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“Profonda sintonia”

Caris­sime com­pa­gne e compagni,

Mi dispiace che i miei nume­rosi impe­gni non mi hanno per­messo di essere con voi nell’inaugurazione del vostro con­gresso. Il vostro con­gresso si svolge in un momento molto cri­tico per la nostra casa comune: l’Europa. Un’Europa che dopo un periodo ven­ten­nale di con­senso neo­li­be­rale è stata chia­mata di pagare il prezzo della recessione.

Per almeno quat­tro anni l’Europa del Sud è distrutta da una dura ed inu­mana poli­tica neo­li­be­rale, che ha fatto esplo­dere la disoc­cu­pa­zione a livelli record, ha impo­ve­rito gran parte della popo­la­zione, ha distrutto i diritti poli­tici, sociali, eco­no­mici e del lavoro che fino a ieri ave­vano con­si­de­rato invio­la­bili. I governi e le isti­tu­zioni euro­pee hanno appli­cato le poli­ti­che più anti­de­mo­cra­ti­che e anti­so­ciali dopo la guerra, col­la­bo­rando con avidi ban­chieri e spe­cu­la­tori dei mercati.

Quante gene­ra­zioni di ita­liani, greci, spa­gnoli, por­to­ghesi e irlan­desi dovremmo sacri­fi­care per pagare debiti impa­ga­bili, di rag­giun­gere impos­si­bili aggiu­sta­menti di bilan­cio e di sven­dere la nostra ric­chezza sociale a quelli che cer­cano di farci annul­lare qual­siasi dignità?

Milioni di per­sone pen­sano che la rispo­sta a que­sto mas­sa­cro sociale si trova nel ritorno al pas­sato, nelle trin­cee e nei sim­boli nazio­nali. Il nazionalismo,il raz­zi­smo, la xeno­fo­bia e il fasci­smo ritor­nano cer­cando di appiat­tire i migliori valori che abbiamo fatto sor­gere nel nostro con­ti­nente: l’umanismo, la soli­da­rietà e la giu­sti­zia sociale.

È arri­vato il momento di cam­biare que­sta Europa. È arri­vato il momento di rico­struire que­sta Europa.

Caris­sime com­pa­gne e compagni,

Voi sapete che il Par­tito della Sini­stra Euro­pea mi ha pro­po­sto come can­di­dato pre­si­dente della Com­mis­sione Europea.

La pro­po­sta pre­sen­tata da un gruppo di per­so­na­lità per una aperta e senza esclu­sioni unità della sini­stra e delle forze vive della società e degli intel­let­tuali rap­pre­senta una seria pos­si­bi­lità per cam­biare gli equi­li­bri nell’Europa del Sud e in gene­rale in Europa.

In Gre­cia abbiamo ten­tato di dare già una rispo­sta alla crisi pro­po­nendo l’unità delle forze, dei cit­ta­dini e dei movi­menti della sini­stra e non solo. Con grande umiltà stiamo accanto a tutti quelli che col­pi­scono le poli­ti­che neo­li­be­rali e lot­tiamo per non lasciare nes­suno solo di fronte alla crisi.

Il per­corso di Syriza in Gre­cia ci ha inse­gnato che l’unità della sini­stra con i movi­menti e i cit­ta­dini che sono col­piti dalla crisi rap­pre­senta il miglior lie­vito per il rovesciamento.

Vi auguro di cuore che il vostro con­gresso rap­pre­senti un punto di svolta nel ten­ta­tivo per la più ampia unità pos­si­bile delle forze della sini­stra e della società civile.

Dob­biamo fare tutti insieme un passo indie­tro per muo­vere insieme tanti passi in avanti por­tando nel Par­la­mento Euro­peo la rab­bia, il dolore, la resi­stenza e le pro­po­ste di tutti coloro che cer­cano di emar­gi­nare la crisi, il neo­li­be­ri­smo e il popu­li­smo. Dob­biamo por­tare il mes­sag­gio della costru­zione dell’Europa dei vec­chi e nuovi cittadini.

Cam­bie­remo l’Europa.

