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Il dibattito sui beni confiscati alle mafie (senza peli sulla lingua)

Lo apre Francesco Forgione con un pezzo che vuole essere anche un provocazione proponendo la lettura di dati tutt’altro che confortanti:

“Si tratta di un’immensa ricchezza spesso abbandonata a se stessa: milioni assorbiti dal Fondo unico per la giustizia senza alcuna ricaduta sull’uso e la destinazione dei beni; comuni strangolati dal patto di stabilità impossibilitati a sostenere qualsiasi progetto di riutilizzo o di promozione sociale; istituzioni prima servili verso i mafiosi e di colpo solerti nell’ostacolare le attività economiche sottratte alle mafie; le banche controparti ostruzionistiche delle amministrazioni giudiziarie.”

[…]

“Eppure la redistribuzione della ricchezza accumulata illegalmente è il solo banco di prova per dimostrare la convenienza della legalità. Soprattutto per la gestione delle aziende, con l’affermarsi di un lavoro pulito e redditizio anche in attività nate in un circuito economico-finanziario condizionato dal riciclaggio di capitali mafiosi.
E’ questa la sfida da vincere senza ideologismi e fondamentalismi, ponendo anche fine al tabù della vendita dei beni senza il timore che gli appelli di Saviano e Camilleri blocchino ogni discussione. Pena, il subire l’onta infamante di voler riconsegnare i beni ai mafiosi.
Ci sono beni inutilizzabili. Perché non rivenderli? Ci sono immobili fatiscenti e antieconomici per qualunque progetto di recupero; che farne? E che fare di centinaia  di auto, camion, barche di lusso? Ci sono aziende rette su base famigliare, ma appena la “famiglia” viene esclusa dalla gestione (tutta in nero e alimentata da soldi riciclati) non possono sopportare i “costi” legali dei contratti di lavoro e delle forniture esterne al circuito di distribuzione precedente. Si tratta di decine di negozi, ristoranti, alberghi, piccole aziende.
Bisogna essere onesti intellettualmente e discuterne. Lo devono fare anche le associazioni che su questi temi hanno rapporti privilegiati con prefetture e Agenzia. Il silenzio è solo ipocrisia, oppure serve al mantenimento di posizioni lobbistiche funzionali ad orientare progetti, destinazione e assegnazione dei beni.”

E forse varrebbe la pena aprirlo, questo dibattito.

21 marzo, la memoria, Libera e noi

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Domani è il 21 marzo e in Italia si ricordano un po’ dappertutto le vittime di mafia. Io sarò con il cuore a Messina (qui il programma) e con la mia voce, me e il palco a Treviglio (vi aspetto, eh, qui trovate tutte le informazioni). Il 21 marzo sta diventando finalmente una giornata nazionale per davvero: ne parlano in televisione, sui giornali, nelle scuole. Non è più una commemorazione “per pochi” come quando anni fa, Don Ciotti e Libera, riuscivano a raccogliere i famigliari delle vittime di mafia e poco più. E non si può non esserne soddisfatti.

La Giornata della Memoria e dell’Impegno è una delle tante azioni di Libera diventate leggi e tradizioni. «Buone pratiche» si sarebbe scritto qualche tempo fa. Idee coraggiose che sono riuscite a diventare virali, collettive, forti. In questo anno non facilissimo per Libera (e anche a me capita spesso di essere molto critico pur considerando Luigi e Gian Carlo Caselli due miei “numi tutelari” fin dai miei momenti più difficili) sarebbe il caso comunque di riconoscere i meriti di una giornata arrivata alla sua ventunesima edizione e cavalcata ormai un po’ da tutti ma costruita poco a poco, con passione artigianale, da Libera e i suoi. Perché se si perdono le giuste misure dei meriti e delle critiche si rischia di buttare all’aria tutto, con anche il tanto che c’è di buono.

E allora a me viene da dire grazie, a Libera, per avere visto il 21 marzo quando ancora non riusciva a immaginarselo nessuno. Tutto qui.

Don Ciotti e Catello Maresca: e se fosse una buona occasione?

