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L’immonda legge elettorale

E nel paese che aveva avuto un regime mediatico ventennale seguito da un successivo governo della Goldman Sachs, per non interrompere il serial si andò alle elezioni inventando un superpremio di maggioranza al primo partito, un inedito mondiale (Grecia a parte). Gli elettori furono chiamati anticipatamente alle urne per volere del capo dello stato che dettò le condizioni di un’alleanza centrista, sfasciando del tutto il già disastrato campo della sinistra. La fantapolitica è spesso anticipatrice della realtà (il 1994 ce lo ricorda) e in Italia potrebbe accadere di nuovo: votare con un sistema frankestein (metà Mattarellum, metà tedesco, metà spagnolo), scelto da partiti al minimo storico del consenso, dopo appartati conciliaboli in comitati ristretti.

Lo scrive Norma Rangeri su Il Manifesto e sembra l’inizio di uno spettacolo di Aristofane ma non fa ridere per niente. La legge elettorale in discussione in questi giorni è l’ennesimo suicidio della politica, se ce ne fosse ancora bisogno. Decidere di imboccare la strada della preservazione della specie mentre spinge la richiesta di partecipazione è una porcata morale immonda: significa reagire all’antipolitica alimentandola con la strada dell’a-politica. Viene il ragionevole dubbio che per qualcuno sia un sturbo insopportabile questa cosa di dovere addirittura votare, nelle democrazie.

Come dice bene Norma: È l’inganno perpetuo: come nel referendum del maggioritario (lo ricorda ai lettori la copertina del ’93 che ripubblichiamo oggi), con l’80 per cento di «sì» il popolo pensò di essersi liberato del vecchio regime, della partitocrazia e invece cambiarono solo le facce (e non tutte), così domani lo strombazzato funerale al bipolarismo potrebbe tradursi, senza soluzione di continuità, in una farsa del proporzionale, con gli stessi partiti, e persino le stesse facce di oggi, al governo di domani.

 

2012: l’odissea del Porcellum in Parlamento

Tanto per ricordarsene (ricostruisce Il Fatto Quotidiano):

Legge elettorale e riforme sembravano da mesi una priorità per i leader di Pd, Pdl e Udc. A marzo avevano dichiarato che in 15 giorni sarebbe arrivato il testo. A inizio aprile per Alfano occorreva un anno per la riforma costituzionale, e solo tre mesi per cambiare il Porcellum. A sinistra, da Finocchiaro a Violante, parlavano nelle stesse settimane di “tempi stretti” e “piuttosto rapidi” e Bersani era convinto di trovare un’intesa entro i primi di luglio. Per Casini a giugno l’accordo era imminente, nell’ordine delle “due o tre settimane” e alla fine del mese successivo il leader centrista voleva “subito” la legge elettorale. Cicchitto e Gelmini hanno addossato la colpa del ritardo a Bersani e Rosy Bindi aveva espresso il veto sulle vacanze del Senato se non ci fosse stato il primo voto a Palazzo Madama. Urgenze e tempistiche che non hanno trovato riscontro nei fatti.

27 marzo 2012

Secondo Alfano, Bersani e Casini, riforma della Costituzione e legge elettorale verranno ”incardinate parallelamente” al Senato entro 15 giorni.
Casini: ”Ci è stato chiesto di battere un colpo, l’abbiamo fatto. Se si passerà dalle parole ai fatti la politica avrà dato una buona prova”.

3 aprile 2012

Angelino Alfano (segretario Pdl): ”Noi pensiamo sia meglio partire subito con la riforma costituzionale. Perché, per questa, occorre un anno. Mentre per la riforma elettorale bastano tre mesi. Ma non significa non volere procedere con la riforma elettorale, come invece il Pd ci imputa di voler fare. In ogni caso, ci puo’ anche essere del normale gioco tattico in tutto questo: è possibile cioè che chi imputa a noi di voler mantenere il porcellum, in realta’ sia lui a volerlo mantenere”.

14 aprile 2012

Anna Finocchiaro (Pd): ”Fare polemiche è inutile ma è evidente il rischio, visti i tempi stretti, di venire meno all’impegno, che tutte le forze politiche si sono prese, di cancellare il ‘porcellum’ e di fare una nuova legge elettorale. Il Pd ha a cuore la salvaguardia del bipolarismo e vuole ridare agli elettori la possibilità di scelta dei candidati”.

