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Ambiente

“E c’è andata anche bene questa volta!”: la vergogna della bonifica ex Sisas

bonificagrossi16febAll’ex polo chimico di Pioltello Rodano (periferia est di Milano) la bonifica è una questione di “carte a posto” esattamente come nella Terra dei Fuochi. Cambiano solo gli accenti delle telefonate:

«Eh, per forza! Poi i 700 sai dove vanno» «Lo so lo so… E c’è andata anche bene questa volta!» Ridono. «Ehhh. Questo Commissario è fantastico!» «Madonna santa! Incredibile! Che roba!». Isettecentomila euro – si diceva in una telefonata del 15 maggio 2011 fra due manager della società di smaltimento rifiuti Daneco Impianti – erano per Luigi Pelaggi, il «commissario» governativo «fantastico», che le tonnellate di nerofumo contenuto nell’ex Sisas, ex polo chimico di Pioltello Rodano (est di Milano), avrebbe fatto trattare come qualcosa di meno pericoloso, così da inviare (grazie alla truffa delle etichette) in siti – in Italia e a Waco in Germania – che il nerofumo non potevano contenere, ma gli esiti declassificati del suo trattemento si.

Per trasformare un rifiuto pericoloso in un semplice rifiuto facilmente smaltibile basta cambiare un codice, un numero, un segno di penna sulla bolla e la magia alle spese dell’ecologia e della comunità è fatta. La questione della bonifiche in Lombardia (orami uno stillicidio che dura da anni e che per anni è stato “calmierato” politicamente dall’ala protettrice di Roberto Formigoni) non è una mera questione ambientale ma soprattutto una desolante mancanza di spessore etico della politica. Basta leggere i nomi degli indagati per rendersene conto:

È stato arrestato ieri mattina Luigi Pelaggi, che vanta un pedigree di nomine politiche romane: capo della segreteria tecnica dell’ex ministro – allora all’Ambiente – Stefania Prestigiacomo, già commissario straordinario per l’emergenza idrica delle isole Eolie, e segretario tecnico della commissione che nell’agosto 2011 concesse all’Ilva di Taranto l’Autorizzazione integrata ambientale (per questo Pelaggi è accusato dalla Procura di Taranto di «avere orientato la commissione nella direzione richiesta» dagli stessi Riva).

Ed è Pelaggi a venire nominato, con decreto dell’aprile 2010 del presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi, commissario straordinario per il sito di interesse nazionale ex Sisas, per cui l’Italia rischia entro marzo 2011 la procedura d’infrazione europea da 400 milioni di euro, vista la mancata bonifica di 280 mila tonnellate, sparse in tre discariche e su 330 mila metri quadrati. La bonifica viene effettuata (l’Italia scampa la macroscopica multa), ma come?

A rispondere sono i sei arresti di ieri, eseguiti dai carabinieri del Noe di Milano e Roma, ordinati dal gip Luigi Varanelli, sul lavoro della Procura (Alfredo Robledo, Paolo Filippini e Paola Pirotta) e della Dda (Piero Basilone). In 425 pagine, il romanzo del traffico illecito di rifiuti che tra i reati snocciola corruzione e truffa aggravata allo Stato. Agli arresti, oltre Pelaggi, il presidente della Daneco Impianti Srl, Francesco Colucci, e l’amministratore Bernardino Filipponi; ai domiciliari Fausto Melli, membro del Cda della Sogesid spa, all’epoca direttore dei lavori del cantiere del sito, Luciano Capobianco, nel cda della Sogesid, e Claudio Tedesi, consulente tecnico del Commissario Straordinario ma, soprattutto, trait d’union con la grande gestione dei rifiuti che parte dalla Sadi di quel Giuseppe Grossi (deceduto) e che portò allo scandalo dell’interramento di scorie speciali e tossiche nelle fondamenta del quartiere modello Santa Giulia. E poi ci sono 38 indagati: tra i funzionari regionali, anche il direttore generale dell’Arpa Lombardia, Umberto Benezzoli.

