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Peggio di Gomorra

Più difficile, per il clan di Locatelli, era riuscire a centrare un nuovo, spregiudicato business: utilizzare le scorie di acciaio per il fondo della Tav. La tratta in questione è l’alta velocità Brescia-Treviglio. L’imprenditore ne parla con il suo braccio destro Giovanni Pagani. «Ho incontrato Trotta (responsabile per la Pizzarotti spa del cantiere Brebemi di Urago d’Oglio, ndr)… non mi sono permesso di dirgli se si possono usare le scorie al momento…». Pagani: «Eh, una cosa per volta». «Sì, perché sai che sotto la ferrovia non volevano, perché dicevano che facevano… il discorso del magnetismo».

Spunta anche un’assessore: il nano ghiacciato. Leggere per non crederci.

Vitalizi e impunità

Ieri in Consiglio è passata la proposta di legge che (finalmente) abolisce i vitalizi, cancella il mastodontico “fine mandato” e riduce l’indennità. È un passo importante perché segna un punto a favore delle minoranze e della richiesta di equità da parte dei cittadini sui privilegi politici. Ma è anche troppo poco perché l’occasione deve essere l’inizio di un percorso che provi a rivedere completamente il sistema politico. Mi convince poco tagliare le indennità dei consiglieri se poi troppo spesso sono ripagati da nomine dentro alcuni enti o compartecipate o peggio ancora in doppi incarichi politici. Sono poco convinto anche da una legge che modifica le regole per la prossima legislatura e lascia invariata la situazione attuale (al vitalizio, comunque si può sempre rinunciare, com’è capitato a me): è il giochino di chi è responsabile nelle scelte degli altri. Così come trovo inconcepibile trincerarsi dietro il rischio di ricorsi nel toccare i vitalizi già maturati. Proprio oggi. Mentre (in corsa) si macellano diritti acquisiti dei lavoratori. Rimane sempre il dubbio che i consiglieri regionali siano un po’ più uguali degli altri. Avremmo anche potuto ascoltare le ragionevolissime proposte del comitato Zeroprivilegi che ha raccolto le firme per presentare una legge popolare che non è nemmeno lontanamente stata presa in considerazione. Anche solo organizzare un’audizione del comitato promotore avrebbe lasciato la bella sensazione di non essere un recinto chiuso e invalicabile.
Ma forse la vera notizia di ieri è l’approvazione a voto segreto dell’abolizione dei sottosegretari: grigie e silenti figure che costano moltissimo e non si capisce bene a cosa servano (a chi, invece, si capisce benissimo). L’ordine del giorno apre un iter legislativo che (guarda caso) incrocia la nostra proposta di legge già pronta e depositata qualche settimana fa. Ma che la maggioranza vada “sotto” è anche un importante dato politico: la Lega anche ieri ha tenuto in bilico Formigoni lasciandolo friggere nel suo olio. Non è intervenuta nella questione Nicoli Cristiani e non ha mostrato nessun segno di apprezzamento dopo la relazione in Aula del Celeste. L’idea è una lenta ma inesorabile fine corsa.

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Caso rifiuti: così abbiamo parlato in aula

“Oggi in Aula Formigoni ha sostenuto la parte di sempre. Sulla difensiva appena più del solito, ha letto le sue paginette ben scritte di ricostruzione amministrativa degli eventi. Non ha concesso alcun accenno al punto politico. E non ha degnato di risposta i rilievi dei consiglieri delle opposizioni.

Ne esce, se le accuse fossero confermate, il paradosso di un imprenditore così ingenuo da pagare a un politico – Nicoli in versione genio del male – una supertangente per un’autorizzazione che sarebbe arrivata comunque, gratis e nei tempi auspicati.

Francamente, è difficile crederlo. Ci chiediamo come si possa continuare a chiamarsi fuori di fronte all’arresto di un dirigente dell’Arpa, che è agenzia di diretta emanazione regionale, all’arresto di un vicepresidente Pdl del Consiglio già due volte assessore proprio all’ambiente, alla messa sotto accusa di un iter procedurale che è di stretta competenza della Giunta.