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L’associazione Libera (anzi le tantissime associazioni che compongono il mondo di Libera) sono un patrimonio importante per questo Paese. E per questo Paese sono importanti anche Franco La Torre, Catello Maresca e molti altri che con Libera hanno una diversità di vedute che negli anni si è fatta sempre più consistente. Lo stesso vale per le centinaia di piccole associazioni che vengono ogni tanto accantonate per un disdicevole giochetto del “o con me o contro di me” che si addice più alle baruffe chiozzotte di petulanti bimbi dell’asilo piuttosto che ad un movimento antimafia che deve essere sempre più forte. E lo scrivo con tutta l’amicizia che mi lega a molti di Libera e anche con tutta l’amicizia che mi slega da alcuni (pochi) di loro.
Ma io credo che questo Paese abbia bisogno di tutte le forze in campo e, soprattutto, abbia bisogno di discutere apertamente, pubblicamente e intelligentemente. Il dibattito tra persone di spessore è sempre un’occasione.

Quindi sono d’accordo con Sandro Ruotolo e Isaia Sales che un pubblico dibattito tra i due, piuttosto che le querele, sia un’ottima occasione per affrontare e superare i problemi. Insieme. Appunto.

 

Forse sarebbe il caso di riflettere (a proposito di circhi antimafia)

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Ora è La Torre (l’articolo è qui) ma i segnali sono molti e nonostante il timore reverenziale generale cominciano a fare rumore. Forse sarebbe il caso che Libera si ponga qualche domanda. Senza paura. Con l’energia dei moltissimi che si spendono ogni giorno in ogni angolo d’Italia. I giovani sono una meraviglia, l’idea e lo spirito sono altissimi ma la classe dirigente è tutt’altro che infallibile. E i soldi sono troppi.

L’antimafia senza protagonismo? Semplice: toglietele i soldi.

pecunia_non_olet-600x450Ha ragione il Presidente del Senato (per presunti meriti antimafiosi) Pietro Grasso quando dice che l’antimafia ha bisogno di scrollarsi di dosso il protagonismo. Togliete i soldi. Fate in modo che non ci siano contributi per un’attività che deve essere un dovere costituzionale per i buoni cittadini. Fate in modo che gli amministratori siano bravi amministratori e magari anche antimafiosi, fate in modo che chiunque nel proprio mestiere abbia il piacere e la soddisfazione di prendere posizione sul tema senza contributi aggiunti. Vedrete come sarebbe bello (Gratteri in Calabria lo dice da anni). E vedreste chi rimarrebbe. Ma soprattutto chi no.

Buonanotte.

Le parole (sante) di Gratteri: basta soldi alle associazioni antimafia

Non ha peli sulla lingua, Gratteri, e ogni volta che parla vale la pena tenere bene a mente ciò che dice:

Tabularasa-2014-Gratteri-5-360x240«Ai ragazzi nelle scuole faccio esempi, parlo della non convenienza a delinquere. Spiego cosa rischia un corriere della droga, cosa accade in carcere o cosa accade ai familiari. Ho scelto da tempo di andare negli istituti di pomeriggio e non di mattina perché le ore di lezione sono diminuite a causa dei progetti, in particolare quelli sulla legalità. Spesso si fa entrare nelle scuole gente improbabile, che nasce dal nulla inventandosi un profilo da persona che combatte la mafia, magari dopo aver fatto da maggiordomo a qualche magistrato, facendosi vedere con lui per un paio di mesi. Iniziando a girare per le scuole si intrufola, si inventa un mestiere e comincia a chiedere dei soldi. Da un po’ di anni dico: nelle scuole andiamo di pomeriggio. E ai politici, regionali, provinciali e comunali dico di non dare soldi alle associazioni antimafia: mettetevi in rete, create un fondo comune, fate dei protocolli con i provveditori agli studi e predisponete delle graduatorie degli insegnanti precari. Durante le ore pomeridiane fate in modo che si ricominci a parlare con i ragazzi, riaccompagnandoli nel mondo reale. Mi si dice che per far questo c’è bisogno di soldi. Ma i soldi ci sono, so di progetti costati 250.000 euro. Non è etico, non è morale, non è giusto. In nome di gente che è morta, che è stata uccisa, non è giusto che si spendano 250.000 euro per una manifestazione antimafia. Ogni cosa deve avere una proporzione, un limite, un senso. Immaginate con tali cifre quanti insegnanti precari avremmo potuto assumere. Dobbiamo cercare di essere più seri e più presenti e contestare queste cose. Personalmente mi sono rifiutato di partecipare a certi convegni e a certe manifestazioni antimafia perché avevo capito anni prima che c’era qualcosa che non andava. Mi piacerebbe che la gente interagisse di più con il potere politico. La vera lotta alla mafia passa dalla formazione dei ragazzini delle elementari e delle medie. La manifestazione antimafia va fatta, certo, ma deve essere spontanea e a costo zero: per camminare con una candela non mi servono 50.000 euro».

