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Giulio Cavalli

Operazione ‘Ulisse’: la Lombardia si sveglia con 37 arresti per ‘ndrangheta

I carabinieri del comando provinciale di Milano stanno eseguendo 37 ordinanze di custodia cautelare nell’ambito di un’operazione, denominata ‘Ulisse’ contro clan della ‘Ndrangheta in Lombardia. I provvedimenti, emessi dalla procura distrettuale antimafia di Milano, riguardano i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, porto e detenzione illegale di armi, usura ed estorsione, tutti reati aggravati dalle finalita’ mafiose. Le indagini sono originate dagli approfondimenti di un’altra operazione contro l’associazione mafiosa denominata ‘Crimine’ e, secondo gli investigatori, hanno consentito di documentare le dinamiche criminali delle proiezioni extraregionali della ‘ndrangheta in Lombardia, il loro solido legame con le cosche di origine ed il controllo delle aree di influenza attraverso il ricorso alla violenza e alla intimidazione. I particolari delle indagini saranno forniti dagli investigatori in una conferenza stampa che si terra’ questa mattina alle 11 nel Comando provinciale dei carabinieri di Milano.

Anch’io, come Roberta e come tanti altri ragazzi della mia età, ho un sogno da proteggere. E, come loro, mi sento soffocare.

Dopo la lettera di Roberta mi scrive anche Francesco. Le sensazioni se sono collettive diventano un disagio sociale, eppure di fondo rimane la speranza. La bellezza della speranza. Ecco la sua lettera. E la risposta.

Caro Giulio,

Sono un ragazzo di quasi ventidue anni. Proprio come Roberta, la ragazza della lettera che hai postato sul tuo sito.

Anch’io, come Roberta e come tanti altri ragazzi della mia età, ho un sogno da proteggere. E, come loro, mi sento soffocare.

Mi sento soffocare perché non abbiamo punti di riferimento.

Mi sento soffocare perché viviamo la precarietà sotto ogni punto di vista.

Mi sento soffocare perché la nube di cattiveria che siamo costretti ad attraversare è troppo densa.

Mi sento soffocare perché non c’è nessuno in grado di ascoltarci e di farci innamorare del mondo.

Mi sento soffocare perché la politica, pensata per migliorare la vita delle persone, non riesce a dare risposte concrete. Veniamo costantemente strumentalizzati, ridotti a unità destinate a formare statistiche su quanto siamo “sfigati” o precari. O entrambi.

Mi sento soffocare perché le priorità di chi dovrebbe lavorare per noi sono la legge elettorale, la coalizione-addizione alla D’Alema da presentare alle elezioni, lo spread e il mantra dell’Europa che ci chiede tutto (tranne il reddito minimo garantito per assicurarci una dignità appena sufficiente per camminare a testa alta quando usciamo di casa).

Mi sento soffocare perché le poche persone dedite al bene comune (“politici” è diventato quasi un insulto, purtroppo) che stimo, come te e pochi altri, fanno fatica a farsi ascoltare. Non siete tutti uguali, e lo so. La logica di partito vi mette da parte e ci costringe a cercarvi col lanternino. Ma, una volta trovati, so che non tradirete mai me e i ragazzi che hanno un sogno da proteggere. Perché per voi, per te Giulio, so che quel sogno è importante. So che lo puoi capire, so che stai cercando una risposta per vederci sorridere, un giorno.

Sogno di essere rappresentato da qualcuno capace di commuoversi e starmi vicino se gli racconto che la ragazza che amo mi ha tolto dalla sua vita con un colpo di bianchetto.

Sogno di essere rappresentato da chi sa ascoltare e da chi ama la parola e il suo esercizio. Non per ingannare, ma per emozionare e raccontare che la vita potrebbe essere vissuta senza paura e senza odio.

Sogno di essere rappresentato da chi ama.

Senza questi sogni e senza gente dedita al bene comune come te, Giulio, che è in grado di capirli e farli propri, la mia vita non avrebbe senso. Almeno, non in questa vita (e nemmeno sono credente).

Grazie di esistere. È di grande conforto sapere che il tuo cuore batte anche per noi, ragazzi con un sogno e con tanto dolore nel cuore.

Ti sono vicino. Sono sicuro che un giorno potrai camminare liberamente senza paura -e senza scorta- fra la gente. E sorridere insieme a noi.

Francesco Bondielli

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Ciao Francesco,

la tua lettera mi onora. Sul serio. Mi onora perché quando in una discussione sulla politica e sul futuro (che sono sorelle quando funzionano insieme) si decide di parlare di sé stessi, delle proprie fragilità e delle proprie paure significa che in fondo vogliamo crederci al nostro futuro, rivendicarne la paternità.

