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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

Imparare il tedesco con il “PIZZA MAFIOSO”

Schermata 2014-04-07 alle 09.57.27Mi scrive Giulia. Giulia ha vent’anni e ha deciso di passare un anno all’estero prima di iscriversi all’Università. Per questo è finita in Germania. Per imparare la lingua sta studiando Schrite plus, un manuale di lingua tedesca che immagina alcune situazioni ordinarie per esercitarsi con la lingua. Giulia ha partecipato ad un incontro con la sua scuola nell’ultimo giorno del suo ultimo anno di Liceo in cui abbiamo parlato (tutti insieme, ma per la storia non conta che ci fossi io) dell’antiracket culturale e della pericolosa tipizzazione della mafia in Italia e all’estero, per questo Giulia non è rimasta indifferente vedendo le immagini di una consegna a domicilio di una pizza all’archetipo del mafioso italiano con il sottotitolo di “pizza mafioso”. Mi scrive:

Essendo in Germania frequento un corso di tedesco e ho per questo l’apposito libro di testo. In una delle sue unità trovo l’argomento “Pizza Mafioso”, in cui un ragazzo che lavora in una pizzeria take away porta le consegne, e tra i clienti vi è appunto questo personaggio, paragonabile a noi sappiamo chi, in cui emergono i soliti, vecchi, irrispettosi (per noi) stereotipi.
Appena me ne sono accorta, la mia prima reazione è stata dire: “Che vergogna!”.
Non so se sono troppo permalosa o cos’altro, però la trovo veramente un trovata infelice che, ripeto, non è la prima volta che viene impiegata (cito, ad esempio, il caso della Svezia in cui un vino o un olio italiano veniva venduto con un’etichetta che riportava qualcosa come “mafia” o “mafiosa” a scopi commerciali).
Vorrei sapere il tuo parere a riguardo e se è veramente necessario, ogni volta, girare il coltello in una piaga con cui facciamo i conti tutti i giorni.

Insomma è la solita storia della mafia utilizzato come marchio ma con una buona notizia: la reazione di una generazione (questo è il caso di Giulia ma le mail e le segnalazioni sono moltissime) che decide di non soprassedere. Di esportare altro. E di lavorare per il rispetto del proprio Paese. Ed è una buona notizia poiché sarà la generazione di Giulia ad avere la responsabilità di ricostruire il rispetto, l’onore quello vero, quello scritto nella Costituzione.

La sicurezza sul lavoro

Che, certo, sarebbe folle sottovalutare nei cantieri di EXPO davanti agli occhi del mondo. E invece no:

Per fortuna ad oggi nessun operaio ha perso la vita. Ma che la situazione sia critica lo dimostra quanto riporta il sito dell’Asl di Milano che nella sezione dedicata all’esposizione parla di “numerose e reiterate manchevolezze riscontrate nella organizzazione della sicurezza dei lavori”, nonché della “ripetuta constatazione di gravi situazioni di rischio di caduta e di seppellimento negli scavi, di assenza di parapetti a protezione del rischio di caduta e infilzamento su ferri sporgenti contestate nei nostri verbali, così come l’utilizzo di apparecchi di sollevamento (gru) privi dei dovuti collaudi di sicurezza e così pure le gravi lacune presenti nei piani di emergenza interni”. Valutazioni che nelle 105 ispezioni eseguite dall’Asl fino al 31 dicembre 2013 sul sito Expo e sulle opere essenziali connesse hanno portato a contestare ben 98 non conformità alle 71 imprese controllate. Le cose non vanno meglio nei cantieri delle nuove linee del metrò 4 e 5 e del prolungamento della 1, la cui realizzazione è legata all’esposizione: al 28 febbraio 2014 nei 415 accessi ispettivi, per un totale di 116 imprese controllate, le non conformità sono state 242.

Belle notizia di un’antimafia concreta

È stato inaugurato ieri mattina il nuovo spazio famiglia della Casa circondariale di Trapani intitolato ai fratellini Giuseppe e Salvatore Asta e alla madre Barbara, vittime accidentali dell’attentato col quale il 2 aprile 1985 a Pizzolungo la mafia tentò di colpire il giudice Carlo Palermo.

L’iniziativa, promossa dalla direzione del carcere e dall’associazione Euro, rientra nella settimana della memoria “Non ti scordar di me” patrocinata dal Comune di Erice e sostenuta dall’associazione Libera in occasione del 29° anniversario dell’eccidio.

