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L’ora d’aria del Consiglio Regionale


ore 18.13
Il Consiglio Regionale all’unanimità ha preso atto delle dimissioni di Ponzoni, inadatto per l’ufficio di presidenza

ore 18.03
Si vota la presa d’atto delle dimissioni di Ponzoni

ore 17.25
è irritante che ciò per cui affonderà Formigoni non saranno i suoi errori politici ma le sue relazioni personali #ponzoni

ore 17.13
@DavideBoni: “@giuliocavalli inizio a sentirmi un po solo #openlombardia” lettere di solitudine del Presidente del Consiglio Lombardo su Twitter. A voi

ore 15.52
Ricomincia la discussione in Aula. Si parla di emergenza carceri. Mai giornata più indicata.

ore 15.37
Durante una pausa del consiglio Civati lancia lo scoop: Renzo Bossi è uno dei maroniani.

ore 13.15
Lega in aula: noi dobbiamo essere fieri dei nostri politici in Regione Lombardia. L’ha detto davvero

ore 12.49
Si vota la proposta di legge zeroprivilegi la maggioranza vuole evitare il passaggio agli articoli.

ore 12.05
Tra poco gli arrestati del Pdl in Lombardia raggiungono il numero per creare un gruppo misto a San Vittore. Sono soddisfazioni.

ore 12.00
La Minetti abbandona l’aula dopo ben 2 ore di seduta. Oggi la palestra chiude prima, probabilmente.

ore 11.45
Ponzoni si è consegnato in Procura.

ore 11.30
Formigoni dichiara che l’affaire Ponzoni è un attacco della sinistra. Schizofrenia.

ore 11.01
La legge legalità in Lombardia (quella delle grandi cerimonie di Formigoni) è stata gestita dalla Giunta senza consultazioni

ore 10.46
Voti per l’ufficio di presidenza: prendono un voto Nicole Minetti e uno Ponzoni. Ci si diverte, evidentemente

ore 10.42
Si procede all’elezione del membro dell’ufficio di presidenza per sostituire l’arrestato. Mica Ponzoni. L’altro!

ore 10.30
Abbia cominciato con la commemorazione di Don Verzè. Di fronte agli ultimi fatti sembra un male minore.

ore 10.28
In questo momento l’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale Lombardo ha una maggioranza di csx. Tutti arrestati

ore 10.22
Comincia la seduta di Consiglio. Formigoni è in aula.

