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Hanno promosso il sangue a sottosegretario

scritto per IL FATTO QUOTIDIANO

Ha un curriculum di tutto rispetto. Era nella catena di comando de «La più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale» (cit. Amnesty International). L’ex capo della Polizia e capo gabinetto del Viminale, Gianni De Gennaro, è stato nominato sottosegretario di Stato e lascia quindi il Dis, Dipartimento informazioni per la sicurezza, che ha guidato per quattro anni, dal 2008.

Questo Paese ha un rapporto controverso con il sangue: piuttosto che farsene carico decide di scavalcarlo e, al limite, promuoverlo.

Abbiamo creduto che ci fosse da vergognarsi per la mancata commissione d’inchiesta sui fatti di Genova nel 2001 in occasione del G8 e invece siamo riusciti a fare di peggio.

E non stupisce che a correre per complimentarsi per una nomina così inopportuna siano stati in fila:Gianfranco Fini (che a Genova nel 2001 ha esercitato la propria idea di democrazia), Massimo D’Alema (e ti pareva), Francesco Rutelli, Pierferdinando Casini e (udite, udite) Schifani. A volte ti assale il dubbio che alcune ombre siano drammaticamente bipartisan, ora siamo più tranquilli: sono anche tecniche del governo dei tecnici.

Maugeri: quando si parla senza sapere (e senza esserci stati). Lettera aperta al ‘collega’ pidiellino Vittorio Pesato.

Toh, apro il giornale e leggo le parole del “collega” Vittorio Pesato (consigliere regionale PDL protofascista fondatore della corrente “i patrioti“, per dire) su La Povincia Pavese:

Il caso Maugeri fa discutere i consiglieri regionali. A Giulio Cavalli e Chiara Cremonesi (Sinistra ecologia e libertà) che avevano chiesto il blocco dei finanziamenti ai progetti della fondazione replica Vittorio Pesato (Pdl). «Una richiesta fuori luogo per 3 motivi: innanzitutto perché significherebbe mettere in ginocchio un centro importante della sanità a livello nazionale, che concorre peraltro a produrre una quota pesante del pil di Pavia e provincia. In secondo luogo è sbagliato creare allarmismo tra gli utenti e tra il personale che deve invece poter lavorare sereno. Terzo punto: se chi fa politica si vuole occupare di sanità deve documentarsi in modo serio senza strumentalizzazioni». Pesato, che l’altra mattina si è recato alla Maugeri per manifestare solidarietà ai lavoratori «perché non paghino errori di altri e n on vedano sminuita la loro professionalità», tocca un’altro tema. Lo fa in modo provocatorio: «In una città come Pavia dove la sanità è preponderante nel tessuto produttivo più che in altri distretti è necessario che i manager siano del luogo, vivano sul territorio, si espongano al confronto diretto con i cittadini-utenti»

Ora, senza spendere ancora troppo tempo, per non dovere rispondere a tutti i Pesato del mondo, finalmente si può chiarire, visto che il collega pone tre questioni chiare:

Noi non abbiamo chiesto il blocco dei finanziamenti. So che La Provincia Pavese sembra non essersene accorta ma basta leggere la mozione così com’è stata discussa in Aula. Abbiamo chiesto che venisse verificata la rendicontazione dei finanziamenti ricevuti (così magari si trovano i 70 milioni di euro che mancano, no?) e che Regione Lombardia si prendesse la responsabilità di verificare il corretto utilizzo dei prossimi soldi da liquidare. Al giornalista sarebbe bastata una consultazione online o, perché no, una telefonata. A Vittorio Pesato sarebbe bastato essere presente in Aula perché ha ragione quando dice che bisogna essere informati e, quindi, essere presenti a fare il lavoro per cui si è pagati.

La serenità dei lavoratori della Maugeri e l’eccellenza professionale sarebbe meno allarmata se non ci fosse qualcosa di più di un dubbio che un faccendiere come Pierangelo Daccò abbia curato interessi propri sfruttando le amicizie con un ex assessore regionale come Simone e il compagno di vacanze Roberto Formigoni. Che, guarda caso, sono compagni (so che non ti piace il termine, Vittorio, eh) di partito del consigliere regionale Pesato nel “fu” Popolo delle Libertà.