La notizia completa è qui.

Un giudizio condivisibile sul 416ter

Le parole sono di Raffaele Cantone:

Palermo, 4 apr.- (Adnkronos) – “La scelta fatta ieri dal Parlamento e’ corretta dal punto di vista metodologico e giuridico ma c’e’ un ma: che non sia l’ennesima occasione per fare un rinvio. Quello che conta e’ che venga approvato al piu’ presto”. Lo ha detto all’Adnkronos Raffaele Cantone, neo Presidente dell’Authority sulla corruzione. “Sono assolutamente contento del testo che e’ stato varato alla Camera. E’ un testo equilibrato che riesce a punire quello che serve, cioe’ lo scambio fra promesse. Sono favorevole anche all’idea che sia stata abbassata la pena perche’ e’ una questione di proporzionalita’ – dice ancora Cantone – Se noi puniamo un fatto che non e’ ancora di associazione mafiosa e che non puo’ essere considerato nemmeno come partecipazione all’associazione mafiosa, e’ giusto punirlo in modo diverso”.

A Roma (ancora) il caffè corretto ‘ndrangheta

E’ stato chiesto dalla Procura di Roma il processo per 9 persone, alcune delle quali ritenute vicine alla ‘ndrina dei Gallico di Palmi, in provincia di Reggio Calabria, che aveva investito nella capitale i denari illeciti in società, beni mobili e immobili, tra cui l’Antico Caffè Chigi, a piazza Colonna, punto di riferimento di ministri e sottosegretari.

Trasferimenti fraudolento di beni aggravato dal metodo mafioso è l’ipotesi di reato che la procura ha contestato a Francesco Frisina, Carmine Saccà, Alessandro Mazzullo e poi a Maria Antonia Saccà, Claudio Palmisano, Andrea Porreca, Grazia Rugolo, Giuseppe Vincenzo Distilo e Carla Voluttà.

Il prossimo 12 giugno sarà il gup Riccardo Amoroso a pronunciarsi sulla richiesta della procura, ma due imputati (Distilo e Voluttà) hanno già chiesto di essere giudicati con rito abbreviato. Per questa vicenda, Frisina, Saccà e Mazzullo finirono in manette lo scorso anno nell’ambito di un’operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma che, indagando su prestanome (familiari e non) in qualche modo legati alla cosca calabrese, portò alla luce l’esistenza di un progetto di infiltrazione nella realtà economico-finanziaria della capitale tramite il reinvestimento di cospicue somme di denaro di provenienza illecita. All’attenzione degli investigatori finì la titolarità delle quote della ‘Macc4 slr’, proprietaria del bar ‘Antiche Murà, quella della ‘Sapac srl’, che gestisce numerosi discount e supermercati, e poi della ‘Lasara 98 srl’, cui è riconducibile il ristorante ‘Platinum’, oltre all’Antico Caffè Chigi, le cui quote appartenevano alla ‘Colonna Antonina 2004 srl’.

Il casalese: Nicola Cosentino

Il comunicato stampa della Procura:

nicola_cosentino_no_arresto_645“Nelle prime ore della mattinata odierna nell’ambito di un’articolata indagine coordinata da questa Procura della Repubblica, i carabinieri del reparto operativo – nucleo investigativo di Caserta hanno eseguito un’ordinanza applicativa della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di sei indagati e degli arresti domiciliari nei confronti di altri sette, tutti ritenuti responsabili, a vario titolo, di estorsione (art. 629 C. P.), Concussione (art. 317 C. P.), Illecita concorrenza con violenza o minaccia (art. 513 Bis c. P.), Calunnia (art. 368 Bis c. P.), Favoreggiamento personale (art. 378 C. P.),

Riciclaggio (art. 648 Bis c. P.), Con l’aggravante del metodo mafioso (art. 7 L. 203/91).Le persone tratte in arresto si identificano in Cosentino Giovanni, Cosentino Nicola, Cosentino Antonio, Falconetti Vincenzo, Letizia Giacomo, Schiavone Vincenzo, tutti funzionari dell’ufficio tecnico del Comune di Casal di Principe, Letizia Luigi, funzionario della Regione Campania, Adamiano Giovanni, Sorrentino Bruno, dipendenti della Kuwait Petroleum Italia, Zagaria Pasquale, Zagaria Antonio, S. M. P.