Giulio Cavalli, così un “giullare” va contro la mafia

La mafia, la camorra e la ‘ndrangheta sono tra noi, fanno affari nei capannoni dismessi, nei centri commerciali dove non ci va nessuno, nel bar sotto casa che ti chiedi come possa tirare avanti, vuoto com’è dalla mattina alla sera. Sono arrivate al Nord negli anni Sessanta cominciando a fare i primi soldi con i sequestri di persona e poi con lo spaccio di eroina e cocaina. Da qualche anno, con l’avvento dei “picciotti” di terza generazione che girano con il suv nero in giacca, cravatta e Rolex d’ordinanza al polso, si sono riciclate con attività apparentemente lecite come l’edilizia, il movimento terra, il mercato dell’ortofrutta.
Sotto la patina rispettabile sopravvivono i criminali di sempre, cinici, crudeli, pericolosissimi. Il loro brodo di coltura è il silenzio ottenuto con le intimidazioni. Chi alza la voce viene avvisato, minacciato, impaurito. Ne sa qualcosa Giulio Cavalli, attore, scrittore e uomo politico lombardo (è consigliere regionale nel gruppo di Sinistra Ecologia e Libertà dopo aver lasciato l’Italia dei Valori a seguito di un’indagine dell’Antimafia che ha coinvolto alcuni esponenti del partito di Di Pietro).
Da cinque anni Cavalli vive sotto scorta, proprio per avuto il coraggio di denunciare pubblicamente l’infiltrazione delle mafie nelle nostre pacifiche e laboriose contrade. Il suo ultimo monologo, Nomi, cognomi e infami, è stato presentato al teatro Astra in collaborazione con “Libera”, associazione che dal 1995 promuove l’impegno civile contro tutte le mafie. Prima dell’avvio della recita il coordinatore regionale don Luigi Tellatin ha ringraziato per l’ospitalità La Piccionaia, da tempo iscritta a “Libera”, e ha ricordato che l’attività criminale non si combatte solo con le indagini e gli arresti ma anche con la trasparenza e la collaborazione tra gli onesti.
Giulio Cavalli si definisce un giullare, un erede di quei buffoni di corte che usavano lo sberleffo per dire che il re è nudo e che, se esageravano con questo uso della libertà di espressione, finivano appesi alla forca. In tempi meno cruenti (ma simili per quanto riguarda la suscettibilità dei bersagli), i suoi ispiratori sono Dario Fo e Paolo Rossi, maestri dai quali ha appreso l’arte dell’affabulazione solitaria, dell’ammiccamento complice, della digressione irriverente, dell’indignazione controllata ma puntuale e puntuta.
Il suo status di sorvegliato speciale gli provoca qualche scompenso, come quando deve spiegare ai figli piccoli chi sono quei signori in divisa che non lo lasciano mai solo un momento, oppure quando pensa di fare di necessità virtù portando la scorta sul palco per allestire un musical con i carabinieri. La sua narrazione è serrata e partecipe, si capisce che l’argomento lo appassiona e che ne conosce profondamente ogni aspetto. Descrive con sdegno la miseria morale e intellettuale di capi mafia come Totò Riina e Bernardo Provenzano, personaggi di bassissimo profilo che però – e questo resta un mistero – sono riusciti per decenni a dirigere un colossale giro d’affari e a terrorizzare tutta la nazione.
Rende omaggio al sacrificio di chi questi mostri li ha combattuti e ha pagato il suo coraggio con la vita come l’avvocato Giorgio Ambrosoli, fatto uccidere nel 1979 da Michele Sindona, il giudice Bruno Caccia, ammazzato dai killer della ‘ndrangeta mentre portava a spasso il cane, Giuseppe Impastato e Pippo Fava, fatti fuori per aver osato colpire la mafia con l’arma docile ma appuntita dell’ironia e del disprezzo.
A tutti l’attore dedica un monologo, un ricordo, una poesia che recita con vigore e passione convincendo il pubblico a condividere la sua battaglia contro un nemico invisibile e spietato e ricevendo in cambio lunghi applausi convinti.

Lino Zonin VICENZA

Da Il Giornale di Vicenza

Giuseppe Di Matteo, per non perdere il senso del cuore

Consapevoli che l’ostaggio sarebbe stato ucciso, insieme a numerosi mafiosi agrigentini e del nisseno hanno gestito il sequestro di Giuseppe, appena dodicenne, prelevato il pomeriggio del 23 novembre 1993 da un maneggio di Villabate da un commando di mafiosi camuffati da agenti della Dia che lo convinsero a salire in auto raccontandogli che avrebbero dovuto portarlo dal padre. ‘’Papà, amore mio’’, esclamò il ragazzino, e quelle parole segnarono l’inizio di un incubo concluso la sera dell’11 gennaio 1996 quando Giovanni Brusca apprese dalla tv che era stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Ignazio Salvo reagì ordinando l’omicidio del piccolo Giuseppe, tenuto attaccato ad una catena e ridotto ormai ad una larva umana. A strangolarlo furono Enzo Chiodo ed Enzo Brusca, fratello di Giovanni, e il corpo fu poi disciolto nell’acido. Ora sono arrivate le condanne.

Sull’arresto di Ponzoni. A caldo.

