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Pensa a Loredana Lipperini in Europa

Sarà che continuo ad essere convinto che ci sia bisogno di cultura politica (cultura, politica e di cultura politica) ma in questa campagna elettorale per le lezioni europee non si può non notare per l’ennesima volta una programmata sparizione dei contenuti e una rampante onda di accuse, bisticci da cortile e i soliti colpetti bassi da particella dell’oratorio. Anche per questo ho deciso di limitare le mie uscite elettorali a pochi fidati amici prediligendo i candidati a sindaco che si assumeranno il dovere di amministrare la crisi piuttosto che le città. Qualche giorno fa avrei dovuto partecipare all’incontro elettorale organizzato su Milano per Loredana Lipperini. Non sono riuscito ad arrivarci per diversi motivi ma tengo a rendere pubblica la mia predilezione per Loredana e ciò che rappresenta: una figura culturale a tutto tondo che non rinuncia all’impegno politico come percorso (accidentato, velenoso e a volte infame, vedi Loredana?) verso la bellezza. Leggete il suo ultimo post:

Questa campagna elettorale, dunque.
Dove sento parlare di vittorie, di derby, di avversari da annichilire. Ma dove non sento parlare di progetti, e tanto meno di progetti europei.
Questa campagna elettorale, dunque.
Dove scatta una annoiata voglia di sangue da parte dei molti che si accingono a guardare i talk show con l’account twitter già aperto per commentare battuta dopo battuta.  Pollice su e pollice giù, come ai vecchi, vecchissimi tempi.
Questa campagna elettorale, dunque.
Dove si sgomita per una poltrona in un salotto televisivo. Dove si punta a un rialzo che in realtà è un ribasso, convinti che la visibilità sia non un valore, ma IL valore, e non importa cosa ci metti dentro quella visibilità ottenuta, e quali progetti, e quali obiettivi.
Questa campagna elettorale, dunque, non è la mia.
La mia è anomala e verrebbe bocciata da ogni comunicatore, figurarsi. Si svolge nelle librerie e nei luoghi frequentati dai lettori (ma anche nei mercati, ma anche nei circoli di quartiere). E’ fatta di racconti e, magari, di utopie. In una parola: non è in nulla diversa da quanto ho detto e scritto negli ultimi dieci anni. Semplicemente, è confluita in un progetto.
La mia campagna elettorale è un manifesto. Perché delle battutine spiritose e delle risse e del tutti contro tutti, grazie, faccio a meno.
La mia campagna elettorale è qui. Nel manifesto di Culture Action Europe che faccio mio, virgole incluse. E che mi impegno ad attuare: sia nel caso venissi eletta, sia in caso contrario, nel mio lavoro quotidiano. 

Questa campagna elettorale, dunque, fatta di persone, di incontri vecchi e nuovi, di case in cui dormo, di stanze che conosco, è la campagna elettorale più bella che potessi immaginare. Servirà? E’ già servita, e molto.

Ecco, per un manifesto culturale europeo che sia serio e sincero stamattina mi sono detto: pensa a Loredana in Europa come ci farebbe bene a noi operatori culturali qui in Italia. E in Europa, a volere essere coraggiosi.

Per Renzi è un referendum

Alla fine come potevamo immaginare Matteo Renzi ha deciso di trasformare la campagna elettorale per le elezioni europee in un altro referendum su sé stesso. Poco male se non fosse che il gesto, al di là dell’amor proprio che di sicuro a Renzi non manca, non tiene conto del fatto che queste elezioni e questa Europa stiano entrando sempre di più nel condizionamento economico e sociale della quotidianità di tutti: anziani, imprenditori, agricoltori, artigiani e più di tutti i disoccupati. La scelta di Matteo Renzi proprio per questo è antipatica ma soprattutto ingiusta: queste elezioni dovrebbero essere il passaggio fondamentale di una nuova alfabetizzazione all’Europa e invece finiscono in show.

Poi succederà che per “mascariare”, delegittimare e isolare gli avversari senza dovere affondare nei contenuti diranno che gli euroscettici sono pericolosi. Ah sì, è già successo: mettere insieme in un unico calderone chi vorrebbe disfare l’Europa con chi è scettico con questa Europa solidale solo tra sodali.

Siamo già avanti.

