Vai al contenuto

legalità

Teatro civile al Nebiolo: un viaggio negli inferi per capire la ’ndrangheta

Alla domanda più difficile («Cos’è la ’ndrangheta?») risponde che «mi sono serviti 80 minuti per tentare una spiegazione», nel documentario firmato con Enrico Fierro La Santa. Viaggio nella ’ndrangheta sconosciuta. Ma sul palco del Nebiolo sabato sera, per il primo degli incontri del Centro di documentazione per il teatro civile, Ruben H. Oliva, pungolato dagli interventi di Giulio Cavalli, fa un tentativo e traccia il ritratto di «un mondo che è capitalismo dentro il capitalismo, in cui la ’ndrangheta è un prestatore di servizi per i cartelli messicani del traffico di cocaina con un fatturato da 50 miliardi di euro». La metastasi di un cancro senza più centro ormai, con filiali in tutti i continenti, tanto che «sarebbero le ’ndrine sparse in tutto il mondo a continuare gli affari, se per assurdo si riuscisse a cancellare il fenomeno in Italia». Un’ipotesi remota, anche perché quel «club di potenti» che conta più di 5 milioni di affiliati nel mondo si affida al legame più difficile da tradire, quello di sangue. Rinunciare alla “Santa”, significa perdere tutto, anche la famiglia. E se il pentitismo dunque non è un problema per questa mafia, che è diventata la più forte e la più agguerrita militarmente, «c’è anche da dire – sottolinea ancora il giornalista di Diario, tra i fondatori di Radio Popolare, firma prima del Giorno, per poi arrivare al Secolo XIX e a Repubblica — che il sistema ’ndrangheta è, al tempo stesso, atavico e tecnologicamente avanzato». Nei rifugi dell’Aspromonte, tra le vecchie case di San Luca, luogo da cui tutto nasce e ancora annuale sede di incontro per la cupola calabrese, gli uomini di ’ndrangheta si muovono indisturbati. Usano videoconferenze, Skype (comunicazioni vocali tramite internet, ndr) e telefonate cifrate, si prendono gioco degli sforzi delle forze dell’ordine e godono di un’impunità guadagnata con il silenzio figlio della paura instillata in 50 anni di storia. In molti territori le ’ndrine sono alla terza generazione e i figli dei boss vanno all’università, «ma fanno Economia alla Bocconi e vanno al Mit di Boston a completare gli studi – spiega ancora Oliva -. Il vero dramma sono gli affari proposti alla mafia da quel pezzo di società che vuole godere di un patrimonio che è pari al 3,5 per cento del Pil. Soprattutto in momenti di crisi come questo che stiamo attraverso, la criminalità organizzata è l’unica ad avere i capitali. E allora l’imprenditoria pulita e insospettabile comincia a fare gli interessi della ’ndrangheta, i capitali neri vengono riciclati e l’economia è drogata». Attonito il pubblico davanti alla proiezione di una parte del documentario e alla testimonianza fiume di Oliva («una delle voci più autentiche che potessimo avere per quella che mi piace definire una “riunione condominiale contro l’ndrangheta”» ha commentato Cavalli che ha anche annunciato la nascita di un coordinamento provinciale per la legalità, fatto insieme alle associazioni del territorio). Un modo per contarsi, una reazione civile che, secondo l’esperienza di Oliva è il peggior incubo dell’ndrangheta. «Se con la politica si trova un accordo – ha chiuso il giornalista – , il timore di questo comitato di potere è che la gente dei territori in cui si sono insediati alzi la testa e scenda in piazza».Rossella Mungiello

DA IL CITTADINO L’ARTICOLO QUI

Domenica 29 novembre Giulio Cavalli con Carlo Lucarelli a POLITICAMENTE SCORRETTO

Dal 27 al 29 novembre 2009, torna a Casalecchio di Reno la sfida civile di Politicamente Scorretto.
Dibattiti, testimonianze, reading, proiezioni, laboratori, bookshop per affrontare le vicende più oscure della nostra storia con la sola arma della cultura.
Tra i partecipanti: Don Luigi Ciotti, Concita De Gregorio, Giulio Cavalli, Lella Costa, Gianrico Carofiglio, Pina Maisano Grassi, Gian Carlo Caselli, Roberto Scarpinato, Claudio Gioè, Alberto Spampinato.
In collaborazione con Carlo Lucarelli e Libera Associazioni, Nomi e Numeri contro le mafie.
Disponibile il programma completo della tre giorni di eventi


Venerdì 27 novembre

Teatro Comunale A. Testoni – ore 9.30

Ha un futuro la memoria?

Incontro con Pina Maisano Grassi (vedova di Libero Grassi)
Introduce Paola Parenti (Presidente Casalecchio delle Culture
Appuntamento riservato agli studenti delle scuole secondarie

Il primo piatto della legalità

Venerdì 27 novembre
Melamangio e Concerta prepareranno per oltre 10.000 bambini e ragazzi di Casalecchio di Reno, Zola Predosa e altri 9 comuni delle provincie di Bologna, Modena e Ferrara, un piatto esclusivamente a base di prodotti di Libera Terra.
In collaborazione con Melamangio e Concerta

Casa della Conoscenza – ore 15.00

A schiena dritta

OSSIGENO-Osservatorio nazionale sui cronisti minacciati e le notizie oscurate
Intervengono: Alberto Spampinato (giornalista, fondatore di Ossigeno), Roberto S. Rossi (giornalista, autore del documentario Avamposto sui giornalisti minacciati in Calabria), Mauro Sarti (giornalista e docente).
Workshop sui temi dell’informazione e del giornalismo civico, a cura di Blogos Web Radio e TV
Materiali di approfondimento disponibili sul sito web del Blogos
Iscrizione gratuita obbligatoria (051.598243 – info@casalecchiodelleculture.it)

Sabato 28 novembre

Teatro Comunale A. Testoni – ore 10.30

Rispettare le regole conviene?

