Immagina Marcello sgattaiolare di notte da Silvio…
Un assaggio de L’AMICO DEGLI EROI. Per chi volesse contribuire alla produzione basta andare qui.
Un assaggio de L’AMICO DEGLI EROI. Per chi volesse contribuire alla produzione basta andare qui.
Dunque domani ci sarà l’anteprima de L’amico degli eroi a Monte Sant’Angelo (Foggia) con il copione che stiamo rimodellando di giorno in giorno, di minuto in minuto, meravigliosamente criticati dai nostri tanti piccoli produttori che hanno deciso di contribuire alla nostra produzione sociale. Saremo ancora io e Cisco nei camerini (questa volta con tutta la band) a guardarci negli occhi prima di salire sul palco chiedendoci sempre se ne vale la pena e rispondendoci sempre di sì. Devo confessare come la produzione di questo spettacolo sia una lotta su più fronti: studiare e ricomporre la storia di Marcello Dell’Utri significa inevitabilmente ripercorrere gli ultimi anni del Paese (e non è un bel brodo in cui mettere le mani) e, allo stesso tempo, le difficoltà di produzione (ne abbiamo scritto qui) ci stanno forgiando. Forse è meglio così, ci farà bene.
Se volete darci una mano potete farlo qui. Intanto vi sveliamo il bellissimo progetto grafico di Marco Gifuni che sta aggiungendo bellezza. Grazie anche a te, Marco.
Come vi avevo scritto qui (prendendolo un po’ alla larga) oggi si può ufficialmente dire che il presunto “benefattore” che aveva deciso di sottoscrivere un contratto di coproduzione con noi di 7500 euro per il nostro spettacolo (e libro) L’amico degli eroi è ufficialmente non rintracciabile (sono in qualche link sparso per la rete tipo questo). Per i molti che ci chiedono come abbiamo potuto fidarci ripetiamo che in realtà è stato sottoscritto un regolare contratto di partecipazione alla produzione.
Ora però lo spettacolo è in preparazione, ovviamente, nonostante la nostra impossibilità di regolarizzare tutti i pagamenti.
Qualcuno mi chiede anche se il “danno” sia causato “premeditatamente” o no: questo lo lasciamo decidere a chi di dovere.
Di certo continuo a credere che una produzione sociale per il nostro spettacolo sia la formula che meglio rispecchia il nostro modo d’intendere il “fare teatro”.
Come scrivevo già qualche mese fa:
Certo poi alla fine le storie che racconti le paghi e non le cicatrizzi come dovresti, ne soffri le conseguenze e ne acquisisci i benefici, succede così a tutti, in ogni lavoro possibile ma in questi quindici anni alla fine ho imparato che nonostante gli sforzi (più o meno riusciti) di tenere libere le parole ogni libro ed ogni spettacolo sono il risultato del percorso di condivisione. Niente di troppo filosofico, eh: ragionarci insieme, litigarsi una scena o un capitolo, aspettare un cenno di approvazione o banalmente applaudire. Poi pubblicare o andare in scena sono semplicemente la fase ultima, l’emersione di uno spigolo di tutto il resto.
Fare cultura in questo tempo è un lavoro terribilmente politico, inutile fingere, soprattutto se raccontando storie si decide di dichiarare la propria posizione. Fa politica ciò che dici, come lo scrivi, il pubblico a cui decidi di rivolgerti, la storia che scegli e l’editore e il produttore.
Per questo ci siamo rimboccati le maniche e siamo partiti. Se volete aiutarci potete farlo qui, oppure condividendo, scrivendone, parlandone.
Rispondendo ad un utente sulla propria pagina Facebook Bono degli U2 parlando della promozione del loro ultimo disco ha scritto: “c’è un sacco di rumore là fuori. Penso che sia necessario fare un po’ di casino per superarlo”. Sto scrivendo L’amico degli eroi, lo spettacolo e libro sulla vicenda inumana di Marcello dell’Utri e i suoi poco onorevoli compari di vita e sono rimasto incastrato dal silenzio qui dentro e anch’io dal rumore là fuori. Dopo lo spettacolo su Giulio Andreotti ho avuto grandi difficoltà a scrivere e produrre, non lo nascondo, per motivi che probabilmente non mi sono ancora del tutto chiari: mettici la paura, la stanchezza, mettici la malattia nera che hai sempre il sospetto di non avere superato del tutto e mettici l’indolenza che mi ha lasciato addosso. Abbiamo inventato qualcosa, sì, messo in scena giullarate, scritto articoli ma tutti questi ultimi anni si sono svolti con una dinamica granulosa e molle che ha perso la spinta dei primi anni di produzione. Con poca speranza, forse, principalmente faticando ad accendere quella vecchia energia. Ecco: il “rumore là fuori” comincia a farti paura quando hai paura di avere perso quell’equilibrio che avevi, ti salvava e non hai mai capito bene come ricrearlo quasi se ti fosse arrivato sempre un po’ per caso oppure perché non ci hai dedicato abbastanza tempo per carpirne gli ingredienti. Solo un pensiero. Tutto qui. Torno a scrivere, eh.