L’ignoranza dei Giovani Democratici di Bruxelles

Considerare “euroscettico” Tsipras al pari di Lega Nord e Alba Dorata. A volte i banali hanno bisogno di banalizzare per sentirsi a proprio agio.

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Aggiornamento alle 21.17. Mi scrive la “responsabile” Elisa Lironi:

In quanto GD Bruxelles, vi chiedo sinceramente scusa se questa slide ha urtato le sensibilità, causando un grande malinteso di cui mi assumo la responsabilità. Questa slide era stata presentata semplicemente per spiegare che non tutti i partiti euroscettici sono uguali. Infatti quando abbiamo menzionato Syriza, abbiamo spiegato che è parte dei partiti euroscettici che non sono completamente contrari all’UE ma vogliono semplicemente che l’UE sia diversa e migliore di quella che è adesso, e gli argomenti utilizzati sono ben diversi da quelli dei partiti come la Lega Nord o l’Alba Dorata. La presentazione era stata fatta per analizzare il motivo per il quale oggi i cittadini non si fidano più dell’UE e qual è l’alternativa che vogliamo proporre in quanto PD/PSE. Ancora una volta ci scusiamo e spero di aver chiarito il contesto in cui era stata presentata questa slide.

Grazie per la spiegazione. E per le scuse che le fanno onore nel tempo delle guerre a tutti i costi.

A proposito di 8 marzo: per l’Europa l’Italia sulla legge 194 viola i diritti delle donne

Si parla di legge 194 e di una notizia che dovrebbe circolare infinitamente di più. La riporta il sito VOX, l’Osservatorio Italiano sui Diritti:

Lo dice un’importante sentenza del Comitato Europeo dei Diritti Sociali del Consiglio d’Europa, che ha ufficialmente riconosciuto che l’Italia viola i diritti delle donne che -alle condizioni prescritte dalla legge 194/1978 – intendono interrompere la gravidanza, a causa dell’elevato e crescente numero di medici obiettori di coscienza. Si tratta di un’importante vittoria, che arriva proprio oggi, data simbolica per la storia delle donne. Una vittoria, che porta anche la firma di Vox.

L’associazione non governativa che ha presentato il ricorso contro l’Italia, International Planned Parenthood Federation European Network, è stata assistita da Marilisa D’Amico, co- fondatrice di Vox e da Benedetta Liberali, tra le voci di Vox.

La legge 194/1978 prevede che, indipendentemente dalla dichiarazione di obiezione di coscienza dei medici, ogni singolo ospedale debba poter garantire sempre il diritto all’interruzione di gravidanza delle donne. Oggi purtroppo, a causa dell’elevato numero di medici obiettori, alcune strutture si trovano a non avere all’interno del proprio organico medici che possano garantire l’effettiva e corretta applicazione della legge. Il riconoscimento di violazione da parte dell’Europa mira a garantire la piena applicazione di una legge dello Stato, la 194, che la Corte costituzionale ha definito irrinunciabile.

La sintesi del reclamo la trovate qui.

Perché aderisco alla lista #Tsipras

La mia intervista a Matteo Marchetti:

Schermata 2014-02-26 alle 11.36.17di Matteo Marchetti

Giulio Cavalli, 36 anni, già consigliere regionale in Lombardia, noto alle cronache per il suo grande impegno antimafia, aderisce all’appello per la lista L’Altra Europa con Tsipras.

«In Italia – ci dice – abbiamo avuto in questi anni una sinistra “diffusa”, ma nel senso più deleterio del termine: incastonata in luoghi diversi, preda di istinti di autoconservazione, incapace di guardare lontano. E invece oggi serve uno sguardo europeo, uno sguardo d’insieme. Questa lista esce dalle logiche di quartiere e porta un approccio finalmente costruttivo sui temi europei».

Votare per l’Altra Europa significa rifiutare sia l’approccio mercatista delle “larghe intese” (Ppe e Pse), sia il populismo dei vari euroscettici, dalla Lega a Forza Italia, al M5S, e dall’Ukip a Le Pen. «Questo progetto rifiuta quel “non c’è alternativa” che ci affligge dai tempi della Thatcher e che è pericolosissimo, perché sclerotizza qualsiasi creazione e creatività politica. Abbiamo bisogno di Europa, ma di un’Europa che non sia solo direttorio finanziario. Ci serve un direttorio sociale, di apertura a nuovi diritti, alla modernità, e che metta in pratica un’economia che sia a misura d’uomo».