Luciano Violante (Pd): “La nuova legge elettorale dovrà essere approvata per forza in tempi piuttosto rapidi. Se si andrà a votare nel 2013 le Camere dovranno essere sciolte entro i primi 15 giorni di febbraio”, cioe’ 90 giorni prima del voto. Pertanto ”al massimo entro novembre le riforme costituzionali e la legge elettorale dovranno essere pronte a entrare in vigore”.

24 aprile 2012

Pierluigi Bersani (segretario Pd) sui rimborsi parlamentari: ”Se tutta l’Italia tira la cinghia, la politica deve farlo due volte di più”.

Pierferdinando Casini (segretario Udc): ”Dimezzare i finanziamenti ai partiti ed andare verso un progressivo azzeramento degli stessi è possibile anche con la nostra proposta”.

8 giugno 2012

Bersani: “Io ribadisco no al porcellum che considero la causa principale del distacco dei cittadini dalla politica e non ha consentito la governabilità”. Entro i primi di luglio ”dobbiamo sapere con ragionevole certezza la soluzione e quindi chiedo mandato alla Direzione per metterci a lavoro da domani con le altre forze politiche”.

9 giugno 2012

Enrico Letta (Pd): ”Bisogna fare la riforma elettorale. Nelle prossime tre settimane il porcellum va mandato definitivamente a casa”.
D’accordo Alfano sui tempi: ”L’ho già detto a Bersani”.
Casini: ”Pensavo ci fosse già un accordo. Ora si parla di tre settimane, parliamoci chiaro: qui stiamo a fare sceneggiate , non dico napoletane.. Comunque, due o tre settimane, non è questo il punto”

6 luglio 2012

Bersani: “Bisogna fare la riforma elettorale e bisogna trovare qualcosa meglio del Porcellum”.

9 luglio 2012

Napolitano: ”Mi auguro che l’autorevole opinione dei Presidenti delle Camere, nel loro continuo rapporto con i Presidenti dei gruppi parlamentari, possa concorrere a sollecitare la oramai opportuna e non rinviabile presentazione in Parlamento di una o più proposte di legge elettorale”.

Casini: “Basta con le meline, confrontiamoci in Parlamento”.

24 luglio 2012

Casini: ”[Sulla riforma della legge elettorale] con Alfano e Bersani ci sentiamo ogni giorno, non è un problema di appuntamenti”.

25 luglio 2012

Alfano: ”Faccio un appello a Bersani perché non sia ‘testa dura’ e sia più flessibile perché sennò dovrà spiegare lui ai cittadini che si è voluto tenere il Porcellum”.

Casini: ”Non perdiamo più tempo, non ricadiamo negli errori del passato. Noi vogliamo la nuova legge elettorale e la vogliamo subito senza furberie o rinvii. Auspichiamo che sia largamente condivisa tra i partiti che sostengono il governo”.

28 luglio 2012

Gelmini: ”Finalmente Bersani esce allo scoperto e ammette di non volere cambiare il tanto criticato Porcellum. C’è tutto il tempo per cambiare la legge elettorale”

Cicchitto: “A questo punto le possibilità sono due: o si vota a maggioranza secondo le normali regole della democrazia richiamate anche da Napolitano in materia, oppure – cosa più auspicabile – si lavora per trovare una intesa”

31 luglio 2012

Rosy Bindi (Pd): ”Non si vada in vacanza fino a quando almeno al Senato non ci sia stato un primo voto. Bersani, Alfano e Casini si devono accordare a patto che Berlusconi poi non guasti tutto. Si è lavorato bene fino a quando non è tornato in campo Berlusconi che non vuole cambiare la legge elettorale”. Al Cavaliere, dice Bindi, ”va bene il Porcellum perché gli interessa salvare la sua squadra dal naufragio, si accontenta di perdere bene”

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Minetti(ti)

Ma cosa vuol dire questa improvvisa perentoria insistenza di Alfano e Berlusconi sulle dimissioni di Nicole Minetti? Non è una domanda retorica, mi chiedo davvero quale argomento venga presentato pubblicamente a sostegno di questa richiesta: è chiaro che di argomenti concreti ce ne potrebbero essere molti, ma nessuno può essere coerentemente sostenuto dalla leadership del PdL. Dire che Minetti è inadeguata significherebbe ammettere che fu candidata per ragioni diverse dalle sue qualità politiche, visto che queste non sono diminuite da allora. Dire che le controversie giudiziarie che la riguardano e le accuse contro di lei rendono inopportuno il mantenimento della sua carica equivarrebbe a dire che si deve dimettere anche Silvio Berlusconi da parlamentare, vista la stretta correlazione delle accuse.

