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marcello dell’utri

Come raccontiamo questo tempo: Marcello Dell’Utri

Mi chiedo spesso cosa penseranno di noi quando la Storia avrà delineato i contorni di ciò che ci è accaduto accanto, se saremo stati impreparati, irresponsabili, veggenti o banali o folli o semplicemente leggendoci ci troveranno completamente fuori strada. Quando scrivo e poi racconto una storia, che sia spettacolo o libro, ho sempre la fisima della contemporaneità, che in teatro o su carta mi lascia l’illusione di essere “presente” e potere contribuire (nella mia piccola parte) se non all’acutezza del dibattito almeno all’esistenza di un dibattimento che dovranno riconoscerci. Per questo ci siamo messi a scrivere L’innocenza di Giulio nonostante in molti ci dicessero che il processo di Andreotti a Palermo avesse “già fatto il suo tempo”: non vogliamo accontentarci di ciò che non ci accontenta.
Marcello Dell’Utri vorrebbe essere già ieri: farebbe a comodo a lui, ai suoi padroni, ai suoi sodali e perfino ai suoi blandi oppositori. L’interesse per il suo processo si è spento, la sua estradizione è durata per il tempo medio di una buona notizia e ora basterà reciderlo in fretta per ricostruirsi (lui e i suoi “vicini”) una verginità fondata sulla memoria corta.
Vale la pena volere essere “contemporanei” anche nell’arte e nella narrazione? Sì, anche prendendosi il rischio di avere sopravvalutato qualcosa o qualcuno ci togliamo la soddisfazione di parlare a lui e ai suoi “vicini”. E sentiamo come ci rispondono, se rispondono, e non potranno incolparci di essere stati dalla parte di chi non aveva nulla da dire. E per questo abbiamo deciso di farne una “produzione sociale” per chi vuole essere con noi.

E’ rientrato l’amico degli eroi

Alla fine Marcello Dell’Utri è stato estradato e sono state mantenute le promesse. Nonostante ultimamente non se ne facesse più cenno le trattative dipolmatiche hanno portato i frutti sperati e ora dovremo fare i conti con questa storia che sembra avere raggiunto la propria conclusione giudiziaria passando liscia il dibattito pubblico.
Noi facciamo la nostra parte cercando di non perdere nemmeno una briciola di un arresto che illumina decenni di storia che si fatica a raccontare con il nostro libro e il nostro spettacolo. Per scriverlo e portarlo in scena vi chiediamo una mano, qui.

La “produzione sociale” di un libro e di uno spettacolo su Dell’Utri. Per farlo, insieme.

berlusconi-mangano-dellutriAlla fine quindi abbiamo deciso di produrre sia un libro e sia uno spettacolo con le nostre (e le vostre) forze. Qui sul blog ho scritto nei giorni scorsi del perché abbiamo ritenuto la scelta del crowdfunding la soluzione migliore per ritenerci più “liberi” e per testare le nostre forze. Provo a spiegare cosa fare e come fare per chi ha voglia di sostenerci.

La raccolta fondi:

La pagina del progetto la trovate cliccando qui. Si possono fare donazioni da 25€ in su e ogni donazione dà il diritto ad alcune cose:

  • LIBRO, Nome e cognome tra i ringraziamenti a fine libro e a fine spettacolo e ricevete una copia cartacea del libro. 25,00 €
  • LIBRO E INGRESSO SPETTACOLO, Nome e cognome tra i ringraziamenti a fine libro e a fine spettacolo e ricevete una copia cartacea del libro e un ingresso omaggio per uno spettacolo su Milano o su Roma entro 12 mesi dal debutto. 50,00 €
  • 2 LIBRI E 2 INGRESSI SPETTACOLO, Nome e cognome tra i ringraziamenti a fine libro e a fine spettacolo e ricevete due copie cartacee del libro e due ingressi omaggio per uno spettacolo su Milano o su Roma entro 12 mesi dal debutto. 100,00 €
  • 5 LIBRI E 2 INGRESSI SPETTACOLO PER LA “PRIMA”, Nome e cognome tra i ringraziamenti a fine libro e a fine spettacolo e ricevete cinque copie cartacee del libro e due ingressi omaggio per il debutto riservato ai comproduttori e alla stampa in luogo da decidersi (in base alle residenze dei sottoscrittori). 200,00 €
  • 5 LIBRI E PRESENTAZIONE CON LA PRESENZA DI GIULIO CAVALLI, Nome e cognome tra i ringraziamenti a fine libro e a fine spettacolo e ricevete cinque copie cartacee del libro e organizzazione di una presentazione del libro in luogo a vostra scelta. 500,00 €
  • 1 REPLICA DELLO SPETTACOLO “L’AMICO DEGLI EROI”, 1 replica dello spettacolo (esclusi i costi di location e eventuale attrezzatura tecnica). Per info paola.vicari@bottegadeimestieriteatrali.it 2500,00 €
Ovviamente partecipare alla produzione non significa “acquistare” uno di questi pacchetti, l’idea è di una “produzione sociale” (lo so, l’abbiamo ripetuto 100 volte) che tenga il filo diretto con tutti i “comproduttori” sullo sviluppo del libro e dello spettacolo con un’apposita newsletter che darà aggiornamenti sul lavoro svolto (capitoli, immagini dello spettacolo, resoconto delle prove e tutto quello che possiamo inventarci o che potete inventarvi): Per questo pensiamo (e speriamo) che la produzione non si limiti ad un rapporto puramente economico ma diventi un “patto” di avanzamento lavori.
Lo spettacolo avrà le musiche di Cisco (come già per L’Innocenza di Giulio) eseguite dal vivo.
Cosa potete fare:
Potete contribuire (se volete e quanto potete) ma soprattutto potete parlarne, fare sapere cosa stiamo tentando di fare, portare l’attenzione delle persone interessate, raccontare chi siamo, cosa facciamo e cosa vogliamo fare, condividere sui vostri social e se serve invitarci a parlarne.
Noi siamo partiti. Venite in viaggio con noi?

Produciamoci: mi scrive Carla

La campagna di “produzione sociale” per “L’amico degli eroi” (un libro e lo spettacolo) è partita. Qui trovate tutte le informazioni. Domani vedrò di scrivere nel dettaglio (intanto abbiamo bisogno che cominciate a fare girare la notizia e, se potete, contribuite) ma prima che si faccia sera voglio pubblicare altre parole bellissime che mi ha scritto Carla Verdecchia  perché anche loro colgono il senso di quello che vorremmo fare e della forza che dobbiamo onorare:

LIBERTÀ È PARTECIPAZIONE.

Fine anno scolastico. Classe quinta in pochi. Occhi e parole che chiedono apparentemente voti, in realtà senso e misura. Snocciolo numeri. Lampeggiano delusione speranza rimpianto. Allora racconto una storia che finisce così: quello che stiamo vivendo è il momento migliore e ciò che abbiamo è il “meglio”. Valutare il meraviglioso che avevamo o il meraviglioso che avremo è perdere tempo. Intanto non c’è né quello, né quello. Abbiamo questo e pertanto è la cosa migliore che abbiamo. Usiamolo. Non usarlo vuol dire perderlo. Non c’è guadagno, non c’è accrescimento, non c’è convenienza a restare nel ricordo di ciò che era e nella speranza di ciò che sarà.

Ľart. 9 della nostra Costituzione promuove la cultura. Non per il diletto di pochi illuminati volenterosi. Ma per alimentare la virtù civile, fare palestra di vita pubblica, costruire uguaglianza e democrazia sostanziali. Solo la Repubblica può farlo. Ma intanto l’impegno di ognuno di noi è prezioso e mai come ora occorre un’assunzione di responsabilità in prima persona. Sia per riprenderci la res publica, sia per finanziare ciò che il neoliberismo ritardatario di Renzi non finanzia.
Io partecipo. Spero anche voi.