Cosa serve ancora perché Formigoni la smetta di nascondersi dietro il paravento delle responsabilità personali? La responsabilità penale è personale, e su quella sta lavorando la magistratura. Ma la responsabilità politica coinvolge un sistema di potere, che nel Presidente della Regione ha il suo vertice.

Tanto più che l’elenco di esponenti del centrodestra in enti regionali, Consiglio e Giunta indagati, citati, coinvolti a diverso grado in vicende giudiziarie è ormai impressionante.

Ci mancherebbe che Formigoni si opponga, come peraltro ha invece fatto sul San Raffaele, all’istituzione di una commissione d’inchiesta, per la quale avvieremo da subito l’iter.  Certo è che la sola presenza in contemporanea di due organi speciali – mentre le indagini sia sul versante sanità sia su quello dei rifiuti paiono solo all’inizio – molto ha da raccontare dei problemi politici di questa Regione.

A noi sembrano enormi. Al punto da continuare a ritenere opportuno che Formigoni rassegni al più presto le sue dimissioni”.

Il povero lodigiano Daccò e la sua banca (impopolare)

«La consultazione dell´Anagrafe tributaria ha evidenziato che Daccò, dal 2001, non ha mai dichiarato redditi imponibili in Italia né all’estero». E risiede a Londra dove i cittadini “non dom”, cioè i non residenti, non pagano le tasse. La figura dell´imprenditore Pierangelo Daccò emerge dalle carte dell´indagine milanese sull´ospedale San Raffaele. A lui viene contestato il reato di concorso in bancarotta, per aver distratto attraverso presunte false consulenze circa 3,5 milioni di euro. Una delle ipotesi degli inquirenti è che fosse un collettore di denaro, soprattutto contante, da girare ad alcuni referenti politici. Il suo nome è stato spesso accostato a quello del governatore della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, non fosse altro che per la loro amicizia che, come ha confermato ieri lo stesso Formigoni in una intervista a la Repubblica, dura da vent´anni. Tra le banche preferite, per ragioni anagrafiche, vi è proprio la Popolare di Lodi (il nome di Erika Daccò è stato trovato nelle agende di Gianpiero Fiorani), ma la più importante è la Unicredit (80 rapporti). L´immobiliarista della famiglia è la moglie con 14 appartamenti in quel di Lodi e due case a Bordighera. Ma gli inquirenti sono pronti a scommettere che attraverso fiduciarie possieda il Residence Baia delle Ginestre a Teulada, alcune case ad Arzachena e una villa a Bonassola. Più una barca (e forse altre due), il Mi Amor, sul quale è stato fotografato con Formigoni. Su Repubblica la vergognosa storia di un’Italia e una Lombardia (e un lodigiano) che offende l’intelligenza, oltre che infrangere le regole.

Costi della politica e il balbettio di Formigoni

dalle 14.30 liveblogging in aula per ascoltare la relazione di Formigoni su rifiutopoli, tangenti, taglio dei vitalizi e costi della politica.


Gilioli sulla manovra

Confesso che mi ha rubato le parole. Su quello che non c’è nella manovra e che nonostante le lacrime in mondovisione non è potabile. “Quello che non c’è insomma è il coraggio di cambiare passo, di mostrare una nuova visione, una cultura diversa, un’ipotesi alternativa di futuro. E quello che non c’è mi sembra, purtroppo, più importante e brutto di quello che invece c’è.”

