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don verzè

Caro Don Verzè ti scrivo

Le lettere tra Formigoni e Don Verzè sono piene di informazioni utili a capire una rete di relazioni. “Caro Roberto – scrive Don Luigi – come ti affermai anche quest’anno chiudiamo con un passivo di 35 miliardi (di lire) non costringermi a provvedimenti traumatici le cui conseguenze lascio alla tua immaginazione”. La risposta di Formigoni non si fa attendere: “Carissimo don Luigi, ritengo il tuo giudizio… un po’ ingeneroso…”. Segue l’elenco dei favori fatti dalla Regione all’ospedale milanese: accreditamente non regolare di posti letto con il servizio sanitario, rimborsi discutibili, norme e regoamenti convezionati “artorialmente” per fare guadagnare di più il San Raffaele. Ma torniamo al virgolettato, che si riferisce al lotto IV del San Raffaele dedicato alle malattie cardiache: “L’Istituto, pur non autorizzato, ha esercitato attività sanitaria in regime di accreditamente e di solvenza(…) Abitualmente in questi casi, prima si dispone l’interruzione delle attività e poi eventualmente si attiva l’iter per il rilascio dell’autorizzazione”. E ancora: “Nella fase di accreditamento di Ville Turro si è consentita la trasformazione di posti letto di psichiatria in riabilitazione.. per ottimizzare la fatturazione delle prestazioni rese… La tariffa è più remunerativa”. Ultima frase di Formigoni: “E’ stato un susseguirsi di tentativi di trovare soluzioni a problemi, ovviamente nel rispetto delle leggi”. Ovviamente. In commissione d’inchiesta ci sarà da divertirsi.

Quella sporchissima enclave: il San Raffaele

La mattina del 18 luglio, Mario Cal, il manager della sanità privata più potente d’Italia, entra nel suo ufficio e si spara. Cal non è un manager qualunque, è il fidatissimo braccio destro di Don Luigi Verzè, il fondatore del San Raffaele, l’impero della sanità convenzionata, sepolto da un miliardo e mezzo di debiti. Il suicidio di Mario Cal, però, sembra solo uno dei misteri. Cosa c’è dietro il disastro finanziario che rischia di mandare in frantumi l’ospedale privato più importante del Paese? Perché migliaia di dipendenti rischiano di perdere il lavoro? Le cause della morte e della voragine finanziaria vanno cercate nei paesi di mezzo mondo. Coperto dalla nebulosa legislazione che circonda le fondazioni e il loro controllo, il gruppo di don Verzè, che governa un reticolo impressionante di società, ha investito milioni di euro in attività insospettabili come strutture alberghiere e piantagioni di mango e uva in Brasile. L’inchiesta di Alberto Nerazzini che per Report è andato fino a Salvador de Bahia, dove si trova il quartier generale del prete manager, prova a ricostruire una vicenda intricata che ogni giorno che passa riserva nuovi capitoli e apre scenari sorprendenti, a cominciare dai rapporti tra Don Verzè e i vertici dei servizi segreti. All’interno della storia spuntano imprenditori discussi che con movimentazioni di denaro, hanno consentito a tutto il sistema di reggere. È il caso della famiglia Zammarchi titolare della Diodoro e della Metodo, le due società che al San Raffaele fatturavano costi anche 5 volte superiori a quelli standard. Ma con quale scopo? Per drenare denaro e creare fondi neri? Per pagare i politici? La magistratura che sta tentando di sbrogliare i fili di questa complicata matassa indaga e arresta Daccò, l’uomo ombra della sanità lombarda, vicino al governatore Formigoni. Ma è solo l’inizio di un’indagine che deve inseguire fiumi di denaro finiti nei conti di società off shore. Per arrivare a scoprire la verità di uno dei crac più misteriosi della storia del nostro Paese bisogna però scoprire chi è veramente Don Luigi Verzè e cosa si nasconde dietro la sua impenetrabile comunità religiosa: l’associazione dei Sigilli. Ma soprattutto si deve scoprire qual è stata, per decenni, la sua rete di amicizie e protezioni. La puntata integrale sarà visibile online da domani . Martedì 13 dicembre alle 15 videochat con l’autore Alberto Nerazzini.

Formigoni amico del San Raffaele (a sua insaputa)

Comunione e liberazione, l’ex assessore Antonio Simone, Roberto Formigoni in persona: questo è il mondo di rapporti in cui si muovevano i vertici del San Raffaele, che proprio dalla Regione presieduta da Formigoni ricevevano i finanziamenti per l’attività sanitaria. Questi poi servivano a pagare i fornitori. Tutte le cose che Formigoni si ostina a non spiegare le leggete qui. Intanto la nostra proposta di una commissione d’inchiesta comincia a prendere piede.

Ma dai

Ombre sul maxi buco dell’Istituto milanese. Il Corriere della Sera parla di undici milioni di euro inghiottiti da una società a un’altra e rivela le operazioni sospette di don Luigi Verzé, il fondatore dell’ospedale milanese, e Mario Cal, il vice suicida. Spuntano tangenti ai politici in cambio di favori e di una diffusa prassi a gonfiare le fatture dei fornitori per creare una disponibilità extra. Tantissimi soldi fuori confine che in trent’anni avrebbe alimentato conti esteri ben coperti, in parte per uso “istituzionale”, in parte personale.

Don Verzè, si spari

“Alla fine mi dissero: non si faccia intimorire dal cardinale Montini. Deve solo temere che la sua opera faccia fallimento”. Io dissi: “E se fallisco?” Uno dei due mi disse: “Se fallisce, un giorno prima si butti dalla finestra del quarto piano”.”
E l’altro?
“L’altro disse: “Meglio che si compri subito una pistola e prima di fallire si spari”. Santa Madre Chiesa! Sacro Dicastero!”
Non ci credo. Le hanno consigliato di suicidarsi?
“E’ la verità. Come si fa a non dire la verità?”

Don Verzè intervistato da Claudio Sabelli Fioretti qui.