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Politicamente scorretto

Anche quest’anno ci vediamo a Casalecchio di Reno, con “L’Innocenza di Giulio – Andreotti non è stato assolto” che andrà in scena il25 novembre e che aprirà la rassegna teatrale “Politicamente Scorretto va a teatro” in collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione. Il programma come sempre è ricchissimo e l’evento lo potete seguire anche in streaming. Carlo Lucarelli, don Luigi Ciotti, Giuseppe Pignatone, Giancarlo Caselli, Pina Maisano Grassi alcuni tra gli ospiti della VII edizione che accenderà in particolare i riflettori sulle infiltrazioni mafiose al Nord.

Buone notizie: commissione antimafia a Pavia

Sono piccoli mattoni che si appoggiano con il cemento dell’impegno coordinato, insistente e consapevole. Dietro alle serate (tante) che mi capita di frequentare in giro per l’Italia c’è la luce dell’entusiasmo di comunità piccole o grandi che decidono di intraprendere un cammino obbligatoriamente collettivo. Sale sistemate con la cura di una serata importante, con l’apprensione paterna davanti alla porta per stringere le mani e aspettarsi spettatori spesso inaspettati. A Siziano è andata così, con la diligenza di chi tiene in mano un germoglio. E il giorno successivo c’è la soddisfazione di vedere la scintilla che ha acceso il dibattito e chiesto strade per disegnare il futuro. Chissà se i tanti cittadini che organizzano resistenza si rendono conto di essere gli avamposti fondamentali di questo tempo. Come gli amici di Siziano e i tanti altri in qualsiasi piccolo posto con i volantini in mano.

«In Provincia si farà una commissione antimafia»

• SIZIANO

Sarà istituita una commissione provinciale antimafia. Lo annuncia il presidente Daniele Bosone che sottolinea la necessità di un osservatorio sulla legalità. “E’ uno dei punti inseriti nel nostro programma elettorale – spiega Bosone – ed è fondamentale in una provincia dove si sono verificati preoccupanti fenomeni criminosi”. E a parlare della commissione era stato anche l’assessore provinciale al bilancio Franco Osculati mercoledì sera, in una sala consiliare gremita di personeo venute ad ascoltare Giulio Cavalli invitato da “La fabbrica di Nichi” a discutere di mafia. L’attore e consigliere regionale che da anni nei suoi spettacoli denuncia le cosche del malaffare, quelle infiltrate al nord, l’altra sera ha voluto essere a Siziano. Un sala zeppa di cittadini di questa terra di confine, ad un passo da Milano, ma troppo vicina a quella Pavia che ha scoperto legami stretti con la criminalità organizzata. E Cavalli ha spiegato. Ha parlato della “necessità della ‘ndrangheta di ammalare la comunità per riuscire ad infiltrarsi e ad agire meglio”. Ha chiesto di “indignarsi, di alzare il livello di intolleranza, di pretendere legalità”. Ha sottolineato il ruolo delle istituzioni “è da loro e non è dai comitati che deve arrivare la lotta alla mafia nei fatti” e ha puntato il dito contro gli amministratori comunali e provinciali che “devono essere le sentinelle del territorio”. Appalti e malaffare. Un connubio che si vede nei tanti capannoni inutilizzati, nelle case costruite e rimaste invendute, nei centri commerciali. E tra il pubblico vi era l’assessore Laura Baronchelli che da dieci armi lotta contro il grande insediamento commerciale. E poi il sindaco di Siziano, Massimiliano Brambilla che ha voluto far sapere che “quel controllo lo stiamo già facendo”. “Abbiamo anche cercato di modificare le regole degli appalti”.

Stefania Prato (da LA PROVINCIA PAVESE)

Il giorno del ricordo buttato dalla torre (Linate 8.10.2001)

Il giorno del ricordo buttato dalla torre.

Giovedì 23 Novembre 2006

A guardarci fuori dalla torre, dentro con le mani in tasca ad annusare

il profumo e la didascalia dei profesòri, a starci dentro e fuori

è come stare nell’intestino della storia, e provare a guardartici da

dentro e salutarti con la manina e da fuori.