Quando hanno arrestato Ponzoni mi sono chiesto “per cosa?”. C’era l’imbarazzo per la scelta. La verità è che noi dobbiamo andare con la giacca per salvare l’onore del consiglio regionale: Boni e Formigoni sono ormai scollegati dal resto del mondo. Dal punto di vista etico, la classe dirigente nominata dal centrodestra ha sonoramente fallito. Le inchieste lo dimostrano. Chiederò le dimissioni di Formigoni, della giunta e dell’ufficio di presidenza. Aspettiamo che nell’ufficio di presidenza ci sia il turnover di tutti i consiglieri regionali del Pdl? E ovviamente lo farò indossando una felpa.

Lombardia: merda sotto la BreBeMi

Sotto le autostrade lombarde c’è il cromo, scarto di acciaieria tossico e cancerogeno. Chi ce l’ha messo? Secondo la procura di Brescia Pierluca Locatelli, imprenditore della movimentazione terra, finito in cella con l’accusa di aver corrotto il numero due del Consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani, pdl, per ottenere le autorizzazioni necessarie all’apertura di una discarica d’amianto in provincia di Cremona. “Massima collaborazione con la magistratura e responsabilità individuali” assicura Roberto Formigoni, presidente della Lombardia, ma chi è Locatelli? Davvero sotto il Pirellone non lo conosceva nessuno?
La sua famiglia era in società con l’ex assessore Pagnoncelli, era in contatto con la Compagnia delle Opere e con gli assessori Raimondi e Rossoni (intecettazioni dixit).
Fuga di Formigoni incalzato da Vittorio Romano, Rai2, L’Ultima Parola.

Salviamo Villa Adriana dai rifiuti e dal cemento

Ne scrive Giuliano su IL FATTO QUOTIDIANO e lo rilanciamo tutti con forza. Preparandoci a organizzare una manifestazione nei prossimi mesi. Perché la questione è importante e tristemente sembra un paradigma nazionale. Come se non fosse sufficiente il Piano regionale dei rifiuti, che prevede di aprire una discarica nei pressi del sito, il consiglio comunale di Tivoli, col voto favorevole della giunta e la diserzione in aula del Pd, ha approvato una lottizzazione denominata Nathan di 180mila metri cubi di cemento adiacente alla Villa. Rispetto al progetto originario, che negli passati prevedeva una cubatura molto maggiore, oggi questa lottizzazione prevede a detta del comune dei costruttori (Mezzaroma) un certo rispetto ambientale e quindi un sobrio progetto di rilancio abitativo. Ora in quell’area verde ci si aspettava di certo tutt’altra opera di riqualificazione del territorio visto e considerato che lo stop al consumo del territorio dovrebbe essere una priorità per qualsiasi Comune che accoglie opere storiche di grande valenza turistica. Tutto questo avviene nel grande silenzio dei media e di una certa parte della popolazione che non si sta rendendo conto di che impatto devastante possa costituire il binomio rifiuti e cemento.

Nonna Livia che tiene in piedi la baracca

La signora Livia ha ottantadue anni e la testa lucida, ma le gambe appannate. Mauro è un giovane alpino di sessantaquattro che le abita accanto e ogni tanto scende a fare le commissioni per tutti e due. L’altro giorno Mauro doveva andare alla Posta e ha chiesto a Livia se aveva bisogno di qualcosa. Lei gli ha messo in mano 112 euro. «Sono per il canone Rai». Mauro le ha spiegato che non era il caso: «Hai più di 75 anni e una pensione sociale senza altri redditi: sei esentata». Livia ha insistito: «Posso permettermelo». «Ma se non arrivi a 500 euro di pensione!». «Tanti stanno peggio di me. I miei soldi serviranno a coprire quelli che non metteranno loro e a migliorare i conti della Rai, che nonostante tutto mi tiene compagnia». Pare faccia lo stesso con certe medicine che paga anche quando non dovrebbe, perché chi è fatto così è così sempre, nella vita.