Ogni tanto fatico a raccontare quanto la sensazione di essere bloccati in una preservazione argillosa renda tutto terribilmente difficile. Quanta differenza ci sia tra la politica rispetto alla politica come fine che decide (o non decide) in nome di piccole amicizie o inimicizie di bottega, servilismi senza ideali o dissociazioni dalla realtà incancrenite dall’esercizio del potere.
Quando mi capita di sentirmi affogare penso ad una promessa che mi sono fatto qualche anno fa, davanti ai miei amici migliori, quelli così vicini che ti sentono senza ascoltarti: insieme ci siamo promessi che non avremmo smesso di essere autentici anche nel ruolo politico che con tanto onore mi avevano consegnato. Provare il piacere di riconoscersi nella speranza senza compromessi che sta nei miei libri, nei miei spettacoli e nel nostro agire politico. Volare alto, direbbe qualcuno; ho sempre preferito invece pensare che sia uno stare al livello del mare dove non si perde la prospettiva e nemmeno la possibilità di scoprire le onde più brevi.
Se decidessimo di coltivare i nostri sogni per un certificato di sana e robusta realizzazione saremo degli ottimi commercianti. Teniamoceli Francesco i nostri sogni, con la fierezza e la dignità di chi vuole andarselo a confiscare il proprio futuro dai conti correnti in cui qualcuno vorrebbe incastrarlo.
Buona giornata

Il fabbricatore seriale di liste civiche

L’analisi politica del giorno è di Galatea che si supera su Egidio Bossolon, il creatore di liste civiche:

Non è poi nemmeno esoso, l’Egidio: è pago di quella notorietà piccina e del suo quieto tran tran che il suo specifico, particolare tipo di professionalità gli ha ritagliato negli anni.

O meglio, gli ha garantito finora. Perché da un paio di giorni Egidio, risvegliatosi per le imminenti elezioni, dal suo tavolino della Clara è entrato in crisi: primo, perché nel mugugno generalizzato e nel marasma dello scontento, trovare un tema, uno solo, da sbattere come sottotitolo alla lista è dura; e secondo perché le sue telefonate ai comprimari storici per metter su la compagnia di giro vanno clamorosamente a vuoto.

Ad ogni chiamata è tutto un susseguirsi di: «No, ma io ho già detto sì a **** che mette su la lista civica dei Grillini!» «No, son già in parola con **** che mette su la lista civica per il PDL!» «Eh, me spiase, ma g’ho zà dà l’ok ala lista de la Lega…»

«Casso, ma i se g’ha meso tuti a far liste civiche, sta bota? – si è inalberato il povero Egidio, rimasto senza candidati e senza spazio, assediato da tutti questi novellini della lista civica che sgomitano e gli rubano spazio – No se fa miga cusì, no ghe xé più rispeto!»

Ha chiuso il cellulare, sorbito un sorso di fernet e fissato pensoso il tavolo. Forse medita di mettere su una lista civica in difesa di chi le liste civiche le ha sempre fatte da professionista e ora si trova senza lavoro per questa manica di dilettanti allo sbaraglio, eh.

Vale la pena leggere per bene tutto il racconto qui. E tenerselo in tasca mentre si assiste alla prossima campagna elettorale.

Il doping UDC

Un partito di questo genere ha trovato in questi anni il leader perfetto – capace di dare una patina di garbo e dignità umana alla sua vuotezza e di dissimulare le sue magagne – in Pierferdinando Casini. Che è stato capace – gli va riconosciuto – di posizioni serie e severe a tutela delle regole e delle istituzioni quanto il berlusconismo ha preso derive oltre ogni limite, nel suo ultimo anno di governo: ed è stato giusto apprezzarle, sempre ricordando che sono arrivate piuttosto tardive rispetto a tempi in cui il suo partito gli ha dato una gran mano, al berlusconismo. Ma poi nient’altro, un uomo distinto e di buone maniere, probabilmente onesto, non stupido, ma che non ha mai suggerito nessuna idea dell’Italia e del futuro che non fossero vuota fuffa retorica. Capace ogni tanto di dire a cosa è contrario, mai a cosa sia favorevole. E peggio ancora il suo partito: vi viene in mente un solo personaggio di competenza vicino all’UdC? Vi viene in mente un intellettuale dell’UdC? Vi viene in mente una corrente dell’UdC? L’unica corrente che è stato capace di produrre, con tanto di scissione e passaggio al nemico, è stata l’estremismo ubriaco di Giovanardi.

C’è quindi solo da congratularsi dei voti che riesce tuttora a raccogliere una macchina di questo genere: non produce niente, ma lo fa con grande efficienza. Ma se mi consentite l’esempio, decidere di allearvicisi è come comprare traffico su Google per un sito web di contenuti: puro doping, e con qualche contraddizione etica. Non c’entra niente con presunte consonanze e progetti comuni, e un giorno se ne pagherà probabilmente il prezzo (alla prima occasione in cui verrà chiesto l’arresto di un sottosegretario dell’UdC, o alla prima occasione in cui si potrà fare qualcosa per il testamento biologico). Se il PD ci si vuole imbarcare, abbia il coraggio di dire che si sta comprando dei numeri, punto.