Linate è un viaggio da film in bianco e nero con la pellicola sfibrata

e i saluti quelli così infiorettati con il fazzoletto bianco fuori dal

finestrino. Come gocciolano i passeggeri sui vetri della torre di controllo

non si vede in giro da nessun’altra parte. Nessuna. Mai.

Ieri, mentre scendevo dalle scale della torre di controllo di Linate,

da quello stupro di acciaio infilato dentro la terra, mentre la ruggine

mi lasciava il rame sotto il palmo e sopra il passamano, mentre scendevo

pensavo, ed è stato un ago dentro il cervello, alle madri, i padri,

i figli, i fratelli; e ho avuto paura di non riuscire più a scenderci da

quella puttana di torre, da quel mausoleo e tutti fuori a cercare con

l’alcool da restauratori di farla venire fuori qualche vecchia macchia

di un’eco. Negli ambienti professionali alti, negli uffici con il tavolo

in noce e i grafici schizzati sui muri è vietato portarsi da casa

l’umanità, è tutto un parlare senza spiegazzare i polsini delle camicie

affusolati fuori dal maglione, è tutto un far quadrare conti, facce,

spiegazioni, voci, strette di mani: un campo aperto di prostituzione

perfettamente inquadrata. Forse l’omaggio ai centodiciotto si poteva

fare solo appoggiando il cuore sulla torre, a salutarli appiattiti contro

quel toboga che dall’alto ha i colori dei calzini di un clown. E mentre

alienato dalla visita-gita salutavo dall’alto anche il mio stomaco si è

tolto il cappello. Come gocciolano i passeggeri sui vetri della torre di

controllo non si vede in giro da nessun altra parte. Nessuna. Mai.

Scendendo con le gambe molli e il pensiero appiccicato sugli impossibilitati

a scendere mi sono messo in tasca una fetta di torre, almeno

per il dovere di portarmeli in tournée, se non a Copenaghen.

Il giorno del ricordo buttato dalla torre.