In tutto questo tra le discariche di destinazione dei rifiuti tossici rispunta ancora una volta la discarica di Cavenago d’Adda (LO) su cui abbiamo cercato (inutilmente) di fare accendere i riflettori anche nella scorsa legislatura di Regione Lombardia. Oggi infatti:

Si legge nel testo dell’interrogazione parlamentare (presentata il 27 luglio 2011 dagli allora parlamentari Alessandro Bratti (Pd), Carlo Monai (IdV) e Chiara Braga (Pd) NDR), che cita Cavenago e l’impianto gestito da Eco Adda Srl, nel mirino delle polemiche per il progetto di ampliamento della discarica. «Non c’è stata mai la volontà politica di fare controlli alla discarica di Cavenago», denuncia il Comitato contrario all’ampliamento. Accusa pesante, dato che nella “stanza dei bottoni” di Eco Adda Srl c’è la Provincia di Lodi, che detiene una quota di partecipazione a doppia cifra. Eal Spa (società controllata dalla Provincia stessa) nel 2004 stipulò un protocollo d’intesa per rilevare quote di Eco Adda proprio con la società Daneco Gestione Impianti Spa, parte del colosso finito nella bufera ieri l’altro per le presunte mazzette pagate a Pelaggi. Il lodigiano Tedesi, 53 anni, ex segretario della Democrazia Cristiana nel Lodigiano, consulente del re delle bonifiche Giuseppe Grossi, direttore di Asm Pavia, finito agli arresti domiciliari per l’accusa di truffa, corruzione e traffico illecito di rifiuti, verrà interrogato la prossima settimana dal giudice.

E forse ha ragione Michele a scrivere che il lodigiano Tedesi sarebbe ora che venisse dimesso dalle aziende partecipate del Comune di Lodi, no?

Per Villa Adriana succede anche che gli studenti scrivano al Ministro

La lettera degli studenti è pubblicata nel mio spazio per Il Fatto Quotidiano e racconta nella sua semplicità quanta passione politica ci sia da non disperdere nei confronti della bellezza e della sua salvaguardia:

Non ci fanno credere nel nostro Paese quei politici che hanno fatto della loro carica solo un mezzo per apparire e non hanno una statura intellettuale all’altezza del paese che dovrebbero curare. Ministro, ci perdoni questi voli pindarici ma non capita tutti i giorni di esprimere le proprie frustrazioni ad un personaggio tanto importante. Le rinnoviamo la nostra preoccupazione e speriamo vivamente che accolga il nostro invito a visitare insieme Tivoli, una volta città d’Arte, oramai città deturpata.

Pensa che regalo se arrivasse un’azione concreta e una risposta. La lettera completa è qui.

Raddrizzare i veleni, oltre alla Concordia

Mentre ci siamo immersi in questi ultimi giorni nell’erezione dell’orgoglio nazionale a forma di nave e nelle parole in queste ultime ore di un condannato (parole facilissime da smentire come hanno fatto qui), insomma mentre si assiste alla monopolizzazione del senso di Stato in una manciata di notizie a Casal Di Principe si comincia a scavare per trovare i rifiuti che tutti sapevano essere lì (ne avevamo scritto qui).

Sogno un partito che raddrizzi l’agenda delle priorità. Sì.

A proposito di acqua e bene comune

Un referendum sull’acqua che è finito tra le maglie delle compartecipate e le loro poltrone che fanno a gola a tutti. Un Governo che si incaglia su B. mentre succedono cose così:

L’assalto al Parco del Pollino da parte delle multinazionali delle acque minerali va ad aggiungersi allo sfruttamento del territorio da parte di quelle dell’energia. Proprio sul Mercure insiste una centrale Enel a biomassa che nel luglio scorso aveva visto svilupparsi un pericoloso principio di incendio; al di là dell’episodio in sé, l’interrogazione presentata alla Camera dai deputati Ferdinando Aiello e Antonio Placido, ha posto dubbi gravi riguardo lo smaltimento e la presenza di amianto all’interno dell’impianto. La centrale rimane però in funzione nonostante il Tar debba pronunciarsi in merito.