Incontro con Giancarlo Caselli
(Procuratore della Repubblica di Torino)
Introduce Paola Parenti (Presidente Casalecchio delle Culture)
Appuntamento riservato agli studenti delle scuole secondarie di II grado

Casa della Conoscenza ore 15.00
Segui la diretta video

Bologna incontra Genova

Intervengono gli scrittori: Bruno Morchio, Antonio Caron, Giampiero Rigosi, Alfredo Colitto, Gianfranco Nerozzi, Silvano Rubino
Coordina: Marco Bettini

A seguire

Sbirri e detectives

Segui la diretta video
Intervengono gli scrittori e giornalisti: Carlo Bonini, Piergiorgio Di Cara, Simona Mammano, Giacomo Gensini, Michele Giuttari.
Coordina: Carlo Lucarelli

A seguire

Cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria di Casalecchio di Reno a Carlo Lucarelli

Intervengono: Simone Gamberini (Sindaco di Casalecchio di Reno), Antonella Micele (Presidente del Consiglio comunale)

ore 21.00
Segui la diretta video

Ce ne ricorderemo di questo maestro
Tributo a Leonardo Sciascia a vent’anni dalla scomparsa

Reading in musica a cura di Elisa Dorso e Ilaria Neppi
Interventi musicali di Carlo Lojodice e Guido Sodo
con la partecipazione straordinaria di Rita Botto Letture di: Bruno Cappagli, Michele Collina, Alfonso Cuccurullo, Giacomo Gensini, Claudio Gioè, Carlo Lucarelli, Bruno Morchio, Simona Mammano e altri…

Domenica 29 novembre

Segui la diretta video
Casa della Conoscenza ore 10:30

Musica contro le mafie

Dialogo in diretta video tra Politicamente Scorretto – Casalecchio di Reno (Bo) e MEI – Meeting Etichette indipendenti – Faenza (Ra)
Intervengono: Salvatore De Siena (Il Parto delle Nuvole Pesanti), Daniele Comberiati (scrittore), Massimo Ghiacci (Modena City Ramblers), Danilo Chirico (scrittore e fondatore Stop ‘Ndrangheta), Lucariello (musicista, autore di “Cappotto di Legno”), Loris Mazzetti (giornalista Rai)
Coordina Marco Ambrosi (Ramsazizz)

A seguire

Un appello Politicamente scorretto

Intervengono: Roberto Alfonso (magistrato), Anna Canepa (magistrato), Gianrico Carofiglio (scrittore e parlamentare), Giulio Cavalli (attore), Don Luigi Ciotti (presidente Libera), Concita De Gregorio (direttore de L’Unità), Claudio Gioè (attore), Pierluigi Sacco (docente di economia della cultura)
Coordina: Carlo Lucarelli

ore 15,00

Cultura? Un bene confiscato

Intervengono: Lella Costa (attrice), Carlo Degli Esposti (produttore televisivo), Antonio Maruccia (Commissario straordinario del Governo ai beni confiscati), Carlo Lucarelli (scrittore), Sabrina Cocco (progetto MOMArt di Bari)
Coordina: Santo della Volpe (giornalista RAI)

A seguire

Anteprima nazionale del documentario
Sconzajuoco

Intervengono: Pina Maisano Grassi (vedova di Libero Grassi), Giada Li Calzi (Direttore Fondazione Progetto Legalità), Roberto Scarpinato (magistrato), Serena Uccello (giornalista Il Sole 24ore)
Coordina: Carlo Lucarelli
In collaborazione con Fondazione Progetto Legalità
In memoria di Paolo Borsellino e di tutte le altre vittime della mafia, Associazione Oltrecittà di Marsala, Zerocento e con il patrocinio del Ministero dell’Interno

E inoltre
Sabato 28 e domenica 29 novembre
Atrio di Casa della Conoscenza

Il Bookshop
Il mercato di LiberaTerra

«Mafia al Nord, la politica si deve schierare»