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Linate l’8 Ottobre 2001 non è un incidente: gli incidenti sono roba da cabala e giro di roulette degli dei, dove c’entrano le colpe degli uomini allora è un omicidio. Centodiciotto morti sono una strage. Quando Fabrizio Tummolillo ha appoggiato sulla mia scrivania la documentazione e le storie di quel giorno così buio sono rimasto per una fetta di notte a guardarlo quel cumulo di fogli di “quello che si sarebbe dovuto fare”: sono le macerie di uno Stato che premia chi accumula potere scansando proporzionalmente le proprie responsabilità. Allora mi sono interrogato a lungo, prima di iniziare la messinscena, su quale poteva essere il mio ruolo di narratore teatrale e sul perché dovesse nascere uno spettacolo su quel cumulo. Noi teatranti godiamo di un privilegio che molti ci invidiano: la fisicità e il tempo del nostro pubblico; quindi sono partito da qui perché avevo il tempo di raccontarlo per filo e per segno tutto quel cumulo. Spesso mi ritrovo a dire che più dell’ignoranza, oggi, mi spaventa questa “convinzione di sapere” che è tutta appoggiata sull’informazione confezionata a mo’ di spot pubblicitari per cui in quindici minuti di TG in fase digestiva paghiamo il nostro pegno di coscienza con i fatti del mondo. Se ascoltate la “gente” sull’incidente di Linate vi parleranno di nebbia, di un radar che non c’era e vi vomiteranno un po’ di sana e gratuita indignazione. Oggi si è acquisito il diritto di indignarsi a priori anche senza sapere. La risposta al mio dovere mi è caduta così: il teatro oggi è una buona occasione per informare senza fretta, senza doversi inserire in una linea editoriale di “accattivante confezionamento”, senza fare leva sul qualunquismo facile, senza dover opzionare pubblico per forza con i morti nei titoli di testa. Per Linate le colpe sono tutte agli atti: un radar da installare che aspettava la giusta congiunzione (forse economica?) per essere attivato, una leggerezza di fondo nel gestire un ambiente complesso come un aeroporto, una segnaletica peggiore dell’adiacente viale Forlanini, una scellerata progettazione nel posizionare il deposito bagagli a fondo pista e, fondamentalmente, scelte di gestione al risparmio. Oltre a tutto questo fin dall’inizio mi sono imbattuto nel dramma, quella lista lunga di nomi, e confesso che nei momenti più ostici della preparazione li scorrevo, appoggiati sulla scrivania, in disparte da tutti quei fogli di simboli e numeri; e me li sono portati in teatro, con quel loro scorrere leggero e con la convinzione che, anche senza aggiungerci niente, siano un graffio alla nostra coscienza. Raccontare la favola triste dell’8 Ottobre è roba da teatro dell’assurdo, abitare in una Bengodi senza doveri, in un luna-park leggero e mortale. I giullari cinquecenteschi rovesciavano il reale per raccontarlo con dietro un digrignare di denti. Linate quel giorno è un posto già storto di suo. Chi darebbe credito a quel paese nella prima mezz’ora di spettacolo fatto di vigili, postini e Culidigomma che martellano “avioporti” come se fossero orti squinternati? Quanti in tournée hanno sorriso di quel collaudo giù a Bengodi tutto svolazzante di professori, timbri e carte bollate senza senso? A stare sul palco c’è un momento che tutte le volte mi accende un brivido: sentire quel sorriso che si spegne lì dove diventa un alone, un dubbio, che non possa essere Linate così tanto Bengodi, che non possa Bengodi assomigliare a Linate man mano che ci si avvicina. E il sorriso diventa strozzato, la sala diventa silenzio. Su quel bordo dello spettacolo si srotola tutto il nostro lavoro. “Linate 8 Ottobre 2001: la strage” non è uno spettacolo per fare giustizia, per quella ci sarebbero già giudici e tribunali, né è uno spettacolo per onorare le vittime, quelle sono gelosamente nei cuori delle loro famiglie. “Linate 8 Ottobre 2001: la strage” è appoggiare una storia, seminare delle domande, coltivare le virtù del dubbio: raccontare di uno Stato in cui nessuno è responsabile della sicurezza dei propri cittadini, in cui diventa un rebus capire chi controlla cosa, in cui si individuano sempre le cause e pochissimo le responsabilità. “Dove non ci sono colpevoli allora i colpevoli sono i morti?” si chiedono giù a Bengodi. (dalla prefazione del libro LINATE 8 OTTOBRE 2001: LA STRAGE di Giulio Cavalli e Fabrizio Tummolillo)

Le vittime

  • Agnetta Girolamo
  • Agosti Simone
  • Alcamo Leonardo
  • Andersen Hans Peter
  • Andersen Lise Lotte
  • Andersson Håkan
  • Bertacchini Giuseppe
  • Bettoni Gian Bortolo
  • Blasi Romano
  • Boman Per Ola
  • Cairo Renato
  • Caironi Cristina
  • Calgaro Tino
  • Cameroni Natale
  • Campanini Andrea
  • Candiani Luca
  • Cantú Marco
  • Caputo Gianpiero
  • Carlin Sandro
  • Casadei Caterina
  • Cotta Ramusino Alberto
  • Danielsen Eiler
  • De Vivo Luigi
  • Dosmo Renato
  • Durante Simone
  • Eriksson Gunilla
  • Eriksson Pär
  • Essebro Robert
  • Falch Heidi
  • Felthaus Arly
  • Felthaus Inger Marie
  • Fogliani Laura
  • Fontana Michele
  • Forsman Christer
  • Forsman Robin
  • Fossati Luca
  • Frigerio Franco
  • Fristedt Gunilla
  • Gambetta Mauro
  • Garde Mette Friboe
  • Gatti Roberto
  • Gaucan Gabriela
  • Ghiglino Luigi
  • Gioacchini Riccardo
  • Giumelli Valentina
  • Grynfeld Helena
  • Gustafsson Joakim
  • Heggelund Espen
  • Honkaranta Tarmo
  • Hyllander Anders
  • Iversen Asger Lund
  • Iversen Thyge Lund
  • Iversen Ulla Helga
  • Jakobsson Olaf
  • Jäsperi Arja
  • Jörback Håkan
  • Karjaluoto Alexander
  • Karjaluoto Jan
  • Karlsson Bert Arne
  • Karlsson Daniel
  • King Jessica
  • Königsmann Horst
  • Kristensen Pia
  • Kristensen Poul Lund
  • Kruger Eric
  • Kruger Michael
  • Laffranchi Andrea
  • Schytt Larsen Steen
  • Larsson Kurt Åke
  • Lassen Finn
  • Lassen Mads
  • Lazzarini Attilio
  • Lindgren Tobias
  • Mangiagalli Fabio
  • Martello Matteo
  • Mastromauro Roberto
  • Mattsson Anitta
  • Mecklin Anu
  • Micallef Natalie
  • Mogensen Lars
  • Moroni Marco
  • Moscatello Francesco
  • Motta Luigi
  • Mussida Luigi
  • Nielsen Jens
  • Olesen Marianne
  • Olsen Anja Schlichter
  • Oppizzi Alberto
  • Penttinen Janne Samuli
  • Pesapane Maurizio
  • Petterson Ola
  • Pettinaroli Lorenzo
  • Picciriello Agostino
  • Piemonti Orazio
  • Polastri Luca
  • Poli Riccardo
  • Prandi Massimo
  • Predaroli Filippo
  • Proserpio Alberto
  • Romanello Stefano
  • Romanini Primo
  • Rossello Osvaldo
  • Rossi Mario
  • Rota Clara
  • Rota Giovanni
  • Rota Michele
  • Salati Peppino
  • Sanna Antonella
  • Savio Giancarlo
  • Scaburri Angelo
  • Schneider Martin
  • Strömme Jan Marc
  • Tavecchia Barbara
  • Vanelli Viviana
  • Venturini Carlo
  • Vergani Mauro
  • Vindahl Lund Vibeke
  • Zanoli Simone