Intanto Lodi brucia

Non bastavano i roghi nel campo del ciclo dei rifiuti (se ne sta occupando la DDA di Milano) adesso bruciano le auto sottoposte a sequestro. Tutto bene, al solito. C’è l’ombra del dolo dietro il rogo che all’alba di sabato ha distrutto sei automezzi nel cortile dell’autofficina Baggi in via Selvagraca a Lodi. I vigili del fuoco non hanno trovato traccia di un particolare innesco ma sembra che il focolaio sia stato unico. Carbonizzate utilitarie, berline e un furgone; alcune vetture erano sotto sequestro da parte dell’autorità giudiziaria. Il rogo, che i vigili del fuoco hanno spento dopo due ore di lavoro, ha provocato danni per decine di migliaia di euro.

IL FATTO sulle nostre domande a Formigoni

da IL FATTO QUOTIDIANO

Lombardia, tutti gli scandali della Regione nelle dieci domande a Roberto Formigoni

Dopo l’arresto di Nicoli Cristiani, i consiglieri di Sel Giulio Cavalli e Chiara Cremonesi chiedono che il governatore risponda e si dimetta. Perché ormai sono tanti i suoi uomini (e donne) coinvolti in inchieste per corruzione, ‘ndrangheta, dossieraggio e “festini a luci rosse”

Le dieci domande per Roberto Formigoni, con richiesta di dimissioni, all’indomani dell’ennesimo scandalo che coinvolge la Regione Lombardia,con l’arresto per corruzione del vicepresidente del consiglio Franco Nicoli Cristiani, nella cui abitazione bresciana i carabinieri hanno trovato due buste con centomila euro in banconote da 500. Come fece a suo tempo Repubblica con Silvio Berlusconi, a reclamare risposte è Giulio Cavalli, consigllere regionale di Sel e attore teatrale impegnato sul fronte dell’antimafia e della legalità, insieme alla collega di partito Chiara Cremonesi. La più densa è l’ultima, che elenca impietosamente il gran numero di personaggi legati alla maggioranza formigoniana che sono finiti in inchieste di vario genere, dalla ‘ndrangheta alla corruzione al dossieraggio (qui le dieci domande integrali).

Eccola: “ChiriacoPezzanoPilello, figure di nomina regionale (coinvolti nell’indagine Infinito sulla ‘ndrangheta in Lombardia, ndr). CioccaGiammarioMinettiPuricelliRinaldin, consiglieri regionali. Ponzoni, segretario dell’Ufficio di Presidenza. BelottiRizzi, assessori regionali.Daccò, oltre che suo amico, suocero dell’assessore Buscemi“. Sono i nomi di tutti gli indagati o in qualche modo coinvolti “nei molteplici filoni di inchiesta in corso, che spaziano dai rapporti con la ‘ndrangheta alla corruzione e alla malasanità, dai festini a luci rosse al dossieraggio. Senza aprire i capitoli delle passate legislature, da Bombarda a Prosperini, da Pagnoncelli alla moglie diAbelli“. Fatta salva la presunzione d’innocenza di chi non ha ancora una sentenza definitiva, resta il problema politico, affermano Cavalli e Cremonesi: “Non crede, a questo punto, che sarebbe meglio restituire la parola agli elettori e dedicarsi con tutta calma alle primarie del suo partito?”.

Formigoni, al vertice della Regione da sedici anni, ha annunciato che lunedì sarà in aula per relazionare sulla vicenda di Nicoli Cristiani, che peraltro è relativa a materie di competenza regionale, come la gestione della cave e lo smaltimento dei rifiuti pericolosi, e ha portato all’arresto di un dirigente dell’Agenzia regionale per l’ambiente. “Ma per evitare che il presidente legga la sua relazione poi sfugga al confronto, noi le domande gliele vogliamo far arrivare in anticipo”, spiega Cavalli, che invita “Regione Lombardia e Arpa a costituirsi parte civile nel processo”.