A chi, magari per qualche scoria del vecchio “voto utile”, potrebbe preferire il socialdemocratico tedesco Schulz, Cavalli dice: «Non credo che il Pse sia “il male”. Credo però che sia ora di smettere di scegliere il meno peggio, in un continuo ribasso che infliggiamo da soli ai nostri sogni. Schulz è uno che che, semplicemente, segue politiche che non sono le nostre; magari in modo empatico, ma rispetto a noi è un’altra cosa, e le azioni sue e dei suoi compagni di partito in questi anni stanno a testimoniarlo. Tsipras è uno che guarda nella nostra stessa direzione».

In questa Altra Europa, Cavalli ci crede davvero: «Questa lista nasce basandosi sulla fattibilità della speranza. Non siamo nella letteratura, o nell’utopia che poi deve tradursi nella realtà: siamo in una dimensione strettamente politica, ma che si avvicina a quelle che sono da tempo le nostre speranze. Non è vero che “non si può fare”. Votare Tsipras significa finalmente sovvertire il pensiero unico dei liberisti; un pensiero che, purtroppo, in Italia si è impadronito anche di buona parte del centrosinistra».

Un pensiero, in conclusione, a qualche esperienza del passato, magari anch’essa partita bene, ma che ha poi perso lo slancio iniziale: «Bisogna assolutamente evitare che i soliti capibastone cerchino per l’ennesima volta di sfruttare l’occasione per autoperpetuarsi. Negli anni passati altri progetti politici hanno commesso l’errore di propugnare idee nuove affidandole però alle stesse persone che per vent’anni hanno assistito impotenti alla deriva che oggi combattiamo. Per questo sono molto d’accordo con la decisione, in questa prima fase, di escludere dalle liste chi ha già avuto incarichi politici. C’è bisogno di gente nuova. E dico questo ben sapendo di autoescludermi».

Antiriciclaggio: sono d’accordo con AIRA

Una riflessione che condivido contro l’autoriciclaggio la propone Ranieri Ruzzante e, tra l’altro, “ce lo chiede l’Europa”:

L’appello del Procuratore Nazionale Antimafia merita non solo di essere raccolto ma, ove possibile, rilanciato. Le imprese possono essere vittime della mafia, ma essere altresì “della mafia”.

Ecco allora che si rende quanto mai necessario ciò che Aira propose ormai tre anni or sono nel suo “Libro Bianco sull’attuazione delle regole antiriciclaggio“. Urge una modifica alla legge antiriciclaggio che assoggetti le imprese commerciali di una certa entità agli obblighi di identificazione e registrazione della clientela. Sono convinto che le società quotate dovrebbero rientrare tra i soggetti obbligati al rispetto dei principi della Legge 231 del 2007. Ma come tutto questo? Ad esempio, identificando una soglia di fatturato (un milione di euro annui) e di attivi di bilancio (almeno 10 milioni annui) si potrebbero tracciare i rapporti con clientela e operazioni in entrata e in uscita con fornitori e clienti per importi pari o superiori ai 15 mila euro”.

Tutto ciò è necessario al fine di tutelare maggiormente le aziende che, sempre di più sono oggetto di “shopping” da parte di associazioni mafiose. E’ un rapporto perverso quello tra finanza lecita e criminalità organizzata: la crisi ha indebolito le aziende che, sole nella gestione del business appaiono inermi di fronte ad un fenomeno sempre più diffuso come quello di investimenti da parte di malavita. Sarebbe opportuno intensificare la presenza dello Stato attraverso un maggiore conferimento di poteri di polizia amministrativa e giudiziaria ai funzionari preposti al controllo. L’incentivo ad agire secondo le regole di mercato può arrivare sia da una maggiore presenza dello Stato, che spesso non ha risorse adeguate per proteggere gli imprenditori onesti, che dalla stessa collettività, indispensabile nel collaborare con le forze dell’ordine al fine di “ far rete” con i soggetti attrezzati al monitoraggio per operazioni finanziarie e commerciali che quotidianamente vengono poste in essere nel nostro Paese.