L’attore teatrale ha parlato al Verri, affiancato dal giornalista Colonnello, che ha avvertito: «Criminalità vicina» . L’appello di Cavalli, che cita il “caso Sant’Angelo” e l’estorsione di Lodi.
«Basta negare che le mafie esistono in Lombardia. La politica dichiari apertamente da che parte sta». La denuncia è arrivata da Giulio Cavalli, attore e regista lodigiano sotto scorta, che martedì nel corso di un intervento pubblico ha descritto intrecci e interessi delle cosche al nord Italia, con le mani del racket che sono arrivate fin nel cuore del capoluogo del Lodigiano. Di fronte alla platea, riunita nell’aula magna del liceo Verri a Lodi, l’attore ha sostenuto: «Ora che siete informati stare fermi è complice, è anticostituzionale. Occorre un segnale forte dal mondo della politica». Cavalli ha parlato durante un incontro organizzato nell’ambito della tappa lodigiana della carovana antimafie, un ciclo di iniziative che si è chiuso in città ieri mattina con un confronto con gli studenti all’Itis Volta, alla presenza di Francesco Galante del Consorzio Libera Terra Mediterranea. Intitolata “Le mani sul nord. Quarant’anni di storie di mafie”, la serata del Verri è stata aperta da Cavalli che, senza risparmiare nomi e cognomi, ha ricostruito nei dettagli le infiltrazioni della criminalità organizzata tra nord Milano, Varese e la provincia di Lodi. Partendo da inchieste della magistratura, procedimenti giudiziari e cronache giornalistiche, l’attore ha tracciato una mappa dettagliata dei traffici illeciti delle cosche e dei legami con le famiglie di ‘ndrangheta e mafia. Una commistione di affari e imprese che, nel resoconto dell’attore, non lascia fuori nemmeno uomini delle istituzioni del territorio regionale. Nella descrizione delle situazioni che devono destare maggiore allarme, Cavalli ha citato la bufera giudiziaria che ha colpito Sant’Angelo, con le pesanti accuse al vaglio della magistratura che hanno colpito l’azienda che era stata incaricata della raccolta rifiuti. Poi il caso di Lodi, con un tentativo di estorsione ai danni di un titolare di bar di piazza della Vittoria. «Voglio sperare che ci sia una società civile che prenda posizione su questi temi», ha detto Cavalli. Al Verri è poi intervenuto Paolo Colonnello, giornalista del quotidiano “La Stampa”, che, documenti giudiziari alla mano, ha riferito delle attività dei clan in Lombardia. In particolare ha citato il tentativo di entrare nella proprietà di aziende in crisi, la volontà (in diversi casi riuscita) di controllare il settore della movimentazione terra nei cantieri e la gestione dello spaccio di droga. «Spesso queste realtà criminali sono più vicine a noi di quanto davvero si pensi, solo che quando queste cose vengono scoperte a volte è troppo tardi», ha detto Colonnello. Per questo il giornalista ha invitato la politica ad occuparsi maggiormente di tali aspetti. Infine ha preso anche la parola l’assessore del comune di Lodi, Andrea Ferrari, che ha ricordato l’importanza per gli enti locali di aderire all’associazione Avviso pubblico, gruppo che si occupa della promozione della legalità. Mat. Bru.

DA IL CITTADINO L’ARTICOLO QUI

La mafia a Milano e la battaglia del teatro civile di Giulio Cavalli

Lecco (bge) «La mafia a Milano non esiste. Non è mai esistita. E` tutta una montatura per screditare il ricco, produttivo, avanzato, civile, Nord Italia».

Di mafia, all’ombra della Madonnina, se ne è sempre parlato poco e male. Ma è stato proprio a Milano, a 100 passi dal Duomo, che si sono consumati, in meno di dieci anni, dal 1974 al 1983, oltre 100 sequestri a scopo di estorsione. Senza contare che negli anni la cintura di Comuni intorno alla metropoli lombarda è diventata la patria ufficiale del confino delle mafie, la coltre di silenzio ideale per coprire «l’omicidio di Giorgio Ambrosoli, Sindona, i retroscena di Raul Gardini, di Calvi e dell’Expo 2015».

A raccontarlo senza troppi peli sulla lingua è un giovane attore lodigiano, Giulio Cavalli, direttore artistico del teatro Nebiolo di Tavazzano, che si è sempre occupato di temi scomodi, al punto da essere minacciato dalla mafia e da vivere da tempo sotto scorta: sin da «Linate 8 ottobre 2001», racconto che svela molti punti oscuri dell’incidente aereo che causò 118 morti, «Bambini a dondolo», sul turismo sessuale infantile, e «Do ut Des», show che ridicolizza i boss prodotto con il Comune di Gela.

Il suo ultimo spettacolo, dal titolo «A 100 passi dal Duomo», che va in scena venerdì 13, alle ore 21, allo Spazio Musica «Achille Gajo» di Lecco, in via Plava 5 (rione Pescarenico), scritto in collaborazione con il giornalista Gianni Barbacetto, si concentra invece sulla presenza delle famiglie mafiose al Nord, capoluogo manzoniano compreso.

Insofferente alle etichette, soprattutto a quella di «teatro civile», Cavalli ha intrapreso una lotta contro «la presunzione ebete di Milano che fa la bella addormentata. A livello di antimafia qui siamo ancora all’anno zero ?spiega-. La Lombardia non vuole ammettere a se stessa di essere stata vittima di una cosa così barbara e vile come la mafia, che è siciliana».

La capitale, morale, secondo l’attore, reagisce «con un’omertà più fine. L’indifferenza educata dei suoi abitanti equivale alle finestre chiuse di Cinisi, in provincia di Palermo. Sono convinti che il pizzo sia un taglieggiamento per questioni siciliane e rifiutano ogni discorso sulle possibili complicità».

Da quanto vive sotto scorta e qual’è stata la rappresentazione che ha cominciato a far paura a qualcuno?

«La vicenda ? spiega Cavalli – è cominciata in una climax ascendente dal 2006. In quel periodo insieme a Rosario Crocetta, Antonio Ingroia, Giovanni Impastato e molti altri avevamo deciso che era il momento di riprendere in mano la lezione di Peppino Impastato e ?disonorare? Cosa Nostra mettendone a nudo le bassezze morali e la comicità dei limiti medievali di riti e boss. Disonorarli, per noi, era una questione di onore. Un modo per ribellarsi ad un racket culturale di eroicità negativa di individui che una certa televisione ci proietta come ?astuti geni del male? e invece si rivelano infimi nella loro bassezza. Ridere di mafia significava urlare forte che ?il re è nudo? e, di conseguenza, che difficilmente questi personaggi avrebbero potuto tenere sotto scacco una nazione senza l’aiuto dei colletti bianchi e di alcuni pezzi della politica.»

Cosa differenzia la mafia del sud da quella del nord?

«Al nord hanno l’abito buono delle organizzazioni economiche. Profumano di partite iva e eleganza, stanno nel riciclaggio in cravatta e nella cocaina del dopo aperitivo di certa borghesia. Ma l’odore è lo stesso; quello peloso della prevaricazione e della bava dell’illegalità.»

Il biglietto di ingresso costa 5 euro. Per informazioni e prevendite riguardanti lo spettacolo: lecco@arci.it.