Non sarei capace di ragionare come Livia. E ho le mie ragioni, sia chiaro. Il canone viene evaso in massa, ci sono regioni dove i pochi che lo pagano vengono considerati marziani. E andare in soccorso dei bilanci della tv pubblica equivale a battersi per salvare l’onore di una anziana meretrice: un’impresa assurda, oltre che disperata. Però non sono le persone come me a tenere in piedi questa baracca chiamata Italia. Sono quelle come Livia. Che non lanciano accuse, non cercano alibi, non fanno paragoni. Hanno un’idea di comunità nella testa e le rimangono fedeli con rettitudine, senza sentirsi né vittime né eroi. Semplicemente normali. Il solito, bravo Gramellini.

Per Rossella Urru

Proviamo a non spegnere la luce. Ognuno dove può. Nel Comune in cui è eletto. Ne parliamo ai consiglieri che conosciamo in giro per l’Italia. Ma facciamolo.

PREMESSO CHE

nella notte tra il 22 e il 23 ottobre 2011 Rossella Urru di 29 anni è stata rapita a Hassi Rabuni nei pressi di Tindouf nell’ovest dell’Algeria;

CONSIDERATO CHE

la cooperante è stata rapita nella capitale amministrativa dei campi profughi per rifugiati;

CONSIDERATO INOLTRE CHE

Rossella Urru lavorava da due anni in Algeria per conto del Comitato Italiano Sviluppo dei popoli (CISP);

PRESO ATTO CHE

ad oggi la cooperante italiana non è stata ancora liberata e non si hanno notizie certe da parte delle istituzioni italiane o algerine;

IMPEGNA IL PRESIDENTE E LA GIUNTA REGIONALE

ad adoperarsi con tutti gli strumenti a disposizione presso il  Ministero degli Affari Esteri affinché si attivi per richiedere spiegazioni ed informazioni alle istituzioni algerine ed, eventualmente, collaborare per la liberazione di Rossella Urru

Milano, 11 gennaio 2012 Giulio Cavalli (SEL) Chiara Cremonesi (SEL)

La celebratissima legge antimafia lombarda già zoppa

Avevo già detto come sulla legge per l’educazione alla legalità (su cui mi sono speso senza riserve come primo firmatario e in comitato ristretto) fosse importante un buona messa in pratica piuttosto che sventolare grandi conferenze stampa. E purtroppo non mi sbagliavo. La legge non è ancora partita. Il comitato che dovrebbe lavorare sui temi non si è mai riunito e ora non si capisce bene quanti e quali soldi ci siano a disposizione. Per questo martedì interrogherò in Aula l’Assessore in merito. Qui le nostre domande:

Oggetto: chiarimenti sull’applicazione della legge regionale 14 febbraio 2011, n.2 denominata “Azioni orientate verso l’educazione alla legalità”

I SOTTOSCRITTI CONSIGLIERI REGIONALI

PREMESSO CHE

per preparare il testo della l.r. 2/2011 il Consiglio Regionale ha ascoltato i pareri e le testimonianze di varie associazioni antimafia e associazioni impegnate a contrastare la criminalità di ogni tipo e il disagio sociale;

PREMESSO INOLTRE CHE

la legge è stata approvata l’8 febbraio 2011 con voto unanime del Consiglio Regionale e una sola astensione e ha stanziato per il 2011 un fondo di € 500.000,00;

CONSIDERATO CHE

per la suddetta legge sono stati previsti i seguenti obiettivi e azioni (art.2):

 

  1. diffondere la cultura della legalità e della convivenza civile anche attraverso il sistema formativo, con particolare attenzione al fenomeno del bullismo giovanile e delle devianze giovanili e alla responsabilizzazione parentale;
  2. contribuire all’aggiornamento degli operatori nel settore della sicurezza, dell’assistenza sociale e del volontariato e del personale docente nel sistema della formazione;
  3. ampliare l’informazione, anche ai fini di prevenzione, rivolta agli operatori economici di ogni settore di attività;
  4. svolgere attività di ricerca, documentazione, informazione e comunicazione;
  5. favorire la produzione e lo svolgimento di attività di ricerca e di spettacolo, compresa la realizzazione di software e giochi didattici;
  6. favorire la funzione sociale ed educativa, nell’ambito della educazione alla legalità, svolta dalla Chiesa cattolica, dalle associazioni o dagli enti di culto con i quali lo Stato ha regolato i rapporti ai sensi degli articoli 7 e 8, comma 3, della Costituzione;

