissimo, contrario allo spirito della nostra Costituzione e forse anche inutile militarmente”.

L’invito che la campagna lancia a tutti i gruppi locali impegnati su questi temi è quindi quello di organizzare momenti di informazione e raccolta firme, cercando anche di coinvolgere gli Enti Locali nell’approvazione di una mozione di sostegno alla mobilitazione.

Tutte le informazioni sulla campagna si possono trovare anche sui siti delle organizzazioni promotrici:

www.perlapace.it    (Tavola della Pace)

www.disarmo.org    (Rete Italiana per il Disarmo)

(da http://www.sbilanciamoci.org/2012/01/un-mese-di-mobilitazioni-per-dire-no-ai-caccia-f-35/)

 

Fuori i secondi!

Oggi esce il nuovo disco di Cisco. E io (che da un anno me lo scarrozzo con grande piacere in tournée) penso che Cisco abbia partorito un gran bel album. Fuori i secondi” è l’urlo di esortazione che segna l’inizio delle ostilità nel pugilato e che richiama tutti ad assumersi le proprie responsabilità e a darsi da fare. Ma qui si trasforma anche in uno splendido elogio ad alcuni grandi secondi della storia a cui il tempo in alcuni casi, ha reso poi giustizia. Fuori i secondi, così di chiama il nuovo disco di Cisco, ex voce e frontman dei Modena City Ramblers. Un disco pieno di racconti esemplari che per un verso o per l’altro hanno fatto storia.

Nel lodigiano il postino spara sempre tre volte

A Sant’Angelo Lodigiano nel difficile quartiere ‘Pilota’ tre spari nella notte in una palazzina in via Enrico Fermi. E diranno che è tutto tranne quello che pensano gli allarmisti. Peccato che lì dentro ci abitasse la parentela di Francesco Perspicace: nato a Caltagirone una cinquantina di anni fa ma esportato a Sant’Angelo Lodigiano da un bel pezzo con un’impresa di pulizie, una quota in “iniziative immobiliari” e una fedina penale di 16 anni di condanna per una sparatoria in via Faenza il 9 maggio 1998. Un’altra agenzia, la Ad Case, vede tra i soci Ferdinando Perspicace di Caltagirone e per non farsi mancare niente anche, in passato, Arturo Molluso, dell’ omonima famiglia originaria di Oppido Mamertina, in provincia di Reggio Calabria. Hanno messo le radici a San Donato i Molluso e sono considerati legati ai clan Cappelli-Pipicella e vicini ai Calaiò. Uno di loro, Pasquale Molluso, è socio della Gra immobiliare. Il trentaquattrenne Arturo, residente a Spino d’ Adda, è presente anche in altre agenzie, come la Mocasa, sede a Milano in via Riva di Trento. Nella stessa palazzina c’è anche un tale che (nonostante il cognome da Commissario Montalbano) era l’abituale a braccetto di Claudio Demma sfortunato patron di ITALIA 90 ultimamente caduto in disgrazia. Chissà, a pensare male, diceva Andreotti, ogni tanto ci si azzecca.

Il golpe sul San Raffaele/2

Anche oggi PDL e LEGA hanno fatto saltare l’insediamento della Comissione d’inchiesta sulle vicende del San Raffaele. E’ una delle pagine più vergognose di questa legislatura regionale: Formigoni si fa scudo con gli uomini del suo partito perché evidentemente non tutto è “così a posto” come dichiara ai giornali e i leghisti (che continuano a urlare con il capo vichingo Umberto Bossi in piazza) coprono il formigonismo  che a parole dicono di  voler combattere. Non si tratta più di collaborazione. Si tratta di collusione. E basta.