DA LA PROVINCIA DI LECCO L’ARTICOLO QUI

«Non è un merito essere sotto scorta»

La carovana contro le mafie ha fatto tappa in città ieri: hanno parlato l’attore minacciato dai boss e il regista Figazzola
Cavalli: «Il contrasto alle cosche deve essere un’attività condivisa»

La lotta alla criminalità organizzata non deve essere un atto eroico e solo di alcuni, ma un costume ordinario che riguarda tutti. Un sussulto di «dignità» che si muove nel pieno rispetto della Costituzione, che invita i cittadini a contribuire «al progresso morale» della società. È questo l’appello che l’attore e regista Giulio Cavalli ha rivolto agli studenti dell’Itis ieri mattina. Un intervento pubblico all’interno della tappa lodigiana della carovana antimafie, che ha in programma due giorni di dibattiti e incontri sulla legalità. «Il contrasto alle cosche dovrebbe essere un’attività del tutto ordinaria e condivisa. Per questo se sono sotto scorta non è da ritenersi un merito, ma un demerito di tutti gli altri – spiega l’uomo di spettacolo, colpito da minacce mafiose e protetto da alcuni agenti – è come se mi fossi chinato un attimo per raccogliere un accendino e improvvisamente mi sono accorto che gli altri avevano fatto un passo indietro». L’appuntamento per riflettere su giustizia e diritti, oltre che sul contrasto alle mafie, è cominciato dalle scuole. Dal mattino molti degli alunni del liceo Gandini e istituto Itis del capoluogo si sono confrontati con alcuni personaggi impegnati nella società e nel mondo della cultura. Dopo un’introduzione del dirigente scolastico Itis, Luciana Tonarelli («é un orgoglio per noi ospitare questa iniziativa, che invita tutti ad essere testimoni della legalità»), e la presentazione da parte di un’insegnante e rappresentante dell’associazione Adelante, ha preso la parola all’istituto tecnico l’attore sotto scorta Giulio Cavalli. E ha ricostruito la genesi della sua opera, nata dalla volontà di sbeffeggiare il falso onore degli uomini mafiosi. Capi molto rispettati, che guardati con attenzione si rivelano «davvero comici»: «Basti pensare a Provenzano con i suoi celebri pizzini, oppure a Totò Riina, una persona che in vita sua non deve aver mai preso un congiuntivo», dice l’attore lodigiano. E ancora ha puntato il dito sulle diverse ramificazioni dei clan che arrivano fino a noi, con i sospetti di infiltrazioni che raggiungono anche il Lodigiano. Poi ha preso la parola anche il regista Roberto Figazzolo, coordinatore di un cortometraggio dal titolo “Librino? Una favola”, racconto-testimonianza di un’esperienza svolta in una località alle porte di Catania, grazie all’apporto di alcuni bambini del posto. Infine al Gandini di Lodi le classi sono state divise in gruppi e sono stati realizzati dei laboratori tematici con gli alunni, guidati da personaggi come la direttrice del carcere, Stefania Mussio e Adriana Cippelletti del comune di Casale, che ha introdotto al tema dei beni confiscati alla mafia, oltre ad altri ospiti illustri. Sempre al mattino si è tenuto anche un incontro alla casa circondariale di via Cagnola con l’autore Carlo Barbieri, autore di “Le mani in pasta”.Matteo Brunello

DAL CITTADINO L’ARTICOLO QUI

La legalità bussa alla porta dei giovani

«UN’INIZIATIVA molto importante che spinge noi giovani ad avere una visione più ampia di cosa rappresenta la legalità: dallo sport, all’informazione alla mafia». Questo il commento a caldo di Matteo Pifferi, studente del liceo scientifico Gandini, che ieri mattina ha seguito uno dei tanti laboratori organizzati in occasione della visita al liceo Gandini e all’Itis Volta della “Carovana Antimafie”. Un’iniziativa che è stata accolta con interesse e entusiasmo da tutti i ragazzi, anche grazie alla varietà dei temi trattati sotto forma di incontri, testimonianze e interviste. «Penso sia fondamentale parlare di legalità e avere una presa di coscienza reale del fenomeno — continua Matteo —. Non si possono ignorare situazioni drammatiche e le parole possono essere di grande aiuto per sconfiggere o almeno limitare il fenomeno. La mafia esiste anche al nord; certo la realtà di Lodi non è paragonabile a quella siciliana, campana o calabrese, ma bisogna comunque essere informati e non disinteressarsi del problema». La soluzione alla diffusione delle cosche mafiose sembra averla Andrea Corsi, di 3a del liceo classico Verri, che dopo aver partecipato ad un incontro con Peppe Castelvecchio, responsabile della comunità “Il Pellicano”, commenta: «Il problema delle droghe s’incastra in un contesto molto vasto che va dall’illegalità al traffico di cartelli mafiosi. Credo che un passo avanti possa essere la legalizzazione della cannabis, da considerare una droga tale e quale all’alcol. La legalità è un’arma contro la mafia e così si taglierebbero le gambe alle diverse cosche che gestiscono il traffico di marijuana e derivati».