Quando abbiamo deciso di lanciare una produzione “sociale” per lo spettacolo (e libro) L’amico degli eroi (ne scrivevamo qui) sono stati in molti a dirci che non sarebbe stato possibile raggiungere il risultato senza il contributo di qualche ente, teatro o amministrazione. E invece no: il traguardo è stato raggiunto ieri con largo anticipo ultimo e già oggi stiamo inviando ai nostri “produttori” la seconda scena (o capitolo, che qui si balla sempre tra palcoscenico e pagine). Certo ci siamo incastrati poiché non ci bastano rendicontazioni acrobatiche per accontentare i termini di legge ma su questo progetto lavoriamo sulla soddisfazione, che è una parola bellissima, davvero, se non fosse stata scippata dal marketing metallizzato. Soddisfare i lettori e gli spettatori adesso è il nostro lavoro, senza altri rimbalzi. E io ne sono onorato. Onorato e felice.
Grazie, davvero.
Dunque è fine agosto e devo dire che fine agosto mi ha sempre lasciato un fondo di voglia di tornare per rimettersi al lavoro. Poi riprendo le mie cose giusto il tempo per accorgermi che in fondo non le ho mai lasciate muovendomi in questa estate tra i convegni, gli spettacoli e la scrittura. La scrittura, appunto: potrebbe essere una dolcissima maledizione se non fosse che stiamo tutti incastrati sotto un tetto così incerto. Tornano tutti, mi dicono. Ma tornano dove?
Quando scelgo di scrivere e preparare un nuovo spettacolo mi assale il dubbio che non sia abbastanza importante; non che debba essere importante lo spettacolo, per carità, ma almeno vorrei che fosse abbastanza urgente il tema trattato poiché l’occasione di immergersi nella costruzione finita di un progetto per intero ti capita in un anno più o meno per una sola volta per questione di tempi, di energie e di produzioni. E’ un’idea che mi manda in affanno: sprecare un anno dedicandosi a qualcosa che è morto perché non parla più a nessuno. Per questo dedicarsi a Marcello Dell’Utri, Vittorio Mangano e l’imprenditore milanese che completa il terzetto per la prossima stagione è una scelta lungamente ponderata soprattutto dopo esserci dedicati alla conclamata innocenza di Giulio negli scorsi anni.
Cosa stiamo facendo? Stiamo scrivendo e preparando L’amico degli eroi che è uno spettacolo, un libro e anche una scelta eticamente diversa nel percorso di produzione: abbiamo deciso di non avere finanziatori pubblici ma di affidarci al nostro pubblico e ai nostri lettori. Ognuno di voi può contribuire su questa pagina preacquistando il libro e gli ingressi allo spettacolo permettendoci così di raccogliere quanto serve per andare in stampa ed in scena. Perché abbiamo deciso di seguire questa strada l’ho scritto qui e qui, se avete voglia di rileggerlo.
Le regole sono semplici.
La pagina del progetto la trovate cliccando qui. Si possono fare donazioni da 25 € in su e ogni donazione dà il diritto ad alcune cose:
Poi ci sono novità sul mio romanzo “Mio padre in una scatola di scarpe”: nei primi mesi del prossimo anno sarà in uscita. E io con lui. E mi auguro anche voi.
Buon lavoro a tutti.
Scrive Adamantia che ha deciso di produrre insieme a noi il progetto L’amico degli eroi perché:
Dunque, perché ho deciso di credere in questa produzione “sociale”.
In ordine sparso:
* perchè da un po’ di anni ti leggo e ti vengo a sentire e mi hai sempre convinto e informato
* perchè sei costruttivo, genuino e incazzato al punto giusto
* perchè passarci uno straccio per logorare una macchia lercia dà più soddisfazione che vederlo fare dalla platea.
Un abbraccio da una Milano piovosa.
Ada
Anche voi potete essere nostri produttori partecipando qui.
