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Le buone Pratiche del Teatro

Mai come in questo momento c’è bisogno di discutere, studiare, pretendere buone pratiche.

IL MAGGIOR CONSIGLIO DEL TEATRO ITALIANO SI RIUNISCE A GENOVA!

Le Buone Pratiche del Teatro
Ottava edizione
Movimenti e istituzioni
a cura di Mimma Gallina e Oliviero Ponte di Pino

Genova, Palazzo Ducale, Sala del Maggior Consiglio
sabato 25 febbraio 2012, ore 9.30-18.30

In collaborazione con Genova Palazzo Ducale – Fondazione per la Cultura

Da otto anni le Buone Pratiche del Teatro costituiscono un’occasione unica di incontro e confronto per le arti dello spettacolo dal vivo in Italia. La giornata, indetta dalla webzine www.ateatro.it e curata da Mimma Gallina e Oliviero Ponte di Pino, offre da un lato una articolata analisi dell’attuale situazione, e dall’altro presenta le esperienze più innovative nel settore dell’organizzazione, della creazione, della critica. Raccoglie ogni anno diverse centinaia di operatori: teatranti, amministratori, studiosi e studenti… Per questo, la stampa ha definito le Buone Pratiche del Teatro “gli stati generali del teatro italiano” (anche se per l’edizione genovese sarebbe più opportuno parlare di “Maggior Consiglio del teatro italiano”).
Il tema di questa ottava edizione è “Istituzioni e movimenti”: ovvero come il teatro entra in relazione con i movimenti politici e sociali, e come le istituzioni possono dare forma ai movimenti estetici.
Nel corso della giornata, si parlerà della storia recente, ma soprattutto dell’attualità, a partire dal Teatro Valle Occupato. Particolare attenzione verrà data alla situazione delle Liguria, con la nascita di TILT e la nuova prospettiva delle residenze; ma si discuterà anche della situazione del Sud. Questi temi ne incroceranno altri: come applicare il concetto di bene comune alla cultura, la nuova politica degli spazi, le forme di sostegno alla drammaturgia italiana, l’evoluzione della critica teatrale tra carta e web…
Hanno già assicurato la loro partecipazione, tra gli altri:
Sergio Ariotti, Antonio Attisani, Angelo Berlangieri, Luca Borzani, Claudio Braggio, Marco Cacciolla, Antonio Calbi, Margherita Casalino, Stefano Casi, Giulio Cavalli, Nicola Ciancio, Patrizia Coletta, Emanuele Conte, Patrizia Cuoco, Angelo Curti, Elio De Capitani, Claudio Facchinelli, Alessandro Garzella, Salvo Gennuso, Carmelo Grassi, Filippa Ilardo, Isabella Lagattolla, Elena Lamberti, Michele Losi, Laura Mariani, Giovanna Marinelli, Luigi Marsano, Alberto Pagliarino, Velia Papa, Dolores Pesce, Andrea Rebaglio, Carlo Repetti Alessandro Riceci, Margherita Rubino, Anna Russo, Giovanni Sabelli Fioretti, Gigi Spedale, Giulio Stumpo, Antonio Taormina, Teatro Valle Occupato, Alessandra Valerio, Laura Valli…

Guest star: Fabrizio Gifuni.

Altre adesioni all’evento sulla pagina www.facebok.com/ateatro
http://www.facebook.com/events/120239078091401/

Per informazioni:
www.ateatro.it
info@ateatro.it

Il documento di convocazione delle Buone Pratiche del Teatro 2012
http://www.ateatro.org/mostranotizie2.asp?num=137&ord=1

Portiamo la torre e il binario 21 in Consiglio

La nostra mozione per i lavoratori ex Wagon Lits che manifestano ormai da tempo sulla torre al binario 21 della Stazione Centrale di Milano. La mozione è in discussione per il prossimo Consiglio di martedì. Per seguirli questa è la pagina. Se volete passare la presenza fisica  ha un senso umano, prima che politico. Io domenica mattina sono lì. Se ci passate fateci qualcosa pi

MOZIONE

IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA PREMESSO CHE

il servizio ferroviario è un elemento imprescindibile per garantire la percorribilità del Paese che garantisce il diritto di spostarsi con prezzi accessibili, servizi sicuri e collegamenti minimi garantiti;