CONSIDERATO INOLTRE CHE

questa legge ha suscitato grandi aspettative nelle associazioni, nelle scuole e nei docenti che da anni sono impegnati nella realizzazione di progetti di Educazione alla legalità e che di recente, a causa dei tagli operati dal Ministero dell’Istruzione al budget del sistema scolastico, hanno trovato grandi difficoltà a continuare la loro importante e fondamentale attività educativa;

ATTESO CHE

ad oggi non sono stati stabiliti i regolamenti attuativi né emanati bandi ed è in via di realizzazione soltanto l’Osservatorio previsto dall’art.8 della legge, composto da esperti che dovranno valutare i progetti;

ATTESO INOLTRE CHE

abbiamo saputo in modo informale che la legge regionale 2/2011 viene finanziata con euro 300.000 sul capitolo 3.1.2.388.7288 “Sostegno alle azioni e iniziative regionali per la sicurezza” assegnato alla DG Protezione civile a partire dall’anno 2012;

CONSTATATO CHE

per il 2011 i fondi di € 500.000,00 non stati utilizzati e solo € 300.000,00 sono stati spostati sul bilancio 2012;

CONSTATATO INOLTRE CHE

l’avere spostato la somma di € 300.000,00 sul capitolo “Sostegno alle azioni e iniziative regionali per la sicurezza” evidenzia che per l’Educazione alla Legalità non verrà stanziato nulla neppure nel 2012, tanto più che è stato scritto che la somma di € 300.000,00 verrà assegnata alla DG Protezione civile a partire dall’anno 2012;

RITENUTO CHE

tutto questo avviene mentre è ormai assodato e noto a tutti, istituzioni e cittadini, che le organizzazioni di stampo mafioso sono presenti e già radicate in molte zone della Lombardia e che, di conseguenza, è particolarmente necessario e urgente realizzare un’azione di sensibilizzazione, informazione e formazione dei cittadini, a partire dai più giovani, affinché sia possibile prevenire il loro coinvolgimento in attività illegali e/o criminali;

INTERROGANO IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE 

LOMBARDA, ROBERTO FORMIGONI, LA GIUNTA REGIONALE LOMBARDA, NONCHE’ L’ASSESSORE REGIONALE AL BILANCIO, FINANZE E RAPPORTI ISTITUZIONALI, PER CONOSCERE:

 

  1. dove siano stati collocati i restanti € 200.000,00 destinati all’applicazione della legge;
  2. per quale motivo siano stati spostati € 300.000,00 sul capitolo “Sostegno alle azioni e iniziative regionali per la sicurezza”;
  3. se sia sicura la destinazione di fondi per l’attuazione della l.r. 2/2011  per i prossimi anni e se si intenda finanziarla sempre per una copertura complessiva di € 500.000,00.

 

Milano, 10 gennaio 2012

Giulio Cavalli (SEL)

Chiara Cremonesi (SEL)

 

Io voto chi mi fa scegliere

La decisione della Consulta sull’inammissibilità dei referendum non modifica la sostanza del dibattito pubblico attorno alla legge elettorale. Esiste un patrimonio di attivazione, di impegno prodotto da un milione e duecentomila cittadini e che è ancora intatto. La richiesta del ritorno alle preferenze per scegliere i propri deputati e senatori, in Italia, resta maggioritaria e non è più rinviabile. Per questa ragione Valigia Blu Quink lanciano la campagna “Io voto chi mi fa scegliere”. La parola passa nuovamente al Parlamento e ai partiti che hanno ora piena ed esclusiva responsabilità sul processo di riforma della legge elettorale. Non è nostro compito suggerire ricette, regole o soluzioni, ma vogliamo esprimere la nostra intenzione di premiare quelle forze politiche che si impegneranno in modo chiaro e netto per permettere ai cittadini di scegliere i loro rappresentanti.