Ha ragione Luca Sofri. Anche se la Minetti non è stata eletta democraticamente e non partecipa alle sedute (forse Luca è poco informato). Ma il punto è non fermarsi al dito.

Minetti, trota e tutto quell’inquinamento intellettuale lì. Per l’ultima volta.

Sì, me lo chiedete. Ho letto del ritorno di Berlusconi. E in fondo lo ripetevo come una litania (ma eravamo in tanti) ultimamente. E in fondo è la mossa che tutti sapevano, che qualcuno fingeva di contrastare e che mi ha sempre lasciato perplesso in alcune scelte degli amici del PD. Però oggi mi interessa altro: questi partiti che si ripuliscono così in fretta. Che a guardarli da fuori ti sembra un gesto da impuniti dell’etica e la morale.
La Lega caccia Renzo Bossi e in Lombardia si erge a moralista. Ci siamo puliti! Festeggiano, pure. E pensi che non possa bastare così poco. Che non sia possibile. Che non ci sarà nessuno che se la beve così facilmente, che la sottrazione di fondi pubblici (pubblici perché di tutti, mica della Lega, eh) non si possa lavare chiedendo al Trota di dimettersi e a suo padre Umberto Bossi di fare l’ammaestrato per qualche mese (perché tornerà anche lui, contateci).
Poi arriva Silvio e decide di fare fuori la Minetti. E pensi che in fondo l’analogia ci sta. Ma siccome Silvio è un fantasista di quelli che fa notizia anche se non tocca mai la palla (come quei talenti inespressi del calcio che chissà perché si sono comunque meritati l’etichetta di “talenti”) decide di chiedere alla sua amichetta del cuore di fare un passo indietro e che basti così.
Mentre l’Europa crolla, il lavoro scompare e i diritti si sgretolano.
Lui, Silvio, si toglie l’ammaliante sassolino dalla scarpa e basta così. Non finge nemmeno un periodo da mansueto in quinta alla Bossi, per intenderci.
E pensi che non possa essere possibile che qualcuno ci creda ancora. Poi guardi gli anni indietro. Però, ti dici, in fondo lì ce l’aveva fatta perché gli altri (cioè noi, di qua, nel centrosinistra) siamo stati sempre timidi e confusi. Timidi, poco credibili, indecisi e confusi.
Timidi, poco credibili, indecisi e confusi.
Timidi, poco credibili, indecisi e confusi.
E ti assale la paura.

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L’inciucio sulla Giunta per le Elezioni: a pensar male degli altri si fa peccato ma spesso ci si indovina

Andiamo con ordine. La storia sembra complicata ma è semplice semplice.

Due consiglieri regionali hanno occupato abusivamente il loro posto in questi ultimi due anni. Lo dichiarano i tribunali. Angelo Costanzo (PD) è stato dichiarato ineleggibile a causa delle tardive dimissioni dal cda dell’Aler di Sondrio, Giorgio Pozzi (PDL) si sarebbe dimesso con 17 giorni di ritardo dal cda di Nord Energia (di fatto controllata dalla Regione) rispetto ai termini di legge.

Uno di qua e uno di là. Come nelle migliori famiglie.

In Regione Lombardia esiste un organo che dovrebbe verificare la regolarità degli eletti. E’ lì proprio per quello. E’ la Giunta per le Elezioni e si avvale della consulenza degli avvocati della Regione. In Giunta per le Elezioni non abbiamo potuto sapere molto di Costanzo e Pozzi perché il presidente Enrico Marcora (UDC) ha dichiarato che non era compito della Giunta decidere se la documentazione era contestabile. Viene da chiedersi quindi a cosa serva. Ma va bene. Tant’è che il nostro voto si è basato sulle opinioni dei legali. Opinione molto tiepida e timida, tra l’altro.

