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Giulio Cavalli

La trattativa, Mancino e il buco nero

Credo sia difficile raccontare cosa stiamo vivendo. E quanto tutto sia così sotto traccia e con un dolorosissimo silenzio intorno.

L’ultimo indagato nell’inchiesta sulla Trattativa tra Cosa Nostra e pezzi delle Stato è un membro di spicco delle istituzioni. L’ex presidente del Senato Nicola Mancino è infatti accusato dalla procura di Palermo di aver rilasciato false dichiarazioni durante le sue audizioni davanti ai magistrati. “Emergono evidentemente delle contraddizioni nelle cose dette, dai diversi esponenti delle istituzioni sentiti: quindi qualcuno mente. Ora è compito della procura e del tribunale capire come sono andate veramente le cose” aveva detto perentorio il sostituto procuratore Nino Matteo subito dopo l’audizione di Mancino davanti la quarta sezione penale di Palermo durante il processo contro gli ex alti ufficiali del Ros Mario Mori e Mauro Obinu. Oggi proprio per Mancino è scattato l’avviso di garanzia per falsa testimonianza.

Ad inguaiare l’ex dirigente della Democrazia Cristiana sono state le varie discrepanze emerse durante i confronti con altri esponenti politici , come Vincenzo Scotti e Claudio Martelli, che come lui erano in carica nel periodo 1992 – 93, ovvero durante il governo guidato da Giuliano Amato. Mancino, Scotti e Martelli sono stati sentiti a più riprese dagli inquirenti palermitani ma i loro ricordi sulle dinamiche politiche dell’epoca sono apparsi in certi casi assolutamente inconciliabili. La discrepanza più evidente è emersa in merito all’avvicendamento tra Scotti e lo stesso Mancino alla guida del Ministero dell’Interno il 28 giugno del 1992.

L’articolo completo (da leggere, ritagliare, diffondere e dibattere) è qui.

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Il terremoto e i suoi certi giorni

Certi giorni ti svegli e c’è il sole, le tende ai giardini pubblici sembrano un camping, ti danno l’illusione che dietro i pini ci sia una spiaggia da qualche parte. La badante che dorme sulla panda all’angolo, il sismografo meglio calibrato del quartiere, dice che scosse lei non ne ha sentite; il cornetto al bar si scioglie in bocca, e pensi che non c’è nulla che non si possa risolvere: casca un campanile, lo rifaremo più bello. E anche le industrie, prima delocalizzano, prima si sbrigano a tornare indietro. Abbiamo mille sfollati? Fammi ridere, prima del sisma avevamo quattromila appartamenti sfitti, tutti ancora in piedi, tutti nuovi antisismici. All’ex coop rilevata dai cinesi stanno cambiando i mattoni, giuro: tolgono quelli vecchi evidentemente crepati, e ne mettono di nuovi, sembra un lego. Nel frattempo i cinesi hanno riaperto, dalla porta di servizio per non disturbare i muratori. Vai così. Se ci credono i cinesi, che hanno il mondo a disposizione, un margine c’è.

Oggi vale la pena di leggere Leonardo qui.

Magia: sparisce il ‘fattore famiglia’ di Formigoni

Il ‘fattore famiglia’ (strabico come lo si può aspettare da un mendace professionista come Formigoni e le sue strumentalizzazioni) che, ci avevano detto, avrebbe “rivoluzionato il welfare lombardo” è sparito dall’agenda di governo, lo scrive oggi Repubblica:

la spe­ri­men­ta­zio­ne an­nun­cia­ta da Ro­ber­to For­mi­go­ni de­ve an­co­ra ini­zia­re, ma il go­ver­no ha già boc­cia­to il fat­to­re fa­mi­glia. Che è spa­ri­to dal pia­no Na­zio­na­le per la fa­mi­glia ap­pro­va­to ie­ri dal con­si­glio dei mi­ni­stri. L’as­ses­so­re re­gio­na­le al­la Fa­mi­glia ciel­li­no Giu­lio Bo­sca­gli pro­te­sta: «È gra­ve la spa­ri­zio­ne del fat­to­re fa­mi­glia — di­ce — Da­van­ti al­l’at­tua­le cri­si è ne­ces­sa­rio più che mai, in­ve­ce, ri­par­ti­re dal­la fa­mi­glia e da una mag­gio­re equi­tà nel­la com­par­te­ci­pa­zio­ne ai ser­vi­zi». Nei me­si scorsi, la giun­ta re­gio­na­le ave­va ap­pro­va­to una ri­for­ma che pre­ve­de­va di in­tro­dur­re un in­di­ca­to­re di red­di­to che te­nes­se con­to non so­lo dei red­di­to e del pa­tri­mo­nio, ma an­che del nu­me­ro dei fi­gli di ogni nu­cleo fa­mi­lia­re.