L’indagine, svolta dal 2011 ad oggi, ha consentito di ricostruire l’illecita attività di gestione di impianti di distribuzione carburanti svolta dalle società “Aversana petroli”, “Aversana gas” e “Ip service”, cui sono interessati, Antonio, Giovanni e Nicola Cosentino. Gli indagati, con il concorso di dirigenti pubblici, funzionari regionali e del comune di Casal di Principe, nonché con la complicità di funzionari della società petrolifera Kuwait petroleum italia (Q8), due dei quali destinatari del provvedimento cautelare, si assicuravano il rapido rilascio di permessi e licenze per la costruzione degli impianti, anche in presenza di cause ostative.

Gli stessi, attraverso un sistema di coercizioni in danno di amministratori e funzionari pubblici locali, costringevano le pubbliche amministrazioni competenti (comune di Casal di Principe e Regione Campania) ad adottare atti amministrativi illegittimi per impedire o rallentare la creazione di altri impianti da parte di società concorrenti. Di estrema importanza, al fine della compiuta ricostruzione dei fatti, é stata la collaborazione della parte offesa Luigi Gallo, titolare di una stazione di servizio in corso di costruzione in Villa di Briano, le cui dichiarazioni accusatorie hanno trovato ampi e significativi riscontri nelle investigazioni svolte dalla polizia giudiziaria.

La vicenda, tuttavia, ha formato oggetto anche di dichiarazioni di collaboratori di giustizia, l’approfondimento delle quali ha richiesto accertamenti particolarmente complessi che, partendo dall’acquisizione della copiosa documentazione riguardante l’apertura di due impianti di distribuzione, sia presso il comune di Casal di Principe (per quanto attiene i Cosentino) che presso il comune di Villa di Briano (per quanto riguarda il Gallo) sono proseguiti con attività d’intercettazione e di escussione sia della parte offesa che di coloro che, a vario titolo, avevano preso parte alle attività istruttorie relative al rilascio delle autorizzazioni richieste dal Gallo e dai Cosentino.

Il nucleo essenziale della vicenda (integrante delitti di estorsione e di concorrenza illecita) ruota intorno alla pratica di autorizzazione, ottenuta da Gallo Luigi dal comune di Villa di Briano, alla apertura di un impianto di carburanti, autorizzazione che di fatto paralizzava la possibilità per i fratelli Cosentino di averne una analoga dal confinante comune di Casal di Principe per ragioni legate alla mancanza della distanza minima di 5 km richiesta dalla normativa dell’epoca.

Antonio, Giovanni e Nicola Cosentino istigavano, allora, Falconetti Vincenzo e Schiavone Vincenzo, dirigenti dell’utc di Casal di Principe a rilasciare comunque ed illecitamente all’Agip petroli (società partner dei Cosentino ai quali in seguito avrebbe ceduto l’impianto e volturato le licenze) un’autorizzazione edilizia (le successive varianti in corso d’opera e l’autorizzazione all’esercizio dell’impianto) con palesi vizi di legittimità ed in mancanza dei principali pareri previsti dalla legge (vv. Ff., Anas), al fine di indurre il Gallo a recedere dalla sua iniziativa imprenditoriale.

Le minacce nei confronti della persona offesa sono state reiterate nel tempo, anche dopo l’entrata in vigore della legge numero 133/2008, con cui il settore della distribuzione di carburanti era stato liberalizzato, sicché la apertura di nuovi impianti non poteva più essere bloccata per via amministrativa attraverso il meccanismo del rispetto delle distanze minime fra impianti. Cosentino Giovanni e Nicola, attraverso minacce dirette nei confronti del Gallo ed indirettamente, attraverso l’utilizzazione strumentale del rapporto preferenziale e di sostanziale assoggettamento da essi instaurato con l’Adamiano e il Sorrentino, funzionari e rappresentanti di zona della Kuwait petroleum italia, in più occasioni, minacciavano e intimidivano il Gallo, condizionandolo nella realizzazione della propria attività economica.