COMUNICATO STAMPA

Seconda fumata nera in commissione d’inchiesta sul San Raffaele: PDL e Lega impediscono ancora una volta l’elezione del presidente

Ancora una volta PDL e Lega hanno impedito l’elezione del presidente della commissione regionale d’inchiesta sul San Raffaele, paralizzandone l’avvio. Votando scheda bianca, i commissari di maggioranza hanno infatti impedito che si raggiungesse il quorum di 41 voti. Franco Mirabelli, il candidato espressione delle minoranze, ha raccolto tutti i 26 voti dei gruppi che hanno richiesto l’istituzione della commissione.

Molto critiche le opposizioni. “Anche oggi – scrivono in una nota PD, IDV e Sel – la commissione d’inchiesta sul San Raffaele è stata bloccata dalla maggioranza che non consente l’elezione del presidente che spetta per Statuto alle minoranze. Evidentemente il Pdl non vuole approfondire le ragioni di un buco di un miliardo e mezzo di euro in un ente a cui la Regione Lombardia dà ogni anno un contributo di 600 milioni. E la Lega resta subalterna nonostante a chiacchiere si presenti come l’alfiere della trasparenza e della legalità”.

L’omertà lombarda

Denunciano in dieci ma sono cinquemila. Le vittime di racket e usura in Lombardia sono un buco nero di cui vergognarsi un po’ tutti. I quattromilanovecentonovanta che non denunciano sono i migliori alleati delle mafie. La paura e la sfiducia che non si riesce a scalfire un impegno per la vita. Degli onesti.

La lobby degli onesti

Mi capita spesso di parlarne durante gli incontri pubblici e le riunioni di partito. Il punto fondamentale sta in qualche cricca (in Lombardia molto spesso attaccate alla sottana di Comunione e Liberazione o alla loro ala confindustriale che è la Compagnia delle Opere) che pur in minoranza riesce spesso a nominare in quadri dirigenti nei più disparati settori. E la lobby degli onesti sembra non volere imparare il radicamento del 99%. Cosa manca? L’obiettivo comune (non mi pare), le modalità (come se non bastasse l’onestà e trasparenza come comune denominatore) o semplicemente la divisione tra partiti non disegna un reale perimetro di volontà e modi? Perché qui su al Pirellone sembra sempre più spesso che la rendita dello sconfitto per qualcuno non sia così male. E si finisce per non essere credibili. Nè pagatori né credibili e quindi in minoranza sistematica.

E colpiscono le parole del PM Francesco Greco nell’articolo dell’Espresso su Mani Pulite che forse non si sono mai pulite per davveroEccola la parola chiave per capire il potere nell’Italia della recessione: lobby. I sinonimi possono essere nobili, come “élite” evocato anche per definire la composizione del governo Monti, o dispregiativi come “comitato d’affari”, “cartello” o “cricca”. Di sicuro è scomparsa la struttura verticistica dei vecchi partiti, che dominavano gli appalti e i contribuiti statali condizionando così la vita economica del Paese. Nel 2012 è l’economia ad avere la supremazia e a stringere patti con la politica e la pubblica amministrazione attraverso circoli ristretti dove spesso persino i burocrati contano più dei parlamentari. 

“Oggi ciò che conta veramente è far parte di una lobby”, sintetizza Francesco Greco, mente finanziaria dello storico pool e adesso procuratore aggiunto di Milano: “Con le indagini di Mani Pulite era emerso un sistema organizzato di finanziamento illecito della politica: uno scambio tra imprese e partiti, con ruoli abbastanza chiari e una gerarchia verticale. Oggi troviamo strutture complesse con ruoli confusi: politici accanto a imprenditori, faccendieri, personaggi di relazione. Più delle tangenti, che pure ci sono, conta l’appartenenza a una cricca che garantisce un potere di relazione: appoggi negli affari, nomine, ma anche ingressi in salotti, apparizioni televisive, perfino sesso”. 

Visto con gli occhi dei magistrati, si tratta di un nemico meno organizzato ma molto più difficile da colpire: spesso gli scambi indiretti di favori e appalti non possono essere qualificati come corruzione. Le indagini sulle varie P3 e P4 spesso ipotizzano reati, come la costituzione di associazione segreta, più difficili da dimostrare davanti a una corte. Anche per questo sono pochi a credere che si possa ripetere l’effetto a catena che tra il 1992 e il 1994 determinò la nascita della seconda Repubblica. 