– Sono curioso di sapere se Pesato durante la sua visita di solidarietà ai lavoratori della Maugeri sia anche riuscito a raccontare quanta forza lavoro si potrebbe stabilizzare con una cifra di 70 milioni di euro. Perché è vero che questo Consiglio Regionale della Lombardia ormai è un cumulo di barzellette ma noi cerchiamo di lavorare sulle cose importanti. E la politica pelosa ci interessa poco.

Per qualsiasi altra cosa sono qui.

 

E nell’omertà il problema siamo noi (lettera di un padre alle maestre)

Egregio Dirigente Scolastico,

Gentili signore Maestre,

con la presente comunicazione voglio anticipatamente giustificare l’assenza di mia figlia da scuola nella giornata di martedì 22 marzo 2011. Voglio con voi scusarmi per avere permesso alla mia primogenita di andare a letto tardi e di aver permesso che saltasse un giorno di scuola per potersi riposare. Ben sapendo dell’importanza di un corretto rapporto con i proprio doveri e ben sapendo che la scuola, e l’istruzione in generale, siano fondamentali per la crescita e la vita di una persona, ho ritenuto in quest’occasione di dover fare un’eccezione. La scelta è stata difficile, sia per l’età di mia figlia, sia per i principi miei che cerco di insegnare in casa mia. La scuola innanzi tutto, la cultura è la base della vita, qualunque sia la strada che si decide di prendere. È l’unica via per essere sempre liberi, indipendentemente dal lavoro, dalle amicizie o dal luogo in cui ci si trova. Poter pensare con la propria testa, il saper pensare fanno di noi gente libera anche all’interno di stanze con mura di un metro. Ritengo che anche la classe prima della scuola primaria sia fondamentale, anche il primo giorno, quello che per la prima volta ci fa varcare la soglia che ci porterà, se sapremo approfittarne, in capo al mondo. Perché ogni grande cammino inizia sempre con il primo passo e la scuola è la strada. Purtuttavia ho ritenuto che per un giorno la scuola dovesse passare in secondo piano, perché c’è un ostacolo su quella strada che vale la pena di fermarsi a guardarlo, osservarlo per conoscerlo bene. La giovane età di mia figlia non le permetterà di capirlo fino in fondo, la sua piccola statura non le permetterà di abbracciarlo pienamente e coglierne le sfumature. Mi accontenterò che lei inizi a fare suo il concetto che quell’ostacolo, quel masso sospeso sulle nostre teste, esiste davvero ed esiste qui nel profondo nord. Non è una cosa di altri, non è una cosa lontana, non è una cosa che non ci riguarda. È sulla strada di tutti e tutti ci passano a fianco. Alcuni ci sbattono contro, alcuni lo usano, altri lo sfiorano e si sporcano facendo finta di non essersi lordati i vestiti e l’anima. Molti non sanno che quel masso esiste, io tra questi. Ho creduto fino a quindici giorni fa che la mia strada, per quanto tortuosa, per quanto altalenante tra salite durissime e discese da scavezzacollo, non avesse carichi sospesi al di sopra di essa. Guardavo avanti cercando di catturare il mio orizzonte mentre questo si spingeva sempre più in là. Guardavo avanti, ma non ho mai guardato in alto, e se anche l’ho fatto non ho mai visto nulla. Mi sono venuti in mente quegli autobus che portavano i prigionieri nei lager: per mascherare l’orrore a cui andavano incontro i detenuti, ai finestrini erano disegnate persone che ridevano e si godevano la vita. Ecco, noi ci siamo goduti la vita disegnata sui finestrini, abbiamo delegato la coscienza ai politici e i politici, troppo intenti a dipingerci le finestre, non si sono curati di quel capitava dentro alle loro regioni del nord, alle province, ai paesi che li hanno eletti. O forse se ne sono curati fin troppo riempendosi le tasche. È notizia di queste ore che il consiglio comunale di Bordighera è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Bordighera. Non Gela, non Corleone, ma Bordighera in Liguria! Mafia: una parola tanto grande quanto eterea per noi del nord. Soffocante per il suo peso, la sua vastità, la sua enorme cappa di silenzio e potere e tanto impalpabile che se non ci sbatti la faccia contro, non ti rendi nemmeno conto che esiste. E la faccia ce l’ho sbattuta, per caso come sempre accade quando qualcuno picchia il muso da qualche parte. Non lo si fa mai apposta a farsi male, capita e basta. A me è capitato qualche settimana fa quando ho letto un articolo sulla commistione tra mafia, politici locali, discariche e cave al nord. Ancora con il fiato corto per il dolore, mi è capitato tra capo e collo la serata con Giulio Cavalli che ha rimarcato la cosa, che ha sottolineato come i morti ammazzati dalla ‘ndrangheta ci siano stati anche a Torino, che le confische ai mafiosi ci siano anche in Piemonte, che la DIA sia presente nel nord come nel sud. E mi è mancata l’aria dai polmoni: possibile che sia stato così distratto da non essermi accorto di una tale cosa intorno a me? Che non mi sia accorto di una tale vastità che mi sovrastava? C’era sì un presidio di libera a Borgosesia, ma pensavo fosse opera di qualche fine pensatore che, con animo più sensibile del mio, volesse dare una mano a Don Ciotti e al sud della nostra penisola. Mai avrei immaginato che il problema è qui, tra noi. E nell’omertà il problema siamo noi. Per questo la decisione di portare una bambina di otto anni ad una fiaccolata per il giorno della memoria della lotta alle mafie. È stata una decisione sofferta, ed è per questi motivi che ho ritenuto di aver trovato una cosa più importante della scuola: il futuro stesso dei nostri figli. Perché, se è vero che la cultura li renderà liberi ovunque essi siano, è altrettanto vero che la conoscenza è il primo passo per formare una coscienza. Spero che di bambini martedì ce ne siano pochi a scuola, spero che siate voi insegnanti ad esortarli a prendersi un giorno di riposo dopo l’impegno della serata. Mi piacerebbe autorizzaste tutti ad entrare dopo l’intervallo, così non perdono un giorno di scuola, ma simbolicamente gli permettete per un giorno di pensare che c’è qualcosa di più alto, di più importante. Che c’è un noi che vale più di qualunque persona e un futuro che vale più di qualunque adesso. Vi prego quindi di giustificare l’assenza da scuola di mia figlia per improcrastinabili necessità di vita.

