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arresto

Nuovo Centro Destra soliti vecchi arresti

Paolo Romano è stato arrestato. Paolo Romano è Presidente del Consiglio regionale della Campania. Paolo Romano è candidato alle elezioni europee. Paolo Romano è accusato di tentata concussione. Paolo Romano è del NCD di Angelino Alfano, quello che dovrebbe ripulire EXPO già in metastasi. I nuovi, eh. Alleati al governo. Per dire.

Arrestato Pignatelli

E’ stato localizzato a Juan Dolio, a Santo Domingo, e arrestato dal Servizio Centrale Operativo (Sco) della Polizia, insieme a Interpol Roma e uomini della questura di Reggio Calabria, il boss Nicola Pignatelli, 43 anni, latitante dal 2011 e ricercato per 416 bis e reati di droga.

L’uomo, inserito nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi dal ministero dell’Interno, ha una condanna a 13 anni e 6 mesi, in primo grado, perchè ritenuto elemento di vertice della cosca Mazzaferro Ursino Aquino.

Quello di Gioiosa Ionica è attualmente ritenuto uno dei più potenti cartelli della ‘ndrangheta dedito al traffico internazionale di droga.

Preso

Domenico Cutrì, l’uomo in fuga. Nonostante i consigli della madre che chissà cosa consiglierebbe ora.

042103972-9a354a90-f2da-473e-bd3d-e816f207bc82Le detonazioni, la porta che salta, l’odore di cordite, l’irruzione. Alle 3.35 di domenica 9 febbraio è finita la fuga di Domenico Cutrì. L’ergastolano, scappato lunedì dal carcere di Gallarate, è stato catturato dai carabinieri in via Villoresi, a Inveruno, suo paese natale. Cutrì, 31 anni, dormiva sui cuscini di un divano nell’appartamento di una palazzina in costruzione e riconducibile a un amico, Franco Cafà.

Con lui c’era l’ultimo complice, Luca Greco. Nella casa, al piano terra, che un cortile separa da altri locali e da un piccolo gabinetto, c’erano pasta, riso, farina, pane, biscotti, merendine, bottiglie d’acqua e di latte, un piccolo fornello e tabacco, tutti rifornimenti per proseguire il più possibile la latitanza. Sul pavimento erano sparsi i quotidiani con le pagine di questi giorni che hanno raccontato la caccia intensa, asfissiante, condotta dai carabinieri coordinati dalla Procura di Busto Arsizio. In azione i militari del Comando di Varese e del Ros, il Raggruppamento operativo speciale dell’Arma. Il blitz in via Villoresi è stato condotto dal Gis, il Gruppo d’intervento speciale dei carabinieri. Cutrì era armato di una pistola ma non ha nemmeno avuto il tempo di capire cose stesse accadendo che già era in manette. L’inseguimento dunque è terminato in meno di una settimana.

 

Arrestato a Crotone Silvio Farao

zcVYnplgPUxWn5n4Wlam3vJ59lEUDl7NDVIe2ZCfgtc=--I carabinieri del Comando provinciale di Crotone hanno arrestato il boss latitante Silvio Farao, ritenuto il capo dell’omonima famiglia operante a Cirò, il cui nome era inserito nell’elenco dei ricercati più pericolosi d’Italia. Latitante dal 2008, Farao era stato condannato all’ergastolo in primo e secondo grado.

Farao, 66 anni, è stato individuato e arrestato in un’abitazione rurale situata in piena campagna nel territorio di Cariati, comune del cosentino al confine con la provincia di Crotone. Quando i carabinieri del Comando provinciale di Crotone hanno fatto irruzione, il latitante si è arreso senza opporre resistenza. Farao era latitante dal novembre del 2008 quando evase dagli arresti domiciliari ai quali era stato posto pochi giorni prima, dopo essere stato arrestato al termine di un altro periodo di latitanza.

L’uomo era stato condannato all’ergastolo in primo e secondo grado per l’omicidio di Mario Mirabile, ucciso a Corigliano Calabro (Cosenza) nel 1990 ed è ritenuto dagli investigatori un capomafia di grosso spessore criminale. In attesa che la sentenza di condanna diventasse definitiva, a Farao era stata imposta la sorveglianza speciale. Dopo ripetute violazioni, la Procura di Crotone aveva chiesto e ottenuto, come aggravamento della misura, gli arresti domiciliari.

Il 7 settembre 2007, però, il boss era fuggito una prima volta per essere arrestato il 4 novembre 2008. All’epoca furono disposti nuovamente i domiciliari, in quanto gli veniva contestata solo la violazione degli obblighi della sorveglianza speciale in attesa della definizione del processo per omicidio.

E’ un pentito ma lo arrestano come latitante

Succede davvero, per sbaglio. Ne parla qui Linkiesta.