Formigoni si è dichiarato “estraneo”, insieme alla sua giunta, alla vicenda Nicoli Cristiani: “Oltre all’arresto di un dirigente di un’agenzia del sistema regionale, oltre all’arresto del vicepresidente Pdl del Consiglio che è stato due volte assessore in sue giunte e che si dichiara tuttora in stretto contatto con lei”, chiedono Cavalli e Cremonesi, “oltre a un iter procedurale come la Valutazione di impatto ambientale che è di stretta competenza della giunta, può spiegarci che cosa serve ancora affinché vi sentiate chiamati in causa?”. E se l’iter della valutazione d’impatto ambientale alla discarica per amianto di Cappella Cantone, al centro dell’indagine, è stato “impeccabile”, come afferma il presidente, “dobbiamo credere che l’eventuale tangente sulla quale ruota l’impianto accusatorio sia stata pagata per un’autorizzazione che sarebbe arrivata con gli stessi tempi anche gratis?”

Il “questionario” entra anche nell’affare Expo2015. Formigoni ha affermato di “aver detto sì” a Nicoli Cristiani per l’incontro tra il sottosegretario Paolo Alli e un imprenditore che voleva partecipare a Expo. “Indipendentemente dal fatto che tale imprenditore sia identificabile nell’arrestato Pierluca Locatelli, dobbiamo dedurre che per la partecipazione a Expo esista una via differente dall’appalto pubblico, che passa da incontri tra le imprese e la giunta al fine di ottenere un placet politico?”.

Infine, la stoccata al cuore del sistema formigoniano, la sanità: “L’arresto di Nicoli Cristiani arriva a pochissimi giorni da un’altra inquietante vicenda che ha lambito Regione Lombardia con il fermo di Pierangelo Daccò, intermediario tra l’ospedale San Raffaele e il Pirellone. Nonché suo personale amico di lunga data. Come pensa di arginare il millantato credito presso di lei di personaggi di dubbia moralità che le sono vicini?”.

Il centrosinistra inadeguato che ama Monti

Prendi Monti e taci di Alessandro Gilioli

Onestamente, non credo che i vertici del centrosinistra abbiano poi tutti questi titoli per storcere il naso di fronte alla manovrona di Monti.

Voglio dire, ce l’avrebbero (eccome) se almeno a partire dallo scorso agosto – quando la pentola è esplosa – ci avessero proposto limpidamente una ricetta economica fortemente alternativa non solo ai pasticci ubriachi con cui B. e la sua banda Bassotti hanno incasinato tutto fino a soccomberne, ma anche agli ukaze ultrà del neocapitalismo mondiale.

Se ci avessero detto ad esempio con quali strumenti provare ad azzannare alle caviglie gli speculatori, a ingabbiare gli evasori e a far piangere i grandi privilegiati – ma magari anche quale modello complessivo di società proporre ai cittadini dopo il fallimento a livello globale del greedy capitalism e a livello locale di quel mix di promesse per tutti e cricca per pochi in cui si è risolto il berlusconismo

Invece, niente: un po’ per paura di scontentare qualcuno, un po’ per timore di polemiche interne, ma soprattutto perché dal tempo delle ideologie assolute si è rapidamente passati alla pura gestione del presente, senza incrociare il rischio di migliorare un po’ il mondo.

Quindi, beccarsi Monti e tacere.

Almeno finché non si riesce a esprimere una proposta chiara di futuro (e pure di programma, di coalizione, di leader).

Insomma, almeno finchė non si diventa capaci di fare il proprio mestiere.

Sgarbi e Feltri strisciano e chiedono scusa a Caselli

Mi sono così reso conto che i fatti da me riportati in merito a quei processi non corrispondevano al vero  e che le fonti delle notizie in cui riponevo piena fiducia, si erano rivelate inattendibili.  Di quanto è accaduto, e dell’offesa arrecataal dottor Caselli, magistrato noto per l’estrema correttezza e indipendenza, mi rammarico sinceramente. Il dottor Caselli prendendo atto della precisazione e del pieno riconoscimento della sua correttezza e della sua professionalità, provvederà a rimettere la querela nei confronti miei e del Direttore, che sottoscrive questa dichiarazione. Vittorio Sgarbi Vittorio Feltri 

Incredibile ma è tutto vero.