Ora torniamo indietro di qualche mese. Sull’elezione di Marcora presidente si era verificato uno strano inghippo: il PD aveva trovato un accordo con il PDL per eleggere Marcora e non sostenere un altro presidente pr0posto dalla minoranza (che avrei dovuto essere io, ma non è questo il punto, in realtà era posto concordato per IDV). Trovate la cronaca in un vecchio post di questo blog del 16 giugno 2010 (viva la memoria di internet, viene da dire) in cui scrivevo:

Un altro punto che credo debba personalmente chiarire è quello della Giunta delle elezioni. La Giunta delle elezioni ha il compito di verificare la sussistenza di eventuali cause di ineleggibilità o di incompatibilità dei consiglieri regionali. I componenti di questo organismo eleggono al proprio interno un ufficio di presidenza composto da un presidente, un vicepresidente e un segretario.  Ciascun consigliere viene invitato a presentare una dichiarazione sulle cariche o gli uffici ricoperti, gli incarichi svolti, i rapporti contrattuali in corso con la Regione, ecc..  Sulla base delle dichiarazioni presentate la Giunta delle elezioni procede all’esame di ciascuna posizione giuridica in relazione alle norme legislative in materia di ineleggibilità e incompatibilità.  A tal fine la Giunta delle elezioni assume le informazioni necessarie, chiede e riceve documenti relativi all’oggetto delle verifiche, e sente eventualmente gli interessati.  I suoi lavori hanno carattere riservato.  La Giunta delle elezioni deve compiere l’attività istruttoria entro 60 giorni.  Sulla base della relazione motivata della Giunta delle elezioni il Consiglio, nei successivi 30 giorni, convalida l’elezione dei consiglieri.  Prima della convalida il Consiglio può procedere soltanto agli adempimenti indispensabili ed urgenti, i quali non perdono validità anche nel caso di mancata convalida di uno o più consiglieri. La Giunta delle elezioni esamina anche le cause sopravvenute di ineleggibilità e incompatibilità e provvede alla convalida dei consiglieri subentrati.

La mia presidenza della Giunta delle elezioni è stata concordata con la coalizione di minoranza (IDV, PD, SEL e Pensionati) fin dai primi giorni di insediamento del Consiglio, essendo una delle pochissime posizioni riservata alla minoranza. Sulla nomina di un uomo IDV il Pdl ha posto un veto politico che non mi interessa discutere o analizzare. E’ vero, come dice nel suo comunicato stampa il sempre svelto Gaffuri, che il Pd ha appoggiato la mia presidenza per ben cinque votazioni sempre concluse senza il raggiungimento del quorum necessario (con il Pdl convergente sul candidato dell’Udc Marcora e la Lega padanamente alla finestra con il piglio dei decisi), così come è vero che nella seduta di ieri il Pd, sottolineando che “non è una questione personale”, ha con i suoi voti eletto Enrico Marcora (Udc) presidente della Giunta per le elezioni.

Dunque, stiamo ai fatti: Gaffuri dichiara che ad un certo punto si è imposta la scelta di trovare una “convergenza possibile”. Quindi, poiché le parole non sono opinabili e vanno usate con cautela, il Pd dichiara che la scelta di Marcora è figlia di una convergenza: quindi un accordo, una comunione di modi e obiettivi, un segnale di stima politica e fiducia, un’amicizia istituzionale. Lo scrutinio dice che Pd e Pdl hanno votato l’uomo Udc; Pensionati e Sel si sono astenuti e io mi sono in modo molto inelegante autovotato.

La convergenza politica lombarda del 15 giugno 2010 del Pd è stata quella di votare un uomo Udc a braccetto con il Pdl. Il resto è aria fritta. Se non che la politica dei due forni dell’UDC paga. Il cinismo di tre soli consiglieri è stato sufficiente per imporre ad altri 28 il nome del Presidente della commissione.

Tra le parole il Pd parla anche di “responsabilità istituzionale per sbloccare la situazione”. Rallentare i lavori di una Regione che non si scrolla di dosso l’ombra di un grumo catto-xenofobo di interessi affaristici è evidentemente un’onta per la cortese e accomodante opposizione di un Pd sempre più blando e solamente interessato al risiko delle proprie poltrone piuttosto che all’integrità politica di una coalizione di fatto.

