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Luglio 2015

Non ci sta facendo una bella figura nessuno

Tra i commenti che vanno letti segnalo questo post di Luca Sofri:

bugiemedia1Le possibilità sono due, direi.
Una è che la registrazione che i giornalisti dell’Espresso hanno ascoltato sia una patacca: che non c’entri con nessuna inchiesta e nessuna autorità pubblica e sia stata artefatta da qualcuno per qualche ragione. Forse anche qualcuno vicino agli ambienti investigativi, ma questo non basterebbe a rendere realistica tanta certezza da parte dell’Espresso. Qui non ci si meraviglia da un pezzo di eventuali maldestrie giornalistiche italiane, ma spacciare per vera una cosa di questa dimensione senza avere garanzie molto solide della sua veridicità sarebbe stata una follia impensabile.

L’altra possibilità che conserva come vere entrambe le versioni è che la registrazione non sia contenuta negli atti – e sia esclusa dal procuratore – per qualche robusta ragione. L’Espresso allude a quella di “tutelare il segreto di inchieste relative a cariche istituzionali”, che però in questo caso non sembra così forte da spiegare le decise e rischiose smentite della Procura. Può darsi quindi che la registrazione sia stata compiuta in qualche forma illecita o non autorizzata che impedisca agli autori di ufficializzarla? Che qualche ente investigativo abbia registrato il governatore Crocetta e il suo medico in assenza di autorizzazioni di un magistrato, salvo ottenerle successivamente magari proprio a fronte del materiale intercettato? Se così fosse, si spiegherebbe che non possa essere rivelata l’esistenza di un’intercettazione condotta autonomamente dagli intercettatori prima della sua legittimazione, ma nei fatti compiuta. E resterebbe il successivo dubbio sul fatto che la Procura ne sia a conoscenza o sia stata tenuta all’oscuro della sua stessa esistenza; nonché quello su cosa L’Espresso sappia delle origini illecite del suo “scoop” e delle intenzioni di cui si sarebbe fatto strumento.

È uno scenario abbastanza terrificante, ma purtroppo non così stupefacente alla luce di quel che conosciamo delle vicende della politica siciliana e dei suoi ricatti, di quel che conosciamo degli abusi strumentali delle intercettazioni giudiziarie, di quel che conosciamo di traffici e manovre di pezzi di organi statali.

Altre possibilità – ammettendo che nessuno stia mentendo – non ne vedo (Crocetta ne ha ipotizzata una che è stata già di nuovo smentita dalla Procura). Ma l’unico modo con cui possiamo essere informati credibilmente di una cosa così platealmente concreta e fattuale è che uno dei due enti coinvolti, L’Espresso e la Procura, forniscano degli elementi in più su quello che sanno. Al momento sono fragili e contraddette entrambe le loro due versioni, e non ci sta facendo una buona figura nessuno.

Il resto è qui.

Il sistema Molfetta

paolanatalicchio1Paola Natalicchio si è dimessa. “Non è un tradimento. Se l’ho fatto – afferma sul suo profilo social – è proprio per non tradire il patto del 2013, messo in crisi da un Partito Democratico che dopo le dimissioni prima di un assessore e poi del presidente della commissione urbanistica ha dimostrato di volersi porre come elemento di destabilizzazione del nostro progetto”.“

Molfetta era una di quelle città che ci aveva fatto sperare che un nuovo modello di politica potesse prendere piede. Si è dimessa perché, lo scrive lei stessa, il Partito Democratico cittadino ha continuato a giocare con compromessi al ribasso. Al solito.

Parla Rosario Crocetta: “È stato un complotto. Io e Lucia Borsellino siamo le vittime”

Ho intervistato Rosario Crocetta:

“Volevo dimettermi ed uccidermi” così Rosario Crocetta racconta a Giulio Cavalli i suoi ultimi giorni. “La procura ha confermato che non esiste questa intercettazione” ha detto il presidente della Regione Sicilia, aggiungendo “o l’Espresso caccia fuori questa registrazione oppure non vedo altra strada alle vie legali”. Il presidente della Regione Sicilia ha ricordato anche il suo impegno contro gli sprechi di denaro pubblico “ho tagliato insieme a Lucia Borsellino un appalto per una assicurazione da 155 milioni di euro a spese della Regione” facendo riferimento a chi avrebbe interesse a screditarlo. Sulla figlia del magistrato e suo assessore alla Sanità in Regione Sicilia dice: “io ho Schermata del 2015-07-19 18:47:56sempre difeso Lucia, le ho fatto da scudo anche contro il Ministro, causandomi inimicizie senza precedenti, io e Lucia siamo le vittime di questo complotto”. E proprio sul complotto su concentrano le parole di Crocetta che sottolinea come “tutte le procure hanno le stesse intercettazioni ed un telefono non può essere intercettato ad intermittenza”. Il presidente si dice sollevato: “È venuto fuori un altro Crocetta, quello che lotta e non può accettare di essere ricoperto di fango”.

Cannabis, si può fare?

SI-PUO-FARE-IMG-300x225Per il leader di SEL finalmente si vede una possibilità di arrivare alla legge. Soggetto unico a sinistra? “Stiamo lavorando per quello”. I diritti? “Questo Governo è compatto solo sulle pessime riforme come per la scuola”. Ho intervistato Nicola Fratoianni e ne è venuta fuori una discussione interessante su legalizzazione e sinistra che verrà. L’intervista è qui.

La’ ‘Ndrangheta ha costruito il porto di Imperia?

PORTO_IMPERIA-H110925172339--U170507497828QHF-440x260-015L’arresto a Reggio Emilia dell’imprenditore Giovanni Vecchi, patron della Save Group, nell’ambito di una vasta operazione dei Carabinieri, denominata “Aemilia”, contro la ‘ndrangheta, non è passato inosservato a Imperia.

La notizia circola freneticamente in città, in particolare negli ambienti vicini al porto turistico, aprendo interrogativi davvero preoccupanti sulla realizzazione di un’opera, il porto di Imperia, la cui storia travagliata sembra per molti versi da scrivere.

La Save Group, infatti, dichiarata fallita nel 2013, è la società che ha realizzato gran parte delle opere a terra del porto turistico di Imperia e la sua “gemella”, la Impregeco, aveva ricevuto l’incarico di realizzare le opere a terra, poi rimaste incompiute.

La Save e la Impregeco erano entrate in gioco al termine di una lunga catena di subappalti. All’origine della catena l’Acquamare, società, ora in regime di concordato preventivo, che fa capo all’imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone. E proprio Caltagirone ha più volte collaborato con la Save Group, nella costruzione del porto di Imperia, del porto di Fiumicino e del Molino Stucky di Venezia. Lo stesso imprenditore romano, nel corso del processo di Torino, definì la Save come “un’impresa di fiducia”.

Nel dettaglio, i Carabinieri hanno eseguito nove ordinanze di custodia cautelare, emesse dalla procura distrettuale antimafia di Bologna, nei confronti di altrettanti soggetti, tre dei quali esponenti della ‘ndrangheta emiliana attiva nelle province di Reggio Emilia, Parma, Piacenza e Modena ed operante anche in quelle di Verona, Mantova e Cremona. Al centro delle indagini, condotte dai carabinieri dei comandi provinciali di Modena e Parma nonché dal Ros di Roma, l’infiltrazione della ‘ndrangheta emiliana, articolazione della cosca Grande Aracri di Cutro (Crotone), nel tessuto economico nazionale, oltre che locale, attraverso la costituzione di varie società di capitali.

A Giovanni Vecchi, indagato a Imperia nell’ambito di un’inchiesta per frode in pubbliche forniture, viene contestato il trasferimento fraudolento di valori con l’aggravante di aver agito per agevolare l’attività dell’associazione mafiosa. Tra gli arrestati anche Nicolino Grande Aracri, considerato il boss della ‘ndrangheta attiva tra la Calabria e l’Emilia.

I Carabinieri hanno anche posto sotto sequestro preventivo svariate società. Due di queste, come detto, hanno operato sul porto turistico di Imperia, SAVE Group S.r.l di Montecchio Emilia e Impregeco S.r.l. di Roma e tutte, secondo gli inquirenti, sarebbero direttamente collegate proprio al clan Aracri, che conferiva nelle suddette società ingenti somme di denaro e altre utilità derivanti dai reati, oltre a provviste illecite.

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(fonte)