La feccia dietro la privacy

Ha ragione Nicola Gratteri: «I cittadini che votano hanno diritto a sapere tutto delle persone che dicono di lavorare per il bene del Paese», ha detto intervistato da Repubblica. E allora «è sbagliato mettere la sordina all’informazione: fanno bene in America a pubblicare tutti gli atti relativi alla vita di chi è stato votato dagli elettori a ricoprire incarichi pubblici». Questione di democrazia. Questione di buona politica.

La lettura è solitudine. Si legge da soli anche quando si è in due.

Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c’è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: «No, non voglio vedere la televisione!» Alza la voce, se no non ti sentono: «Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!» Forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida: «Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino!» O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace. [Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore, Einaudi]

Le cooperative (solite) rimangono fuori da ambulanze e primo soccorso.

AREU: FERMATO L’ASSALTO DEL CENTRODESTRA, STOP ALL’INGRESSO DEI PRIVATI

“Dopo la seduta odierna della Commissione Sanità, possiamo finalmente dirci soddisfatti per il fallimento del tentato assalto all’Areu da parte di un centrodestra che, ancora una volta, avrebbe preferito la via della privatizzazione a danno del servizio pubblico.

I sindacati hanno fatto valere le ragioni dell’accordo quadro sottoscritto con la Giunta lo scorso 14 giugno e, su nostra sollecitazione, gli emendamenti del Pdl che prevedevano l’ingresso delle cooperative nella gestione dell’emergenza-urgenza – emendamenti peraltro sospetti anche nel metodo poiché si era in realtà chiamati a esprimere soltanto un parere – sono stati ritirati.

Una Regione che si nutre della retorica dell’eccellenza non può pensare di non eccellere proprio nella difesa delle professionalità del suo sistema sanitario, troppo spesso lasciate ai margini di giochi del tutto estranei alla buona e responsabile amministrazione”.

Milano, 4 ottobre 2011

Toglieteci le sedie

Perché ho la sinistra sensazione che non si saprà facilmente in giro. E perché sarebbe positivo vedere degli insoliti noti che ne usufruiscono tra i tanti che volontariamente stanno cercando di tenere a galla questa regione: gli uffici del Consiglio Regionale si stanno trasferendo al Palazzo Pirelli dal palazzo di via Filzi (dicono per un’ottimizzazione dei costi che stiamo spulciando) e gli arredamenti e le attrezzature vengono dismessi a favore di enti pubblici, associazioni di volontariato, Onlus e scuole (non si potevano riutilizzare? Risposta ovvia: certo). Qui trovate l’avviso e qui trovate il modulo per la richiesta. Fate girare la voce e tenetemi informato sulle richieste. Le seguiremo passo dopo passo.