DELLO STESSO parere anche Simone Vezzoli, di 5TB: «I rapporti tra giovani e mafia si esplicitano soprattutto nell’acquisto di stupefacenti. Un problema diffuso che si potrebbe sconfiggere legalizzando le droghe leggere. Sarebbe un duro colpo per le mafie». Molti gli aspetti toccati dagli esperti durante questa giornata dedicata alla legalità; l’avvocato Caterina Malvenda ha messo in campo la sua esperienza in tema d’informazione e i ragazzi hanno colto l’opportunità per riflettere su temi d’attualità. «Legalità e informazione sono aspetti che si guardano da vicino — commmenta Roberto Berlucchi di 1A —. L’informazione deve essere a tutto tondo, ma deve in ogni caso tutelare l’individuo. Bisogna tenere a mente che la diffamazione e l’ingiuria non sono strumenti d’informazione. L’incontro di oggi è stato molto utile perché ha affrontato un tema di cui negli ultimi tempi s’è sentito molto parlare». Ma non è stato dimenticato il legame con il territorio e così all’incontro a cui ha partecipato Lucrezia Salvatori della 2B del liceo Verri si è parlato di carcere: «In questo caso il laboratorio ha parlato della realtà carceraria di Lodi. Un incontro che ci ha fatto riflettere. Il carcere rappresenta sì un luogo di detenzione, ma non credo debba essere considerato una punizione, ma semplicemente un luogo rieducativo».

I “COLLEGHI” dell’istituto Itis Volta, invece hanno accolto l’attore Giulio Cavalli, sotto scorta pure in aula magna, che ha parlato dell’ importanza di prendere coscienza di una situazione problematica: «La mafia è un fenomeno che non è soltanto riconducibile a Totò Rina o Tano Badalamenti, la mafia è presente anche nei modi di pensare comuni. È importante che i ragazzi ascoltino per creare così un futuro esercito di grandi pensatori». Non nasconde l’ammirazione per l’attore Luca Boffi: «È stato un incontro speciale che ha aperto gli occhi su una realtà a cui spesso noi giovani non riusciamo a dar attenzione». Gli fa eco Paolo Iovacchini, 5TC: «Giulio è stato molto esaustivo e ci ha messo al corrente di un problema presente al nord come al sud, diverso solo nel modus operandi. Mi ha colpito molto quando Cavalli ha parlato dei ragazzi meridionali che a suo parere non sono più sfortunati di noi. Anzi, vivendo in una realtà dove il problema è più manifesto, sono più preparati».

DA IL GIORNO

http://ilgiorno.ilsole24ore.com/lodi/cronaca/locale/2009/11/11/259193-legalita_bussa_alla_porta_giovani.shtml

Mafia e potere a Milano, una piece che non fa ridere

di Giulio Cavalli e Gianni Barbacetto (dal testo di A Cento passi dal Duomo) su Terra della domenica – 1° novembre 2009
Gli affari, gli appalti, l’assalto all’Expo.

I boss stanno a cento passi da palazzo Marino, residenza del sindaco Letizia Moratti.
O l’hanno già percorso quel tratto di strada che li separa dal palazzo della politica e dell’amministrazione? Certo, qualcosa di marcio l’hanno già fatto nell’hinterland e in altri centri del milanese. Uno stralcio del testo teatrale, musicato da Gaetano Liguori, che è una graffiante denuncia sul malaffare in Lombardia