Noi avevamo detto qualcosa in tempi non sospetti. E teniamolo a mente per i prossimi giorni. Perché il fallimento del “modello Formigoni” è un percorso di tanti, nemmeno piccoli, fallimenti politici. Oltre che giudiziari.

Provate a non guardare questo video

Mercoledì 13 giugno, dalle ore 11.00 alle 13.00, Piazza Duca d’Aosta, angolo grattacielo Pirelli, si terrà la manifestazione indetta da LEDHA e F.A.N.D. per protestare contro i tagli ai fondi sociali. Se (come me) vi sembra una questione di dignità e umanità è il caso di ritrovarsi lì.

Per info potete leggere qui.

Nomine AGCOM: è la loro natura

Quasi tutti conoscono l’apologo dello scorpione e della rana. Lo scorpione chiede alla rana di portarlo dall’altra parte del fiume, giurando che non la pungerà. Ma a metà del guado, la rana sente l’aculeo velenoso. «Perché? Annegheremo tutti e due». E lo scorpione: «È la mia natura». I partiti italiani sono oggi lo scorpione della favola. Commissariati dall’Europa e dai tecnici, sfiduciati dai cittadini, minacciati a morte dall’ antipolitica, i partiti tutto avrebbero dovuto fare, tranne abbandonarsi al vecchio e odioso vizio della lottizzazione. E invece alla prima ghiotta occasione, le nomine delle Autorità delle Comunicazione e della Privacy, si sono lanciati come un’orda famelica sulla torta. Da bravi compari, detto con tristezza e non col giubilo dell’antipolitica, Pdl, Pd e Udc si sono divisi le fette.

Fra i nomi, tutti con il trattino di appartenenza e tutti piuttosto deprimenti, spicca per involontaria ironia quello di Augusta Iannini, la moglie di Bruno Vespa, l’uomo del plastico di Cogne, inopinatamente piazzata a tutelare la privacy dei cittadini. Nelle nomine non sono stati presi in considerazione i novanta curricula di personalità competenti e indipendenti che pure i presidenti di Camera e Senato avevano sollecitato, forse per farsi qualche risata alle spalle dei cittadini onesti. Si è preferito concentrarsi sull’unico curriculum che conti in Italia, la raccomandazione del partito, il solito cortocircuito politico-professionale. Nell’impeto suicida, il Senato nel pomeriggio ha concluso la gloriosa giornata votando in massa contro l’arresto del pluri indagato Sergio Di Gregorio, accusato dai magistrati di truffa ai danni dello Stato per i fondi pubblici all’Avanti!» di Valter Lavitola. In teoria soltanto il Pdl era contrario alla richiesta dei magistrati, ma nel segreto dell’urna il ceto politico ha dato prova di straordinaria coesione intorno al nobile principio dell’impunità. Ma ci sono o ci fanno? È in atto un complotto alla rovescia dei partiti per consegnare il 51 per cento al movimento di Beppe Grillo?

Sono molti gli interrogativi, anche di natura psichiatrica, che circondano il misterioso comportamento. Sembra quasi una sfida agli elettori, a metà fra il folle e il volgare. Un po’ come il tizio che imbocca un senso unico contromano e fa pure le corna. Bisognerebbe ricordare che le autorità di garanzia, tanto più in settori cruciali come le telecomunicazioni e la privacy, dovrebbero per definizione essere composte da personalità super partes. Ma che senso ha mettersi a discutere di regole con chi dimostra di disprezzarle o di applicarle soltanto agli altri, ai comuni mortali? Non resta che cercare di capire il possibile movente dei suicidi. Nel caso del Pdl è abbastanza chiaro. Il partito è allo sbando, dimezzato dal voto e nei sondaggi, sull’orlo del naufragio totale. Mentre Berlusconi intrattiene il pubblico con altre barzellette sull’euro e il presidenzialismo alla francese, il partito azienda sfrutta gli ultimi colpi per piazzare uomini negli organismi di controllo delle telecomunicazioni per i prossimi anni. L’ obiettivo, vent’ anni dopo la discesa in campo, è sempre lo stesso: evitare il fallimento dell’ azienda televisiva.