Quindi, seguo il ragionamento: il rispetto del proprio ruolo istituzionale è oggi una priorità. Da ieri Filippo Penati siede su una poltrona di vicepresidenza del Consiglio regionale non più a rappresentare una coalizione che il Pd ha calpestato ma a rappresentare sé stesso e quel poco di Pd che c’è rimasto. Se quello che ricopre è un “ruolo di garanzia della coalizione”, Penati da ieri non è più l’uomo giusto.

Ringrazio Chiara Cremonesi (SEL) e Elisabetta Fatuzzo (Pensionati) per l’appoggio e la coerenza.

Oggi, con le vicende di Costanzo e Pozzi forse il quadro diventa più chiaro. E forse anche il ‘compagno’ Marcora dovrebbe ripensare al proprio ruolo in un organo politico smentito clamorosamente nei fatti dalla magistratura.

 

La Lombardia arroccata e l’assalto tiepido

Ci pensavo questa mattina rileggendo i quotidiani e la rassegna stampa sulla giornata di ieri. Doveva essere la mozione di sfiducia che disarcionava Formigoni e invece è andata male, dicono i giornali e commentano in molti. Ed è falso. Raccontata così la seduta di ieri non è mai accaduta e allora forse è il caso di provare a rimettere ordine e costruire un’analisi. Seria e onesta (per quanto soggettiva, per carità).

Qui in Regione nessuno sospettava che la Lega facesse cadere Formigoni. Nessuno di buon senso, almeno, e con reale percezione di ciò che sta accadendo. E mica per strani teoremi o illuminanti strategie politiche: semplicemente la Lega è consapevole della propria debolezza elettorale (e allo stesso modo il PDL in liquefazione) e ha bisogno di tempo (e poltrone) per riguadagnare una verginità credibile. Per questo due giorni fa mi ero permesso di scrivere che la vera mozione di sfiducia a Formigoni è in un tavolo di programma serio del centrosinistra senza accorpamenti algebrici insulsi su sigle e partiti ma che passi dalle soluzioni da proporre. E ieri sarebbe stata la giornata ideale per comunicare che siamo già in moto, che abbiamo chiare alcune delle priorità che raccontano quello che faremo noi, al posto di Formigoni. Non credo che le responsabilità giudiziarie degli amici degli amici di Formigoni e le ombre che si addensano su di lui siano cose da poco conto, sia chiaro, ma bastano davvero per essere credibili non solo nel gioco  dell’opposizione?

Il problema principale (e bisogna avere la voglia di dirlo chiaramente) non è l’assenza del capogruppo PD Luca Gaffuri (che pure è un pessimo segnale) ma piuttosto la tiepidezza dei contenuti politici che sono stati portati in Aula. Prendetevi un po’ di tempo e ascoltate gli interventi dell’opposizione: la sensazione (desolante) è che il sistema formigoniano di politica e potere sia riconosciuto come unico modello possibile (del resto sono in molti del centrosinistra a consigliarmi di non parlare di “modello Formigoni” ma piuttosto di “modello Lombardia” per poterlo riciclare con più tranquillità) ed è la solita sensazione che più di qualcuno sia intenzionato a proporre le stesse dinamiche credendo che basti garantire interpreti più etici negli identici meccanismi di oggi.

La mozione contro Formigoni è stata sbagliata nei tempi (sono mesi che si trascinava tra infinite incertezze), nei modi (non se ne può più di sentire parlare di scontrini senza centrare il punto politico) e nella forma (qualcuno in aula rivolgendosi a Formigoni ha detto “non è un attacco politico e non buttiamo via quanto di buono è stato fatto in questi anni”). Non è carino dirlo, lo so, ma va detto: una pezzo del centrosinistra è soggiogato “culturalmente” al formigonismo come già a livello nazionale accadeva ai tempi di Silvio.

Ora continuiamo ad essere vigili ma è il tempo (per noi, e per SEL) di rivendicare le differenze. Perché quell’Aula Consiliare è un’era geologica passata e non averne il polso e la sensibilità significa apparecchiarsi per l’estinzione. Ed è per questo che siamo in campo. Ma sul serio. Senza essere la costola di nessuno.