Distinti saluti

Un Padre

(da facebook)

Benvenuto Macao!

(attenzione, questo è un post che qualcuno estrarrà dal cilindro per farne pantano nella prossima campagna elettorale: salvatelo tra i preferiti per non affaticare l’esercizio della banalità e i motori di ricerca)

Dunque a Milano sboccia Macao. O forse la notizia è che a Milano (e in Lombardia) negli ultimi anni non si è riusciti a rispondere alle motivazioni che dentro Macao sono coagulate. Mentre gli editorialisti prezzolati gridano allo sgombero subito (e fa sorridere vedere i giornali di centrodestra in difficoltà tra l’attacco al sindaco Pisapia e agli okkupanti) oggi qualcuno vorrebbe insegnarci che Macao è violenza. Niente a che vedere con l’arte, dicono. Invece Macao è fantasia. E la fantasia non può essere violenta per natura. E’ straripante, inaspettata, destabilizzante e selvaggia. Ma mai violenta.

Quindi forse sarebbe il caso di puntare meno al luogo e ora interrogarsi sulla spinta propulsiva. Si legge sul manifesto di Macao:

Da un anno ci stiamo mobilitando, riunendoci in assemblee dove discutere della nostra situazione di lavoratori precari nell’ambito della produzione artistica, dello spettacolo, dei media, dell’industria dell’entertainment, dei festival e della cosiddetta economia dell’evento. A questa logica per cui la cultura è sempre più condannata ad essere servile e funzionale ai meccanismi di finanziarizzazione, noi proponiamo un’idea di cultura come soggetto attivo di trasformazione sociale, attraverso la messa al servizio delle nostre competenze, per la costruzione del comune.

