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Agosto 2011

Chi rappresenta Carmela Rozza?

Davvero. Mi piacerebbe saperlo. Perché dopo il tipico innamoramento estivo da villaggio turistico per Bottino Craxi adesso diventa la più puntuta critica della questione islamica. È l’anima leghista del PD (di cui è capogruppo, mica briciole) o semplicemente bisogna scontare per qualche mese la delusione della poltrona non ottenuta? Non per altro, ma se continua così rischia di farmi diventare simpatico perfino Stefano Zamponi(che mica per niente l’aveva calmata con una querela qualche mese fa).

Fine di un mondo

Perché mentre Londra è una Troia che brucia sembra che non si riesca a leggere un passo più in là della cronaca. Perché ci hanno educato a pensare che qualsiasi manifestazione di piazza o violenza organizzata sia o legittima o delinquenza. Ma abbiamo perso il palato per leggerne i motivi che stanno nel mezzo. Così leggere Gramellini sulla Stampa di oggi è una boccata di ossigeno.
Quando i teppisti diventano un esercito e mettono a ferro e fuoco una metropoli occidentale, significa che è successo qualcosa che non si può più combattere solo aumentando il numero dei poliziotti e delle celle. E’ il segnale di un mondo, il nostro, che si sgretola. Un mondo senza politica, senza cultura, senza solidarietà. Il teppista griffato non si rivolta per ottenere un impiego, del cibo o dei diritti civili. Reclama soltanto l’accesso agli status-symbol della pubblicità acquistabili attraverso il denaro. Dal giorno infausto in cui il capitalismo dei finanzieri ha soppiantato quello dei produttori, il denaro si è infatti sganciato dal merito, dal lavoro e dall’uomo, trasformandosi in un valore a sé. L’unico. Quel ragazzo è il prodotto di questa bella scuola di vita. Mettiamolo pure in galera. Ma poi affrettiamoci a ricostruire la scuola.

Il servo porcellum, abroghiamolo

Gli uomini non sono mai servi di un uomo; sono servi, se loro stessi non sanno comandare a se stessi. (Luigi Russo)

Una democrazia che non riesce a svolgere il più ampio dovere di rappresentanza è una democrazia che nei fatti non esiste. Che sta tutta nelle parentele o nelle amicizie filamentose dei segretari di partito, che si articola e nutre della promiscuità di relazioni che non hanno nessun collegamento con la gente e meno con la pubblica amministrazione: relazioni che si giocano nel catino dei servetti che si arrampicano sul vicino per provare a non annegare. Il Parlamento italiano di nominati e senza eletti è la più grande anomalia di questi ultimi anni di politica (minuscola) di oligarchie dedite, ognuna, al proprio faraone. Senza distinzioni tra destra e sinistra, senza il dovere e le meccaniche della trasparenza. Un ring di ricattabili che sono forti e schiavi della propria ricattabilità in un cerchio (per niente magico) di silenzi scambiati che chiamano partito. Ho visto servi con gli occhi brillare mentre nobilitavano il proprio servilismo rivendendolo come ‘spirito di servizio’, conosco deputati o senatori che non prenderebbero una manciata di voti nel proprio condominio ma sono capitati nel posto giusto al momento giusto per vendere caro quel momento. Conosco centinaia di compagni (e amici) che sanno che senza cordone ombelicale non potrebbero nemmeno provarci, a fare Politica (quella maiuscola). E allora non c’è modo migliore per condannare il peccato morale della servitù volontaria che abrogare la legge elettorale con il referendum promosso da SEL (e IDV). Servono 500.000 firme entro settembre (quando forse il PD avrà preso una bozza di decisione) e tutte le informazioni le trovate sul sito del comitato referendario.
Almeno i topi ritorneranno da dove sono venuti.

Cristina e il suo Women

Cristina Sivieri Tagliabue è una delle giornaliste più generose e lucide che abbia incontrato. Mai banale, mai devota allo scoop troppo facile. Per questo sono molto contento che si sia lanciata nella nuova avventura di un quasi mensile (sono previste dieci uscite annue, perché, come spiega una nota, per osservare e raccontare la qualità e la varietà della vita contemporanea ci vuole tempo) tutto suo. Buona fortuna, Cristina.

