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Caro Giuliano, tieni pulito il tuo vento

Caro Giuliano,
ho avuto l’onore di vivere ‘in squadra’  questi mesi che ti hanno portato a diventare sindaco di una Milano che ha vinto nella sua voglia di cambiare e di ricominciare a partire dalla gente. Abbiamo discusso insieme fin dall’inizio della voglia di politica che sia ‘bene comune’ e professione di uguaglianza contro questi ultimi anni di oligarchie e di equilibri di potere. Sei riuscito con perseveranza e talento a fare parlare i bisogni, le speranze, a ridare dignità ai progetti: hai spostato l’asse dalle segreterie alle piazze. Eppure eravamo in tanti a dire e scrivere che il profumo vero di questo vento che passa per Milano, Napoli, Cagliari e tanti altri piccoli comuni si gioca proprio in questi giorni in cui i partiti devono essere all’altezza del vento dei nuovi sindaci. 
 ‘Continuate a starmi vicino’ hai detto ai milanesi in piazza Duomo ed è per questo che ho deciso di scriverti ascoltando il tuo consiglio. Il cambiamento che ci hai raccontato non ti sarà facile, sappiamo bene quanto spesso prevalga comunque l’appetito “spartitorio” di chi professa rinnovamento chiedendo però di stare dentro al vecchio ancora per un po’. Oggi non possiamo permetterci di proiettare il cambiamento e prometterci di costruirlo per il prossimo giro: siamo già nel prossimo giro, Milano su questo è stata chiara. Tu hai parlato di una squadra di eccellenze e Milano ha votato la tua sensibilità e la tua capacità di ascolto. Nessuno ha deciso che il secondo debba essere il migliore, nessuno ha votato le gratificazioni algebriche secondo la formula della coalizione, nessuno è più disposto a tollerare spartizioni (nemmeno se sono dalla nostra parte) e soprattutto nessuno vuole avere la sensazione che questo nuovo vento si alzi già tarpato. Per questo quando ho letto qualche giorno fa la tua intervista al Corriere in cui raccontavi che qualcuno vorrebbe metterti di fronte ai nomi o ‘spinge nomi’ ho ripensato al tuo appello ‘statemi vicini’; tu sai quanto la tua richiesta sia anche per te una dolce condanna. Caro Giuliano, compi le tue scelte senza le mediazioni del vento passato. La gente ti appoggia, ti controlla e te l’ha chiesto nelle urne. E la gente è negli uffici, nelle piazze, nelle scuole, nelle famiglie e anche nei partiti. E ha voglia di di chiudere questo sfrenato ‘consumo di ruolo’. Buon lavoro, Giuliano.

Le breccia in Giunta di Pisapia

Ho dei segnali molto forti di persone che mettono avanti il proprio nome o  il nome di altri. Se qualcuno si propone o propone qualcun  altro… per me è già cancellato! Giuliano Pisapia parte (non avevo dubbi) con il piede giusta sulla composizione della Giunta di Milano. Perché le persone vogliono credere nelle persone, per chi non l’ha ancora capito. E perché l’ha ripetuto allo sfinimento in campagna elettorale.

I referendum di Milano

Cara amica, caro amico, domenica 12 e lunedì 13 giugno, in concomitanza con i referendum nazionali, i cittadini milanesi sono chiamati a votare anche sui 5 referendum comunali per l’ambiente e la qualità della vita promossi dal Comitato MIlanosìmuove e sottoscritti da 24.000 cittadini.  La consultazione sarà valida solo se saranno andati a votare più del 30% degli aventi diritto. E’ perciò fondamentale usare i pochi giorni rimasti per informare più persone possibile dell’importanza, per il futuro della città, di recarsi alle urne il 12-13. Sabato 4 giugno ci sarà una giornata di mobilitazione straordinaria con decine di tavoli d’informazione e volantinaggi in tutta la città, che continueranno poi nei giorni successivi fin al voto. Per farcela, c’è bisogno del tuo aiuto. Ecco quello che puoi fare: – partecipare alla mobilitazione come volontario, sia per sabato che per altri giorni, comunicando la tua disponibilità di tempo a referendum.milano@gmail.com cell. 339-7214236  – girare questa email al tuo indirizzario, e fare telefonate di sollecito alle persone che conosci – dare un contributo finanziario (link), che sarà totalmente utilizzato per informare i cittadini (il nostro Comitato non ha infatti alcuna spesa di struttura né personale retribuito) Milanosìmuove

Vincitori abusivi

Ieri il sole è sorto alle tre del pomeriggio. E già si capisce che non è una storia iniziata con una giornata normale. Milano esplosa in piazza Duomo con un festa che di ‘politico’ aveva soprattutto la voglia di uscirne insieme e Napoli che vuole diventare la città dove tornare sono le cartoline dell’alba. E in giro si scrivono fiumi di analisi e commenti.