Lo scrive Luca Sofri.

Scrittori social

Si era affacciato anche José Samarago, suscitando anche un certo clamore tra fan e detrattori, alla rete aprendo un blog che usciva dal solito sito di scrittori basicamente informativo, confezionato dall’ufficio stampa e statico al di là delle nuove pubblicazioni (e nel migliore dei casi aggiornando l’agenda). Il caderno di Samarago (qui nella sua versione italiana) ha rotto l’incantesimo e il pregiudizio dello scrittore che deve essere una figura sparente e preoccuparsi di esserci poco e bene. L’amica Michela Murgia ha un blog che riempie di opinioni sulla letteratura, sulla politica e sulle diverse quotidianità. E non solo blog: su twitter o fb sono molti gli scrittori che decidono di avere un dialogo reale che non si fermi al “mi piace” o al retweet ma che risponda e interagisca davvero.

Giorgio Fontana è scrittore e editorialista sul web e ha provato ad analizzare il ruolo “sociale” di uno scrittore stilando alcune semplici regole di base presentate al workshop “Uno scrittore deve essere social?”, tenuto l’8 settembre per il ciclo Extralab al Festival Letteratura di Mantova.

La rete è un’occasione sociale se abitata con verità e interazione. Come al mercato quando le signore ti additano perché costa troppo la tua scorta e ne viene fuori una chiaccherata sulla sicurezza e le mafie che riempi mezza mattina e lentamente si forma un’agorà politica in mezzo alle verdure: il piacere del dialogo contrapposto all’esposizione. Quando saremo tutti abbastanza alfabetizzati da riconoscere finalmente la sincerità nonostante il mezzo ci sarà da divertirsi perché non stoneranno solo i dinosauri ma a ruota i paratelivisivi disabituati al dialogo. E sarà un buon momento. Mica per la rete. Per la socialità, appunto.

Web democracy e meetup: la politica nella rete

Al netto delle beghe interne tra Giovanni Favia, Casaleggio e Beppe Grillo (perché sarebbe bello ascoltare cosa pensano molti parlamentari dei propri leader) è interessante leggere l’uso della rete che il Movimento 5 Stelle ha lanciato come “mezzo” politico. Perché mentre in Europa il Partito Pirata ha costretto gli altri partiti ad alfabetizzarsi e professionalizzarsi qui il dibattito è “1.0” affidato a segreterie che credono ancora che “internet” sia poco di più che incollare i propri comunicati stampa sugli status di fb.

Francesco su Non Mi Fermo analizza (finalmente con un’analisi e senza livore) la piattaforma scelta da Beppe Grillo per sviluppare la democrazia sul web. E i limiti e le opportunità sono un suggerimento che vale per tutti perché forse internet non cambierà il mondo ma sicuramente sta già cambiando le competenze richieste nella comunicazione dei partiti Perché ogni tanto vedere le espressioni poco convinte mentre ne racconto le potenzialità mi provoca un certo sconforto e perché come scrive Francesco nel suo articolo per “dialettica”, si dovrebbe intendere un insieme di voci che giungono a un risultato medio che rappresenti il miglior compromesso tra le preposizioni iniziali e il risultato finale: il programma. Questo aspetto, più che la proprietà del simbolo, il marchio registrato e quant’altro, mi preoccupa. La poca consapevolezza periferica di quale sia la “stretegia di rete”, l’accettazione passiva di un sistema che non è stato progettato per organizzare un movimento politico nazionale. Mezzo inadeguato, insomma.

Dare alla gente quello che vuole

Il codazzo di fotografi, cameramen e cronisti che fa da scorta a Nicole Minetti costituisce, in sé, una delle prove più schiaccianti della mancanza di dignità e di libertà del sistema mediatico così come ci illudiamo di gestirlo e così come lo stiamo subendo, per metà impotenti e per metà complici. Non c’è persona di buon senso, di qualunque orientamento ideologico e livello culturale, che non ritenga futile e dannoso dedicare tempo, tecnologia, parole e pensieri a una figuretta minore della nostra scena pubblica che è stata, a suo tempo, co-protagonista di uno scandalo di regime e oggi è protagonista di niente. Con la sola e spiegabile eccezione della stessa signorina Minetti, nessuno ha interesse a tenere acceso anche un solo riflettore su di lei. Se questo avviene è solo perché il potere (anzi: il dovere) di scegliere che cosa mostrare, di che cosa parlare è progressivamente venuto meno fino a scomparire dentro l’alibi – davvero ignobile – che bisogna “dare alla gente quello che vuole”: ma la gente legge e clicca ciò che le viene offerto, non altro. Non è la gente che fabbrica le notizie, sono i media. Anche il più scalcinato dei bancarellai ha facoltà di decidere quali merci esporre. I media sono gli unici commercianti che danno sempre al cliente la colpa della loro merce avariata.

Michele Serra da La Repubblica del 07/09/2012