Folli, fortissimamente folli

‎”Questo messaggio lo dedichiamo ai folli. A tutti coloro che vedono le cose in modo diverso. Potete citarli. Essere in disaccordo con loro. Potete glorificarli o denigrarli, ma l’unica cosa che non potete fare è ignorarli. Perché essi riescono a cambiare le cose. E mentre qualcuno potrebbe definirli folli, noi ne vediamo il genio. Perché solo coloro che sono abbastastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, lo cambiano davvero.” (Gandhi)

Il coraggio di sbilanciarsi

In questi giorni fioccano le contromanovre. In rete, sui quotidiani, nelle sezioni, nei circoli si discute di cosa si sarebbe potuto fare, di cosa si potrebbe tagliare. Giudizi più o meno tecnici di persone con studi diversi ma con idee per niente banali. La manovra finanziaria è la nazionale di calcio dell’estate, solo che qui non ci si gioca un trofeo ma gli anni delle nostre famiglie e dei nostri figli. E forse siamo già sotto di quattro o cinque goal. Sarebbe stato bello leggere una proposta (unitaria, riconoscibile e programmatica) del centrosinistra e invece leggiamo i sinonimi di ‘dimissioni’ declinati ognuno sotto il proprio simbolo. Ma anche al bar non si esce mai con una formazione unanime. Solo che al bar si gioca a fare i timonieri, mica si è in campo sul serio. Eppure la manovra dovrebbe essere la fotografia della propria politica, l’indice delle azioni di governo, l’azione del proprio pensiero. In questo labirinto, se avete un minuto, date un’occhio alla proposta di Sbilanciamoci.org. Tanto per allinearsi.

Impuniti di Stato

“Le sue gravi affermazioni non possono essere lasciate sotto silenzio, non tanto perché contenenti critiche di natura politica, quanto perché delegittimano in modo inconfutabile lo Stato e le istituzioni democratiche”. Ho pensato: bene, adesso Bossi e B. finalmente si danno una calmata. La denuncia invece è del coordinatore bolognese del PDL al Presidente dell’associazione delle vittime della strage di Bologna, Paolo Bolognesi. Dove non ci sono colpevoli, del resto, i colpevoli alla fine sono i morti. Si fa così, qui da noi.

Paola Concia e Ricarda Trautmann, spose.

Biglietto di auguri a Paola Concia e Ricarda Trautmann

So che gli auguri in ritardo possono suonare come sconvenienti o riparatori, ma in questa sera di Agosto forse mi viene voglia più di tutto di augurarci il miglior futuro per il vostro matrimonio. Perché i simboli (quando non sono maldestre armi di feticcio) sono importanti, come le parole, come le leggi o meglio ancora come i buchi di leggi che tutti ci auguriamo In futuro di leggere e se possibile di scrivere. Perché un’unione che può permettersi di non esistere sta in ogni forma d’amore ma un’unione che faccia rima con diritti deve stare nelle carte e nel riconoscimento universale. È per questo che Il vostro matrimonio al di là dei riti e degli invitati è un obbligatorio viaggio di nozze per il resto del mondo. È un inizio al religioso rispetto di una laicità di Stato che vuole stare nel rispetto, nell’uguaglianza e nei diritti da scrivere ridisegnando una sensibilità legislativa, politica e di convivenza sociale che deve avere il coraggio di osare quello che già c’è, che già si sa, che già si vede e si frequenta eppure rimane sotto la cenere della timidezza di un moderatismo che è il sinonimo poco coraggioso dell’ottundimento portato al compromesso.
Cara Paola, ai tuoi invitati avrai dovuto spiegare che ci sono amori che vengono rinchiusi nel libro nero delle provocazioni, in Italia, come se fossero con gli stessi umori e le stesse pulsioni di onorevoli pedofilie o puttan tour parlamentari. Avrai dovuto dire alla tua compagna che quel bacio dopo il si è una corruzione che non merita nemmeno di diventare argomento di discussione qui dove ci si dà di gomito sorridendo di logge, P4, corrotti senza corruttori e processi più lunghi della loro fine.
La vostra unione c’era ma adesso esiste. E io ci auguro un Paese all’altezza di tutti gli amori possibili.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/08/07/care-paola-concia-e-ricarda-trautmann-spose/150282/