Le indagini hanno consentito di accertare, l’esistenza di analoghi episodi così da evidenziare un vero e proprio ‘sistema’ criminoso capace di incidere profondamente sul regolare andamento del mercato ed hanno soprattutto evidenziato una illecita posizione di vantaggio, in cui si trovavano ad operare le ditte riconducibili alla famiglia Cosentino, derivanti da tre diversi e convergenti fattori: – in primo luogo, dal ‘canale privilegiato’ di cui questa poteva godere nella interlocuzione con le pubbliche amministrazioni preposte al rilascio delle licenze edilizie e amministrative; si è infatti accertato che gli interessi della Aversana petroli e delle imprese collegate sono stati tutelati attraverso l’espletamento di pratiche amministrative sempre veloci e prive degli ostacoli burocratici generalmente frapposti ai concorrenti, sfociando in alcuni casi nell’omissione della verifica della regolarità delle stesse.

In questo ambito si è rivelato decisivo il potere politico di Nicola Cosentino e quello criminale promanante dal rapporto stabile che l’ex parlamentare ha potuto vantare con il clan dei Casalesi. In secondo luogo, dalla possibilità di poter negoziare con le società petrolifere operanti su scala internazionale, specie la Kuwait petroleum italia (q8), in posizione analogamente privilegiata, sia per la notevole potenza economica di cui sono capaci le società dei Cosentino, sia per l’influenza politica e criminale della famiglia, che consente al colosso dei petroli di fare affidamento su gestori che garantiscono al massimo grado il buon andamento degli esercizi di distribuzione del carburante, pur in una zona controllata dalla criminalità organizzata. Con ciò determinandosi, di conseguenza, una situazione di notevole svantaggio per le iniziative private provenienti da altri imprenditori del settore i quali, o sono stati costretti a rinunciare alla propria impresa (come nel caso di Gallo Luigi) o sono stati costretti a realizzarla in partnership con gli stessi Cosentino (come nel caso di Vozza Francesco o del c. Di G. Amodio Piero, gestori di impianti in Casagiove).

In terzo luogo, dallo stabile rapporto di cointeressenza di Nicola Cosentino ed in misura minore anche del fratello Giovanni con esponenti del clan dei Casalesi, con alcuni dei quali fra l’altro sussistono rapporti di parentela e/o affinità documentata dalle ordinanze di custodia cautelare già contestate all’ex parlamentare per gravissimi reati e dalla contestazione, operata in questa sede, in danno di Giovanni Cosentino, di riciclaggio del denaro del clan attraverso il sistema del cambio assegni. Dall’indagine è emerso che i vertici del clan avevano imposto agli affiliati il divieto di operare estorsioni ai danni degli impianti riconducibili ai Cosentino (così, ad esempio, l’impianto gestito dal c. Di g. Amodio in Casagiove, l’impianto gestito da Piccolo Giuseppe in San Cipriano d’Aversa), a differenza di quanto avveniva per i loro concorrenti. In atti è infatti documentata una estorsione di notevole entità operata dal clan Zagaria nei confronti di Gallo Luigi.

La contestazione prende in esame una serie di condotte tenute dagli indagati, anche in tempi diversi. In particolare Cosentino Nicola e Stasi Maria Elena, convocavano il sindaco di Villa di Briano, Zippo Raffaele, nell’ufficio del prefetto di Caserta, al fine di intimargli di provvedere alla rimozione dall’incarico del tecnico comunale geom. Nicola Magliulo, colpevole sia di avere contribuito al rilascio della autorizzazione al Gallo che di avere resistito alle incessanti pressioni esercitate dai Cosentino e da Letizia Luigi per revocarla, pena azioni ritorsive del Cosentino e della stessa prefettura contro l’amministrazione comunale di Villa di Briano.

Antonio e Giovanni Cosentino, unitamente a Letizia Luigi, esercitavano, in modo coordinato con l’azione posta in essere da Nicola Cosentino e dal funzionario prefettizio Stasi, indebite ed illecite pressioni, sia sul sindaco che su tutti gli addetti dell’utc di Villa di Briano (Tornincasa e Magliulo), affinché si addivenisse alla revoca-sospensione dell’autorizzazione edilizia del Gallo; Antonio Cosentino inoltre presentava una denuncia strumentale presso la autorità giudiziaria di Santa Maria Capua Vetere nella quale, venivano evidenziati presunti abusi dell’amministrazione comunale di Villa di Briano atti a favorire il Gallo nel rilascio di licenze relative al suo distributore, denuncia che seppure in seguito archiviata, nell’immediato determinava un pronto accesso della pg presso gli uffici del comune di Villa di Briano per acquisire atti ed informazioni relativi alla pratica dl Gallo, con conseguente ulteriore rafforzamento dello stato di soggezione indotto nella pa di Villa di Briano.