Negli anni Ottanta, la popolazione della valle del Mercure accolse con grandi proteste lo sfruttamento delle acque del San Giovanni, le cui sorgenti, successivamente, in parte sfruttate dall’acquedotto pubblico, vennero assoggettate al regime di acque minerali per l’imbottigliamento e la vendita con decreto del ministero della Salute del 29 gennaio 2007. Ancora, nel 2006, Coca-Cola HBC Italia, insieme a Coca-Cola Italia, acquistò l’azienda Fonti del Vulture, situata a Rionero in Vulture (Pz): è dunque una vera e propria vendita a rate quella che interessa il Parco del Pollino.

Perché la sinistra oltre a non riuscire ad essere di sinistra non riesca nemmeno ad avere una coscienza ambientale?

Grand Hotel Ermo Colle

Sembra fantascienza. Fantascienza horror. Una ricca possidente terriera (Maria Dalla Casapiccola, e il nome è degno del miglior Molière) vuole trasformare l’ermo colle dell’Infinito di Leopardi in un nuovo complesso residenziale. Dovrebbero esserci i buoni che combattono, no? E invece…

In Sovrintendenza sono disperati: «Non abbiamo i soldi, non abbiamo personale, non siamo in grado di gestire tutti i casi che ci arrivano», e allora la signora Dalla Casapiccola ha giocato sul velluto e, in poche udienze, ha ottenuto il permesso per fare quello che vuole con la casa colonica, che tra le altre cose è a un tiro di schioppo da un altro simbolo leopardiano: la torre del passero solitario. Un problema – quello della mancanza di fondi – che si presenta sempre uguale davanti ad ogni questione che riguarda i beni culturali sparsi lungo la penisola: Pompei cade a pezzi, ogni volta che dal sottosuolo delle città emerge qualche testimonianza del passato si preferisce coprire tutto e continuare i lavori, i pochi precari della cultura che dispongono di un contratto hanno stipendi da fame. Il paese che, secondo diverse statistiche, dispone della maggior parte dei beni artistici e culturali del pianeta Terra preferisce sempre voltarsi dall’altra parte. L’ultima carta da giocare prima dell’arrivo del cemento è un ricorso al Consiglio di stato. La Sovrintendenza sta lavorando a ritmo febbrile per produrre una documentazione convincente da depositare entro i primi di ottobre: bisogna dimostrare che, i progetti presentati dalla signora Dalla Casapiccola snaturerebbero un’area dall’indiscutibile valore storico e culturale, vincolata da sessant’anni. Detta così potrebbe anche sembrare una cosa semplice, ma il giudizio espresso dal Tar è un precedente inquietante. L’Infinito che scopre i suoi confini; un naufragare molto poco dolce, in questo mare di cemento.

Ambientalismo attenuato

“Nei casi in cui le acque di falda contaminate determinano una situazione di rischio sanitario, oltre all’eliminazione della fonte di contaminazione ove possibile ed economicamente sostenibile, devono essere adottate misure di attenuazione della diffusione della contaminazione conformi alle finalità generali e agli obiettivi di tutela, conservazione e risparmio delle risorse idriche stabiliti dalla parte terza”.

Sono le parole del Decreto Fare del Governo Letta che stanno allarmando le associazioni ambientaliste e non solo. Basta leggerlo con attenzione per cogliere come il fattore economico diventi la componente principale per valutare una bonifica. Spaventa anche ‘l’attenuazione’ come soluzione accettabile. Io non so cosa ne pensino gli EcoDem o le persone per bene che da dentro il PD in tutti questi anni si sono spesi per una seria legge contro il consumo di suolo e una nuova responsabilità ambientale in politica ma certo le associazioni sono sul piede di guerra. La delusione invece, quella, ormai è già sdraiata al sole.

Ne scrivono diffusamente gli amici di A Sud qui.

Consumo di suole

Per ripensare un diverso consumo di suolo. Questa volte le brutte notizie arrivano dalla Puglia e le riporta Giuseppe: qui e qui.