Hospice di Codogno: retromarcia sospetta

Dietro la revoca del parere favorevole dell’Asl di Lodi al passaggio di gestione dell’Hospice di Codogno temiamo si nasconda l’intenzione di privatizzare la struttura. E per questo abbiamo presentato un’interpellanza al presidente Formigoni e all’assessore Bresciani.

Non è infatti comprensibile per quale altra ragione, dopo un percorso condiviso dai vari livelli istituzionali che ha individuato nell’Asp Santa Chiara il soggetto pubblico idoneo ad assicurare le necessarie garanzie per l’erogazione del servizio a favore dei malati terminali, improvvisamente la direzione dell’Asl abbia cambiato opinione. Peraltro a fronte di una voltura già emessa.

Da Regione Lombardia vogliamo quindi sapere se fosse al corrente dell’iter, a partire dall’intesa istituzionale dello scorso luglio tra il Presidente della Santa Chiara, il direttore generale dell’Asl e il sindaco di Lodi per un tavolo tecnico ad hoc fino all’atto di trasferimento della gestione dell’hospice che risale al 19 settembre .

E, soprattutto, se conosca le motivazioni di questa irragionevole marcia indietro dell’Azienda sanitaria, che suona quantomeno sospetta.

 

INTERPELLANZA CON RISPOSTA SCRITTA EX ART. 120 DEL REGOLAMENTO DEL CONSIGLIO REGIONALE

Oggetto: gestione della R.S.A. (Residenza sanitaria assistenziale) ex psichiatrica e dell’Hospice di Codogno

I SOTTOSCRITTI CONSIGLIERI REGIONALI

PREMESSO CHE

nel marzo 2011 l’ASL della Provincia di Lodi, in attuazione a quanto deliberato dalla Conferenza dei Sindaci dell’ASL, che ha espresso la volontà prioritaria di mantenere in ambito pubblico la gestione della RSA e dell’Hospice di Codogno, ha interpellato l’ASP (Azienda di servizi alla persona) Santa Chiara di Lodi chiedendo di manifestare il proprio interesse ad assumerne la titolarità;

PREMESSO INOLTRE CHE

l’ASP, dopo aver accettato la richiesta, ha dato avvio a processi di analisi tecnica, amministrativa e contabile per lo studio di fattibilità della gestione di tali unità, valutandone i costi e le possibilità di gestione, a cui sono seguiti incontri per l’esame delle condizioni della fattibilità del passaggio di gestione;

CONSIDERATO CHE

nel giugno 2011 il Consiglio di Amministrazione dell’ASP Santa Chiara ha deliberato parere favorevole all’assunzione della titolarità e gestione sia della RSA sia dell’Hospice di Codogno ad una serie di condizioni necessarie, ritenute atte a garantire l’economicità della gestione, tra le quali quella di avere accreditato presso l’ASP stessa un Hospice di 11 posti letto;

CONSIDERATO INOLTRE CHE

a luglio 2011 si è giunti ad un’intesa istituzionale, in seguito all’incontro avvenuto presso il Comune di Lodi tra il Presidente dell’ASP Santa Chiara, Direttore Generale dell’ASL di Lodi e Sindaco del Comune di Lodi, anche nella sua veste di Presidente dell’Assemblea dei Sindaci e del Consiglio di Rappresentanza, dal quale è scaturita la decisione di istituire un tavolo tecnico ad hoc in cui affrontare in termini amministrativi e contabili gli aspetti sostanziali per uno studio di fattibilità del passaggio di gestione;

ATTESO CHE

il 31 agosto e il 5 settembre 2011 si sono svolte ulteriori sedute del costituito tavolo tecnico e il 14 settembre l’ASL della Provincia di Lodi ha richiesto all’ASP Santa Chiara la disponibilità di acquistare la gestione dell’Hospice di Codogno a far data dall’1 ottobre 2011 anche con la finalità di collocare ivi l’Hospice;