Qualcuno si è allarmato? per questo incesto tra uomini della politica e uomini delle cosche? No. A Milano l’emergenza è quella dei rom. O dei furti e scippi (che pure le statistiche indicano in calo). Quando scippano un rom magari è proprio un trionfo. La mafia a Milano non esiste, come diceva già negli anni Ottanta il sindaco Paolo Pillitteri. “Non appartiene a questa città” come dice l’appunto lieta Letizia Moratti sindaco in carica. Se la cronaca è nera, nerissima allora è solo un problema di lavaggio, di temperatura, di ammorbidente della distrazione.
A Milano che “la mafia non esiste” o ormai la sindachessa ha provato a ripeterlo ovunque dai consigli comunali, alle televisioni in prima serata fino ad abusarne favoleggiandoselo (probabilmente) la sera per addormentarsi. Non soddisfatta ha poi lanciato comunque la commissione comunale antimafia che è durata poco meno di uno starnuto (come un Lazzaro non risorto per un pelo) per rimangiarsela subito dopo adducendo competenze prefettizie che non andavano scavalcate. Ora, saputo in agosto che nella “Milanoland delle fiabe” un’intera cittadella è in mano alla criminalità organizzata come segnalato dal pm Nicola Gratteri (che di ‘ndangheta un po’ ne conosce avendone studiato la storia, morsicato alcune locali e reativi capibastone e annusandone tutti i giorni l’odore tra gli stipiti blindati che il suo lavoro gli impone) la sindachessa e la politica milanese tutta rimbalza responsabilità di intervento a non precisati enti o ruoli. Mentre
La Russa si ridesta invocando l’esercito. Intanto tutti felici e contenti concordano nel ritenere i 6 caseggiati popolari di Viale Sarca e via Fulvio Testi in mano agli onomatopeici fratelli Porcino (bossetti di periferia legati alle cosche di Melito di Porto Salvo), i nomadi Hudorovich e i Braidic semplicemente un “neo”, una pozzanghera piccola piccola in quel placido, enorme e ligresteo tappeto di cemento che è il capoluogo lombardo spiato dall’alto.
Negli uffici della Direzione Nazionale Antimafia Enzo Macrì, sostituto procuratore nazionale antimafia, parla da profeta inascoltato. «Che la ‘ ndrangheta stesse colonizzando Milano lo dicevo negli anni 80. L’ ho confermato due anni fa e i fatti mi danno ragione. Ora c’è l’ Expo e non so più come dirlo».
Stupirebbe questo atteggiamento impermeabile in un paese normale, dove normalmente i politici dovrebbero essere eletti per prendere posizione, dare segnali forti e non solo per banalmente amministrare capitoli di spesa e distribuire (scaricandosene) ruoli e responsabilità. Qui non si tratta di disquisire i ruoli di governo e ordine pubblico come stabilito dalla legge; qui si rimane a supplicare un segnale, un lampo in cui ci si illuda che Marcello Paparo non possa sentirsi “libero” di collezionare bazooka come nei peggiori scenari di desolazione metropolitana post industriale, o Morabito non sfrecci impunito a parcheggiare il ferrarino in un posteggio dell’Ortomercato con l’arroganza di uno zorro a quattro ruote, o che Andrea Porcino (classe 1972, giusto per identificarlo meglio là fuori dal suo fortino dove gioca a seminare terrore) possa addirittura inventarsi intermediario con arie da tour operator mentre raccomanda ai secondini del carcere
milanese di San Vittore dei buoni servigi e una residenza confortevole per i suoi amici Nino, Ettore e Massimo.
L’impunità dentro le teste (oltre alle tasche) dei capibastone ‘ndranghetisti o dei prestanome camorristi o dei ragionieri di Cosa Nostra in Lombardia è una responsabilità politica. Risolvibile semplicemente con la voglia e l’onestà di volere dare al di là di tutto un segnale. Per restituire dignità anche nella forma.
Una regione che controlla la carta d’identità di un mojito e cammina su fiumi di cocaina. Una regione che s’abbuffa alle conferenze stampa delle grandi opere e che inciampa al primo gradino del primo subappalto. Una regione che convoca gli stati generali dell’antimafia per ribadire di stare tranquilli. Una regione che ci convince di aver risolto tutto spostando i soldatini del Risiko con la scioltezza di un tiro di dadi. Una regione diventata maestra perspicace nel strappare con la pinzetta delle ciglia l’allarmismo mentre grida all’emergenza dei rom che scippano le nonne. Una regione che se il fenomeno criminale non emerge allora non esiste. Una regione che mette i moniti dei procuratori antimafia nei faldoni di “costume e società”. E intanto ride. Nel riflesso degli eroi diventati onorevoli che “la mafia l’hanno debellata decenni fa” e se così non fosse è semplicemente perchè non l’hanno mai trovata.
Una regione che è sacerdotessa della clandestinità diventata finalmente illegale e intanto finge di non sapere che l’illegalità pascola clandestina.
Ma c’è un tempo che è quello della memoria che supera le circostanze brevi della politica tutta a parare i colpi mungendo voti: la memoria sulla pelle dei nostri figli, delle prossime generazioni, quella che non entra nei libri di storia ma rimane sotto pelle come una traversata nella stiva mai raccontata. E allora pagheranno pegno davanti alla storia tutti i politici pavidi, cravattari amministratori tra la casetta in centro e l’incenso delle sciantose; pagheranno i sindaci dell’ “insabbia et impera” e i tranquillanti per professione. Pagheranno l’ignoranza e la persecuzione di uno stuolo di attivisti messi al muro per discolparsi di uno sguardo fatto di fatti. Sorrideranno a leggere che qualcuno, metti per caso un politico di una città qualsiasi, calpestando i cadaveri delle antiestetiche vittime milanesi delle mafie, sia riuscito a mettersi nella situazione di dover essere smentito per un allarme che da decenni è già rientrato perchè
metabolizzato: endovena, silenzioso. Impunito, appunto.
Nel gioco dei segnali così caro alla pochezza criminale, se esistesse un santo dell’estetica contro il diavolo della politica per comunicati stampa, da domani partirebbero le ronde della legalità nei crani dei politici a cercare con il lumicino la responsabilità della dignità.
E allora, e allora sarebbe da andare in giro a spararla questa storia che insiste per non farsi raccontare. Sarebbe da scriverla sulle bustine dello zucchero per la colazione giù al bar, sarebbe da registrare nella radiosveglia, gridarla nei microfoni delle casse al supermercato. Una regione che racconta tutti gli anni con il grembiulino Libero Grassi mentre in via Verdi a Milano, di fianco alla Scala, un gioielliere deve impachettare ventimila euro come regalo di Natale. Una regione che proietta Peppino Impastato per comprarsi indulgenze e non riesce nemmeno ad annusare Antonio Galasso a Pieve Emanuele, i Rispoli di Cirò che orto fruttano a Legnano dove Vincenzo apriva tutte le mattine la Bidi bodi bu, i gelesi a San Giulioano e Melegnano, gli Iacono della Stidda dei Madonia con un centro estetico e impresa edile a San Donato, o Francesco Perspicace: nato a Caltagirone una cinquantina di anni fa ma esportato a Sant’Angelo Lodigiano da un bel pezzo
con un’impresa di pulizie, una quota in “iniziative immobiliari” e una fedina penale di 16 anni di condanna per una sparatoria in via Faenza il 9 maggio 19
98. Un’altra agenzia, la Ad Case, vede tra i soci Ferdinando Perspicace di Caltagirone e per non farsi mancare niente anche, in passato, Arturo Molluso, dell’ omonima famiglia originaria di Oppido Mamertina, in provincia di Reggio Calabria. Hanno messo le radici a San Donato i Molluso e sono considerati legati ai clan Cappelli-Pipicella e vicini ai Calaiò. Uno di loro, Pasquale Molluso, è socio della Gra immobiliare. Il trentaquattrenne Arturo, residente a Spino d’ Adda, è presente anche in altre agenzie, come la Mocasa, sede a Milano in via Riva di Trento.
Nomi, nomi, fatti, scie con i numeri e l’impeto di un fiume prima della cascata ma con il rumore di un rivolo. Ma non potranno essere sempre impuniti, impuniti loro e impuniti tutti quelli che non sentono e non vogliono sentire, in una palude di immobile e latente inciviltà dove informare è un atto di coraggio. Non si potrà stare a lungo impuniti a forza di giocare a fare i sordi: magari mangiati, comprati, giudicati, annessi o complici. Perché il silenzio è complice, silenzio è pace, il silenzio è calma, il silenzio è rosa.