Cos’è davvero importante (in Lombardia)

Terremoti, disoccupazione, l’economia lombarda e le difficoltà dell’Europa. E anche il consigliere PDL Vanni Ligasacchi scrive a deputati e senatori:

Ho appreso in questi giorni che il Ministero dell’Ambiente del Territorio e del Mare ha presentato un emendamento (DRP 27.04) inserendo al suo interno un articolo aggiuntivo dal titolo “Modifiche alla legge 157/1992 recante norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”. L’articolo citato porterebbe la modifica dell’art. 19 bis della 1.157/92 sull ‘esercizio venatorio, escludendo completamente il MIPAAF da ogni intervento nell’applicazione delle direttive comunitarie, in netto contrasto con la recente sentenza della Corte Costituzionale n. 16/2012, con lo spiacevole risultato di impedire in futuro la possibilità di una corretta gestione delle deroghe in materia di caccia cancellando il ricorso agli Osservatori regionali. Confido nella tua collaborazione in modo che venga scongiurato il rischio di tali inopportune modifiche.

Sciacalli (politici) tra le macerie

Mentre tutti gli italiani sono concentrati sul dramma del terremoto in Emilia, e nonostante la recente bocciatura del Ministro Severino, zitto zitto il Pdlripresenta in parlamento l’emendamento “salva-Ruby“, roba di pochi minuti fa, modifica ad personam perfetta per “vanificare il processo milanese a carico di Silvio Berlusconi“, ancora una volta.
+++ martedì 29 maggio 2012 – ore 14:54 +++
CORRUZIONE: PDL RIPRESENTA EMENDAMENTO SISTO ‘ANTI-RUBY’ (ANSA) – ROMA, 29 MAG – Il Pdl ripresenta al ddl Anticorruzione l’emendamento ribattezzato ‘Anti-Ruby’ che potrebbe vanificare il processo milanese a carico di Berlusconi. La proposta di modifica, firmata da Francesco Paolo Sisto, invece di prevedere che il reato della concussione scatti in caso di scambio di «denaro o altra utilità» dà una scelta: ci potrebbe essere concussione o in caso di ‘utilità patrimoniale’ o di ‘vantaggio patrimoniale’.
(grazie a nonleggerlo)

Come andare al voto, in Lombardia.

Perché dobbiamo tornare al voto. Senza indugi. Perché Formigoni ormai sta precipitando nel ridicolo. E intanto oggi abbiamo illustrato la nostra proposta di legge elettorale. Sperando di approvarla (e soprattutto usarla) prima possibile.

(ANSA) – MILANO, 28 MAG – ”Formigoni si dimetta subito e si vada al voto anticipato in Lombardia”: e’ la richiesta che il gruppo di Sel al Consiglio regionale ha ribadito di fronte ai nuovi particolari emersi sui rapporti fra il governatore del Pdl, Roberto Formigoni, e il faccendiere Piero Dacco’. Secondo Chiara Cremonesi e Giulio Cavalli, ”c’e’ il tempo per approvare una riforma minima della legge elettorale” gia’ in queste settimane ”per poi andare al voto”. Proposta che si inserisce nell’iter avviato la scorsa settimana in commissione Affari Istituzionali e che e’ stata presentata stamani: prevede abolizione del listino e introduzione della doppia preferenza di genere per garantire adeguata rappresentanza alle donne. Una proposta piu’ complessiva di riforma delle regole elettorali in Lombardia, illustrata sempre oggi al Pirellone dal gruppo di opposizione, prevede una piu’ lunga gestazione: fra le ulteriori richieste, quella dell’introduzione del doppio turno per le regionali sul modello delle comunali; la riduzione da 80 a 70 consiglieri; l’estensione del diritto di voto ai cittadini nati in Italia da genitori stranieri e a coloro che sono residenti da almeno 18 anni; la previsione per legge delle primarie; l’ineleggibilita’ anche in presenza di rinvio a giudizio o di sentenze di condanna di primo grado per i reati mafia, contro la pubblica amministrazione e per atti di terrorismo; la definizione del conflitto di interessi; la previsione di un tetto alle spese elettorali.