Festeggiano i partiti: abbiamo vinto noi, dicono tutti eppure la sfida, adesso, è quella di avere dei partiti all’altezza dei candidati. Giuliano a Milano e Luigi a Napoli si ritrovano a comporre le squadre per i prossimi cinque anni e sanno bene come questo vento li terrà sotto osservazione. Continuate a starmi vicino diceva ieri Pisapia emozionato in piazza Duomo, non abbassiamo la guardia scrivono in molti sulla rete. Perché questo profumo non può corrompersi nemmeno con un’ombra piccola nel gioco solito delle spartizioni: Giuliano e Luigi stanno disegnando un’altra storia, ci hanno raccontato la forza dell’onda unita a Milano e l’abbattimento dei recinti di partito a Napoli. Le squadre saranno il prossimo capitolo.

Oggi siamo pieni di analisi e analisti che si rincorrono (alcuni con le solite idee già fallite di aprire al terzo polo o a stravaganti alleanze centriste) sotto questo primo sole. Eppure Milano e Napoli hanno votato contro il berlusconismo ma hanno votato anche verso la voglia di sinistra. La sinistra che, al di là delle demonizzazioni dei berluscones più esagitati, sta nel controllo di consumo di suolo, nell’obbiettivo dell’uguaglianza sociale, nel dovere di costruire opportunità, nel diritto ad un lavoro (in sicurezza), nelle leggi come modello di convivenza civile, nell’ambiente come eredità da conservare e nella trasparenza delle proprie azioni.

A Milano Giuliano ha messo insieme le persone per desideri e obbiettivi stralciando i diversi colori, le provenienze o i ceti di appartenenza. E sono contento di avere fortemente voluto una responsabilità di coalizione per credere in un finale a cui credevano in pochi. Anche se trovo sempliciotta (e continuerò a ripeterlo con forza) la scusante della coalizione per un risultato di partito che è nazionale e che deve  (e continuerò a ripeterlo con forza) porre interrogativi. Perché a Milano ha vinto “il partito” di Pisapia che oggi nessuno sa che faccia abbia realmente se non per averlo letto nelle facce della gente che ieri ha riempito la piazza. E noi dobbiamo ripartire da quella gente.

A Napoli Luigi ha segnato la fine della partitocrazia. Ha vinto più di quanto possa giustificare chiunque. Ha vinto raccontando una politica che sta nei progetti e non nei simboli. Ha vinto chiedendo agli intermediari delle segreterie di mettersi da parte. Ha vinto raccogliendo una “vocazione maggioritaria” che tutti si tirano per la giacchetta. Eppure ha vinto da solo. Perché in prima battuta ha dovuto battere (guarda caso, come Giuliano) anche quelli che oggi si mettono in posa con il sorriso dei padri della vittoria e perché ha surclassato i partiti che l’hanno sostenuto.

Poi c’è il carro dei vincitori: che è sempre uno dei momenti più divertenti nella sbornia del giorno dopo. Con Pisapia al secondo turno non c’è nessuna possibilità mi diceva qualcuno che ieri si metteva in posa con il neo sindaco. Tutti moderati o comunisti secondo le bisogna. Luigi era un infame ricattatore che voleva distruggere il partito (e io e Sonia Alfano con lui) secondo alcuni che oggi lo appendono come manifesto della vittoria. Forse la cautela nei giudizi (e la memoria dei giudizi) è un valore che splende sotto questo vento.

Ha ragione l’amico Pippo Civati, sono qui tutti a dire che è finito un ciclo, e però ci stanno dentro e sperano che duri ancora un po’. Noi entriamoci in fretta.

La rivoluzione gentile di Grillo

Beppe Grillo ci dice che ieri in piazza eravamo tutti dei fessi. Come sulla nave dei folli di Bosch. Ecco, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. Il suo giudizio (come sempre universale) quiHa vinto il Sistema. Quello che ti fa scendere in piazza perché hai vinto tu, ma alla fine vince sempre lui. Che trasforma gli elettori in tifosi contenti che finalmente ha vinto la sinistra o alternativamente, ha vinto la destra.

Adotta un astenuto

Leggo e sento molto ottimismo in giro, in queste ore. Un ottimismo che, vi confesso, un po’ mi spaventa. Lo staff della Moratti si è proposto di convincere 40000 astenuti per battere Pisapia al fotofinish, Luigi a Napoli deve poter avere i voti di chi sosteneva altro al primo turno. Qualcuno mi rassicura linkandomi sondaggi: gli stessi che qualche settimana fa davano il centrodestra vincente. Oggi l’esercizio obbligatorio è quello di votare e far votare. O come dice Luigi, adottare un astenuto. Il resto, dopo.

La campagna di Pisapia

Giuliano Pisapia è riuscito a portare in porto ieri sera una campagna elettorale funzionale, pulita e ricca. Ha parlato di obbiettivi e di contenuti senza cadere nella tentazione di rispondere colpo su colpo e di banalizzare, è riuscito a disegnare la sua Milano (al di là delle differenze di quella della Moratti) come la vorrebbe e come ce l’ha in testa. Gramsci parlava di “drammatizzazione” come virtù politica: riuscire a immaginare gli effetti della politica sulla quotidianità dei cittadini. Raccontare il futuro non solo per l’emergenza di togliersi il presente è il passo decisivo che oggi premia chi riesce ad essere credibile e (inevitabilmente) schiaccia chi per futuro scambia solo l’ossessione di cacciare il Re (a destra ma soprattutto nel centrosinistra). Un ringraziamento al suo staff, al di là dei risultati, oggi è dovuto.