ATTESO INOLTRE CHE

l’ASP Santa Chiara in data 16 settembre 2011 ha deliberato, con apposita convocazione consiliare, l’accoglimento della richiesta dell’Asl per la gestione dell’Hospice per 11 posti letto da trasferire, al termine dei necessari lavori di adattamento, al primo piano dell’Ala Nord dell’ASP;

RILEVATO CHE

il 19 settembre 2011 l’ASL ha emesso atto di voltura della DIA dell’Hospice di Codogno da parte dell’ASL di Lodi a favore dell’ASP Santa Chiara affidandone la gestione a partire dall’1 ottobre, identificato quale soggetto pubblico idoneo ad assicurare le necessarie garanzie per l’erogazione delle prestazioni a favore dei malati terminali;

RILEVATO INOLTRE CHE

la Direzione Generale dell’ASL con nota del 27 settembre 2011 ha comunicato all’ASP Santa Chiara la revoca del parere favorevole in merito al passaggio di gestione dell’Hospice, che resterà a Codogno almeno fino alla fine del 2012

I SOTTOSCRITTI CONSIGLIERI REGIONALI INTERROGANO IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE LOMBARDA, ROBERTO FORMIGONI, LA GIUNTA REGIONALE, L’ASSESSORE REGIONALE ALLA SANITA’, LUCIANO BRESCIANI PER CONOSCERE:

Se Regione Lombardia fosse a conoscenza della richiesta effettuata dall’ASL della Provincia di Lodi all’ASP Santa Chiara di Lodi per la gestione della RSA ex psichiatrica e dell’Hospice di Codogno;

Se Regione Lombardia fosse a conoscenza dell’intesa istituzionale avvenuta nel luglio 2011 tra il Presidente dell’ASP Santa Chiara, Direttore Generale dell’ASL di Lodi e Sindaco del Comune di Lodi, anche nella sua veste di Presidente dell’Assemblea dei Sindaci e del Consiglio di Rappresentanza, dal quale è stato istituito un tavolo tecnico ad hoc;

Se Regione Lombardia fosse a conoscenza dell’atto di voltura della DIA dell’Hospice di Codogno da parte dell’ASL di Lodi a favore dell’ASP Santa Chiara emesso il 19 settembre 2011;

Se Regione Lombardia sia a conoscenza dei motivi della revoca del parere favorevole da parte della Direzione Generale dell’ASL in merito al passaggio di gestione dell’Hospice di Codogno

Milano, 4 ottobre 2011

Giulio Cavalli (SEL)

Chiara Cremonesi (SEL)

Se va di moda il rating

Mai come in questo momento bisogna sapere. Sapere almeno per non cadere nell’errore di esultare ad ogni spigolo utile per abbattere B. Per questo vale la pena rileggere la riflessione di Nicola Persico. Ma le agenzie di rating fanno un buon lavoro? La questione è complessa, ma ecco il mio giudizio in poche parole. Le agenzie di rating non dicono (di solito) molto di più di quanto i mercati non sappiano già. Mi spiego con un esempio. In molti casi le agenzie di rating valutavano la volatilità di una obbligazione in base alla media storica delle fluttuazioni del titolo. Chiaramente questo non è un modello di valutazione molto sofisticato, e in particolare sottostima la possibilità di una crisi sistemica nuova, come quella che abbiamo vissuto e stiamo vivendo. Insomma, in molti dei casi il servizio delle imprese di rating è stato e continua ad essere più meccanico delle loro controparti nel settore privato (“buy side” analyst).
È ragionevole aspettarsi molto meglio? Realisticamente, no. La ragione fondamentale è che le agenzie di rating non hanno capitale a rischio: se il loro analista fa un errore di valutazione, Moody’s non perde soldi. Né ci guadagna se la valutazione è corretta. E quindi, ci si può aspettare che Moody’s abbia informazione migliore di chi mette i soldi a rischio? Detto diversamente, se un analista di Moody’s avesse davvero più informazione di quella già incorporata nei prezzi, allora lui -o lei- farebbe molti più soldi investendo per conto proprio che lavorando da Moody’s.