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Giulio Cavalli

Moderati e rivoluzionari

Moderato è il termine con cui si indica nei tempi della musica l’allegro ma non troppo. Moderato vuol dire sotto tono. In latino “in medio stat virtus”. Moderato vuol dire sopravvivere. Il moderato aborrisce il fantastico. Il moderato non esce dalla consuetudine. Il moderato non è rivoluzionario, è contro la rivoluzione. A me non piace come termine perché è il contrario di impeto e coraggio. (Dario Fo)

Civismi e antipolitica. E politica.

Lo scrive bene Pippo Civati:

Diciamoci la verità: a cominciare dal sindaco di Milano e da molti esponenti che sono intervenuti in queste ore, siamo tutti un po’ civici e un po’ politici (e per me quest’ultimo è un complimento, sia chiaro). Ora, prima di perderci e di perdere, ritroviamo la misura che sembriamo avere smarrito.

Anche perché a volte ciò che appare civico è più politico di quanto possa sembrare. E viceversa. E non è bello prendere lezioni di civismo da personalità, che spesso sono ex-politici del tempo che fu. E magari di altri schieramenti. Civici incursori, terzisti da sempre, che si sorprendono del fatto che poi a vincere sia stata per anni la destra, in questa regione. Che poi sono civici, ma non vogliono le primarie. Chi li capisce è bravo.

L’appello è semplice: dopo esserci lungamente preoccupati di noi ed aver parlato solo a noi stessi, rivolgiamoci ai cittadini, che sono civici di sicuro. E che si aspettano primarie vere e candidati di prestigio. Saranno i cittadini a valutare il tasso di civismo e la qualità politica che questi sanno esprimere. E lo faranno attraverso il loro voto. A volte vince Pisapia, a volte Fassino, a volte Doria, a volte Merola. Dipende. Dalla scelta dei cittadini, appunto.

Questa sera si rinvia

L’evento di questa sera è rinviato per il 17 dicembre. In piena campagna elettorale, per dire. E per i maligni pronti a malignare.

Le primarie in Lombardia secondo Tabacci

“Non devono essere competitive, perchè sarebbero un atto suicida. Abbiamo trovato il candidato che unisce, dobbiamo rafforzarlo”.

Ecco, io non so se ci rendiamo conto. Davvero.

E’ la stessa persona che ieri al dibattito su Sky parlava degli anni bui del berlusconismo dimenticandosi di averlo appoggiato. Per dire.

Vaselina


 

Civiltà lombarda.Da Vigevano.Da un consigliere comunale PDL.

Le primarie sono le primarie, primarie, primarie

Scrive Filippo Azimonti che Per seguire il dibattito sulle primarie lombarde, anche quando tende a farsi carsico come in queste ore, può essere utile citare Gertrude Stein: «Una rosa è una rosa, una rosa, una rosa» (Sacred Emily, 1913) nella sua interpretazione più lineare («Le cose sono quel che sono») come nella più complessa lettura che segnala come usando semplicemente una parola se ne evochino tutti i significati, e ha ragione. Sarei semplicemente meno ottimista di lui (ma lo sono per natura) quando scrive: Ora il problema per chi vorrà aderire al patto civico è piuttosto quello di mantenere aperta la sfida senza rinunciare al contributo di chi, generosamente, ha già dichiarato la propria disponibilità e, in ipotesi, a quanti altri volessero farlo. Solo così la rosa resterà una rosa, anche con le sue spine. Perché le primarie sono primarie e sembra che ci si dimentichi che alle primarie tutti i candidati partono con pari dignità, e allo stesso modo i partiti dovrebbero diventare civici senza bisogno di fare passi di lato quanto piuttosto “saltandoci dentro” per mettersi in gioco, senza paure e con la consapevolezza del lavoro fatto dal centrosinistra in questi anni (ed è stato fatto).

Altrimenti siamo tutti Vladimiri ed Estragoni che aspettano Godot con la corda in mano per impiccarsi all’albero. Una cosa così.

Come scrive oggi Paola su PubblicoMa l’operazione non convince e sembra comunque una retromarcia. E Ambrosoli tentenna e si arrocca. Suona una musica tutta sua. E così, la candidatura che doveva essere la soluzione di tutti i mali, inizia ad assomigliare, più che altro, a un problema.

E mi dispiace se questo post crea dispiacere a qualcuno.

Alfano, Cavalli, De Magistris

In fondo il terzetto si è sempre pronunciato insieme, così, tutti di seguito come se fosse un nome tutto attaccato. E le battaglie sono state le stesse con lo spirito di chi crede che la politica debba essere una linea retta molto più retta anche dei partiti, quando serve. Ed è una storia politica di cui non rinnego un solo passo e che mi ha portato fino a qui dove sono ora: a credere che Vendola possa essere un uomo importante per questo Paese così bistrattato e che la sinistra abbia il dovere di riaprire la partita nella casa di SEL.