Con i miei saluti da compagno

Atene, 25.01.2014

Ale­xis Tsipras

Pre­si­dente di Syriza e vice­pre­si­dente del par­tito della Sini­stra europea

Per un contrasto europeo al crimine organizzato e alle mafie

per_un_contrasto_europeo_al_crimine_organizzatoL’eccellente lavoro di Sonia Alfano al Parlamento Europeo:

PER UN CONTRASTO EUROPEO AL CRIMINE ORGANIZZATO E ALLE MAFIE. Il 25 ottobre 2011 il Parlamento Europeo a Strasburgo ha approvato a larghissima maggioranza (584 favorevoli, 48 astenuti e 6 contrari) la risoluzione sul crimine organizzato nell’Unione Europea. Per la prima volta, anche grazie ai nuovi e ben più ampli poteri conferitigli dal Trattato di Lisbona, il  Parlamento Europeo affronta consapevolmente la questione della minaccia posta quotidianamente alle libertà e ai diritti dei cittadini dalle organizzazioni criminali e dalle mafie. Proprio così, dalle mafie. La risoluzione del Parlamento Europeo, di cui ho avuto l’onore e l’onere di essere relatrice, rappresenta un primo ma fondamentale passo di questo difficile percorso politico che ha come obiettivo l’affermazione della supremazia delle istituzioni e dei cittadini rispetto ai poteri criminali e mafiosi. Il Parlamento Europeo traccia un ambizioso piano politico, richiedendo alle istituzioni competenti una serie di misure e di interventi che disegnano una complessa azione di contrasto, con un approccio globale contestualmente repressivo e preventivo. La risoluzione propone le linee guida che a livello europeo dovranno essere seguite nel contrasto alle organizzazioni criminali.

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I forconi mi scrivono /2: Solo Dio

I FORCONI PENSIERO

AL PAPA

SOLO DIO PUO’ SCONFIGGERE SATANA. L’EURO E’ OPERA DEL MALE: ARRICCHISCE I RICCHI E IMPOVERISCE I POVERI. SUA SANTITA’ PUO’ INTERCEDERE PRESSO DI LUI E LIBERARCI DAL MALE. AMEN!

Martino Morsello
Presidente
Movimento dei Forconi
3286009880

Un Piano Marshall per la cultura

Il problema è che manca una leadership risoluta, la politica bràncola nel buio. Per i beni culturali italiani serve una sorta di Piano Marshall, in particolare nel Sud Italia che, insieme all’Emilia Romagna, di recente colpita dal terremoto, ha bisogno più di altre zone del Paese di un intervento. Il patrimonio storico del Sud si trova in uno stato di decadimento gravissimo a causa dei vari “appetiti” degli italiani. Tutto quello che è stato fatto per il Meridione è da idioti: Pompei è solo un esempio di questa idozia, l’Isola di Taranto, Bagnoli a Napoli e le pale eoliche in Sicilia (che potevano essere fonte di energia  e di sviluppo) sono altri casi di comportamento sbagliato che, nei decenni, ha rovinato il paese.
Solo l’Europa può salvare l’Italia, e in particolare il Sud, intervenendo con un vero e proprio piano per i beni culturali. Come dicevo, quello che non si è fatto fino a ora non è però colpa dell’Europa. A questo proposito si può dire che l’Europa è plumbea, ma l’Italia è idiota. Il territorio, la natura e il mare italiani potevano essere una ricchezza da valorizzare per lo sviluppo ma sono state lasciate a se stesse, mai curate né tantomeno riqualificate.

La proposta è di Philippe Daverio, qui.

La dignità dentro una lacrima, dietro al violino

Annichiliscono tutto il resto le lacrime della violinista durante l’ultimo concerto dell’orchestra sinfonica della televisione pubblica greca che chiude travolta dalla crisi. Dentro quelle lacrime c’è la sconfitta di una nazione che chiude il servizio pubblico (anzi, soprattutto: l’informazione pubblica) come scalpo di una crisi che è stata masticata dalla finanza europea, rigurgitata dagli economisti d’eccezione e poi risputata sui violini. Forse starò invecchiando io ma la differenza tra i grafici macroeconomici della Merkel & co. e l’inoffensiva disperazione di quel timido violino mi traccia la distanza tra la politica e la polis: l’incapacità di sentire e e farsi carico del dolore.