Rappresentiamo una fetta consistente della forza lavoro di questa città che per sua vocazione è da sempre un avamposto economico del terziario avanzato. Siamo quella moltitudine di lavoratori delle industrie creative che troppo spesso deve sottostare a condizioni umilianti di accesso al reddito, senza tutela, senza alcuna copertura in termini di welfare e senza essere nemmeno considerati interlocutori validi per l’attuale riforma del lavoro, tutta concentrata sullo strumentale dibattito intorno all’articolo 18. Siamo nati precari, siamo il cuore pulsante dell’economia del futuro, e non intendiamo continuare ad assecondare meccanismi di mancata redistribuzione e di sfruttamento.

Apriamo MACAO perché la cultura si riprenda con forza un pezzo di Milano, in risposta a una storia che troppo spesso ha visto la città devastata per mano di professionisti di appalti pubblici, di spregiudicate concessioni edilizie, in una logica neo liberista che da sempre ha umiliato noi abitanti perseguendo un unico obiettivo: fare il profitto di pochi per escludere i molti.

Insomma Macao apre perché il dibattito è stato escluso dalle istituzioni. E forse non stupisce che proprio su questo blog si diceva che non fosse pensabile crescita senza cultura, del patrimonio culturale a pezzi, dei tagli alla cultura come un lento assassinio alla consapevolezza, e il nostro appello con più di 1300 firme.

Perché se la cultura non può essere bene comune è solo sofismi al servizio di qualche altro interesse.

Morire di nocività. A Brescia

scritto per IL FATTO QUOTIDIANO

Da giorni a Brescia semplici cittadini si sono organizzati in un comitato spontaneo per alzare la voce sulla città più inquinata di Lombardia.  Dalle conclusioni del loro intervento in Commissione Ambiente durante la loro audizione in Regione Lombardia si apprende che nelle zone di San Polo, San Polino e Buffalora della città di Brescia è diffuso un intenso inquinamento di aria, acqua e suolo tanto che recenti dati dell’Asl bresciana dimostrano una grave diffusione di patologie respiratorie più alte rispetto al resto d’Italia. Solo nel quartiere di San Polo, inoltre, i bambini dai 6 ai 14 anni soffrono di malattie respiratorie per il 30% in più rispetto ai residenti nelle altre circoscrizioni della città.

Tutto ciò è provocato da varie fonti di inquinamento: il termovalorizzatore di A2A; l’acciaieria Alfa Acciai, che ha provocato inquinamento per diossina, scorie e fumi radioattivi; la piattaforma di trattamento di rifiuti industriali speciali e pericolosi della società Systema Ambiente s.r.l. (ex Ecoservizi), che tratta circa 250.000 tonnellate all’anno e che, inoltre, ha richiesto un ampliamento per cui è in corso la VIA di Regione Lombardia; l’AEB, azienda chimica, che produce detergenti industriali nel centro di San Polo; Bonomi Metalli, un deposito di materiali ferrosi che in diverse occasioni ha suscitato perplessità sulla gestione del deposito rifiuti; l’ex cava Piccinelli, una discarica abusiva di materiali contaminati (Cesio 137) e altamente inquinanti, che ad oggi non è ancora stata sottoposta ad un progetto di bonifica e vi è il rischio che il materiale radioattivo  contamini la falda; una discarica di rifiuti speciali tossici nocivi situata in via Buffalora, nella quale sono presenti fango galvanico, fango da acidi, morchia oleosa, morchia di verniciatura, fango di depurazione, acque di verniciatura, rifiuti provenienti dall’abbattimento fumi, dalle tintorie, terre di fonderia e che presenta gravi problemi di percolato; numerose cave di ghiaia che si stanno trasformando in discariche di ogni genere poiché non sono state rinaturalizzate.

In questo contesto drammatico si inseriscono nuovi progetti. Nella zona classificata area critica per la qualità dell’aria e, quindi, non idonea alla realizzazione di nuovi impianti di trattamenti rifiuti a circa 350 metri dell’abitato di Buffalora, è stato concesso il permesso di costruire un nuovo impianto di produzione di conglomerato bituminoso con contestuale recupero di fresato, un impianto di lavorazione e selezione di inerti naturali ed uno di messa in riserva e recupero di rifiuti non pericolosi da costruzione e demolizione. Il predetto progetto prevede la distruzione di un bosco e il ritombamento con rifiuti inerti di un laghetto di falda affiorante.