Ci ritroviamo domani per provare a discutere del punto in cui siamo, con il terzetto che ha staccato gli ormeggi per prendere strade solo apparentemente diverse: Sonia in Europa dove le mafie finalmente diventano un fenomeno di analisi, considerazione e dibattito politico, Luigi a Napoli per un’amministrazione che pareva impossibile e vuole essere responsabile e io in mezzo a questa palude delle primarie lombarde.

Ci troviamo a Milano domani alle 21 in Sala Buozzi della Camera del Lavoro per provare a ripartire con ancora più slancio se ci viene possibile. Per credere, costruire, semplificare e raccontare un quadro che dipanatosi dei soliti giochetti è molto più chiaro di quello che sembra.

(ps voci di corridoio danno in transito da quelle parti anche Pippo Civati, per dire.)

Intanto

Le primarie si faranno, dicono, ed è una buona notizia. Resta da vedere come saranno le nuove regole (perché Ambrosoli si prende 48 ore per stendere un progetto sulla carta d’intenti dei partiti e le firme per le candidature slittano sotto questa tempistica di Damocle) e soprattutto quale sarà la coalizione.
La Lega incorona Maroni.
Albertini tenta faticosamente di rimanere in sella.
L’UDC dice che starà con Ambrosoli se non ci sono IDV e SEL oppure con Albertini se non c’è la Lega oppure da sola (il solito decisionismo UDC, insomma).
Forse visto da fuori non è un bel vedere. Forse. Davvero.

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La strada più semplice

La indica Gad Lerner su Repubblica e ricorda qualcosa che scrivevamo proprio ieri:

Il centrosinistra lombardo, a sua volta, si ritrova a fare i conti con errori politici non certo riducibili alla vicenda giudiziaria di Filippo Penati. Il “modello lombardo” di Formigoni, grazie alla sua longevità e alla sua tendenza inclusiva, è stato sopravvalutato da un’opposizione istituzionale che gli riconosceva caratteri innovativi con cui giustificava scelte consociative e subalterne. Quando gli scandali hanno rivelato la vera natura di quel sistema di potere, quindi, la costruzione di un progetto alternativo ha reso necessario il ricorso a personalità della società civile esterne al perimetro dei partiti. Un percorso diverso da quello realizzato vittoriosamente a Milano grazie a una leadership alternativa di natura politica, impersonata da Giuliano Pisapia, anch’egli estraneo al gruppo dirigente del centrosinistra ma dotato di idealità e virtù aggregatrici.
Umberto Ambrosoli è emerso così come figura prestigiosa, paladino della legalità, refrattario a lasciarsi rinchiudere in una logica di schieramento. Non solo e non tanto perché sul suo nome può convergere anche il centro moderato, come testimonia l’appoggio di Casini; quanto invece perché Ambrosoli è in grado di mobilitare in Lombardia vasti settori di associazionismo civico gelosi della propria autonomia dai partiti.
La sua disponibilità ha messo in crisi il meccanismo delle primarie di coalizione del centrosinistra, cui si erano già candidate figure degnissime come Alessandra Kustermann, Fabio Pizzul, Giulio Cavalli. E ora si vivono momenti di tensione. Ambrosoli rifiuta l’etichetta di uomo del centrosinistra e, sebbene tutti o quasi lo riconoscano come il candidato giusto, ora su di lui si concentrano accuse di élitarismo. Superabili quando egli manifesti disponibilità a un vasto confronto pubblico sul suo programma e, eventualmente, a primarie che non siano più di centrosinistra ma di natura civica.
Si tratta di un passaggio cruciale che il Pd sbaglierebbe a sottovalutare, perché il prolungato sequestro delle decisioni politiche in Lombardia ha riacceso un bisogno ineludibile di partecipazione e di cittadinanza attiva. Già il Pd ha dovuto fare un passo indietro per riaccendere la speranza di una riscossa civica. Ora si tratta di connettere la prestigiosa leadership di Ambrosoli al ripristino di meccanismi democratici troppo a lungo vilipesi.

Premio Borsellino, grazie

Le motivazioni del premio Borsellino 2012 che mi onoro di ricevere come un impegno da mantenere:

Perché la mafia colpisce in mille modi. Ricevono il premio per il loro impegno nel campo artistico e culturale che è stato già stato assegnato tra li altri a Fabrizio De Andrè, Dario Fo, Franca Rame, Francesca Comencini, Marco Bellocchio, Mario Monicelli, Moni Ovadia, Erri De Luca, Ascanio Celestini, Giorgio Tirabassi, Angelo Branduardi e idealmente a quanti hanno il merito di mettere in comunicazione il genio, l’inventiva umana, con il necessario sguardo sul mondo, che spesso invece rimane, per gli artisti come per i politici, una distratta incombenza. A GIULIO CAVALLI e ANDREA SCANZI il Premio Borsellino 2012 per la cultura.