Una breve non presentazione
di Pietro Orsatti

Ho conosciuto Giulio Cavalli qualche anno fa. Io avevo terminato da poco un’incheista sul turismo sessuale in Brasile, lui stava realizzando uno spettacolo (Bambini a dondolo) sullo stesso argomento. Mi ha chiamato e ci siamo incontrati dopo pochi giorni. Lui è fatto così, un progetto, due parole, si costruisce e si va in scena.

Giulio già veniva da spettacoli di denuncia. Uno sull’incidente di Linate, un altro sui fatti di Genova. E già stava lavorando alla preparazione di Do Ut Des, uno spettacolo sulla mafia, anzi uno spettacolo di completa presa in giro del fenomeno e della cultura di Cosa nostra che lo ha portato, subito dopo la prima, ad avere minacce. Minacce che nei mesi si sono fatte tanto insistenti da creare il paradosso: Giulio Cavalli, da Lodi, è stato minacciato dalla mafia (sempre a Lodi) e per questo è l’unico attore italiano che vive sotto scorta.

La condizione gli va stretta, ma non ha certo mollato questo piccolo testardo lomabardo. E ora va in scena con A 100 passi dal Duomo scritto con Gianni Barbacetto. Come dire, «se mi devono minacciare che almeno mi minaccino i mafiosi di casa mia». E così si va avanti, fra una macchina di scorta e un albergo presidiato, fra un palco sorvegliato a vista e la paura di aprire la buca delle lettere. Però ridendoci su, se ci si riesce.

Tratto da: orsatti.info

L’ARTICOLO QUI

Sabato 7 novembre: Giulio Cavalli a Bolzano con A CENTO PASSI DAL DUOMO

Chi semina legalità  raccoglie giustizia
L’importanza di educare
Bolzano 6 – 7 novembre 2009

Venerdì 6 Novembre – Teatro Cristallo, via Dalmazia
Ore 20.30

– Consegna del premio Madre Terra a don LUIGI CIOTTI da parte della Caritas diocesana e del teatro Cristallo

– saluto del sindaco di Bolzano, LUIGI SPAGNOLLI
– saluto del vescovo di Bolzano-Bressanone, Mons. KARL GOLSER

– L’impegno educativo per liberare un altro futuro – don LUIGI CIOTTI, presidente di Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie.

– Presentazione del libro Le due guerre. Perchè l’Italia ha sconfitto il terrorismo e non la mafia. L’autore GIAN CARLO CASELLI intervistato da Francesco Comina

Sabato 7 Novembre. Formazione professionale – via Santa Geltrude 3
0re 9 – 9.30

– Saluti Assessore Provinciale Barbara Repetto
– Saluti assessore comunale referente al centro per la Pace Luigi Gallo

Ore 9.30-12.30
Per una mappa geosociale delle risposte alle attività illecite

PETRA RESKI, giornalista tedesca, autrice di “Santa mafia”, CUNO TARFUSSER, giudice della Corte Internazionale di Giustizia de L’Aja, ANDREA DI NICOLA, coordinatore laboratorio Transcrime di Trento, LAURA GARAVINI, commissione parlamentare antimafia. Ne discutono con TONIO DELL’OLIO, Libera International

ore 15-17.30
Il dovere di educare, proposte ed esperienze

SILVANA PUGLISI, insegnante a Palermo, FRANCA BERTI, coordinatrice delle attività scolastiche e formative presso la Casa circondariale di Bolzano, FRANCESCA ZENI, associazione Terra del Fuoco di Torino, ELENA PARIS, istituto comprensivo Bassa Atesina. Ne discutono con LILLO GANGI, referente Libera Sicilia

ore 18.00
Un giorno un bambino chiederà a suo nonno: cos’era la mafia?


Auditorium Santa Geltrude
ore 20.30
Spettacolo teatrale: “A Cento passi dal duomo” di GIULIO CAVALLI e GIANNI BARBACETTO con GIULIO CAVALLI. Musiche in scena di GAETANO LIGUORI.

Il convegno è organizzato da Libera, associazioni, nomi e nmeri contro la mafia e dal Centro per la Pace del Comune di Bolzano in collaborazione con Formazione professionale, Teatro Cristallo, Centro Lovera, Caritas Bolzano-Bressanone

INGRESSO GRATUITO

10 novembre: Giulio Cavalli alla CAROVANA ANTIMAFIE 2009 a Lodi

Programma Carovana Antimafie 2009

10 – 11 novembre 2009
MATTINA
9.00 – 13.00
Lodi
Liceo Scientifico Gandini
Gruppi di lavoro
– Carcere e territorio. Incontro con Stefania Mussio, direttore della Casa Circondariale di
Lodi.
– Informazione,il limite di informare. Incontro con l’Avv. Caterina Malavenda
– Migranti, dialogo tra i popoli. Incontro con Don Davide Scalmanini, direttore della Caritas
di Lodi.
– Lavoro e precariato. Incontro con Ornella Veglio esperta e consulente del lavoro.
– Prevenzione sulle infiltrazioni mafiose nelle grandi opere. Incontro con Alessandro De Lisi,
giornalista e consulente della Commissione Nazionale Antimafia.
– Doping. Incontro con Antonio Marchetti, Responsabile U.I.S.P – Lodi
– Vecchie e nuove droghe. Incontro con Peppo Castelvecchio – Responsabile Comunità il
Pellicano di Castiraga Vidardo
– Beni confiscati. Incontro con Adriana Cippelletti Ufficio Istruzione Comune di
Casalpusterlengo
– Sicurezza Stradale. Incontro con Dott. Mattia La Rana, direttore Scuola Allievi Agenti
Polizia di Stato di Piacenza.
9.00 – 13.00
Lodi
Istituto ITIS
“La mafia dal Nord al Sud”
Interventi di Giulio Cavalli e Roberto Figazzolo
Proiezione del “corto ”Librino? Una favola” regia di Roberto Figazzolo, Italia
2008, 8′ e intervento di Giulio Cavalli, con letture tratte da “Nomi, cognomi e infami”.