La Profacta del gruppo Faustini sta realizzando una discarica di amianto, mentre nel Comune di Rezzato (BS), Località Cascina Castella, la ditta Castella s.r.l. è in attesa della V.I.A. di Regione Lombardia  per una discarica di rifiuti putrescibili con impianto a biomasse. Il comitato spontaneo contro le nocività e il Co.Di.S.A. sono intervenuti con proprie osservazioni nella procedura.

Nella zona già destinata dal P.R.G. al Parco delle Cave, infine, l’attuale giunta di Brescia vorrebbe destinare 1.500.000 metri quadrati alla realizzazione dello stadio e della cittadella dello sport e le strutture dovrebbero essere ubicate in una zona non servita dalla metropolitana leggera in corso di realizzazione.

Il nuovo PGT di Brescia prevede la realizzazione di nuovi insediamenti residenziali, commerciali e produttivi in questa zona che sarebbe opportuno venisse bonificata e destinata a parco naturalistico, ovvero il Parco delle Cave.

Bisogna evidenziare che nella zona delle cave, nonostante le molteplici criticità ambientali, coesistono con le zone degradate numerose zone a grande valenza naturalistica e zone umide, ricche di fauna e di flora, preziose per la biodiversità. Appare, quindi, indispensabile tutelare tutte le aree già spontaneamente rinaturalizzate o in corso di rinaturalizzazione.

Il comitato spontaneo contro le nocività a fronte di questa situazione chiede la sospensione di tutte le richieste in corso per nuove escavazioni e discariche; la sospensione dell’autorizzazione alla Profacta; il divieto ad intervenire in aumento dei volumi di escavazione previsti nei piani provinciali cave e la verifica dell’effettiva necessità dei quantitativi da scavare; il recupero ambientale delle cave e la fissazione di un termine per la fine dell’attività di escavazione; la tutela delle zone umide e a valenza naturalistica; il blocco del rilascio di qualsiasi autorizzazione a nuovi impianti inquinanti; il recepimento delle osservazioni Cerani/Ruzzenenti presentate all’ “Atto di indirizzi” per il Consiglio Regionale ai sensi del c. 3 art. 19 l.r. 26/2003 in materia di programmazione della gestione dei rifiuti Delibera Giunta della Regione Lombardia n. IX/2072 del 28 luglio 2011 (pag. 11); lo stanziamento di fondi regionali per la bonifica delle discariche e dei siti inquinati per i quali si renda necessario l’intervento della pubblica amministrazione a tutela della salute pubblica, a fronte dell’accertata inadempienza dei responsabili o dell’impossibilità di individuare una precisa responsabilità; il riconoscimento dello stato di emergenza ambientale per il territorio di Brescia e dintorni.

A causa della mancanza di risposte e dell’imminente inizio dei lavori della discarica, i membri del comitato spontaneo contro le nocività hanno deciso di organizzarsi in uno sciopero della fame a staffetta per ottenere una risposta. Dopo venti giorni il Comune di Brescia ha deciso di discutere nella prossima seduta di Consiglio Comunale una mozione in cui si chiede di sospendere i lavori della nuova discarica in attesa della sentenza del Consiglio di Stato. Il 2 maggio dalle 18 alle 20 in Piazza della Loggia una manifestazione cercherà di tenere alta l’attenzione. E forse sarebbe il caso di esserci. Perché di ‘Brescia’ ne abbiamo tante, in giro.

Mettetelo in agenda: #nonmifermo a Bergamo il 12 maggio per ‘AMO LE DIFFERENZE – INTE(G)RAZIONE CONTRO IL RAZZISMO’

Si continua. Per la Lombardia migliore e per partire dalle buone pratiche. Perché il tema dell’integrazione ha bisogno di uscire dalla retorica dei pro e dei contro e diventare amministrazione delle diversità. #nonmifermo non si ferma e ne parliamo a Bergamo, terra di Lega e di risposte poco convincenti del centrosinistra. Per smettere di parlare della categoria dei “deboli” e farsi carico delle debolezze di tutte le categorie. L’evento su facebook (da condividere e fare girare) è qui. Vi aspettiamo. Senza fermarsi.