E perché una lobby si rinforza inevitabilmente sulla consuetudine dell’esercizio (ecco perché il li limite di mandati diventa importante per tenere pulite le basi della democrazia) e se è vero che Formigoni è al suo quarto mandato è altresì vero che gli elettori lombardi hanno un numero di mandati certamente superiori. Ma noi in queste ultime quattro elezioni non siamo riusciti a convincerli. La banda degli onesti non copia in modo più etico i modi degli altri ma racconta un’alternativa, un altro modo. Un 416 quater che non sia un reato ma diventi obbligatorio per chi si propone per amministrare: tre o più persone che si mettono insieme per amministrare la cosa pubblica danneggiando con severità chi persegue il bene di pochi ai danni della comunità.

Don Ennio, i maiali sono loro

Vittima degli atti intimidatori è un prete, don Ennio Stamile. Un parroco che negli anni non s’è mai sottratto al suo dovere morale di combattere la criminalità, in un paese dove la ‘ndrangheta esiste e non si nasconde. Don Ennio per un periodo è stato anche presidente dell’Osservatorio sulla Legalità, e ha promosso numerose iniziative di sensibilizzazione, cercando di coinvolgere soprattutto i giovani. Lui, come Paolo Borsellino, è convinto che la lotta alla mafia sia soprattutto un fenomeno culturale. E anche per questo nelle sue omelie sa alzare la voce, quando serve. Lo aveva fatto nelle ultime settimane, ad esempio, perché a Cetraro è tornata quell’aria pesante che si respirava negli anni Ottanta. Erano gli anni in cui un consigliere comunale del Pci di nome Giannino Losardo denunciava l’avanzare incontrastato della ‘ndrangheta sul territorio. Lo freddarono, il primo giorno dell’estate 1980. Erano anni bui, di faide e paure, in cui l’omertà la faceva da padrona. Per questo nelle sue ultime prediche, don Ennio, aveva esortato i fedeli a denunciare a non essere omertosi. Un messaggio che non deve essere piaciuto a tutti. Tanto che una settimana fa ignoti gli avevano sfregiato l’automobile. Proprio dopo questo episodio l’uomo aveva ribadito con forza il suo impegno per la legalità e la sua preoccupazione per la recrudescenza del crimine in paese. Poi due sere fa, tornando a casa da un incontro con un’associazione, don Ennio ha trovato sul pianerottolo una testa di maiale mozzata. In bocca un pezzo di stoffa, come un bavaglio. Qualcuno vuole che don Ennio taccia.

Gianpy Fiorani perde contro De Giorgi e noi rifacciamo lo spettacolo. Qui.

Ricordate la noiosissima querelle di Fiorani contro lo spettacolo di De Giorgi (e me) per una messinscena a Lodi sui furbetti del quartierino a cui il Gianpy Lodigiano nazionale aveva risposto con tuoni e fulmini? Bene, Fiorani ha perso la causa perché, dice il Giudice, “il tema del soggetto teatrale – è scritto nella sentenza – risulta essere di stretta attualità e concerne vicende di assoluto rilievo pubblico”. E prosegue  “…Nella satira non vige l’obbligo di rispettare la verità dei fatti, proprio perché la sua caratteristica principale è la deformazione della realtà, il paradosso, il sarcasmo”. Il giudice afferma che la rappresentazione satirica debba ritenersi legittima,  ancorché  lesiva della dignità  del personaggio. Noi per festeggiare replichiamo prossimamente lo spettacolo nel nostro piccolo Teatro Nebiolo leggendo anche le ultime sentenze sul caro (nel senso di costoso) cittadino lodigiano. E ci divertiamo tutti insieme con la gioia di quando vincono i giullari.