Assai meno comprensibile è la complicità del Pd. I dirigenti del partito, a cominciare da Bersani, vanno in giro per l’Europa per incontrare i nuovi leader socialisti, da Francois Hollande a Sigmar Gabriel, si riempiono la bocca di slogan sulla rinascita del centrosinistra, e poi tornano a casa e si mettono a lottizzare come bolsi dorotei democristiani. Se c’era un’ occasione felice per dare un segnale di novità agli elettori del Pd, prendere le distanze dalla moribonda partitocrazia e dimostrare ai «grillini» che destra e sinistra non sono uguali, ebbene Bersani l’ha buttata via nel peggiore dei modi. In questo caso sarebbe salutare il vecchio «contrordine, compagni» di una volta.

Presto il Pd avrà un’altra possibilità di marcare la propria distanza dal sistema di casta della Seconda Repubblica, con le nomine Rai. Dove il centrodestra, Pdl in testa, spinge per l’ ennesima grande abbuffata di poltrone. Ma a giudicare dalla giornata di oggi, è puerile farsi illusioni. Nonostante il montare dell’ antipolitica, anche alle ultime elezioni milioni d’italiani hanno continuato a votare i partiti presenti in Parlamento. Nel timore di veder precipitare il Paese in un’altra avventura tragicomica, come quella appena vissuta nel ventennio berlusconiano. Nella speranza che la politica trovasse il coraggio, la forza, l’onestà per riformarsi e rispondere alle domande di trasparenza dei cittadini. Oggi quei milioni d’italiani si sentono come la rana dell’apologo e si chiedono perché. È davvero questa la natura degli attuali partiti, quella dello scorpione destinato a trascinarci tutti a fondo?

(di Curzio Maltese – Repubblica)

Ci sono abbastanza parole per noi tutti

Scrivo ancora. Nei primi quattro mesi di quest’anno ho scritto duecentocinquanta poesie. Sento ancora la follia scorrermi dentro, ma ancora non ho scritto le parole che avrei voluto, la tigre mi è rimasta sulla schiena. Morirò con addosso quella figlia di puttana, ma almeno le avrò dato battaglia. E se fra voi c’è qualcuno che si sente abbastanza matto da voler diventare scrittore, gli consiglio va’ avanti, sputa in un occhio al sole, schiaccia quei tasti, è la migliore pazzia che possa esserci, i secoli chiedono aiuto, la specie aspira spasmodicamente alla luce, e all’azzardo, e alle risate. Regalateglieli. Ci sono abbastanza parole per noi tutti. (da La mia pazzia, p. 93 – Charles Bukowski)

La Lombardia arroccata e l’assalto tiepido

Ci pensavo questa mattina rileggendo i quotidiani e la rassegna stampa sulla giornata di ieri. Doveva essere la mozione di sfiducia che disarcionava Formigoni e invece è andata male, dicono i giornali e commentano in molti. Ed è falso. Raccontata così la seduta di ieri non è mai accaduta e allora forse è il caso di provare a rimettere ordine e costruire un’analisi. Seria e onesta (per quanto soggettiva, per carità).

Qui in Regione nessuno sospettava che la Lega facesse cadere Formigoni. Nessuno di buon senso, almeno, e con reale percezione di ciò che sta accadendo. E mica per strani teoremi o illuminanti strategie politiche: semplicemente la Lega è consapevole della propria debolezza elettorale (e allo stesso modo il PDL in liquefazione) e ha bisogno di tempo (e poltrone) per riguadagnare una verginità credibile. Per questo due giorni fa mi ero permesso di scrivere che la vera mozione di sfiducia a Formigoni è in un tavolo di programma serio del centrosinistra senza accorpamenti algebrici insulsi su sigle e partiti ma che passi dalle soluzioni da proporre. E ieri sarebbe stata la giornata ideale per comunicare che siamo già in moto, che abbiamo chiare alcune delle priorità che raccontano quello che faremo noi, al posto di Formigoni. Non credo che le responsabilità giudiziarie degli amici degli amici di Formigoni e le ombre che si addensano su di lui siano cose da poco conto, sia chiaro, ma bastano davvero per essere credibili non solo nel gioco  dell’opposizione?