Non Mi Fermo è il luogo in cui stiamo mentre ci prendiamo la responsabilità di ascoltare, ascoltarci e fare politica. Insieme. Non Mi Fermo non è un partito, non è una corrente (anche se le porte sono sempre aperte) e non è un movimento sostitutivo: Non Mi Fermo è un luogo di analisi e una proposta sempre in fieri. Cittadini e amministratori per cogliere l’opportunità, le buone pratiche e le possibili strade da percorrere.

Intervengono:

GIULIO CAVALLI – attore, scrittore, regista e consigliere regionale della Lombardia;
EDDA PANDO – membro del comitato immigrati auto organizzati e fondatrice del circolo Arci Todo Cambia. È sostenitrice della campagna per la cittadinanza “L’Italia sono anch’io”;
ANTONIO MUMOLO – Avvocato e Presidente Associazione Avvocato di Strada Onlus. Il progetto “Avvocato di strada” si pone l’obiettivo di tutelare i diritti delle persone senza dimora.
MAURIZIO MARTINA – consigliere regionale della Lombardia e segretario regionale del Partito Democratico;
ROMANA VITTORIA GANDOSSI – insegnante di Adro (BS);
HENRI OLAMA – formatore, musicista e scrittore;
PINO PETRUZZELLI – attore e regista;
FILIPPO FOSSATI – Presidente UISP (Unione italiana sport per tutti). L’associazione ha l’obiettivo di estendere il diritto allo sport a tutti i cittadini;
LUCIANO SCAGLIOTTI – Presidente ENAR ITALIA (European Network Against Racism). L’European Network Against Racism (ENAR) è una rete europea di oltre 700 organizzazioni che lavorano per combattere il razzismo in tutti gli Stati membri dell’UE e agisce come la voce del movimento anti-razzista in Europa;
ENRICO BALLARDINI – musicista e attore teatrale;
FONDAZIONE MIGRANTES – organismo costituito dalla Conferenza Episcopale Italiana per assicurare l’assistenza religiosa ai migranti, italiani e stranieri;
MANILA FILELLA – non mi fermo;
CLAUDIO BELLINZONA – non mi fermo;
BRUNO GOISIS – membro della “Comunità Ruah”. La Comunità Ruah è un centro di accoglienza maschile per immigrati situato nella città di Bergamo;
TODO CAMBIA – associazione interculturale antirazzista.

http://www.nonmifermo.it/

Se si spegne Telejato

Pino Maniaci e Telejato devono essere spenti. La notizia è di quelle che gelano il sangue perché Pino Maniaci e Telejato (con il suo telegiornale più lungo del mondo) da anni lottano per non essere spenti dalla mafia e invece alla fine a spegnerli sarà lo Stato. Non si sa se per superficialità, per miopia o per convergenza di interessi: certo quando lo Stato compie l’azione che la mafia ha tanto desiderato ne esce sconfitto il buon senso, la tutela del coraggio e la custodia delle fragilità attive.

Non serve solidarietà pelosa. Telejato, Pino e la sua famiglia ne hanno ricevuta a tonnellate in questi anni (buona e non buona). Serve mobilitarsi con un obiettivo chiaro: sappia il Governo cosa sta spegnendo, decida dopo aver conosciuto la vita, il progetto e le lotte di Telejato e dia delle spiegazioni. La mobilitazione deve puntare a chiunque possa scrivere un’interrogazione, un ordine del giorno o una mozione tra gli scranni del Parlamento. E noi possiamo chiederlo (e dobbiamo chiederlo) con insistenza: come Pino quando tiene in mano il microfono.

#preferenzepulite una campagna per le amministrative

Nelle ultime elezioni amministrative la criminalità organizzata ha avuto gioco facile nell’eleggere un consigliere all’interno delle istituzioni a cui fare riferimento e su cui esercitare le proprie pressioni. I dati elettorali degli ultimi anni indicano chiaramente come bastino qualche decina di voti per entrare nei consigli comunali di città importanti per dimensione, posizione e attività sul territorio. Ne parla spesso anche Nando Dalla Chiesa nel suo decalogo antimafia e le ultime operazioni contro le mafie (anche in Lombardia) hanno stilato l’elenco dei nomi e dei cognomi.