PREMESSO INOLTRE CHE

l’attuale crisi dell’economia e del lavoro che viviamo in Italia rende l’accessibilità economica del servizio ferroviario elemento dirimente per molti viaggiatori;

CONSIDERATO CHE

a Milano, presso il binario 21, ormai dal 9 dicembre alcuni lavoratori della ex Wagon Lits ora New West Servirail Italia manifestano contro il licenziamento di circa 800 lavoratori a   seguito della decisione di Trenitalia di sopprimere i collegamenti da Milano verso il sud del paese e, quindi, rendere incerto il futuro dei lavoratori impegnati nei servizi notturni di accompagnamento, manutenzione, pulizia e logistica;

CONSIDERATO INOLTRE CHE

Regione Lombardia già a Dicembre scorso ha attivato un tavolo per trovare un accordo che garantisse una rapida soluzione;

PRESO ATTO CHE

in altre città d’Italia come Roma sono in corso manifestazioni analoghe per il ripristino del lavoro dei licenziati a causa dell’abolizione dei treni notte;

PRESO INOLTRE ATTO CHE

la soppressione dei collegamenti notturni rischia di creare divisione nel paese e produrre il monopolio dell’alta velocità con prezzi maggiori non sempre accessibili;

RITENUTO CHE

è evidente l’esigenza di ricondurre rapidamente questa vertenza ad un quadro unico nazionale partendo da una revisione dei servizi notturni nazionali con il ripristino delle tratte nazionali servite su Torino, Milano e Nord-Est;

IMPEGNA IL PRESIDENTE E LA GIUNTA REGIONALE

  • ad attivarsi presso il Ministero dei Trasporti per la revisione dei servizi notturni nazionali che garantiscano servizi certi e prezzi accessibili per la mobilità dei cittadini in tutto il paese;
  • ad attivarsi presso il Ministero del lavoro per un tavolo nazionale che porti un concreto, certo, stabile e tempestivo piano rioccupazionale, che coinvolga anche il nuovo gestore dell’accompagnamento dei servizi notturni Italia-Francia con tutti gli strumenti disponibili di sostegno al reddito e all’occupazione.

 Milano, 12 Gennaio 2012

Giulio Cavalli (SEL)

Chiara Cremonesi (SEL)

Giovanni Tizian, non farti rubare la bellezza

Caro Giovanni,

Ho letto questa mattina la notizia del pericolo che vorrebbe spegnere il sole del tuo lavoro e del tuo coraggio lì a Modena dove “la mafia non esiste” e comunque non è un’emergenza. Ho letto le tue parole di quella strana fretta che ti prende nella quotidianità “con la condizionale” che ti è entrata in tasca e ho ammirato la tua serenità nell’andare avanti nonostante tutto e nonostante tutti. E avrei voluto fortissimamente abbracciarti perché questo Paese ha bisogno di parole così serene e forti davanti agli ignobili, ma comunque severe nei nomi e cognomi anche (e soprattutto) nei quotidiani di provincia, perché noi abbiamo bisogno di riflettere su quanto sia colpevolmente cretino pensare che non potesse succedere, invece di urlare forte che non dovrebbe succedere in nessun angolo del mondo.

Ti capiterà forse di chiederti se ne vale la pena. Dico di entrare con uno zaino di presunta bellezza dentro un gorgo a forma di vomito e di rischio, sotto il livello del mare a raschiare i fondali della minaccia avvisata. Il giudice ragazzino Livatino diceva che una volta vissuti nessuno ci avrebbe chiesto se fossimo stati credenti, ma se fossimo stati “credibili”. Ecco, una frase così sempre tenuta in tasca è una buona compagnia.

Guardarsi alle spalle non è mica bellezza: camminare guardandosi i piedi, leggersi nei riflessi, condizionarsi per come potresti essere guardato. È una malaugurata esposizione a pochi che ha comunque il sapore della nudità. Stare “giù al nord” con la parola che ti è violentemente rimbalzata in faccia è una sberla alla socialità, un calcio alla vivibilità, un invito alla tranquillità compromettente.