Il problema principale (e bisogna avere la voglia di dirlo chiaramente) non è l’assenza del capogruppo PD Luca Gaffuri (che pure è un pessimo segnale) ma piuttosto la tiepidezza dei contenuti politici che sono stati portati in Aula. Prendetevi un po’ di tempo e ascoltate gli interventi dell’opposizione: la sensazione (desolante) è che il sistema formigoniano di politica e potere sia riconosciuto come unico modello possibile (del resto sono in molti del centrosinistra a consigliarmi di non parlare di “modello Formigoni” ma piuttosto di “modello Lombardia” per poterlo riciclare con più tranquillità) ed è la solita sensazione che più di qualcuno sia intenzionato a proporre le stesse dinamiche credendo che basti garantire interpreti più etici negli identici meccanismi di oggi.

La mozione contro Formigoni è stata sbagliata nei tempi (sono mesi che si trascinava tra infinite incertezze), nei modi (non se ne può più di sentire parlare di scontrini senza centrare il punto politico) e nella forma (qualcuno in aula rivolgendosi a Formigoni ha detto “non è un attacco politico e non buttiamo via quanto di buono è stato fatto in questi anni”). Non è carino dirlo, lo so, ma va detto: una pezzo del centrosinistra è soggiogato “culturalmente” al formigonismo come già a livello nazionale accadeva ai tempi di Silvio.

Ora continuiamo ad essere vigili ma è il tempo (per noi, e per SEL) di rivendicare le differenze. Perché quell’Aula Consiliare è un’era geologica passata e non averne il polso e la sensibilità significa apparecchiarsi per l’estinzione. Ed è per questo che siamo in campo. Ma sul serio. Senza essere la costola di nessuno.

Il buco fuori legge e senza senso di AGCOM

Perché poi vi diranno che è colpa dell’antipolitica. Sicuro. Milena Gabanelli mette in fila lo scempio delle nomine AGCOM:

Più delle parole contano i fatti. E i fatti dimostrano ogni giorno che i vertici di questa classe politica sono da archiviare, perché perseverano nel prendere decisioni contrarie all’interesse generale. Mercoledì il Parlamento ha scelto i nuovi commissari per l’Agcom. La legge richiede indipendenza e riconosciuta competenza nel settore, poiché senza indipendenza la competenza può essere utilizzata per favorire una parte contro l’altra, e senza competenza l’indipendenza è inutile e fonte di decisioni casuali.
Da mercoledì un settore strategico per il nostro futuro come quello delle comunicazioni è nelle mani di Decina, Martusciello, Posteraro e Preto. L’indipendenza di Martusciello è dubbia, considerata la sua storia di ex dipendente Mediaset ed ex deputato Forza Italia, mentre la sua incompetenza specifica nel settore delle comunicazioni (sia sulle questioni tecniche che in quelle di prodotto) è pressoché certa. Idem per Preto (Pdl) e Posteraro (Udc). Decina (indicato dal Pd), pur essendo competente, è stato consigliere di amministrazione di Telecom Italia ed è, con le aziende di sua proprietà, consulente di moltissimi operatori soggetti alla vigilanza dell’Agcom. In sostanza 4 nomine che violano i requisiti di legge, e che danno vita ad un Consiglio pure squilibrato. È infatti ragionevole attendersi che su tutti i temi di interesse per Mediaset (la gara delle frequenze, le nuoveregole sul diritto d’autore, il destino della rete Telecom) i commissari espressi dal Pdl abbiano un punto di vista favorevole all’azienda da cui proviene il commissario Martusciello. Quindi la maggioranza sarà saldamente nelle mani del commissario Posteraro scelto dall’Udc, indipendentemente dall’opinione del presidente (che deve ancora essere indicato dal Premier Monti) e del commissario indicato dal Pd.