Dalle indagine è emersa dunque la spregiudicatezza dei fratelli Cosentino nelle gestione del loro potere economico e l’asservimento a tale scopo del concorrente potere politico accumulato da Nicola Cosentino e del rapporto di scambievole interesse con esponenti del clan dei Casalesi. Quanto alle esigenze cautelari, il Gip ha ritenuto significativo il fatto che Nicola Cosentino si sia attivamente interessato per l’andamento degli affari delle imprese di famiglia, circostanza finora sempre negata dallo stesso indagato e l’ulteriore circostanza costituita dalle risultanze dell’analisi di alcuni recenti tabulati telefonici che danno atto dei frequenti contatti del Cosentino, anche nel periodo in cui era agli arresti domiciliari, con importanti esponenti della politica e delle istituzioni locali e nazionali, comprovandosi in tal modo il persistente svolgimento, da parte dello stesso, di attività politica.

Determinante è stata altresì considerata l’attività di inquinamento probatorio posta in essere da Giovanni Cosentino in concorso con Reccia Enrico, concretizzatasi nella presentazione di una querela, da parte del primo, fondata sulla registrazione di un colloquio eseguita dal secondo in maniera preordinata e su istigazione dello stesso Cosentino, volta a screditare il Gallo. Il Gip ha espressamente escluso qualsivoglia volontà diffamatoria e calunniatoria da parte di quest’ultimo. Al Cosentino Giovanni è stata poi contestata una continuata attività di riciclaggio in favore del clan dei Casalesi, svolta attraverso il meccanismo del cambio degli assegni di provenienza illecita con denaro contante. In sostanza, così come è emerso da plurime e convergenti dichiarazioni, esponenti di primo piano del clan casalese, incassati – a seguito di attività illecite (per lo più estorsive ed usurarie) – titoli ed assegni (talora post-datati) direttamente, o attraverso loro incaricati, hanno consegnato gli stessi al Cosentino ricevendone in cambio, nel giro di pochi giorni, moneta contante di valore corrispondente. Si è trattato di un sistema attraverso cui il Cosentino, stabilmente, ha agevolato il sodalizio casalese che è stato rifornito di denaro sicuro ed immediatamente utilizzabile.

A Pasquale e Antonio Zagaria ed a S. M. P. (noto imprenditore di Villa Literno) sono state contestate due ipotesi estorsive, la prima relativa ad una tangente di dieci milioni di lire, ed all’imposizione dell’affidamento dei lavori di scavo e realizzazione nel sito destinato ad ospitare l’impianto di carburanti del Gallo alle imprese gestite di fatto dai fratelli Zagaria Pasquale ed Antonio, con il pagamento di una somma complessiva di circa centomila euro; la seconda legata al tentativo di costringere Gallo Luigi a mantenere la società che aveva iniziato con S. M. P. e che invece il Gallo aveva deciso di sciogliere proprio a seguito dei contrasti sorti in relazione alle richieste estorsive formulate dagli esponenti del clan Zagaria. Durante l’esecuzione dei provvedimenti sono state eseguite anche perquisizioni a soggetti coinvolti nella presente vicenda investigativa, ma non destinatarie di misura cautelare, attraverso cui è stato possibile rinvenire documenti utili al proseguo delle indagini.

Dei 13 provvedimenti di custodia cautelare due saranno notificati a Zagaria Antonio e Pasquale (fratelli del più noto Michele), già detenuti per altra causa”.

Per la ‘ndrangheta destra e sinistra pari sono

Dopo l’arresto del sindaco di centrosinistra di Valmadrera Marco Rusconi ora davvero ci si aspetta la reazione del Partito Democratico. O no?

Terremoto a Lecco. Nelle prime ore di questa mattina gli uomini della Dda di Milano hanno arrestato dieci persone nel lecchese con l’accusa di associazione mafiosa, corruzione, estorsione e concussione. Tra i dieci in manette spicca il nome del sindaco di Valmadrera Marco Rusconi, 37 anni e il consigliere comunale a Lecco,Ernesto Palermo. In carcere è finito anche Mario Trovatonoto personaggio di spicco di un clan della zona e già più volte condannato, ma anche tre imprenditori della zona, un immobiliarista, un commerciante d’auto e un artigiano, tutti lecchesi. L’operazione è partita nel 2009 e dopo innumerevoli intercettazioni ambientali e telefoniche si è conclusa in giornata.