10.30
Carcere di Lodi
Incontro con Carlo Barbieri autore de “Le mani in pasta”, un racconto dell’esperienza delle
cooperative che gestiscono in Sicilia le terre confiscate ai mafiosi.
12.00 – 12.30
Lodivecchio
Aperitivo della legalità presso il Circolo Arci
13.00
Lodi
Pranzo della legalità presso il Circolo Arci (€ 15), via Maddalena.
Info e prenotazioni entro l’8 novembre al 0371426137 (sig.ra Bruna)
circoloarci1@tin.it
POMERIGGIO
16.30-17.30
Lodi
Comune di Lodi
Pierpaolo Romani, coordinatore di AVVISO PUBBLICO, Associazione di enti locali e regionali
per la formazione civile contro le mafie incontra i Sindaci del Lodigiano.
18.00 – 19.30
Lodi – Centro commerciale MyLodi
Presentazione della mostra fotografica: “Il profumo della libertà”
Il racconto attraverso immagini di una Sicilia onesta, fatta di volti, sorrisi, case, campi coltivati e
vigneti sorti nei terreni confiscati ai boss mafiosi e rinati grazie ai giovani che vogliono vincere le
intimidazioni, le bombe, il pizzo e la paura.
Introduce Daniela Faiferri – CDA Coop Lombardia e Francesco Galante
, della cooperativa siciliana Libera Terra Mediterranea
Aperitivo con i prodotti di Libera, provenienti dai terreni confiscati alle mafie – offerto dal
comitato Soci Coop di Lodi
21.00
Lodi
Aula Magna Liceo Verri
“Le mani sul Nord. Quarant’anni di storie di mafie”
Incontro con Giulio Cavalli, attore e Paolo Colonnello, giornalista de La Stampa

11 novembre 2009
9.00 – 13.00
Istituto ITIS
Incontro con Francesco Galante, della cooperativa siciliana Libera Terra Mediterranea che opera
sulle terre del Consorzio di Comuni “Sviluppo e Legalità” in Sicilia ove effettua l’inserimento
lavorativo di soggetti svantaggiati, creando opportunità occupazionali, ispirandosi ai principi della
solidarietà e della legalità.

Teatri della Legalità 2009/10: il teatro civile per studenti e famiglie

Prenderà il via il 4 novembre da Baronissi (Sa) la terza edizione de I teatri della Legalità, il progetto teatrale, culturale e sociale che mira a portare a teatro circa 65mila studenti in 22 comuni sparsi su tutto il territorio campano.

Esponenti della nuova drammaturgia italiana ed artisti riconosciuti a livello internazionale sono stai coinvolti: tra questi Emma Dante che presenta una sua produzione appositamente pensata per i ragazzi. Accanto a lei nomi che hanno fatto la storia del teatro civile in Italia come Marco Baliani, Ciro Pellegrino e Giulio Cavalli.

Ad aprire e chiudere (il 19 marzo, giornata regionale di lotta alla camorra) la rassegna sarà lo spettacolo La ferita di Mario Gelardi su testi di Ciro Marino, Angelo Petrella, Raffaele Cantone, Giuseppe Miale di Mauro, Roberto Saviano ed altri che confluirà poi nell’omonimo progetto letterario dedicato ale vittime innocenti di camorra.

Tra i vari testi proposti segnaliamo La Malacarne (Il 6 novembre al San Ferdinando di Napoli): un omaggio che Fortunato Calvino fa ai suoi peronaggi femminili ed alle sue attrici (Antonella Morea, Loredana Simioli, Roberta Serrano ed altre) proponendo brani da alcuni suoi spettacoli più noti come “Cravattari”, “Malacarne”, “Cuore Nero”, “Cristiana Famiglia” e “Donne di Potere” (questi ultimi due inediti).

Diversi i temi affrontati nel corso delle 170 rappresentazioni che vedono impegnate 65 compagnie: dalla lotta alla criminalità organizzata, l’immigrazione e i clandestini, i malesseri giovanili e i rapporti figli-genitori, le regole della democrazia e la cittadinanza attiva, la diversità e la malattia mentale.

In particolare il tema del bullismo viene affrontato in due spettacoli: Fuori Gioco (14 e 15 gennaio) scritto ed interpretato da Stefano Filippini, Gabriele Marchioni ed Enrico Montalbani; Nemico di Classe (4 e 5 marzo) con gli attori della Scuola di Teatro Ragazzi di Casa Babylon.

Numerosi i titoli proposti in occasione del 27 gennaio, giornata della memoria dell’olocausto tra i quali segnaliamo Idroscalo 93 (incentrato sulla morte di Pier Paolo Pasolini, diretto ed interpretato da Ivan Castiglione) e Arbeit Macht Frei di Aldo de Martino, ispirato a testi di Primo Levi, Anna Frank ed altri.

Quest’anno il progetto promosso nell’ambito di Scuole Aperte da Corrado Gabriele (Assessore al Lavoro, Istruzione e Formazione della Regione Campania) sotto la direzione artistica di Mario Gelardi ed il coordinamento organizzativo di Luigi Marsano, intende coinvolgere oltre ai ragazzi anche le famiglie con spettacoli al di fuori dell’orario scolastico.

Per info: 081 033 06 19 | 081 544 60 53 | info@iteatrini.it | iteatrini.it | teatridellalegalita.it

DA http://www.napoligaypress.it/?p=4122