(fonte)

DDL Anticorruzione: cosa ne dice Libera

antiPartiamo da un punto: l’Anticorruzione è un passo importante. Potrebbe essere meglio, ci auguriamo che venga migliorata ma qualcosa sta cambiando. Questa volta sento di condividere il giudizio di Libera:

Una riforma che non poteva più attendere ma da completare:più nettezza per rescindere i legami tra mafia, corruzione e politica. Un testo che presenta aspetti positivi ma lacunoso in altri. Finalmente torna a essere perseguibile penalmente il falso in bilancio senza prevedere soglie e con la procedibilità d’ufficio, ma sarebbe stato bene accogliere l’emendamento che innalzava fino a sei anni le pene per le società non quotate, per permettere le intercettazioni. Importante sia il potenziamento dell’Autorità nazionale anticorruzione all’insegna della trasparenza e degli scambi di informazioni con la magistratura, che vanno a migliorare le sue azioni di controllo sia la restituzione del maltolto per accedere al patteggiamento e alla sospensione della pena. Inoltre l’aumento delle pene per i delitti di corruzione e criminalità organizzata può indirizzare il legislatore ad inasprire, mantenendo una giusta proporzione, anche quelle previste per il 416 ter, il voto di scambio politico mafioso. E’ importante che all’aumento delle pene, che fungono da deterrente, si accompagnino certezza del diritto e maggiori garanzie di trasparenza nell’economia e nella finanza. “Inaccettabile se l’approvazione di questa norma comportasse un passo indietro sulla prescrizione al Senato, da cui arrivano notizie di gravi peggioramenti del testo e delude l’assenza di una norma sul whistleblowing, ossia la tutela di chi segnala casi di corruzione sul luogo di lavoro. Con la campagna Riparte il Futuro promossa insieme al Gruppo Abele sottoscritta da oltre un milione di cittadini continueremo a vigilare per tenere alta l’attenzione sui temi della lotta alla corruzione. In una nota Libera sul Ddl anticorruzione diventata legge con il voto alla Camera.

(PS Siamo in dirittura d’arrivo del nostro crowdfunding per il mio prossimo spettacolo e libro. Se volete darci una mano potete farlo qui. E passatene parola. Se potete e se volete. Grazie.)

In Liguria al patto antimafia organizzato da Libera i candidati non si presentano

211035155--66208d4a-bd42-4edc-a823-367207c7ec63Inizia alle 8.45 il venerdì elettorale dei candidati alla guida della Regione.
Prima dell’arrivo di Renzi, dei comizi e delle polemiche quotidiane, in programma c’è la tavola rotonda di Libera su trasparenza e corruzione: con la presentazione degli impegni che l’associazione contro le mafie chiede ai candidati presidenti.
E però, al tavolo della legalità non siede Raffaella Paita.

La candidata del Pd preferisce una diretta tv a Mattino Cinque con Federica Panicucci e colleghi, e manda al suo posto Alessandro Terrile, segretario provinciale candidato nel listino. Non c’è neppure Giovanni Toti di Forza Italia, che alla chiamata di Libera proprio non risponde (salvo poi dichiarare in tv che «sì, occorre trasparenza nella pubblica amministrazione»: ma l’appoggio formale alla campagna non arriva).