L’operazione ‘Metastasi ha dimostrato il ‘‘connubio tra ‘braccia armate’ della ‘ndrangheta, addette alle estorsioni e ad altri atti di violenza, con esponenti delle istituzioni”. Lo ha spiegato il procuratore aggiunto Ilda Boccassini che ha coordinato le indagini assieme ai pm Claudio Gittardi e Bruna Albertini. ”Quel ramo del lago di Como non e’ poi cosi’ tranquillo”, ha commentato il procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati.

IL PROFESSORE – Intercettato al telefono, il consigliere comunale Ernesto Palermo, insegnante in un istituto professionale e iscritto nelle liste del Pd (oggi appartenente a un gruppo misto in Comune), è risultato identificarsi con il clan dei Trovato. Al suo interlocutore diceva: “Siamo il nuovo gruppo dei Trovato a Lecco“. Lo spiega il pubblico ministero Claudio Gittardi, titolare dell’inchiesta “Metastasi” con il pm Bruna Albertini, dicendo che Palermo “parla da uomo di ‘ndrangheta” “si definiva eletto grazie ai voti del clan dei Trovato e dice che se al suo posto ci fosse stato il fratello Coco Franco Trovato (attualmente all’ergastolo, ndr) sarebbe diventato assessore”.

Mario Trovato infatti è fratello di Franco Coco Trovato in carcere con condanna all’ergastolo, ritenuto l’attuale reggente della locale di Lecco. Secondo Boccassini, la famiglia dei Trovato mantiene la sua influenza nel lecchese ancora a 20 anni di distanza dall’operazione Wall Street, famosa inchiesta degli anni Novanta sulla ‘ndrangheta in Lombardia.

Fra i vari episodi, Palermo avrebbe anche offerto ‘protezione’ a un imprenditore che stava aprendo un nuovo ristorante. Dopo che la sua proposta era stata rifiutata, spiega Gittardi, “sono stati sparati dei colpi di pistola nella notte contro il ristorante” e, in seguito all’attentato, Palermo ha provato a riproporre il suo ‘appoggio’ al titolare dell’esercizio. Il pubblico ministero ha sottolineato la pericolosita’ di soggetti come Palermo, “consigliere comunale e insegnante, perfettamento normo – inserito nella societa”.

Da consigliere comunale, Palermo si sarebbe occupato per conto del clan di acquisire “appalti e concessioni” e di intervenire per modificare il piano di governo del territorio per favorire gli interessi dell’ associazione mafiosa. Secondo l’accusa, inoltre, Palermo, che e’ anche accusato di estorsione, corruzione e turbativa d’asta, si sarebbe attivato per fare acquisire alla famiglia dei Trovato la concessione di un’area comunale sul Lido di Valmadrera, nel Lecchese. Secondo le indagini, per tale concessione, il sindaco di Valmadrera, Marco Rusconi, avrebbe intascato una tangente per circa 10 mila euro.

Nell’ambito dell’operazione sono stati sequestrati 17 immobili, tra abitazioni e box, 5 autoveicoli, quote di partecipazione in tre societa’, due bar e circa 700 mila euro distribuiti in otto depositi titoli.

(fonte)

Quei barbosi scassacazzi dei padri costituenti

Malvino, particolarmente in forma e particolarmente cattivo:

Così, ci tocca sentirci dire che i padri costituenti erano barbosi scassacazzi che l’hanno messa giù un po’ troppo pesante solo perché traumatizzati dal fascismo, poverini, mentre il nuovo mago delle televendite ha fegato, e polso, e coglioni, si vede dalla grinta che mette nell’urlare: «E qui, siore e siori, mi voglio rovinare: aggiungo alla riforma costituzionale il taglio di un miliardo alla politica». Sputacchia un poco su quelli in prima fila perché ha una lieve micrognazia, ma mica è detto che l’Uomo della Provvidenza debba per forza essere un mascelluto, basta sappia galvanizzare i fessi e strizzare l’occhio ai furbi.