 

Sempre sulla produzione sociale de “L’amico degli eroi”

In molti mi hanno scritto sull’ipotesi di una “produzione sociale” per il nuovo libro e spettacolo “L’amico degli eroi” sulla figura di Marcello Dell’Utri (e gli eroici amici Vittorio Mangano e Silvio Berlusconi): un’inaspettata predisposizione a partecipare che mi onora e responsabilizza e una riflessione importante di Marzia su fb che credo valga la pena discutere. Mi scrive:

In generale (pur lavorando nel settore culturale, che di finanziamenti massicci avrebbe un grande bisogno) sono contraria al crowdfunding e ad altre forme di partecipazione analoga, se non in misura marginale. Lo so, la partecipazione dal basso è la moda del momento, ma penso due cose: 1) le istituzioni hanno il compito di garantire professionalità, imparzialità, sostegno alla cultura e a progetti di ampio respiro: cercare di sostituirsi a questa funzione mi sembra sbagliato e anche poco realistico; 2) i finanziamenti pubblici ai teatri, contrariamente a quanto sostiene Antonio, servono proprio a non finanziare solo quello che ha successo nell’immediato (che si sostiene benissimo da solo), ma a sostenere chi sperimenta e potrebbe essere in grado di realizzare qualcosa di valore, anche se magari sul momento non viene compreso. Metà del catalogo Einaudi, per esempio, è stato disastroso dal punto di vista delle vendite, ma quella parte oggi costituisce proprio la parte più preziosa del catalogo; ecco perché sappiamo che Einaudi era un grande editore: perché sapeva operare scelte lungimiranti, che sono rimaste nella storia della cultura italiana. Farsi finanziare dal basso significa smettere di essere liberi e cominciare a preoccuparsi del successo prima ancora di aver prodotto un’opera di valore. 
Credo che il pubblico generico (sempre più “tuttologo”, purtroppo) debba recuperare la capacità di imparare: non si va a teatro per vedere ciò che conosciamo già, ma per acquisire strumenti nuovi; in questo senso, è il teatrante che educa il pubblico, e non il contrario.

L’osservazione centra due punti importanti: se facciamo teatro e libri solo per quelli che “sanno già” e se debba essere un nostro dovere esercitare il nostro diritto di desiderati equi e giusti finanziamenti pubblici. Provo a rispondere con ordine. Quando preparammo L’innocenza di Giulio io, Gian Carlo Caselli, Carlo Lucarelli e Cisco ci siamo chiesti fin dall’inizio se valesse la pena raccontare per l’ennesima volta la vicenda di Giulio Andreotti, del suo processo palermitano e della finta “assoluzione” che era passata come verità inconfutabile. “Chi viene a vedere uno spettacolo o a leggere un libro sulle malefatte di Andreotti se lo considera innocente?” ci si diceva, e avevamo torto: i liettori e gli spettatori sono stati spesso persone approssimativamente informate che avevano un sentimento più che un’opinione e ci hanno ringraziato per avere avuto a disposizione elementi reali per costruire (e condividere) un giudizio. Ma non è tutto: ho incontrato assoluti innocentisti che hanno comunque riconosciuto un atteggiamento di Andreotti eticamente condannabile pur ritenendolo doveroso per il risultato politico. Cosa deve produrre uno spettacolo e un libro? Un dubbio, un dibattito e quindi L’innocenza di Giulio ha fatto il proprio dovere costringendo gli innocentisti a confutare punto per punto i fatti raccontati e aumentando le conoscenze a disposizione dei colpevolisti “per sentito dire”.