In sostanza il commissario Posteraro, con competenze limitate o assenti, deciderà sul futuro delle comunicazioni italiane. E questo dipenderà da dove si posizionerà Casini. Poteva andare diversamente se il Pd, dopo aver sbraitato per mesi su competenza e curricula, avesse indicato e preteso due tecnici autorevoli, indipendenti e competenti. Avremmo ora la garanzia di affrontare nel merito ogni singola questione, e con un importante ruolo “super partes” del Presidente in caso di parità tra i membri di nomina parlamentare. Purtroppo non sarà così e ce ne accorgeremo molto presto.

Comprarsi Dio con un libro, un partito e la moneta

Formigoni impazza. Nel senso di impazzimento.

Ci sono le riunioni segrete nelle stanze del nuovo palazzo di regione Lombardia, insieme con il sottosegretario Paolo Alli e i suoi fedelissimi memores domini. Poi i tweet e i comunicati stampa più che mai criptici («Tra poco uscirà il mio libro, ma non in libreria..»). E infine c’è un’agenda fitta di impegni, tra future conferenze stampa e nuove iniziative per l’estate, ma tutto rimane rigorosamente top secret. Cosa sta tramando il governatore Roberto Formigoni?

Dopo aver incassato la fiducia in consiglio regionale, il Celeste sta cercando di trovare una strada per tornare protagonista sulla scena politica. «Sarò ancora protagonista» avrebbe confidato ai suoi. Concetto ribadito pure durante l’intervento nell’aula consigliare di via Fabio Filzi: «Sono più forte non solo di un bufalo, ma di un’intera mandria».

Nelle scorse settimane era circolata l’indiscrezione che volesse lanciare un nuovo partito. Poi però la storia fu snobbata da tutti e poi smentita dallo stesso Formigoni, quando lo associarono al sindaco di Milano Giuliano Pisapia e al presidente del Pd in Emilia Romagna Vasco Errani. Ma la pentola formigoniana continua a ribollire. Mentre dalla procura di Milano si attendono novità sulle indagine sulla sanità lombarda, tra vacanze pagate dal faccendiere Piero Daccò e nuovi scandali.

Tra le fila dell’opposizione, ad esempio, sono certi che prima o poi salterà fuori l’avviso di garanzia. Fino a questo momento, però, nulla si è mosso. Anzi, la figura del capogruppo del Pd Luca Gaffuri, primo firmatario della mozione di sfiducia e in vacanza in Grecia, ha rafforzato tutta la maggioranza di centrodestra: la stampa di vicina al Pdl sta preparando i fuochi d’artificio. Restano i dubbi della Lega Nord di Roberto Maroni. Ma i barbari sognanti sono impegnati in vista del congresso del 30 maggio e al momento, di mollare il Pirellone non ne hanno voglia: non vogliono rischiare.

Incassata la fiducia, il Celeste vuole quindi provare a riconquistare un elettorato che ormai l’ha sfiduciato in lungo e in largo. A dirlo sono le rilevazioni di Datamonitor sui governatori che lo danno ormai in caduta libera nel consenso, indietro persino rispetto a Renata Polverini (Lazio) e Raffaele Lombardo (Sicilia). Ma di questo non sembra interessato. Nelle prossime settimane ci sarà il lancio del nuovo libro. Il contenuto è sconosciuto, ma secondo chi lo ha seguito in questi ultimi tempi dovrebbe essere un manifesto politico in vista delle elezioni politiche del 2013.

L’idea è sempre quella di un centro moderato, nello stile del Ppe europeo, capace di dialogare con tutti gli schieramenti politici. Da ritrovare, oltre al dialogo con intere fette del centrodestra tra cui lo stesso Silvio Berlusconi, è soprattutto il contatto con gli ambienti cattolici. Per questo motivo, Formigoni vorrebbe partecipare alla nuova edizione di Todi, il raduno cattolico tra cardinali e politici che l’anno scorso tracciò la strada del nuovo governo Monti. Poi ci sarà pure il Meeting di Rimini, dove però non si sa quanto spazio potrà ritagliarsi.

In questi giorni, sui quotidiani escono iniziative qua e là del Celeste. L’ultima l’ha pubblicata Libero giovedì. Il governatore lombardo sarebbe pronto a coniare la sua moneta. A quanto, pare, però, l’idea sarebbe della Lega Nord e del vicepresidente Andrea Gibelli, mentre tra le fila pidielline sanno poco o nulla. Eppure, il quotidiano di Maurizio Belpietro ha pubblicato in prima pagina la foto del presidente. Nuove tecniche di comunicazione? Misteri? 

Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/Formigoni-libro-politica-cattolici#ixzz1xBt5E2YF

Disabilità: uniti contro i tagli

Non si rendono conto di quello che stanno facendo. Non ci rendiamo conto di quanto le fragilità di questa regione (e questo Paese) stiano pagando prezzi inumani per la politica delle diverse priorità. Ecco l’appello.

Uniti contro i tagli!
LEDHA/FISH Lombardia e F.A.N.D. presentano le loro richieste al Governo, alla Regione Lombardia, alle Province ed ai Comuni. Un documento per dire No ai tagli e Sì alla Vita indipendente e all’inclusione nella società, per la difesa dei livelli essenziali di assistenza acquisiti, per promuovere la più ampia adesione e partecipazione alla mobilitazione del 13 giugno.

Per informazioni:
Giovanni Merlo – LEDHA
tel. 02/6570425 – 347/7308212
comunicazione@ledha.it

Nel 2012 i Comuni della Lombardia hanno 100 milioni di Euro in meno da destinare alle politiche sociali. Dal 2008 al 2011, il Governo nazionale ha azzerato il Fondo per laNon Autosufficienza e più che dimezzato il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali.
Quest’anno la Regione Lombardia ha stanziato per le politiche sociali 40 milioni di
 Euro al posto dei 70 del 2011. Molti Comuni stanno iniziando a tagliare i servizi fino ad ora sostenuti da questi fondi: i primi interventi sacrificati sono quelli che riguardano il sostegno alla vita indipendente delle persone con disabilità, previsti dalla Legge 162/98 e in generale quelli di assistenza domiciliare. Si tratta di attività che permettevano a migliaia di persone di condurre, pur tra mille difficoltà, una vita dignitosa e con un buon livello di inclusione sociale e, in alcuni casi, lavorativa. Anche i servizi diurni e residenziali sono seriamente a rischio di esistenza, con la previsione di incremento delle rette a carico delle famiglie e dall’altro con blocchi delle liste di attesa per i servizi rientranti nei livelli essenziali di assistenza. I diritti fondamentali delle persone con disabilità sono messi oggi in discussione. Le loro condizioni materiali di vita stanno già peggiorando e molte famiglie si stanno chiedendo come faranno ad andare avanti. LEDHA invita le persone con disabilità, i loro familiari, le associazioni, le organizzazioni di terzo settore e dei lavoratori ad aderire e partecipare alla mobilitazione

Piazza Duca d’Aosta Mercoledì 13 giugno alle ore 11 per dire:
NO AI TAGLI E SI ALLA VITA INDIPENDENTE e ALL’INCLUSIONE NELLA SOCIETÀ

per chiedere:

Al Governo di ripristinare i fondi sociali a partire da quello per la non autosufficienza perché non si tratta di costi ma di investimenti nel futuro e nella crescita della società italiana.
Al Governo, nei suoi progetti di riforma sulla partecipazione alla spesa dei servizi (Isee) di non aumentare le richieste nei confronti delle persone con disabilità.
Al Governo di definire, finalmente, i Livelli essenziali assistenziali (LEA) e quelli per l’assistenza sociale (LIVEAS).

Alla Regione Lombardia di compensare con proprie risorse i tagli ai fondi sociali e permettere ai Comuni di svolgere le proprie funzioni, ed evitare ripercussioni sul sistema dei servizi alla persona, già esposti a crescenti difficoltà.
Alla Regione Lombardia di vincolare questa aggiunta di risorse per finanziare i progetti di Vita Indipendente e per attivare la Presa in carico unitaria per i cittadini che afferiscono ai servizi socio assistenziali e socio sanitari.
Alla Regione Lombardia di incrementare il finanziamento dei servizi sociosanitari sgravando di queste spese i Comuni e le famiglie, superando la non più sostenibile divisione tra i servizi socio sanitari e quelli socio assistenziali.

Ai Comuni di garantire i servizi e le prestazioni essenziali per la vita delle persone con disabilità e di non derogare alla propria responsabilità di coordinatori delle politiche sociali nei confronti dei propri concittadini.

LEDHA – Lega per i diritti delle persone con disabilità

FISH – Federazione Italiana Superamento Handicap

F.A.N.D. – Federazione tra le Associazioni Nazionali delle persone con Disabilità