Ma se ci sono storie, in questo paese malato d’insofferente indifferenza, in cui si vuole frenare e ammutolire la parola, significa anche che la parola funziona. E questa è una grande e buona notizia. L’unica buona notizia che può lenire la condizione dell’essere osservati: bere il caffè immaginando (pensando o malpensando) che qualcuno ti guardi con la tazzina in mano. Lavorare o scrivere o raccontare immaginando (pensando o malpensando) che qualcuno ti controlli senza ascoltare. In una sterile città del nord essere guardati dal pelo delle mafie (sempre vissute come “sud”) è la perdita del diritto di cittadinanza nel paese della normalità. Un tarlo. Un tarlo col quale convivi per difenderti ma che intanto cresce mangiando la tua solitudine. La minaccia delle mafie non sta nelle minacce, quella è roba buona per farci la fascetta di un libro o le chiacchere da bar; la minaccia delle mafie sta nell’isolamento, la delegittimazione del proprio lavoro, nella sovraesposizione cannibale, nel fianco che ti ritrovi costretto a prestare a chi non aspettava altro che un nuovo idolo da abbattere per primo. Nel momento in cui ti dichiarano sotto scacco tutto il resto diventa rumorosissimo. La sofferenza, il rischio e la paura finiscono per essere solo tue. Un autismo irrisolvibile. Passeggiare, dire, bere e mangiare sempre malato della convinzione che è una cosa che non si riesce a raccontare, che non si riesce a far capire, che vuoi ascoltartela e giocartela da solo. Anche se è peggio.

Giovanni, oggi le tue parole sono le nostre parole, le tue terre sono le nostre terre e noi dobbiamo essere i tuoi colleghi. Nella professione migliore del mondo senza precari, quella che rispetta l’articolo 4 della Costituzione che dice che “ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”: non essere indifferenti. Perché in fondo ce lo dice la Costituzione che essere indifferenti è incostituzionale.

Sperando che ti arrivi questo abbraccio.

Pubblicata su IL FATTO QUOTIDIANO

Porcellum, la volontà è nominale

Oggi si decide sul Porcellum. Vedremo come andrà a finire e se il referendum sarà ammissibile. Ma al di là del tecnicismo (che qui ultimamente è molto in voga) quelle firme e la mobilitazione di questi mesi hanno chiarito qual’è l’opinione dei cittadini (e, a parole, dei segretari di partito). Quando un desiderio di cambiamento è così condiviso tra le parti più diverse ha il diritto di essere trasformato in legge. Quando un così vasto numero di persone ci ha messo la faccia (e la firma) in un paese senza democrazia miope e tentennamenti partitistici mette in moto un cambiamento. Insomma è la politica. Perché “tecnico” è il governo ma quelli seduti ben al caldo nel Parlamento sono politici. 0 no?

Noi vogliamo fare così

Come modernamente già ci suggeriva Enrico Berlinguer.

  • I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela. (dall’intervista di Eugenio Scalfari, Che cos’è la questione moralela Repubblica, 28 luglio 1981; ora in Antonio Tatò (a cura di), Conversazioni con Berlinguer, Roma, Editori Riuniti, 1984)
  • I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le istituzioni a partire dal governo, gli enti locali, gli enti di previdenza, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai tv, alcuni grandi giornali. Per esempio oggi c’è il pericolo che […] il Corriere della sera cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa faccia una così brutta fine. (dall’intervista di Eugenio Scalfari, Che cos’è la questione morale, «La Repubblica», 28 luglio 1981)
  • Il comunismo è la trasformazione secondo giustizia della società. (da Tribuna politica, 7 febbraio 1980)
  • Pensiamo che il tipo di sviluppo economico e sociale capitalistico sia causa di gravi distorsioni, di immensi costi e disparità sociali, di enormi sprechi di ricchezza. (dall’intervista diEugenio Scalfari,Che cos’è la questione morale, «La Repubblica», 28 luglio 1981)
  • Una società più austera può essere una società più giusta, meno diseguale, realmente più libera, più democratica, più umana. (da Austerità, occasione per trasformare l’Italia, Roma, 1977, p. 13; citato in Ginsborg 1989, p. 481)
  • Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c’è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull’ingiustizia

 

La bugia del Governo Monti

Liberalizzare e privatizzare. In questo modo ripartiremo e ricondurremo, finalmente, i conti al livello tale da recuperare lo spread. Non importa che il “rigore” (all’equità penseremo dopo, c’è tempo…) nei conti non sia servito assolutamente a nulla, visto che sui mercati i titoli italiani valgono esattamente quanto prima della manovra che avrebbe dovuto salvare l’Italia. Liberalizziamo e privatizziamo, ma sì, dài.