Il secondo punto è quello che riguarda i produttori e i finanziatori. La battaglia per una politica culturale giusta è sacrosanta soprattutto in questa Italia che negli ultimi governi di tutti questi anni non ha voluto e saputo fare niente di più che tagliare in modo lineare, i finanziamenti al teatro sono figli di una congregazione di baronie che spesso risultano illeggibile dall’esterno se non per storicità degli operatori e un presunto prestigio facile a costruirsi con quelle disponibilità economiche ma io sono un teatrante e quindi ho l’obbligo di curare le mie produzioni per vivere e per esistere quindi se aspettassi un’economia di settore giusta sparirei ben prima che questa avvenga come avviene per tutte le imprese del sistema italiano. Quindi produco e porto avanti una battaglia politica, contemporaneamente e trovo lineare non modificarmi geneticamente per accedere al sistema che combatto. No? In più Marcello Dell’Utri ha ancora una vasta influenza politica, non nascondiamocelo per favore, soprattutto su Milano e Lombardia.

Sulla moda del finanziamento dal basso devo dire che la trovo un’ottima moda: garantisce trasparenza (chi paga vuole sapere esattamente i costi e il processo artistico che porta al risultato finale), assicura una libertà di manovra maggiore (avete mai avuto a che fare con assessori o commissioni?) ed è una promessa che chiede lealtà. E la lealtà è un ingrediente bellissimo per fare cultura. Per questo se qualcuno decide di acquistare un libro quando ancora non esiste e di assistere ad uno spettacolo ancora in preparazione credo che ci sia solo da essere fieri e responsabilizzati. Noi ci stiamo pensando sul serio.

Provare una produzione sociale per un libro e uno spettacolo

Insomma alla fine sono quasi quindici anni che faccio il mio lavoro, che è il lavoro migliore che potesse capitarmi: raccontare storie. Certo poi alla fine le storie che racconti le paghi e non le cicatrizzi come dovresti, ne soffri le conseguenze e ne acquisisci i benefici, succede così a tutti, in ogni lavoro possibile ma in questi quindici anni alla fine ho imparato che nonostante gli sforzi (più o meno riusciti) di tenere libere le parole ogni libro ed ogni spettacolo sono il risultato del percorso di condivisione. Niente di troppo filosofico, eh: ragionarci insieme, litigarsi una scena o un capitolo, aspettare un cenno di approvazione o banalmente applaudire.  Poi pubblicare o andare in scena sono semplicemente la fase ultima, l’emersione di uno spigolo di tutto il resto.
Fare cultura in questo tempo è un lavoro terribilmente politico, inutile fingere, soprattutto se raccontando storie si decide di dichiarare la propria posizione. Fa politica ciò che dici, come lo scrivi, il pubblico a cui decidi di rivolgerti,  la storia che scegli e l’editore e il produttore.
Ho consegnato da poco il mio romanzo che uscirà prossimamente e ora c’è la stagione da programmare: saranno due nuovi spettacoli e uno dei due è uno spettacolo (e un romanzo) su Marcello Dell’Utri. Si intitolerà l’amico degli eroi e vuole essere un lavoro diverso da l’innocenza di Giulio nell’uso più cattivo della fantasia. Ne scriverò. Però stasera pensavo che un progetto così ha bisogno di una produzione politica, un editore del libro e un produttore dello spettacolo che siano un segno e un’indipendenza chiara e per questo mi è balenata l’idea di una “produzione sociale”, crowdfunding semplificherebbe qualcuno, che sia partecipazione nella presa di posizione. Ci sto pensando. Voi che ne dite?

Pronto per il via, Marcello

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decreto n. 11923

consegna di un cittadino italiano alle autorità italiane

il presidente della Repubblica

vista la costituzione

visto il trattato firmato a Beirut tra la Repubblica Libanese e la Repubblica italiana il 10/7/1970 e reso esecutivo con il decreto n. 3257 del 17/5/1972, sopratutto l’art. 16 (comma 2),