La criminalità è organizzata, la tracciabilità dei rifiuti no

L’avevano annunciato in pompa magna e avrebbe potuto essere davvero un ostacolo per la criminalità organizzata: il sistema SISTRI per la tracciabilità dei rifiuti era un’innovazione notevole in un campo dove l’illegalità e le mafie continuano a mietere guadagni illeciti. Nel sito ufficiale si legge: “La lotta alla illegalità nel settore dei rifiuti speciali costituisce una priorità del Governo per contrastare il proliferare di azioni e comportamenti non conformi alle regole esistenti e, in particolare, per mettere ordine a un sistema di rilevazione dei dati che sappia facilitare, tra l’altro, i compiti affidati alle autorità di controllo.”

Oggi rimbalza la notizia. Uno scandalo annunciato. Tre persone in carcere, altre 19 agli arresti domiciliari, 4 con l’obbligo di presentarsi agli inquirenti e una miriade di società vuote e di conti all’estero individuati dalla Guardia di Finanza. Così arriva alla svolta l’inchiesta della Procura di Napoli su un grande imbroglio. Ovvero: l’ambizioso progetto di tutela ambientale battezzato Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti ideato dalla società Selex service management (gruppo Finmeccanica) con un contratto classificato come “riservato”, da 146,7 milioni di euro in 5 anni, lievitato fino a 400 milioni, e di fatto mai realizzato. Il previsto monitoraggio di ogni carico di scarti industriali o di immondizia urbana sul territorio nazionale (in special modo in Campania), difatti, non era mai partito, nonostante i 30 milioni di euro già bruciati per l’organizzazione e nonostante i notevoli costi imposti a centinaia di utenti, aziende, camion, perfino municipalizzate, costretti a dotarsi di una scatola nera sui camion. Nel corso delle indagini probabilmente saranno ascoltati come testimoni gli ex ministri dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, dei Verdi, e Stefania Prestigiacomo. Nel 2007, sotto il governo di centrosinistra, si cominciò infatti a lavorare al piano che sarà portato a compimento l’anno successivo, quando a Palazzo Chigi c’era Silvio Berlusconi, che nel settembre del 2008 appose il segreto amministrativo “sul progetto, le opere, i servizi, e le forniture per la realizzazione del Sistema”. Il progetto risulta attualmente bloccato almeno fino al 30 giugno prossimo a seguito delle perplessità espresse dalla Digit Pubblica Amministrazione.

Così lo strumento antimafia diventa un fardello inoperoso di burocrazia sugli imprenditori e le mafie continuano ad agire indisturbate. Viene da chiedersi perché la criminalità riesca ad organizzarsi e lo Stato no. Perché?

Sconcertanti (bipartisan) in Regione Lombardia

Il comunicato di Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia. A voi i commenti:

“Sconcertante”. E’ questa l’unica parola che riesce a usare Legambiente per definire le recenti dichiarazioni di alcuni esponenti politici – prima del nuovo presidente del Consiglio regionale, Cattaneo, poi del PD che annuncia addirittura il deposito di un proprio disegno di legge – che hanno chiesto di approvare un’ulteriore proroga, dopo l’ultima scaduta il 31 dicembre del 2012, per i comuni che non hanno ancora approvato il loro strumento urbanistico: il famoso PGT. “Siamo a 8 anni dall’approvazione della legge di disciplina urbanistica – dichiara Damiano Di Simine, presidente Legambiente Lombardia – e ancora centinaia di comuni lombardi, tra questi anche grandi città, non si sono ancora dotati del loro piano di governo del territorio. Bloccare l’attuazione di previsioni urbanistiche di strumenti ormai più che decotti ci pare il minimo che si potesse fare, anche per limitare i margini speculativi di spregiudicate operazioni di consumo di suolo. E’ semplicemente sconcertante questo coro di piagnoni, di destra e di sinistra, che chiedono di continuare a legittimare quella che da anni è un’ignavia urbanistica spesso colposa”. (ufficio stampa Legambiente Lombardia, 4 aprile)