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berlusconi

Lo chiamano IDV2

Ma è (soprattutto) uno spostamento di posizioni politiche. Non me ne frega niente del colloquio tra B. e Di Pietro (anche perché per la proprietà transitiva persino Obama allora potrebbe essere un inciucio) anche se mi sembra una distrazione non da poco e vedo gente urlare al complotto per gli attacchi ad Antonio (ma prima lapidavano Renzi); il punto sostanziale di questi ultimi giorni (e nelle parole usate) è un partito che sa che a sinistra c’è poco spazio e che vuole giocarsi la sua partita nell’ala più centrista e moderata (credo molto meno al ventilato profumo di “destra”) della coalizione. Soprattutto con il terzo polo che decide di andare da solo. E senza dietrologie mi sento di dire che la scelta politica forse in questo momento è la ‘migliore’ per questo partito (per il partito). Ma è un cambio di rotta, non un cambio di atteggiamento. E non è questione di scelte giuste o sbagliate perché in politica si prendono le scelte che riflettono la dirigenza e se si è bravi e fortunati anche la base (più allineata). Ma riconoscersi o no nella nuova rotta è una questione di coerenza e decidere se farne parte o no. Piuttosto che perdersi nelle foto sgranate rubate ieri alla Camera.

Le riforme, altro che le troie

«Daniela, qui parliamo di problemi veramente seri di un Paese che deve essere riformato. Se io fossi al suo posto non dormirei di notte. Ma non per le troie. Non dormirei per la situazione che c’è in Italia». parola di Briatore al telefono con la Santanchè. Tanto per rendere l’idea.

Disperati

La Moratti dice di avere sbagliato i toni: perfetto, penserebbe qualcuno. Infatti la Santanchè riesce solo a dire che siamo sorpresi (loro) del 48% di Pisapia, votare lui significa portare il Leonkavallo a Palazzo Marino, una cosa bestiale”, e Berlusconi “dobbiamo far capire cosa si nasconde dietro il candidato Giuliano Pisapia, cioe’ la sinistra estrema e i centri sociali”. Il cambio di strategia è evidente. Il tutto su LIBERO. Mica noccioline.

Tira una bella aria

Lo scrive Andrea Scanzi su ilfattoquotidiano.it e ne condivido molti dei contenuti: gli analisti che provano a spiegare l’exploit di Grillo, mi ricordano i vecchi genitori che provarono ad opporsi alla beat generation e all’avvento del rock’n’roll, votare centrosinistra non è un obbligo regio o un’imposizione divina. Un voto va meritato, non esatto (participio passato del verbo “erigere”). Ma l’aria che deve cambiare sta tutta qui: oltre al “meno peggio”, qualche volta nella vita può esistere anche il “meglio”. Tuonano, i tromboni:Ha vinto il voto di protesta“. Sì, ma protestare (democraticamente) mica è un difetto. E’ farlo dopo quasi vent’anni, o non farlo, che è imperdonabile.

Perdere soprattutto la faccia

Dal punto di vista politico, quello che conta è il primo turno», esultò Letizia Moratti dopo la vittoria della destra alle ultime provinciali. «È una legge iniqua, va abolito il secondo turno», ribadì Mariastella Gelmini. «È giunto il momento di mettere da parte i ballottaggi: l’ho già detto a Berlusconi ed è d’accordo», sentenziò Ignazio La Russa. Se è così davvero, quella di ieri è stata per il Cavaliere una débâcle. La Moratti può recuperare nel secondo tempo, certo. Ma ormai certe parole sono state strillate, certe scommesse avventurose sono state giocate, certe forzature apocalittiche sono state fatte. Le parole, diceva Moretti, sono importanti. E prima o poi tornano indietro. Ce lo ricorda Gian Antonio Stella qui.

Lo statuto della menzogna

Essa abolisce l’idea stessa di verità perché, a differenza della comune menzogna politica che ha sempre un obiettivo specifico, la menzogna berlusconiana è sistematica e totalitaria. Pretende di rendere superflua la realtà e di espropriare la memoria delle persone; di cancellare i ricordi di luoghi, fatti, parole in una sorta di sterilizzazione mentale e morale della società che lascia tutti confusi, smarriti, indotti a credere che nulla sia vero in se stesso; che i fatti siano soltanto opinioni e che la realtà politica non sia altro che un caleidoscopio di menzogne, un reticolo di immagini che si possono comporre, scomporre, ricostruire a piacere o secondo convenienza. Da leggere D’Avanzo qui.