Visto il codice penale Libanese soprattutto gli artt. /35/ e 335/219,

Visto la pratica di estradizione ricevuta dalle autorità italiane tramite il Ministero degli Esteri Libanesi sotto il n. 4008/2 del 7/5/2014 e 10/5/2014,

visto il rapporto della Procura Generale di Cassazione n. 2507/A del 15/5/2014,

In base alla proposta del ministro della giustizia,

SI DECIDE QUANTO SEGUE

Art. 1: Si consegna alle autorità Italiane il cittadino italiano

Marcello Alfredo DELL’UTRI, ricercato in base alla sentenza emessa contro di lui nel tribunale di cassazione della città di Palermo n. 1352/2013 del 25/3/2013 e il mandato di arresto n. / N.148/14RG/ del 8/4/2014 emessa dal tribunale di cassazione di palermo per il reato formazione di una associazione di malviventi.

Articolo 2: si pubblica questo decreto dove serve

emesso dal

Presidente della Repubblica Firmato Michel SOLEIMAN

Il Primo Ministro

Firmato Tammam SALAM

IL Minustro della Giustizia

Ashraf RIFI

Baabda il 23 Maggio 2014

Quindi Dell’Utri

Le notizie che arrivano dal Libano non sono per niente buone sull’estradizione di Marcello Dell’Utri. Non sono buone sicuramente per il presunto bibliofilo e sicuro amico di mafiosi che incassa il parere favorevole all’estradizione del Procuratore generale Samir Hammud già girato al Governo dal Ministro, il Generale Ashraf Rifi. Il reato di “concorso esterno” è assimilabile all’associazione di malfattori come riportata nel codice libanese. Il rientro (eventuale) di Marcello Dell’Utri in Italia riaprirà per qualche tempo ancora la favola delle persecuzioni politiche di un parte della magistratura contro Silvio Berlusconi e i suoi sodali, qualcuno esulterà per l’arresto finalmente definito e definitivo  e Marcello sicuramente tacerà, al più negando di tanto in tanto in base ai salotti che avrà a disposizione. Poi ci sarà il silenzio: l’omertà che circonda tutti i condannati di peso degli ultimi anni partendo da Cuffaro passando per Cosentino fino al prossimo arresto che sicuramente avverrà. Perché da noi non ci sono solo le terribili condanne per contiguità mafiosa di uomini di punta della classe politica ma anche e soprattutto il silenzio dei condannati che viene sopportato come se fosse prevedibile, normale e giustificabile Siamo pieni di tanti piccoli Andreotti che non sono mai riusciti (e non ne hanno nessuna intenzione) a spiegare le proprie ragioni, a dare una spiegazione etica o (sarebbe un sogno, lo so) pentirsi delle proprie azioni. Continuerà tutto così, come sta già ricominciando placidamente a galleggiare la zattera di EXPO: tutti zitti, qualcuno (pochi condannati) e le circostanze mai pienamente chiare.

Ci basta poco: ci accontentiamo del sangue del singolo e siamo troppo occupati per pretendere la luce sul sistema.

E’ una persona perbenissimo

dellutri1Roma, 28 apr. (TMNews) – “Ho negato assolutamente, non sapevo neppure dove fosse. E’ stata una sorpresa sapere che fosse in Libano”. Così, durante una intervista a Piazza Pulita, Silvio Berlusconi risponde a Corrado Formigli che gli chiede se sia stato lui a suggerirgli di andare in Libano.

“Dell’Utri – aggiunge – è un persona perbenissimo, è un cattolico fervente, non conosco cose negative che abbia fatto Marcello Dell’Utri. Soffre da vent’anni di una accusa assurda che non esiste nemmeno nei codici: quello di concorso esterno in associazione mafiosa”.

(Questa è una notizia dell’agenzia TMNews)

«Mangano? Anche per me fu un eroe. Si è comportato da eroe»

Parole, opere e omissioni di Alberto Dell’Utri, fratello gemello del latitante Marcello, intervistato a La Zanzara. Che non contento aggiunge:

«L’Italia è un paese dove i magistrati rendono l’esistenza invivibile: non si può neppure andare al ristorante parlando in libertà con gli amici».

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