Era presente invece il candidato (secondo Renzi “gufo” e “perdente” Luca Pastorino. C’è bisogno di aggiungere altro?

”Delrio sottovalutò i cutresi”: parola di Libera (eh)

Attenzione: non riporto l’articolo perché consideri Libera l’unica depositaria dell’antimafia doc (pur volendole bene senza venerarla), ma perché la presa di posizione di un’associazione solitamente “tiepida” con il PD sottolinea ancora di più, se ce ne fosse bisogno, come Delrio non possa non accettare una forte critica “politica” alla sua disattenzione (nella più ottimista delle ipotesi che è quello che vogliamo credere). E mi spiace che si sia talmente spazientito per un mio articolo su LEFT da alzare il telefono in mezzo ai suoi molti impegni piuttosto che accendere una sana autocritica che apra un dibattito costruttivo:

renzi-delrioQuanto emerge dall’inchiesta Aemilia sulla presenza della ‘ndrangheta in Emilia-Romagna porta in dote “nulla di penalmente rilevante” a carico di Graziano Delrio, ex sindaco di Reggio Emilia e oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Ma “sicuramente c’è stata una sottovalutazione” della situazione da parte di Delrio. E’ questo il giudizio di Libera, che oggi a Bologna ha presentato il dossier 2014-2015 sulla presenza delle mafie in Emilia-Romagna.

Un documento corposo, che dedica una parte all’inchiesta Aemilia con una sintesi dell’ordinanza della Dda di Bologna. E, in quelle pagine, un capitolo è destinato proprio a Delrio e ai suoi rapporti con la comunità cutrese di Reggio Emilia. “Non c’è nulla di penalmente rilevante – afferma il giornalista Lorenzo Frigerio, di Libera informazione – ma sicuramente Delrio ha sottovalutato la situazione”. E, aggiunge Frigerio, “se anche un politico impegnato per la legalità come Delrio è stato vittima inconsapevole delle cosche, significa che molta strada deve essere ancora percorsa dalla politica” emiliana per capire “la minaccia rappresentata dalle mafie”.

Nel dossier di Libera si ripercorre il coinvolgimento dell’ex sindaco in quelle vicende: dall’ormai famosa presenza alla processione di Cutro in piena campagna elettorale all’appuntamento chiesto da Delrio all’allora prefetto De Miro sulle interdittive antimafia, a cui l’ex sindaco andò accompagnato da alcuni esponenti cutresi. “Contro la prefettura – sottolinea Frigerio – le cosche scatenarono un tritacarne mediatico, strumentalizzando la comunità calabrese di Reggio Emilia, e Delrio ci finì dentro”, nel tentativo di “comporre esigenze diverse” come i provvedimenti antimafia della prefettura e gli imprenditori calabresi che si lamentavano.

Beni sequestrati. Nel rapporto di Libera si fotografa la permeabilità dell’Emilia-Romagna attraverso alcuni numeri significativi. Tra l’agosto 2013 e il luglio 2014 sono stati sequestrati alle mafie 448 beni, per un valore di 21 milioni di euro: dati che fanno dell’Emilia-Romagna la prima del nord Italia. E poi c’è il capitolo del narcotraffico: cinque operazioni al giorno,col sequestro di 817 chili di sostanze stupefacenti e la denuncia di 2.718 persone. “In Emilia-Romagna c’è’ un giro importante di droga, legato a gruppo mafiosi pericolosi”, segnala Santo Della Volpe, presidente di Libera
informazione e numero uno della Fnsi.

Ci sono poi i cosiddetti “reati spia”, dietro cui spesso si celano le attività dei clan. Ad esempio, nel 2013 in Emilia-Romagna sono state 312 le denunce per estorsione, in aumento negli ultimi due anni, 399 i danneggiamenti (spesso per incendio) e almeno una cinquantina le segnalazioni di usura. Tra i reati spia rientrano anche gli illeciti nello smaltimento dei rifiuti (837) e nel ciclo del cemento (142).

(fonte)