Se ‘ndrangheta, cosa nostra e camorra utilizzano lo strumento del voto di preferenza meglio e più consapevoli della stragrande parte degli elettori il problema non è solo politico: è un problema di cittadinanza praticata troppo poco. Se le mafie dimostrano di conoscere gli strumenti democratici e di utilizzarli a proprio vantaggio significa che anche su questo punto noi dobbiamo provare ad essere più vivi. Il “porcellum mafioso” è garantito dagli argini troppo bassi.

Per questo chiediamo in questi ultimi giorni di campagna elettorale che i candidati sindaci, la stampa, i partiti, la rete e la società civile alzino la voce sull’uso responsabile della preferenza da esprimere nel seggio. Indicare un cognome di cui fidarsi e a cui affidarsi non è solo il modo per non delegare solo alla coalizione l’attenzione per i punti di programma e avere una persona di riferimento; dare il voto di preferenza significa alzare l’argine contro le mafie per rendere più difficile la loro gestione del consenso.

Votate. E date una preferenza.

Su twitter #preferenzepulite

Giulio Cavalli e Pippo Civati

#nonmifermo riparte: Bergamo, 12 maggio. Lavori in corso.

Ecco il post di Claudio:

Lo scorso 3 marzo abbiamo provato a dare sostanza a ciò che consideriamo uno dei nostri obiettivi: essere “collettori attivi” di idee, esperienze e progetti. In altre parole, condividendo e promuovendo le prassi della buona politica. Perché la politica è un bene comune troppo prezioso per non essere difeso, sostenuto, esercitato.

Quel giorno sul palco di NON MI FERMO, di fronte a circa 250 persone, c’erano politici, attivisti, associazioni, intellettuali, lavoratori. Tanti cittadini che, come afferma la nostra Costituzione (art. 4), provano ogni giorno a “svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Il tema di quella prima “agorà” era etica e politica. Tanti gli argomenti e le proposte: informazione, tutela del territorio, disagio mentale, immigrazione, trasporto pubblico, acqua pubblica, acquisto solidale, legalità.

Qui i materiali e le azioni che abbiamo presentato: http://www.nonmifermo.it/materiali-e-documenti/.

Naturalmente, quello è stato solo il primo passo. Come annuncia il nostro stesso motto, infatti noi non ci fermiamo. Andiamo avanti perché è solo con la costanza e l’impegno che possiamo farcela.

Questa volta sarà la volta di Bergamo. Il prossimo 12 maggio (c/o Auditorium San Sisto, via della Vittoria, 1 – a partire dalle 14.30), dedicheremo la nostra prossima “agorà” ai temi del razzismo e dell’inte(g)razione.

Perché a Bergamo?

Perché Bergamo è ritenuta una città leghista. Proprio a Bergamo, solo pochi giorni fa si sono radunate, le truppe cammellate del Nord si sono ritrovate per fare “pulizia” dopo una storia (una delle tante, in verità) di finanziamenti illeciti, nepotismo politico, truffa ai danni dello stato, criminalità organizzata. Noi però siamo convinti che esista una Bergamo ben diversa. Una città di cultura (qui nacquero Donizetti, Mascheroni, Piatti, Papa Roncalli, Gavazzeni, Bonatti), di tradizione cattolica, solidale, europea, illuminata.

Perché parlare di razzismo e inte(g)razione?

Perché la storia ci ha insegnato come, soprattutto in momenti di crisi economica, sia elevato il rischio d’inciviltà o l’abbandono a derive razzistiche. E questo si chiama fascismo. Il fascismo della prevaricazione, della violenza contro l’altro, il diverso, il più debole. Il fascismo di chi trasforma la storia a proprio uso e consumo per difendere un proprio interesse esclusivo, per altro contro ogni logica e motivazione economica, ma negando la straordinaria opportunità insita nel confronto/incontro con altre culture o l’esercizio attivo di virtù fondamentali per la crescita di ogni società come la solidarietà e l’uguaglianza.