Allora, privatizziamo, visto che da qualche parte occorre partire, i servizi per il lavoro. Tanto, sono inefficienti e, comunque, il lavoro non si trova. Affidiamolo ai privati, che, invece, loro, miracolosamente, il lavoro lo trovano. Certo, la liberalizzazione imporrà di legalizzare la richiesta di pagamento al disoccupato per la ricerca di lavoro. Però, vuoi mettere l’ebbrezza di pagare per lavorare, in un mondo privatizzato e liberalizzato?

Cos’altro privatizzare? Ah, sì, la sanità. Tanto, per metà già lo è. Eliminiamo dalla busta paga il contributo al sistema sanitario nazionale. Chi lavora versi ad un’assicurazione (ovviamente privatizzata e liberalizzata) il necessario per pagarsi le cure. Chi non lavora paghi il servizio privatizzato e liberalizzato per cercare lavoro e così, poi, pagare l’assicurazione privatizzata e liberalizzata, per ottenere le prestazioni dall’ospedale privatizzato e liberalizzato. Semplice, no? E se nel frattempo non trova lavoro? Desiste.

Poi, è opportuno privatizzare e liberalizzare la scuola. Tanto un terzo quasi è già nelle mani dei privati. Che, ovviamente, non c’è da discutere, insegnano meglio e con maggiore efficienza della scuola pubblica. Certo, ci sarà da pagare una retta. Ma, la riduzione delle tasse sul lavoro, consentirà di mettere da parte i soldi per un piano d’accumulo, da aprire presso una banca privatizzata e liberalizzata, per pagare i costi dell’istruzione privatizzata e liberalizzata. Chi non ha il lavoro? Desiste. Come sia possibile fingere di non vedere quello che descrive Luigi Oliveri rimane un mistero delle mediazioni politiche bipartisan del nuovo asse centro centro centrodestra centrocentrosinistra.

Il pio partito della morte

In questo clima persecutorio, che inneggia alla vita ma esercita violenza, ed è in realtà un vero partito di morte, che si batte addirittura contro la ricerca scientifica che possa evitare sofferenze, o asseconda i pontefici nelle loro assurde e vergognose battaglie contro il preservativo, un partito che cerca in ogni modo di limitare la libertà della persona, sia nel suo diritto a rifiutar le cure, sia in quello a rinunciare a una gravidanza non voluta, per le più diverse ragioni, in nome dei pretesi “diritti” del “nascituro”, quando la medicina e la legge sono concordi nel negare al feto qualsiasi carattere di “persona”, si è collocata dunque la grottesca, e insieme penosa (ma tutt’altro che pietosa) iniziativa romana.

Essa, peraltro, ha avuto dei precedenti; a Milano, il pio Formigoni, quello noto per togliere fondi alla sanità pubblica in Lombardia per concederli generosamente a quell’insieme maleodorante della “sanità” privata, che ha toccato il suo vertice con la premiata associazione a delinquere di Don Verzè; il pio (e casto) presidente (a vita?) della Regione più grande e ricca d’Italia, ha addirittura a suo tempo lanciato l’idea di un degno funerale per i “bambini non nati”, pare poi abbandonata, forse perché qualcuno, magari addirittura un sacerdote di buon senso, gli ha fatto notare quanto fosse orribile e insieme stolta quell’idea. Da leggere Angelo D’Orsi su Micromega. Per decidere cosa significa uno Stato laico.

La faccia come il culo

La linea l’hanno data Fabrizio Cicchitto e Massimo Boldi, uno dei quali è un comico, anche se non ricordo più chi. Stanare i nullatenenti con Porsche al seguito è un comportamento da Stato di polizia. Come no? Negli Stati Uniti li mettono in galera, ma evidentemente laggiù c’è una dittatura. Non solo: secondo Boldi (o Cicchitto?) si tratterebbe di un colossale abbaglio, perché gli evasori di Cortina sono poveracci che affittano il lusso a rate. Che storia commovente. Ci chiederanno una colletta per pagare il leasing della fuoriserie? Difendere l’indifendibile è diventato lo sport nazionale di chi non perde occasione per essere scollegato dal resto del mondo. Quello vero. Uno strabismo non più sopportabile raccontato da Gramellini.