Tsipras: una lista necessaria

Le parole (condivisibili) di Fabio Mussi:

I-PROMOTORI-DELLA-LISTA-TSIPRASChe impressione ti ha ha fatto Alexis Tsipras? E perchè sceglierlo?

Tispras è una autentica personalità uno che ha testa politica. Il nostro interesse è nato dal fatto che in queste  elezioni per il Parlamento europeo ci troveremo davanti a due blocchi. Da una parte, certamente, una ondata di destra neo-nazionalista, populista, che si spingerà fino ai confini del neo-fascismo, e dall’altra le forze politiche di governo che probabilmente difenderanno questa Europa che si è rinsecchita, ristretta, che con le politiche di austerità ha provocato sulla società europea effetti simili a quelli di una guerra. Penso che sia utile avere una posizione come la nostra e di Tsipras di europeismo critico. Un europeismo intransigente. Su questo Tsipras è stato molto chiaro: noi siamo per l’Europa, un Europa larga che deve riformarsi profondamente.

Quindi aperta anche al dialogo…

Non solo può dialogare con quella parte dei partiti socialisti che vedono ormai l’impossibilità di continuare sulla strada imboccata con la guida di Merkel ed altri. Penso che una buona affermazione delle liste collegate a Tsipras può fare molto di più per aiutare a cambiare, per far maturare una svolta a sinistra di quelle forze in Europa, svolta inevitabile se il socialismo vuole avere un futuro.

Nelle accuse a Grillo facciamo i seri

Oggi leggevo Sergio Boccadutri nella pagina dell’attività istituzionale di SEL accusare Grillo di fare propaganda a pagamento perché

“Su internet sono facilmente reperibili le date e i prezzi di un tour a pagamento di Beppe Grillo in primavera che toccherà diverse città italiane proprio a ridosso delle elezioni europee, dal titolo non casuale, Te la dò io l’Europa”.

Io non amo i metodi di Grillo, non amo il suo linguaggio, non amo l’ignoranza esibita di alcuni suoi eletti e non amo lo svilimento della democrazia però non sopporto l’abbassamento del dibattito anche nel tentativo di demolirlo. Provo a spiegarmi: nel 2010 durante la mia campagna elettorale per le elezioni regionali in Lombardia alcuni esponenti del Popolo delle Libertà (a quel tempo Forza Italia si chiamava così) mi accusavano di fare politica nei miei spettacoli oppure di fare spettacoli nella politica. Ne ridevamo tutti. Insieme ci dicevamo quanto fossero vili nell’accusare le professioni intellettuali come conflitto di interessi. Poi è venuto il tempo di Celentano ma, a proposito di politica, già nel 1974 Gigi Proietti faceva politica negli spot per il NO all’abrogazione della legge sull’aborto (per i ficcanaso curiosi potete guardarvelo qui). Accusare Beppe Grillo di “fare propaganda a pagamento” è un attacco che non ha senso. Qualcuno mi dice “l’importante è che non faccia comizi” ma vi chiedo: se qualcuno vuole pagare i comizi di Grillo è un problema per la democrazia? No, non credo. Il tour di Grillo risponde a logiche commerciali e non a logiche politiche e in più non pesa sulle casse dello Stato. Io non amo Grillo ma non vedo gravità nei suoi spettacoli a pagamento nel Paese che finanzia Libero o Il Giornale. SEL che attacca Grillo nella sua attività attoriale (che può piacere o meno ma è “altro”) è una brutta caduta di stile. Prepari uno spettacolo Boccadutri, faccia un musical Renzi o prepari un circo Angelino Alfano, con soldi propri, con spettatori per scelta: questo sarebbe un Paese migliore.

Per il resto parliamo di politica, per favore. E la scelta della Boldrini di non dare spazio alle opposizioni è stata una pessima scelta.

Questo vi dovevo. Con tutta la mia lontananza da Grillo e dagli ultimi atteggiamenti di alcuni dei suoi.

Un bivio

Fare politica significa fare delle scelte. Decidere se si vuole prendere una direzione piuttosto che un’altra: parteggiare, insomma. Per questo sul #congressoSEL ho ripetuto e continuo a ripetere (da non tesserato: per chi mi chiede come mai non sono intervenuto) che al di là delle parole conta il percorso politico che si decide di intraprendere. Le terre di mezzo sono sempre pericolose, qui.