Ogni mattina, qui a Roma, c’è un anziano signore che all’ora del caffè arriva con passo lento ma certo nel bar, apre il frigorifero dei gelati e ci entra tutto fino alla spalla per prendere una bottiglia di latte commentando il rincaro di qualche centesimo e il caldo che prima non arrivava e ora è arrivato troppo presto. Poi stringe la borsa arricchita dal latte e ripercorre al contrario la sua strada come in un lunghissimo ralenti fino alla mattina successiva. Non si lamenta, l’anziano signore, non ha drammi visibili oltre a quella sua dignità che si sforza di rimanere a galla con tutta l’eleganza antica con cui si può combattere per i centesimi che servono per il latte che forse sarà per la sua moglie che non può uscire con questo caldo o per il nipote che ha appena accompagnato a scuola.

Guardando le lacrime della violinista greca e del suo violino mi è tornato in mente lui, il signore del latte, e quanto la dignità sia internazionale anche senza bisogno di lingue. E questa Europa che è comune nella disperazione e non riesce ad accordarsi su una speranza credibile. Nemmeno con i violini.

Il doppio “pacco” dall’Europa

Mentre discutiamo delle prodezze minorili di B., delle Epifanie nel PD e delle diarie grillesche l’Europa decide:

Il Consiglio Europeo ha approvato oggi il cosiddetto “two-pack”, un insieme di provvedimenti finalizzati a rafforzare la governance economica dell’Eurozona. In particolare è previsto un rafforzamento del monitoraggio e della valutazione dei budget dei Paesi dell’Eurozona, con una maggiore attenzione verso quelli sottoposti a procedura per eccesso di deficit. Prevista anche una ulteriore sorveglianza degli Stati membri minacciati da serie difficoltà finanziarie o che abbiano richiesto un’assistenza economica. Le proposte sono state presentate dalla Commissione nel novembre del 2011 a seguito dell’adozione delle misure note con il nome di “six-pack”. L’accordo con il Parlamento europeo è stato raggiunto il 20 febbraio del 2013.

E’ previsto che il 15 ottobre di ogni anno ogni Paese membro presenti all’Unione il proprio budget per l’anno successivo e, se questo dovesse presentare scostamenti eccessivi dagli obblighi di budget previsti dal Patto di stabilità e crescita, la Commissione chiederà una revisione del documento presentato. Ogni Stato membro che sia sottoposto a forte stress finanziario o abbia ricevuto un supporto precauzionale sarà sottoposto a una maggiore sorveglianza. I Paesi membri che ricevano un supporto economico Ue (non precauzionale) e non vengano incontro ai requisiti di budget saranno anche soggetti a un piano di correzione macroeconomica.

Una conversazione, un dibattito o delle analisi sulla politica economica europea forse ci farebbe bene al di là del gossip. Perché c’è un’Europa sopra le nostre teste e degli incompetenti a (non vigilare).

Gli altri ripensano il lavoro. E noi no.

Albino_Lucatello_Mondine_al_lavoroQuando nel 2009 la GlaxoSmithKline annunciò che avrebbe chiuso il suo impianto a Sligo, in Irlanda nord-occidentale, i dipendenti rimasero per un po’ sotto choc. Erano increduli, mai avrebbero pensato che sarebbe toccato a loro. Fu un trauma simile a migliaia di altri che in questi anni si sono propagati fra i Paesi colpiti dalla crisi del debito. 

Quello stabilimento farmaceutico esisteva dal 1975, quando fu aperto dal gruppo tedesco Stiefel, e niente di tutto quello che stava accadendo in Irlanda sembrava doverlo interessare così da vicino. I 180 operai e tecnici vedevano bene che l’economia nazionale si stava piegando sotto il peso della bolla immobiliare e bancaria, ma Sligo credeva di vivere in un altro pianeta. In fabbrica dominava l’idea che quel posto fosse troppo importante per essere toccato: un impianto tradizionale, una struttura paternalistica e con poche opportunità, ma se non altro un posto per la vita. Fino all’annuncio dei nuovi azionisti di Glaxo. 

Passano tre anni e ora la casa madre fa sapere che ha cambiato idea: Sligo non chiude, ma verrà riconvertita alla cosmetica. Nei tre anni fra i due annunci – dalla chiusura al rilancio – i dipendenti hanno affrontato una trasformazione emblematica di una certa Europa in recessione almeno quanto lo fu l’incapacità iniziale di capire cosa stava accadendo. La crisi poteva investire professionisti specializzati, non solo i manovali della porta accanto. A Sligo, i manager e gli addetti hanno deciso di non cedere facilmente. Si sono impegnati a incontrarsi ogni mese per fare il punto e discutere gli intoppi di produzione, per migliorare insieme. In poco più di due anni la quota di lotti difettosi è scesa dal 5% all’1,5%, l’assenteismo dal 4% al 2%, i casi di perdita di tempo in fabbrica dal 6 all’1%. La produttività è salita del 40%, ha riconosciuto la Glaxo. Prima ancora che l’Irlanda uscisse dalla recessione, tutti i posti erano salvi.