Ma soprattutto è Luigi Bonaventura. Sì avete letto bene: quel Luigi Bonaventura che ha dato il via all’inchiesta sul presunto progetto di morte ai miei danni. Ora vorrei sapere anche da voi come vi sentireste in un momento così.

Dopo sette anni però un database non aggiornato della questura di Brescia porta la polizia ad arrestare per errore Luigi Bonaventura, salito a Brescia per partecipare ad un convegno promosso dalla locale università. Una volta in albergo arrivano i poliziotti, che in base ai dati del sistema della questura, ritengono Bonaventura latitante da dieci anni: effettivamente, nel 2003, Luigi Bonaventura, era stato latitante, per un mese, per essersi reso irreperibile. Da lì la segnalazione che ha portato al “quasi arresto” avvenuto il 6 dicembre scorso. Determinante è stata la telefonata di un magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro che ha scongiurato l’arresto del collaboratore di giustizia, che per altro ha un attivissimo profilo Facebook. Cosa sconveniente, fosse stato latitante. Tuttavia non tutti gli apparati dello Stato erano a conoscenza dello status di collaboratore di Bonaventura.

Ligresti, eh

Svolta clamorosa nell’inchiesta su Fonsai: questa mattina è finita agli arresti l’intera famiglia Ligresti: Salvatore, ai domiciliari, e i tre figli Giulia, Jonella e Paolo. Con loro sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza di Torino su richiesta della procura di Torino anche gli ex amministratori delegati di Fonsai, Fausto Marchionni ed Emanuele Erbetta e l’ex vicepresidente Antonio Talarico. Le ipotesi sono di falso in bilancio aggravato per grave nocumento al mercato e manipolazione del mercato. Alle 11 si terrà una conferenza stampa degli inquirenti per spiegare l’operazione. Per i componenti della famiglia Ligresti e per le altre persone arrestate il reato contestato è quello di false comunicazioni sociali.

Adesso sarebbe bello ascoltare con attenzione la decennale classe dirigente milanese e lombarda che ha fatto da zerbino ad una famiglia che in una democrazia sana avrebbe meritato ben altro atteggiamento: almeno una sana diffidenza piuttosto che un collaborazionismo sospetto. No?

‘Ndrangheta, arrestato il boss Pietro Labate

725_10_mediumLa squadra mobile di Reggio Calabria ha arrestato il latitante Pietro Labate, di 62 anni, boss dell’omonima cosca egemone nel quartiere Gebbione della città. Il suo nome era stato recentemente inserito nell’elenco dei latitanti più pericolosi a livello nazionale. Labate, accusato di associazione mafiosa ed estorsione, era latitante dall’aprile 2011, quando sfuggì alla cattura nell’operazione «Archi» nell’ambito della quale erano stati arrestati dalla squadra mobile capi e gregari delle cosche Tegano e Labate. A luglio del 2012 è stato condannato in primo grado a 20 anni di reclusione. Labate è stato individuato a Reggio Calabria al termine di lunghe indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia.

Dove si abbronzava le chiappe Giuseppe Antonio Impalà

Giuseppe Antonio Impalà ha 50 anni e, secondo gli investigatori, si occupava della raccolta del pizzo per conto del clan di Barcellona Pozzo di Gotto, provincia di Messina. Giuseppe Antonio Impalà, insomma, è presumibilmente un mafioso e infatti giusto oggi è stato arrestato dai carabinieri della Compagnia di Santa Margherita Ligure e Rapallo mentre usciva da una casa di Sant’Anna, a Rapallo, a casa di amici.

Gli amici dicono di non sapere che quell’uomo fosse un mafioso. Lui sostiene di essere in una normale “vacanza” con quel piccolo inghippo che può essere un arresto. Eppure qualcosa si muove: potrebbero esserci sviluppi sulla mafia barcellonese in Liguria. C’è da scommetterci.

A Desio, Brianza, dove si nascondono i boss

minniti_boss(ANSA) – MILANO, 11 MAR – I carabinieri della stazione di Desio (Milano) hanno arrestato Giovanni Minniti, di 27 anni, boss affiliato alla cosca Iamonte di Melito Portosalvo (Reggio Calabria). L’uomo era ricercato dal febbraio scorso per traffico, detenzione e spaccio di stupefacenti, essendo destinatario con altre 64 persone di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Reggio Calabria. I militari lo hanno catturato ieri pomeriggio in un appartamento del centro cittadino di Desio dove si era rifugiato.

Per un latitante scegliere il luogo dove nascondersi è il risultato di un fine ragionamento che deve comprendere non solo la stanza e la casa che lo accoglierà ma anche (e soprattutto) una rete di protezioni “sociali” che renda fertile il territorio per garantire la segretezza e, nella segretezza, comunque la vivibilità e l’operatività. Ecco, appunto, benvenuti a Desio.