Noi vogliamo “restare umani”. Non cedere davanti al ricatto di una (sub)cultura che ha permesso alla giunta della Regione Lombardia di redigere la cosiddetta “Legge Harlem”, oggi fortunatamente impugnata dal Governo, anche in virtù della nostra Costituzione che all’art. 3 ci ricorda:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese

In Italia, per altro, la popolazione immigrata è più giovane e incide positivamente sul nostro equilibrio demografico e sulla forza-lavoro. Attraverso la disponibilità a inserirsi in tutti i settori lavorativi, creando lavoro (ca. 230.000 piccole imprese), occupandosi dell’assistenza delle famiglie, degli anziani e dei malati, versando annualmente oltre 7 miliardi di contributi previdenziali.

Con noi, tanti ospiti (l’elenco completo sarà comunicato nei prossimi giorni) e il supporto di tante associazioni.

Questi alcuni degli argomenti che saranno discussi: diritto di cittadinanza, caporalato, razzismo, sfruttamento, CIE, progetti di inte(g)razione attiva attraverso lo sport.

Il 12 maggio, a Bergamo. Non fermiamoci. Non mancate.

Formigoni è Gesù, Boni Maddalena e Regione Lombardia Ponzio Pilato

Non si riesce nemmeno a raccontare quello che succede in Regione. Intendo dentro, in questo momento, nell’Aula dove sta parlando Alloni (PD) per raccontare quanto sia fondamentale rivedere il piano cave di Cremona mentre l’assessore Bresciani litiga con il vice presidente del Consiglio Regionale Saffiotti (PDL) e nessuno (o quasi) ascolta.

Formigoni (come Gesù) dichiara di avere sbagliato qualcosa ma di essere fondamentalmente santo: ha perso due assessori in poche ore e sorridente dice che è un ricambio voluto per mettere donne in Giunta. Un po’ come se andando contromano si distrugge l’auto esultando per l’avvenimento perché “era fuori moda e consumava troppo”. Una cosa così, come quelle balle che si dicono da bambini per sguaiare la compagnia e ridere tutti insieme. Eppure l’assessore Monica Rizzi è stata fatta fuori da una bega interna della Lega (cioè: Regione Lombardia dipende dalle mestruazioni di Maroni e le faide interne di partito). Il segnale di debolezza politica è di proporzioni che forse non riusciremo a raccontare ai nostri elettori. Perché mi piacerebbe sapere dove va a finire la rappresentanza o la meritocrazia (e qui dentro dici meritocrazia, alzi la testa, vedi la Minetti e ti vergogni che esista ancora nel dizionario politico una parola del genere) se il ruolo di assessore è il premio per le giuste vicinanze. L’assessore Maullu intanto torna semplice consigliere e ex assessore per gli amici troppo poco influenti negli umori interni.

La Lombardia si svende (e si privatizza) per tanti soldi ma si rimodella per la bile e gli umori. E poi ce lo rivendono come “rinnovamento” e pulizia.

Oggi si è dimesso anche Davide Boni (ovviamente prima sui giornali, poi in conferenza stampa e ovviamente si è dimenticato di riferirlo in Aula, ma l’Aula è un impiccio che vale il tempo dell’indennità) e le sue dimissioni da Presidente del Consiglio le avevamo chieste da tempo, visto il ruolo di garanzia. Da domani saremo garantiti da qualche leghista che avrà avuto il merito di non dire una parola sbagliata al triumvirato.

Tutto questo mentre succede intorno a Formigoni quello che succede. Lui si ostina a dirci che è pulito e non indagato: voi eleggereste amministratore di condominio uno che è amico di tutti (tutti!) gli indagati del quartiere?

Poi c’è la politica. E forse sarebbe il caso che cominciassimo a pensare che le nostre diversità e la nostra idea di Governo regionale si ascoltano e si sentono molto poco. E forse i cittadini sarebbero disposti ad affacciarsi al nostro modo di ripensare una Regione partendo dalle fragilità, dalle difficoltà e le differenze. Senza perdersi in dispute endogamiche e non interessanti su antipolitica o peggio sulla “drammaticità” dell’eventuale stop ai rimborsi pubblici.

Perché l’antipolitica sta negli amministratori incapaci, asserviti alle lobby, bulimici di potere e soldi e incapaci di pensare ad altro che non sia la preservazione ossessiva della specie. La propria.