Non è propriamente sabbia perché in fondo si tratta di polvere diventata spessa ma la scrittura de L’amico degli eroi e la sua produzione “sociale” sono un letargo produttivo che mi tiene mediamente lontano dal resto. La scrittura, prima di tutto: sono anni che mi ritrovo a percorrere la corsia d’emergenza del giornalismo per non tralasciare i particolari che probabilmente mi hanno salvato più di qualsiasi altra protezione, sempre intento a scrivere i nomi e i cognomi per dare una faccia riconoscibile ad un argomento che in molti cercano tuttora di rendere fumoso e quindi non discutibile. Ma la scrittura, dicevo, la scrittura mi manca da tantissimi anni;, preso da numeri, date e incroci che mi hanno inflaccidito, forse, ma certo aumentato l’appetito. Eppure proprio oggi, provate a pensarci, scrivere diventa la professione più rischiosa e folle in un momento di informazioni e pareri a tutti i costi e certamente affrontare Dell’Utri (meglio: il dellutrismo come già avevamo fatto con l’andreottismo di Giulio) con tono narrativo mi porta a tornare al teatro, alla scrittura. A casa mia.
Per questo ritengo fondamentale il periodo di lettura collettiva del testo (che sarà il copione e cha sarà il libro) insieme a tutti i produttori (che siete voi, credo, e che comunque potete essere voi contribuendo alla pagina del crowdfunding) per capirsi fin da subito sul fine che ci proponiamo: può la letteratura essere appuntito strumento politico senza bisogno di essere giornalismo? Io credo che sì, altrimenti non sarei qui, e credo che una nuova e rivitalizzante modalità di teatro civile possa (o debba, non so) passare da una fiducia incondizionata alla parola.
Noi siamo qui, cercando di essere all’altezza delle vostre aspettative. Dateci una mano. Se potete. Se volete.
Domani sarà il primo dei miei tre giorni a Milazzo. L’iniziativa è organizzata dall’associazione The Red Whale e passa dalla messa in scena dello spettacolo Nomi Cognomi e Infami, un laboratorio di scrittura di due giorni e la presentazione del libro L’innocenza di Giulio e del nuovo progetto L’amico degli eroi.
Insomma credo che avremo molte cose da dirci nella cornice di una città bellissima.
Questo il comunicato degli organizzatori:
DAL 27 AL 29 Giulio Cavalli a Milazzo. Il teatro e il racconto, la testimonianza e l’ironia come forme di lotta alle mafie.
Venerdì 27 Giugno alle ore 21,00 va in scena, nell’Atrio del Carmine a Milazzo (ingresso sia da piazza Caio Duilio che dalla Marina Garibaldi), “Nome Cognomi e Infami”, uno spettacolo feroce e ironico che apre tre giorni di iniziative che ha come protagonista l’attore e scrittore Giulio Cavalli.
La tre giorni di Cavalli a Milazzo proseguirà il 28 e 29 Giugno con:
Laboratorio “La scrittura civile” all’interno della Villa Amalia Cumbo in Via Panoramica 47 nelle giornate del 28 e 29 ;
28 Giugno dalle ore 20:30: Aperitivo, narrazioni, immagini e musica (Villa Amalia Cumbo in Via Panoramica 47 );
29 Giugno dalle ore 20:30: presentazione del Libro “Innocenza di Giulio” (Pescheria). Nel corso di questa iniziativa di chiusura verrà anche presentato il lavoro di costruzione di uno spettacolo “prodotto dal basso” che Cavalli sta realizzando con centinaia di “azionisti” attraverso la Rete: “L’amico degli eroi” ispirato a Marcello dell’Utri
Per Informazioni www.theredwhale-blog.tumblr.com
theredwhale@yahoo.it
Non se se influisca, certamente mi condiziona, il fatto che stia lavorando su di lui e quindi il mio libro e spettacolo L’amico degli eroi (a proposito: abbiamo bisogno di voi per riuscire a produrlo, trovate tutto qui) mi induce ad un’ossessione dellutriana, ma certo leggere che Marcello, rinchiuso come un mafioso o un politico qualsiasi nel carcere di Parma, minacci lo sciopero della fame perché ha bisogno di libri è letteratura spinta.
Ed ecco l’annuncio: “Dell’Utri sarebbe disponibile a rinunciare alla tv, all’ora di socialità diurna pur di riavere i suoi libri. Se non riesce in qualche modo a ottenerne di più (tenendo conto che già riceve poca carta, e anche le sue penne non può usarle perchè contengono alcol), per leggere, studiare e e anche scrivere, farà lo sciopero della fame. Lui lo ha annunciato alle guardie. E io lo divulgo perchè voglio che si sappia: un conto è accettare la condizione carceraria, un conto è scontare la pena, un conto è essere recluso con un caldo asfissiante anche se il reparto che lo detiene dovrebbe essere climatizzato. Ma non si capisce perchè non debba avere i libri. Non dico una biblioteca, ma un numero più adatto, almeno cinque alla volta, perchè possa fare quello che ama di più. Nelle carceri un problema grosso è la noia. Va bene espiare la pena. La tortura psicologica no, non è tollerabile”.
Capito? va bene la noia ma solo due libri alla volta no, non è tollerabile.