Quella di Sligo è una storia a lieto fine di un’Europa in viaggio dal mondo di prima, quando il debito copriva ogni inefficienza, a un sistema per molti versi più duro: capace però di creare lavoro, competenze, tenuta delle imprese su basi più sane. Non tutte le vicende hanno lo stesso lieto fine, ma alcune contengono semi esportabili anche in altri Paesi colpiti dal contagio. Sempre in Irlanda, nel settore dell’ottica alcune imprese hanno ridotto l’orario e la paga fino al 40%. Per anni si è lavorato solo tre giorni la settimana, ma tutti. Nessun posto è andato perso e il ritorno della domanda dall’estero ha riportato gli addetti verso salario completo e a tempo pieno. Anche il governo di Dublino ha offerto un’idea che a molti in Italia parrebbe lunare: i disoccupati vengono mandati in fabbrica o negli uffici a fare «tirocinio» – a lavorare – finanziati dall’assegno di mobilità del governo più un indennizzo di 50 euro al mese. Chi ha perso il lavoro non perde contatto con il mondo produttivo, mentre le imprese integrano manodopera gratis e aumentano così la competitività. 

Non che in Italia non esista qualcosa di simile, ma si consuma nell’illegalità e nella corruzione. Nel Mezzogiorno non è raro che certi sindacalisti chiedano all’imprenditore il 10-15% del costo dell’ultima busta paga di un cassaintegrato, che resta in azienda a produrre, in cambio della garanzia che non ci sarà ispezione dell’ufficio del lavoro.

Dal Corriere.

Dice Umberto Bossi

1secessione421402122-178709In un’intervista a Repubblica che se vince Maroni il nord si stacca dal resto d’Italia. Non mi interessa discutere la visione pervertita e anticostituzionale di uno “sparito” della prima Repubblica quanto constatare che la visione di fondo della proposta politica di Maroni sia questa, senza troppi fronzoli. E quanto noi dovremmo essere semplicemente senza fronzoli nel raccontare la visione di un’Europa in cui l’Italia si presenta tutta insieme e contro le politiche economiche europee di questi ultimi anni. Perché il Maroni che critica la Merkel vuole diventare la Merkel per il resto d’Italia. E si contraddice da solo. Non è difficile. Davvero.

Legge 40: i paradossi sul corpo delle donne

L’Europa ancora una volta mette impietosamente in luce i drammatici paradossi della legge italiana. In questo caso ad essere nuovamente messa in discussione è la legge 40 che viene in parte bocciata dalla Corte Europea perché lederebbe il diritto al rispetto della vita privata e familiare. A scoperchiare il pentolone è una coppia che dopo il pronunciamento di oggi dovrà essere risarcita dallo Stato con 15mila euro per danni morali e 2.500 euro per le spese legali.
Il nocciolo della questione è all’interno della normativa nel punto in cui si sancisce l’impossibilità per una coppia fertile, ma portatrice sana di fibrosi cistica di accedere alla diagnosi preimpianto degli embrioni, quando un’altra legge dello Stato permette alla coppia di accedere ad un aborto terapeutico nel caso in cui il feto fosse affetto da fibrosi cistica. Semplificando nel nostro Paese la donna deve prima farsi impiantare l’embrione, successivamente si può verificare se è affetto da fibrosi cistica e in caso accedere ad un aborto terapeutico con i conseguenti disagi fisici e psicologici per la donna.
Si riapre per l’ennesima volta una discussione che una volta per tutte dovrebbe essere affrontata con serietà e senza strumentalizzazione politica. Temi tanto delicati non dovrebbero essere utilizzati per assicurarsi bacini elettorali ed è per questo che ci auguriamo che l’attuale Governo attui immediatamente provvedimenti concreti che possano correggere le linee della legge 40 in previsione di una riscrittura da parte di un nuovo esecutivo politico e non tecnico.

Lo scrive Monica CeruttiE, come va di moda, ora ce lo chiede l’Europa.